In mostra a Cesena Marcello Mastroianni

Si è aperta a Cesena, in occasione del ventennale della morte di Marcello Mastroianni, la mostra fotografica intitolata Ciao Marcello!Il Comune di Cesena e la Fondazione Cineteca di Bologna omaggiano il divo italiano con una retrospettiva inaugurata il 24 giugno presso la Galleria d’Arte Comunale di Palazzo del Ridotto.

Incarnazione più emblematica del latin lover italiano, ma anche sex symbol ironico e versatile che, attraverso i mille ruoli interpretati, ha saputo imporsi come pochi nel cinema. La mostra ripercorre in sette sezioni l’intera carriera di Mastroianni, dagli esordi alla maturità, dai sodalizi storici con attrici e registi alla celebrità, durante gli anni della Dolce Vita.

Da Ettore Scola a Fellini, numerose le collaborazioni cinematografiche, come il sodalizio con la collega e amica di una vita, Sophia Loren, fino alla sua storia d’amore con la diva francese Catherine Deneuve, da cui l’attore ebbe la figlia Chiara.
La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà allestita fino all’11 luglio 2016.

MarcelloMastroianni
Marcello Mastroianni


la dolce vita
L’attore in una delle sue interpretazioni più celebri, ne “La Dolce Vita”

Sette anni senza Farrah Fawcett

Se ne andava sette anni, il 25 giugno 2009, Farrah Fawcett. Bionda bellezza texana dal fisico atletico e dall’allure inconfondibile, indimenticabile protagonista della serie cult Charlie’s Angels, ma anche icona pop e sex symbol di fama mondiale. La immortalano centinaia di foto, che testimoniano una donna splendida ed un’interprete molto apprezzata anche dalla critica. Simbolo degli anni Settanta, in quel taglio di capelli c’è un pezzo di storia: la storia di quando la bellezza non era plastificata ma si apriva in un sorriso acqua e sapone, che niente aveva dei volti ritoccati e tutti uguali che imperversano oggi.

All’anagrafe Ferrah Leni, l’attrice era nata a Corpus Christi, Texas, il 2 febbraio 1947, da James William Fawcett e Pauline Alice. Dopo il diploma alla W.B. Ray High School frequenta un corso d’arte presso la University of Texas di Austin, dove viene notata da un pubblicista di Hollywood, in occasione di un servizio giornalistico sulle “Dieci studentesse universitarie più belle” dell’Ateneo. Trasferitasi a Los Angeles, posa come modella e appare in tv in alcuni spot pubblicitari.

Il debutto in TV avviene nel telefilm Strega per amore e successivamente in Owen Marshall: Counselor at Law. Nel 1970 le viene offerto un ruolo importante nel film Il caso Myra Breckinridge, tratto da un romanzo satirico di Gore Vidal, accanto a Raquel Welch; ma il film si rivela un flop al botteghino e la sua carriera subisce un arresto.

1976
Farrah Fawcett nel celebre costume rosso firmato Norma Kamali, 1976


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Farrah Fawcett negli anni Ottanta (Foto © Douglas Kirkland/Corbis)


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Lo stile Seventies sfoggiato dall’attrice (Foto Harper’s Bazaar)


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Farrah Fawcett & Lee Majors in Yves Saint Laurent (Foto di Helmut Newton, 1978)


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Farrah Fawcett in Yves Saint Laurent per Vogue US, aprile 1977 (Foto di Richard Avedon)


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L’attrice ai Golden Globes, 1977


Nel 1973 grazie al neo-sposo, l’attore Lee Majors, viene contattata dal produttore Aaron Spelling, che cerca le protagoniste per una nuova serie, intitolata Charlie’s Angels. Nel 1976, la Pro Arts Inc. propone all’attrice la realizzazione di un poster e viene subito organizzato uno shooting fotografico per promuovere il lancio della nuova serie. Nel poster la bionda Farrah indossa un costume da bagno intero rosso, firmato Norma Kamali. Il resto è storia: la serie Charlie’s Angels diventa in pochi anni un vero e proprio cult televisivo. Il primo episodio viene mandato in onda il 22 settembre 1976: l’attrice interpreta l’agente Jill Munroe, accanto alle avvenenti colleghe interpretate da Jaclyn Smith e Kate Jackson.

Il suo taglio di capelli si impone come un trend internazionale. Lei intanto posa per Richard Avedon, Kirk Douglas ed Helmut Newton (solo per citarne alcuni), diviene una vera icona e compare su Vogue e sulle maggiori riviste patinate. Inoltre grazie alla sua interpretazione nel telefilm si aggiudica un People’s Choice Award. Celebre la sua dichiarazione rispetto alla serie: “Quando Charlie’s Angels incominciò ad avere un primo successo pensai che fosse grazie alla nostra bravura ma, quando ebbe un tale successo internazionale, capii che ciò era dovuto al fatto che nessuna di noi portava il reggiseno”.

Nel frattempo il marito di Farrah, Lee Majors, viene divorato dal tarlo della gelosia, motivo che spinge la Fawcett ad abbandonare lo show dopo appena una stagione. Ma Aaron Spelling non gradisce e le intenta una causa da tredici milioni di dollari, esercitando anche la sua influenza sugli studios televisivi concorrenti affinché non offrissero lavoro all’attrice. Alla fine la Fawcett prese parte ad alcuni episodi della terza e della quarta stagione apparendo in qualità di guest star, sostituita nel telefilm dall’altrettanto bionda ma meno fotogenica Cheryl Ladd, che interpretava il ruolo di Kris Munroe, sorella minore di Jill.



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Dopo aver abbandonato la serie che la rese una star, la carriera di Farrah Fawcett subisce una grave battuta d’arresto. Il riscatto avviene a Broadway, cui segue il ritorno ad Hollywood. Nel 1984 ottiene la prima di tre candidature al premio Emmy Award per il film televisivo Quando una donna (conosciuto anche con il titolo Autopsia di un delitto), cui seguì, due anni dopo, la candidatura al Golden Globe per il film Oltre ogni limite, in cui interpreta il ruolo di una donna che sequestra e tortura il suo stupratore. Nel 1986 interpreta la figura di Beate Klarsfeld nel film per la TV Il coraggio di non dimenticare , ruolo che le vale una nomination al Golden Globe. L’anno seguente interpreta la ricchissima ereditiera Barbara Hutton nella miniserie televisiva Una povera ragazza ricca-La storia di Barbara Hutton, che le vale un’altra nomination ai Golden Globe.

Nel 1989 affianca il compagno di una vita Ryan O’Neal, celebre protagonista della pellicola strappalacrime Love Story, nella miniserie Sacrificio d’amore, per cui si aggiudica nel 1990 la doppia nomination sia agli Emmy Awards che ai Golden Globe come miglior attrice. Nel 1995 posa senza veli per Playboy, esperienza che ripeterà al compimento dei cinquant’anni. Questo sarà il numero più venduto della rivista negli anni Novanta.

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Farrah Fawcett ha incarnato una bellezza atletica e naturale


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Una polaroid di Warhol, 1979


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L’attrice sul set di Charlie’s Angels


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Farrah Fawcett e Ryan O’Neil in uno scatto risalente agli anni Ottanta


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Farrah Fawcett immortalata da Richard Avedon su Vogue, 1981


Nel 2000 è accanto a Richard Gere in Il Dottor T e le donne: inoltre compare come guest star in Ally McBeal. L’ultimo ruolo nel 2004, nel film The Cookout. Nel 2006 le viene diagnosticato un cancro al colon. I suoi ultimi mesi di vita divengono un documentario da lei stessa voluto, andato in onda per la NBC il 15 maggio 2009. Il film, La storia di Farrah Fawcett, riceve la nomination agli Emmy Awards tra i migliori programmi dell’anno. In Italia fu trasmesso da Sky.
Non ce l’ha fatta Farrah, a sposare Ryan O’Neil: secondo rumours americani, la coppia, vedendo l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’attrice, sarebbe stata sul punto di convolare a nozze, coronando così un amore lungo una vita intera. Ma la diva si spense il 25 giugno 2009 al Saint John’s Health Center di Santa Monica, prima di poter pronunciare il fatidico sì. Seguirono le polemiche sulla sua eredità. Resta di lei l’immagine di una bellezza autentica che ha incarnato al meglio lo spirito degli anni Settanta/Ottanta.


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Buon compleanno, Paul Newman

Avrebbe compiuto gli anni oggi, l’indimenticabile Paul Leonard Newman da tutti conosciuto come Paul Newman. L’attore hollywoodiano  figlio di una donna slovacca e padre commerciante di articoli sportivi, nacque  infatti a Shaker Heights, il 26 gennaio 1925.

Strappato dalla vita militare a causa del suo daltonismo, il giovane Paul riuscì comunque a partecipare all’azione bellica sopra i cieli del Pacifico meridionale durante la seconda guerra mondiale. I suoi magnifici occhi blu furono testimoni di uno degli accadimenti più gravi che la storia mondiale abbia mai dovuto raccontare: il terribile fungo atomico sprigionato dalla bomba nucleare sganciata su Hiroshima.

È nel secondo dopoguerra che Paul Newman inizia a muovere i primi passi nel cinema dopo essersi iscritto all’Actor’s Studio di New York  e aver sposato nel 1949 la moglie Jacqueline E. Witte dalla quale ebbe tre figli: Scott Allan (morto a 28 anni per overdose), Susan Kendall e Stephanie.

 

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La sua prima interpretazione nel film “Il calice d’argento” fu ritenuta dalla critica un vero fiasco. Il The New Yorker giudicò con queste parole la sua performance: “Recita la sua parte con il fervore emotivo di un autista di autobus che annuncia le fermate locali.

Fu in quell’occasione che l’attore si espose con consapevolezza  e con una devastante umiltà chiedendo scusa pubblicamente per la deludente prestazione .

Archiviato il matrimonio con Jacqueline, il 29 gennaio 1958, a Las Vegas, convola in seconde nozze con l’attrice e produttrice televisiva e cinematografica  Joanne Woodward. Dalla protagonista di “La donna dei tre volti” ebbe a sua volta tre figlie: Elinor “Nell” Teresa, Melissa “Lissy” Stewart e Claire “Clea” Olivia.

 

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I due siglarono anche un’importante sodalizio lavorativo. Assieme interpretarono “Dalla terrazza”, “Paris Blues”, “Il mio amore con Samantha”, ”Un uomo oggi” (solo per citarne alcuni).

Ma è con pellicole come “La gatta sul tetto che scotta”, “Intrigo a Stoccolma”, “L’inferno di cristallo”, “ La stangata” e “Lo spaccone” che Paul Newman viene consacrato come “Leggenda del cinema.”

Dopo molteplici fatiche, negli anni ottanta giungono i primi riconoscimenti. Nel 1986 vinse il primo Oscar alla carriera e l’anno successivo, con “Il colore dei soldi”, fu premiato come migliore attore protagonista.

Insieme allo scrittore Aaron Edward Hotchner, nel 1982 fonda la “Newman’s Own”: un’azienda eretta per produrre beni alimentari biologici il cui ricavato viene tutt’ora devoluto per scopi umanitari ed educativi.

Sei anni più tardi fonda l’Associazione “Hole in The Wall Camps”. Il progetto che realizza programmi di terapia ricreativa per bambini gravemente malati, oltrepassa i confini americani fino ad approdare in Europa e in Africa. Un impegno umanitario talmente sentito che lo porta a ricevere il suo terzo ed ultimo Oscar con il premio umanitario Jean Hersholt.

 

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Paul Newman era un uomo diviso fra due grandi passioni: le donne e le automobili.

Infatti, divenuto un discreto pilota dopo aver interpretato “Indianapolis pista infernale”, disputò le prime gare nel 1972 nel Campionato organizzato dallo Sport Car Club of America . Il gentleman delle corse riuscì perfino a trionfare in diverse competizioni.

Dopo alcuni anni di assenza, nel 1994 torna sulle scene cinematografiche con “Mister Hula Hoop” dei fratelli Coen. L’anno successivo, nel 1995, viene premiato al Festival di Berlino con l’Orso d’Argento per il film “La vita a modo mio” di Robert Benton.

Il 25 maggio del 2007 annunciò il suo ritiro dalle scene perché “troppo vecchio per recitare”.

Morirà all’età di 83 anni, il 26 settembre del 2008, dopo una breve ma dolorosa battaglia contro un tumore ai polmoni.

 

 

Buon compleanno, Jane Fonda

Spegne oggi 78 candeline Jane Fonda. Attrice di fama mondiale, icona di bellezza e guru dell’aerobica, una carriera sfolgorante che l’ha resa un vero e proprio mito: vincitrice di ben due Premi Oscar, 6 Golden Globe e innumerevoli altri riconoscimenti, protagonista di pellicole che sono entrate di diritto nella storia del cinema, Jane Fonda è stata attrice simbolo di almeno tre decenni, dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. La bellezza e la maliziosa sensualità, il glamour e le atmosfere spaziali di Barbarella, l’indimenticabile film che le diede la fama a livello internazionale, e poi l’impegno politico e il femminismo, di cui la diva è stata pasionaria.

Jane Seymour Fonda è nata a New York il 21 dicembre 1937, da Henry Fonda e Frances Seymour Brokaw. Nelle sue vene scorre sangue inglese, scozzese, francese e italiana; i suoi antenati per linea paterna emigrarono nel Cinquecento da Genova nei Paesi Bassi, per poi trasferirsi nel Seicento nelle colonie britanniche del Nord America, in una cittadina attualmente chiamata Fonda, nell’attuale stato di New York. La bella Jane vanta origine italiana anche dal ramo materno, in quanto discendente dell’aristocratico vicentino Giovanni Gualdo. Il matrimonio infelice dei suoi porta la madre di Jane a compiere un gesto disperato, togliendosi la vita; il padre, tolti i panni di divo cinematografico, nella vita domestica è un uomo freddo e distaccato, che non fa che ripeterle che è grassa e che dovrebbe dimagrire. Come la stessa Jane Fonda dichiarerà più avanti nel corso delle sue interviste, il sentirsi disprezzata da parte del padre fu la molla che la gettò nel baratro dei disturbi alimentari.

La giovane Jane non sembra inizialmente interessata alla carriera cinematografica. Dopo il diploma, conseguito presso il Vassar College, e dopo un periodo trascorso in Europa, fa ritorno negli States con l’intenzione di lavorare come modella. Il volto dai lineamenti vagamente infantili, i capelli biondi e la grande fotogenia colpiscono fotografi del calibro di Horst P. Horst, che la immortala su Vogue nel corso degli anni Cinquanta. Ma è l’incontro con Lee Strasberg ad aprirle le porte del cinema, convincendola a frequentare le lezioni di recitazione presso il celebre Actor’s Studio. Il debutto cinematografico avviene nel 1960 con In punta di piedi, dove Jane Fonda recita accanto ad Anthony Perkins. Nel corso degli anni Sessanta l’attrice prende parte a numerosi film di successo, alternando con disinvoltura il genere drammatico alla commedia. Ha come partner lavorativi attori celebri, da Marlon Brando a Robert Redford, con cui recita nell’indimenticabile A piedi nudi nel parco.

Jane Fonda fotografata da Horst P. Horst, 1959
Jane Fonda fotografata da Horst P. Horst, 1959

Jane Fonda in "Barbarella", 1968
Jane Fonda in “Barbarella”, 1968


Sbarazzina e insieme sofisticata, nel 1964 Jane viene inserita dal regista Roger Vadim nel cast di Il piacere e l’amore. Tra i due nasce una relazione amorosa che sfocia in un matrimonio, celebrato l’anno successivo. Vadim intuisce fin da subito il potenziale erotico dell’attrice e la dirige in pellicole che la consacrano come sex symbol internazionale. La fama arriva con il celebre film Barbarella, del 1968, interamente incentrato sulla bellezza della protagonista, su uno sfondo fantascientifico. Ma a Jane Fonda l’etichetta sexy sta stretta: la diva è troppo intelligente per non capire quanto la sua strabordante sensualità possa essere un’arma a doppio taglio, che alla lunga rischia di comprometterne le capacità drammatiche. Icona femminista, la diva si ribella all’immagine di bella svampita che i media le attribuiscono e scende in politica, come attivista contro la guerra del Vietnam. La sua visita ad Hanoi assume portata quasi storica, come anche la sua propaganda filo-nord-vietnamita. L’opinione pubblica si schiera apertamente contro di lei e le affibbia il soprannome di “Hanoi Jane”. Solo molti anni più tardi l’attrice rivedrà le sue posizioni politiche, commentandole a posteriori con rinnovato senso critico.

Intanto indirizza la sua carriera verso ruoli di maggiore spessore drammatico: arriva così nel 1969 la prima delle sue sette candidature all’Oscar con il film Non si uccidono così anche i cavalli?, di Sydney Pollack; nel 1971 vince l’Oscar come miglior attrice protagonista con Una squillo per l’ispettore Klute, nel ruolo della prostituta Bree Daniel. La seconda statuetta arriva nel 1978 per Tornando a casa di Hal Ashby. Intanto il matrimonio con Vadim naufraga e Jane sposa in seconde nozze il politico Tom Hayden, che ha un passato da pacifista. Nei primi anni Ottanta prende parte al film Sul lago dorato, dove recita per la prima ed unica volta accanto al padre Henry. Successivamente accantona la carriera cinematografica per abbracciare la nuova passione per la fitness. I suoi video di esercizi di ginnastica aerobica divengono un vero e proprio fenomeno. L’attrice, dopo anni di lotta contro la bulimia, sdogana l’esercizio fisico come nuova moda, e neanche un infarto riesce a fermarla. Nei primi anni Novanta il terzo matrimonio con il magnate della comunicazione Ted Turner, che durerà un decennio.


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Icona femminista, Jane Fonda si è apertamente schierata contro l’emarginazione in cui vengono relegate le donne di una certa età ad Hollywood come anche nella vita comune. Celebre la sua presa di posizione al riguardo, per cui “se un uomo ha molte stagioni, una donna ha diritto solo alla primavera.” Attiva sul piano umanitario, la diva nel 2001 ha donato alla Scuola di Educazione dell’Università di Harvard la somma di 12.5 milioni di dollari, al fine di creare un “Centro per gli Studi educativi”: secondo l’attrice la cultura dominante darebbe messaggi sbagliati e diseducativi alle future generazioni che distorcerebbero i rapporti tra uomini e donne. Nel 2005 è stata pubblicata la sua autobiografia, intitolata La mia vita finora. Vulnerabile e insieme tagliente, la diva ha recentemente ammesso di essere ricorsa al bisturi, e che in virtù di tali interventi estetici avrebbe guadagnato un altro decennio di attività lavorativa, in un ambiente in cui invecchiare è considerato quasi uno scandalo. Il suo volto non ha perso fortunatamente la straordinaria espressività che ce l’ha fatta amare in film indimenticabili. Ancora splendida nonostante il passare del tempo, sagace ed ironica come di consueto, ha ammesso che il sesso costituisce oggi una parte fondamentale della sua vita. Attualmente residente ad Atlanta, in Georgia, la diva ha iniziato un percorso di rinascita per abbracciare la fede cristiana.


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