Yves Saint Laurent: Parigi e Marrakech dedicano due musei al genio della moda

Secondo il New York Herald Tribune, la sua prima collezione era stata la “Più grande orgia dei sensi della storia della moda”. Era il 30 gennaio 1958 e il genio della moda, Yves Saint Laurent, a soli 21 anni  e dopo la morte di monsieur Christian Dior, divenne direttore creativo di una fra le maison di lusso più osannate del sistema.

Saint Laurent, l’algerino approdato a Parigi, conquistò i mercati grazie alla linea trapezoidale, sua chiave di espressione. Il suo motto era “Abbasso il Ritz, viva la strada”, portando la moda a subire il fascino della cultura giovanile. La rivoluzione estetica in casa Dior, fu netta: gonne strette, giubbotti di pelle, maglioni a collo alto, capi tipici del vestiario giovanile e in contrasto con l’eleganza atemporale voluta dal couturier scomparso.

 

Saint Laurent ritratto a disegnare sulla lavagna di maison Dior. 1957
Saint Laurent ritratto a disegnare sulla lavagna di maison Dior. 1957

 

 

Jacqueline de Ribes in YSL by Richard Avedon. 1962
Jacqueline de Ribes in YSL by Richard Avedon. 1962

 

 

Il successo come stilista per Dior fu bruscamente interrotto: con Yves, l’immagine dell’azienda parigina andava controcorrente rispetto alla femminilità imposta dal fondatore del marchio, per questo fu ritenuto non idoneo a restare al comando della maison.

Tornato ad essere ai margini del sistema, Yves fu richiamato al servizio militare: furono settimane davvero difficili per lo stilista, sofferte e allo stremo delle sue forze. Fu grazie al sostegno dell’amico Pierre Bergé che Saint Laurent ebbe modo di rinascere guarendo dalle ferite fisiche e psichiche e trovando un investitore americano per lanciare sul mercato la sua omonima maison.

 

Yves Saint Laurent
Yves Saint Laurent

 

 

Yves Saint Laurent con Pierre Bergé e Ines de la Fressange
Yves Saint Laurent con Pierre Bergé e Ines de la Fressange

 

 

Nel gennaio 1962 l’inaugurazione del marchio Yves Saint Laurent lo consacra genio della moda: una popolarità troppo rumorosa per Yves che si nasconde all’interno di un armadio per arginare la forte emozione sorta come conseguenza al tanto clamore di una folla felice di averlo ritrovato.

Sicuro che l’Alta Moda era ormai agli sgoccioli, nel 1966 inizia a confezionare prêt-à-porter portando a quattro le collezioni presentate durante l’anno.

L’estro creativo di Yves strabordava attraverso inaspettate visioni estetiche introducendo nuovi capi sulle passerelle:  tailleur pantalone, capi trasparenti, sahariane e, soprattutto, lo smoking femminile.

Di lui, Catherine Deneuve disse: “Saint Laurent disegna per donne che hanno una doppia vita. I vestiti del giorno aiutano la donna a stare in mezzo agli estranei, le permettono di andare dappertutto senza attirare un’attenzione non desiderata: grazie alla loro naturalezza un po’ mascolina, le conferiscono una certa forza, la equipaggiano per incontri che potrebbero dar luogo a conflitti. Però per la sera, quando la donna può scegliere con chi stare, Yves la rende seduttrice.”

Negli anni 1983-84, fu il primo stilista vivente cui veniva dedicata una retrospettiva al Metropolitan Museum of Art di New York.

 

Yves Saint Laurent backstage
Yves Saint Laurent backstage

 

 

Ed è proprio notizia degli ultimi giorni, che nell’autunno del 2017 a Parigi e Marrakech verranno aperti due musei dedicati al lavoro del designer. Cinquemila abiti di alta moda che racconteranno la storia della maison, diverse migliaia di schizzi disegnati durante la carriera del couturier, oltre quindicimila accessori e immagini recuperate dall’archivio della maison.

Il museo parigino sarà ospitato al civico 5 di Vanue Marceau, sede storica sartoria della maison ed attuale dimora della formazione di Pierre Bergé. Il museo di Marrakech sorgerà in rue Yves Saint Laurent, non distante dai giardini Majorelle.

Dalle parole di Diana Vreeland, direttrice all’epoca di Vogue America: “ Coco Chanel e Christian Dior erano giganti, ma Saint Laurent è un genio.”

Talitha Getty, icona boho-chic

Una donna di rara bellezza, icona hippie chic ed incarnazione dello spirito bohémien degli anni Sessanta. Talitha Getty è stata protagonista di quegli anni. Le foto che la ritraggono insieme al marito Paul, vestiti con caftani damascati sul tetto di un elegante palazzo di Marrakech, sono diventate simbolo di un’epoca. Una rivoluzione all’insegna del mood gipsy.

Il flower power ha trovato una splendida rappresentante in Talitha Dina Pol. Nata nel 1940 a Giava, all’epoca facente parte delle Indie Orientali Olandesi, Talitha trascorre i suoi primi cinque anni di vita in un campo di prigionia giapponese insieme alla madre, per poi trasferirsi con lei a Londra nel 1945.

Talitha Dina Pol nacque a Giava nel 1940
Talitha Dina Pol nacque a Giava nel 1940

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Uno scatto di Elisabetta Catalano


La giovane ha il dono della bellezza e sogna di diventare un’attrice. Per questo si iscrive alla Royal Academy of Dramatical Art. Sangue misto nelle vene, un viso da copertina ed una bellezza selvaggia, Talitha incanta icone del calibro di Diana Vreeland, Rudolf Nureyev e Yves Saint Laurent, che ne fa la sua musa. Nureyev, dichiaratamente omosessuale, prova per lei una fortissima attrazione erotica, al punto che dichiara di aver pensato di sposarla. Il giornalista Jonathan Meades la definisce “la donna più bella che abbia mai visto”.

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La bellezza di Talitha Getty incantò Diana Vreeland , Rudolf Nureyev e Yves Saint Laurent

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Foto di Elisabetta Catalano, 1968


Nel 1965 avviene l’incontro che segna la vita della bellissima Talitha: ad un party organizzato da Claus von Bülow la ragazza conosce John Paul Getty Jr., magnate americano che sposerà l’anno seguente in Campidoglio, a Roma, indossando una minigonna in velluto bianco bordata di visone. La sua carriera di attrice è decollata qualche anno prima, e la giovane prende parte a sette film. Ma è il suo stile unico a destare l’attenzione dei media.

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Talitha visse a Roma dal suo matrimonio fino alla morte, avvenuta nel 1971
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Il caftano è il simbolo del suo look boho-chic
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Suggestioni folk in questo outfit
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Talitha Getty in uno scatto a Marrakech, Vogue gennaio 1970

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Kimono floreale per Talitha e camicia en pendant per il marito Paul Getty


Emblema dello stile wild degli anni Sessanta, Talitha mixa perfettamente il mood boho-chic con le suggestioni della Swinging London. Un look che privilegia caftani coloratissimi e preziosi e fiori tra i capelli e contaminazioni stilistiche. Frequenti sono i viaggi dei coniugi Getty a Marrakech: proprio questa diviene la location per il celebre servizio fotografico realizzato nel 1969 da Patrick Liechfield, che li immortala sul tetto del Pleasure Palace in caftani e gioielli etnici. Una coppia perfettamente assortita anche nel look.

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Sul tetto del Pleasure Palace, 1969
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Talitha e Paul Getty fotografati da Patrick Lichfield per Vogue, 15 gennaio 1970
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Talitha Getty a Roma

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Talitha in posa per Elisabetta Catalano


Nel 1968 Talitha ha una figlia da Getty e poco dopo decide di ritirarsi dal cinema. Una vita fatta di eccessi e finita tragicamente. Nel 1971 Talitha Getty muore nel suo appartamento a piazza d’Aracoeli a Roma, a soli trent’anni, per un’overdose di eroina e barbiturici. Ma il suo charme non smette di affascinare.