D’ASY, la start up delle borse

Due socie – Silvana Soffitta e Alessandra Ferraro, due borse per iniziare – LEI e YULIA – due doti in comune – il piglio imprenditoriale e la passione per la moda – un unico obiettivo: far parlare di sé.

Da questa ricetta nasce D’ASY Milano, la start up che entra nel mercato della pelletteria con una collezione di borse.

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Le forme sono classiche, i materiali di pregio e sono totalmente prodotte in Italia; D’ASY Milano propone un prodotto dedicato alle donne attente al dettaglio – tutti i pellami sono trattati al vegetale e le minuterie metalliche in ottone palladiato o dorato sono realizzate con tecniche artigianali.

Non solo made in Italy, gli interni delle borse D’ASY sono composti da sete pregiate che provengono dalle storiche seterie comasche, tessuti introvabili sul mercato perché parte di antichi archivi, ed è questo che rende le borse degli oggetti unici nel loro genere.

Qui i modelli D’ASY Milano e dettagli:

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EX MODELLA CREA I SEXY BIKINI DELL’ESTATE

Ex modella crea i sexy bikini dell’estate

Da modella a designer, Patricia Bedoya crea questo giovane brand di costumi super sexy: PATYMUA.

Linee decise e provocanti, tra bikini, trikini e costumi interi, la nuova linea Patymua ha un design curato nei minimi dettagli e ricco di modelli per soddisfare tutte le esigenze: si chiama Forbidden Kiss.

La collezione si compone di costumi dalle scollature profonde e incroci decisi, bikini con slip a vita alta, con dei richiami fifties, laccetti che avvolgono la vita, volant per i top che regalano volume al seno.

Forbidden Kiss di Patymua verrà presentata alla Fiera Internazionale del beachwear Maredamare 2016, dal 23 al 25 Luglio presso Fortezza da Basso a Firenze.

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Sfoglia la gallery con i modelli di costumi Patymua:




 

 

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I colori vivi dell’Africa e la maestria della sartorialità italiana in una capsule: Roberto Botticelli by Defustel

L’unione fa la forza, dice un vecchio proverbio italiano – lo crede anche Roberto Botticelli, leader nella storia delle calzature made in Italy, che decide di continuare la sua collaborazione con il blogger Ndjoko Defustel.

Nasce così una collezione che mixa con equilibrio la classe del marchio Roberto Botticelli con l’estro del brand ambassador Defustel: un tripudio di colore e modernità, delle calzature per un businessman che non vuole rinunciare alla freschezza e alle nuove mode.

La collezione si compone di 5 modelli differenti per materiali, forme, stampe e colori.
Per i modelli sportivi l’attenzione cromatica si è concentrata sui toni del rosso e vermiglio.

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Per l’universo casual chic, Defustel ha pensato all’uomo elegante che predilige forme classiche ma che non rinuncia a materiali e colori sviluppati in modo unconventional ed ha scelto l’intramontabile mocassino con rivisitazioni contemporanee.

Una “frangetta” importante, in contrasto colore, personalizza la calzatura evergreen, modello simbolo della maison marchigiana.

Questa calzatura –  dichiara Ndjoko Defustel – “ rappresenta l’emblema della sartorialità italiana, dei gentlemans che sperimentano le contaminazioni della moda senza mai perdere il loro stile” .

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Colore, colore e ancora colore, nella collezione di un grande sodalizio: Roberto Botticelli e Defustel.
Il blogger internazionale ha portato tutta l’energia e i colori della sua terra, si è lasciato ispirare dalla sua grande passione: la musica. Pop, jazz, gospel ed africana, danzano insieme e prendono forma in un elemento importantissimo per l’outfit maschile: la scarpa.

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L’esperienza indiscussa del brand marchigiano e la forza e la determinatezza di idee innovative, ci dicono quanto, in questo momento storico, moda e canali di comunicazione hanno quasi necessità di unirsi.

I social network sono il nuovo specchio dove leggere gli interessi delle masse e aiutano i marchi a comprendere dove virare, in quale fetta di mercato.

La capsule Defustel è stata presentata alla settimana della moda milanese presso la prestigiosa show-room in Via Senato 45.

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Apre in Italia Climber B.C., nel cuore di Milano

Nel cuore di Milano Via Borgonuovo al 12 in un palazzo prestigioso ha aperto il nuovo show-room CLIMBER B.C. –  luogo ideale per presentare ai clienti le collezioni CLIMBER B.C.. Uno spazio per avvicinarsi al cliente, per organizzare incontri a tema, per le presentazioni e gli incontri con la stampa.

CLIMBER B.C. è un marchio che fa parte del Gruppo CUNO, una holding Turca;I fondatori del marchio sono i quattro fratelli Samsama, che nel 1985 hanno iniziato la loro attività in un piccolo Atelier partendo da Adiyaman, antica città Turca percorsa dalle rotte de La via della seta e ora patrimonio mondiale dell’Unesco, per eredità culturale.
La contaminazione storica, la loro capacità creativa unita a quella imprenditoriale ha permesso loro di creare il marchio CLIMBER B.C. nel 1995.
Il più visionario dei fratelli, Mithat Samsama, ha presentato il marchio a Pitti Uomo 5 anni fa come azione di consolidamento del marchio nel mercato Europeo.

Ora la direzione artistica delle linee CLIMBER B.C e CLIMBER B.C. SARTORIAL Made in Itay, sono curate da Erkan Çoruh, talentuoso creativo che dopo essere stato premiato a Who is on next nel 2010, ha intrapreso , oltre al percorso personale con la linea che porta il suo nome, anche diverse collaborazioni con brand internazionali.
MIGRATION è il tema delle nuove collezioni, un mix di capi di contaminazioni culturali e artigianali, l’unione tra oriente e occidente.

Le linee CLIMBER B.C. sono vendute in oltre 30 paesi, sia in monomarca oltre che nei multibrands.

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La collezione di scarpe Rose’s Roses

Originali come i personaggi che le indossano: le scarpe “Rose’s Roses” sono frutto del lavoro di chi la calzatura la conosce bene. Ed è proprio un attore di fama internazionale, con quell’allure stramba e bizzarra, che ordina decine di “pantofole da passeggio” di tutti i colori : parliamo dell’attore statunitense John Malkovich !

E’ Rosa Aiuto la fondatrice del marchio “Rose’s Roses”, con alle spalle una serie di collaborazioni importanti, tra cui spiccano Alberta Ferretti, Jil Sander, Comme de Garcons, Marni

Un background che la porta, nel 1998, a lanciare la sua prima collezione ispirata ai colori che rimangono nella memoria dei suoi viaggi; prodotti rigorosamente made in Italy, curati nei minimi dettagli, per tutti i gusti ma soprattutto che raccontano epoche diverse.

Stivaletti in stile vittoriano, Mary Jane in velluto, tronchetti moderni dal tacco comodo, ogni modello è il frutto di un complesso assemblamento fatto a mano nei laboratori a conduzione familiare.  E quando si mette amore nel proprio mestiere, il risultato si vede !

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MODELLA DEL MESE: MARIIA

 

Model: @Mariia – @Wonderwall Management – Milano

Photographer: @Miriam De Nicolo’

Make up: @Manuel Montanari

Hair styling: @Mattia Flora

Clothing: @Roxana Nesfintu

“In the name of nature”





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Dell‘understatement Omar ha fatto il filo conduttore della sua prima linea di abbigliamento.

Nato a Modena, diplomato a Bologna all’Accademia delle Belle Arti, trasferitosi ad Anversa dove ha studiato Fashion Design, Omar ha memorizzato i muri degli edifici abbandonati dove era solito ritrovarsi con gli amici di avventure.

Muri che raccontano una storia, muri incisi, crepati, memorizzati, fotografati e rielaborati fino a renderli parte integrante della creazione d’esordio. Una collezione dalla monocromia del black & white, dove la ruvidezza delle crepe crea un effetto quasi tridimensionale, il muro come pagina bianca su cui scrivere.

La collezione Primavera Estate 2017 di Omar è stata presentata a Milano durante la Fashion Week Uomo, all’interno di Men’s Hub.

Dopo l’attività come designer freelance, Omar decide di raccontare la sua storia attraverso una collezione propria, fatta di simboli – come la bandana durag – e segni neo-goth; capi dalle forme oversize, regolari, pulite e unisex.

Jean Cocteau diceva che lo stile è un modo semplice per dire cose complicate, lo stile street minimal di Omarquali storie nasconde? Quali pensieri dietro questi muri stampati?

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e pochi ma validi consigli per ridurre spazio e peso nella nostra valigia ! 

Quante di noi passano le ore a preparare la valigia prima della partenza, durante il periodo estivo, scegliendo gli outfit da giorno, quelli da spiaggia e quelli per la sera…rischiando così, ammettiamolo, di svuotare l’armadio e rischiare di pagare importi salati in aeroporto perché la nostra valigia supera il peso massimo consentito !

Una scelta saggia e comodissima, è quella di portare dei capi che possono essere indossati sia per il giorno che per la sera. Oggi i trend ce lo concedono, anche in sfilata sono stati proposti costumi al posto dei top, da abbinare a jeans o pantaloni stile salariano.

Un’altra accortezza per ridurre spazio e peso in valigia, è quella di portare con sé abiti leggeri, in questo modo eviteremo di dover abbinare pantaloni a t-shirt, cinture e così via. Con l’abito l’outfit è già ultimato, basterà un prezioso accessorio per completare e dare luce al look !

Ricordiamoci che mare, relax e vacanza non significano dire addio allo stile e all’eleganza! Assolutamente da evitare le infradito durante una cena, da sostituire con dei sandali bassi cammello o alla schiava, divieto categorico per i copricostume per una passeggiata serale in riva al mare, meglio degli shorts denim o floreali abbinati ad una zeppa. E un 10 e lode alle fedeli del tacco, che non osano abbandonare nemmeno al mare, portato con un abito bianco avorio in pizzo, una pochette mini, tanto mini che potrà solo contenere il gloss e cellulare.

Andiamo ora a vedere le 5 proposte di outfit da indossare la sera al mare: 


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(immagini prese da Trendfortrend.com)

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Chef stellati Michelin: intervista a Fabrizio Tesse

Tra i dannati nei gironi danteschi, troviamo i golosi, i peccatori di gola, ma quanti di noi ne farebbero parte?
Tra gli artisti baciati dalla mano del Signore, troviamo un numero indefinito di “golosi“, alcuni dei quali legati a delle particolari ricette di cui non potevano fare a meno. Dalì, ad esempio, andava ghiotto per le uova fritte e i ricci di mare, che consumava sul pane tostato; si dice che il suo dessert preferito fosse la botifarra dolça, un salume catalano dall’impasto dolce con carne di maiale, cannella e zucchero.

Cézanne invece, il pittore francese noto per le sue nature morte, era amante dell’anatra alle olive, mentre Garibaldi amava i prodotti locali e semplici, come il pane e il pecorino, accompagnati da fave fresche.

Il genio italiano Leonardo Da Vinci era vegetariano e il suo piatto prediletto era il minestrone – Mens sana in corpore sano – e il grande compositore viennese Mozart, data la nazionalità, si leccava i baffi con la schnitzel viennese, servita con patate fritte e una spruzzata di limone.

Alcuni di loro avevano dei cuochi professionisti che conoscevano a memoria i loro gusti e le loro preferenze, se anche voi siete dei golosi e avete voglia di farvi coccolare, esiste un luogo, sulle sponde del Lago d’Orta, dove i vostri sensi si lasceranno cullare dai sapori e le vostre richieste verranno soddisfatte; questo luogo si chiama “Locanda di Orta“.

Una stella Michelin arrivata nel 2015 dietro la guida dello chef Fabrizio Tesse, la “Locanda di Orta” vanta una location d’eccezione in uno dei borghi più belli d’Italia.

Fabrizio Tesse, milanese di nascita, sous-chef  di Antonino Cannavacciuolo a Villa Crespi, cresce nell’entroterra ligure in mezzo alle donne della famiglia. I suoi ricordi più vivi sono legati alla cucina, dove  la nonna e le zie lo coinvolgevano facendolo giocare, dove i profumi che si sono impressi nella sua mente sono quelli “del timo, del coniglio alla ligure, quello caratterizzato dall’oliva taggiasca, una sorta di brasato cotto al vapore nelle adorate pentole in coccio”.

“Cucinavo per gioco, avevo circa 5 anni e le donne di casa dovevano badare a me; l’unico modo per tenermi buono era farmi cucinare insieme a loro. La domenica era totalmente dedicata alla cucina, i preparativi iniziavano la mattina presto, erano tutti affaccendati in qualcosa tranne gli uomini, a tavola, in attesa dei piatti. Nonostante questa scena, la mia famiglia era matriarcale”.

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insalata di mare


La tua esperienza a fianco di Antonino Cannavacciuolo ha segnato molto il tuo percorso professionale?

Lavoravo come sous-chef di Cannavacciuolo a Villa Crespi nel 2003, quando arrivò la prima stella e nel 2007 quando arrivò la seconda, ma la mia necessità di approfondire mi ha spinto fino in Spagna, in pieno fermento della cucina basca. Tutto il mondo ne parlava, mi trovavo a San Sebastian, dove erano ubicati 4 ristoranti stellati – un numero significativo; la scelta spagnola verso la cucina molecolare fu del tutto azzeccata: quando non hai grosse tradizioni culinarie, te le devi inventare!

In questo caso conta la tecnica. Ma quanto è importante nella tua cucina? 

La tecnica è importantissima quando serve a valorizzare un prodotto, non a stravolgerlo. La cucina molecolare spesso è esasperazione.
La mia cucina è legata ai codici di gusto, sapori che hai memorizzato nell’infanzia e che ti portano, quando assaggi un piatto, a distinguere il pomodoro, il limone, codici semplici. La mia è un’attività commerciale, non di intrattenimento.


I piatti che presenti sono molto spesso rimandi all’arte astratta, alla tecnica pollockiana del dripping…

Cerco di far combaciare codice di gusto ed estetica. Anche la presentazione di un piatto è importante: è come avere una donna bella ed intelligente, il massimo a cui aspirare!

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piccola composizione di frutta con cioccolato bianco e banana


Tema chilometro zero

Un limite mentale! Per quale motivo se trovo interessante un ingrediente non posso utilizzarlo?
Ad esempio in questo piatto abbiamo dello yuzu, succo di agrume giapponese, del caviale  – che arriva dalla Francia –  e dei gamberi di Mazara del Vallo. Chi sostiene il chilometro zero ha una mentalità conservatrice che non funziona più, se si guarda ad uno sviluppo.


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insalata di pasta mantecata con succo di agrume giapponese yuzu – con crudo di gamberi e caviale


Quanta importanza hanno i sapori nella tua vita? 

Il cibo è prima di tutto la mia passione. Mi ritengo molto fortunato perché come diceva Confucio “Fai ciò che ami e non lavorerai un solo giorno della tua vita”.

Ma se sono arrivato a questi risultati, lo devo anzitutto alla mia famiglia, che mi ha sempre appoggiato e mi ha permesso di studiare e viaggiare, quando ancora non ero indipendente.

Il lavoro dello chef è sì passione, ma anche sacrificio.

Nella vita privata sei un uomo che cucina? 

Mai. Appena posso riposo. Se invito degli ospiti, lascio cucinare loro, io al massimo mi butto in una pasta alle 4 del mattino.

Da cliente quali ristoranti frequenti? 

Mi relaziono con ristoranti al mio pari livello o livelli superiori – questo a scopo formativo.


La locanda di Orta oltre alla sala gourmet, dispone anche di una bistrot sul terrazzo con una bellissima vista del lago…

La terrazza bistrot è un ambiente più rilassante, sia per il cliente che per gli addetti ai lavori, è una scelta atta ad allargare la fetta di mercato, un menu dai prezzi più abbordabili, musica lounge, tendenzialmente con una clientela più giovane o frequentata da quella abituale che per una sera vuole godersi il panorama.

Esistono quindi 2 cucine distinte alla “Locanda di Orta”, quella adiacente il terrazzo bistrot e una al piano sottostante. In estate io passo la vita in ascensore !

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vista lago dal terrazzo “Locanda di Orta”


Quanto il tuo successo è merito e quanto fato?

Un insieme di questi elementi direi, è merito perché mi porto alle spalle sacrifici e anni di esperienza e poi sono convinto che più ci si crede, più la fortuna arriva.

La stella alla “Locanda di Orta” è arrivata nel 2015, qual è il prossimo obiettivo?

Rimanere su questo target, con una clientela di livello.

Cosa offri ai clienti della “Locanda di Orta”?

La possibilità di personalizzare il menu. Capita ai frequentatori fedeli, conosco i loro gusti e le loro preferenze, quindi diventa stimolante per me fargli assaggiare piatti nuovi, è un modo per confrontarsi e relazionarsi in maniera diretta. Per me rimane un grande stimolo ed è un plus apprezzatissimo.

Un consiglio che daresti a chi inizia il tuo mestiere ? 

Farlo sempre con passione perché senza quest’ingrediente è faticoso. E con spirito di sacrificio, perché arriveranno anche le delusioni e le difficoltà, ma chi ha talento va avanti, vince il buono, perché in fondo è questo il nostro mestiere: dedicarci agli altri !

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lombatina di agnello cotto al rosa nel sale grosso, abbinato a salsa di liquirizia e albicocche candite




La “Locanda di Orta” si trova in Via Olina 18 ad Orta San Giulio (NO)



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lo chef Fabrizio Tesse


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Locanda di Orta


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crème brûlée di foie gras


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Locanda di Orta


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il benvenuto: panzanella toscana con carpaccio di capesante e caviale


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Locanda di Orta


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meringa – rocher al cocco – gelatina di pere – pastafrolla con mousse al cioccolato e lampone



(foto @ Miriam De Nicolo’)

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Ferutdin Zakirov


Per la Primavera Estate 2017 il brand raffigura il suo ideale di uomo quale businessman, fedele all’eleganza nelle situazioni formali ed informali, ha una cura certosina al dettaglio, è attento alla qualità dei capi che indossa e la sera la parola d’ordine è smoking.

Il designer uzbeko tratteggia una collezione made in Italy, bilanciata tra la scuola dell’alta sartoria napoletana e quella più dinamica milanese.
Lini puri, mescole raffinate di cotone e lino, sete pregiate la scelta dei tessuti, i toni vanno dalla luminosità dei beige alle sfumature più scure degli azzurri e dei blu; i pellami per gli accessori vanno dal coccodrillo al pitone, dai mocassini alle stringate, fino alle slippers in camoscio ricamato.

Uno stile riconoscibile quello di Ferutdin Zakirov, dove ogni capo ha una propria personalità e la linea coerente rimane la classe e l’eleganza.

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l’uomo Ferutdin Zakirov


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calzature F.Z.


Santillo 1970

E’ con la valigia sempre pronta che Santillo vede l’uomo a cui si ispira per la collezione P/E 2017, un uomo in viaggio alla continua ricerca di ispirazione e sapere.

Il marchio di fabbrica del brand catanzarese rimane la camicia e il suo sapiente uso delle tecniche lavorative, ma Santillo si spinge oltre inserendo in collezione giacche da barca, la polo-camicia, la giacca modello sahariana.

Capi versatili adatti ad ogni ora della giornata; i materiali protagonisti sono l’handmade tricot, il pizzo knit, la pelle ovo, il lino di Normandia, la tela spazzina, il fustagno jersey fino alla maglina.

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Eleventy 

Nuovo concetto di formale si fa strada come nuovo trend della prossima Primavera Estate tra la collezione Eleventy. Un uso sapiente di capi sportswear mischiati ai classici, quindi giacche costruite anche se destrutturate, abbinate ai baggy pantaloni o ai jeans.

Il risultato è una straordinaria comodità unita ad una eleganza non ostentata o affettata, adatta all’uomo contemporaneo e moderno.

Contrasti che piacciono, tanto che Eleventy ha allargato la sua visione dell’uomo anche agli accessori, ai profumi, alle creme creandone un travel kit; insomma non manca nulla!

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le proposte Eleventy P/E 2017


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profumi e accessori Eleventy


Caruso 

Manichini dal fascino dandy alla presentazione di Caruso Primavera-Estate 2017.

Portamento sicuro, fascino, grande eleganza – è così che immagina l’uomo il brand Caruso per la prossima stagione calda.

Un finto gessato della Aida jacket da vicino svela l’eccellenza dell’abilità sartoriale, il punto pettine diventa elemento decorativo e ne esalta la silhouette della giacca, il gilet viene proposto in diversi modelli che esaltano la funzione di sottogiacca o portati come capo autonomo per arricchire camicie ed outfit.

Ma la chicca firmata Caruso per la P/E 2017 è l‘Essential per il taschino della giacca, dove poter inserire carta di credito, biglietti da visita, chiavi, senza deformare le tasche. Gli interni Essential sono in seta o ricamati a mano, in fiori crochet e danno un tocco originale, fresco e frizzante.

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Roxana Nesfintu presenta la sua collezione a Milano Moda Graduate

La Camera Nazionale della Moda Italiana e Piattaforma Sistema Formativo Moda hanno presentato il 28 e 29 giugno la seconda edizione di Milano Moda Graduate.

Milano Moda Graduate è l’annuale appuntamento nato per celebrare le eccellenze delle scuole di moda italiane e il 29 giugno hanno sfilato i migliori studenti in Fashion Design dell’Accademia Belle Arti di Brera, una vetrina importantissima per dimostrare la crescita del loro percorso formativo ed un trampolino di lancio nel mondo della moda.

Dopo un lungo lavoro di ricerca, spicca tra gli studenti la designer Roxana Nesfintu che, grazie a questa occasione, ha potuto vivere l’atmosfera di una vera e propria sfilata di moda, presentando la sua collezione “Sintesi Sintetica“.

La collezione “Sintesi Sintetica” di Roxana Nesfintu:



La collezione, composta da 6 capi, nasce da un progetto di tesi incentrato sul ritorno alla couture. Una ricerca sperimentale che pone attenzione alla manualità della lavorazione, sono stati infatti utilizzati materiali dal forte “impatto tattile” e visivo, quali il silicone.



Il silicone, materiale abbastanza inconsueto per l’uso in moda, regala al capo una tridimensionalità unica; le lavorazioni a mano e il mix di tessuti leggeri e opachi, quali l’organza, lo chiffon e il tulle, donano agli abiti un’allure originale che lo rendono unico.



E’ questo l’intento della designer Roxana Nesfintu, l’eliminazione del fast fashion, per un ritorno all’esclusività, un messaggio che porta con sé il concetto di qualità e di riduzione dello spreco, in quanto alcuni capi di noti brand low cost risultano essere trendy una stagione, mentre la successiva finiscono nel dimenticatoio o addirittura nel cestino.



L’approccio di Roxana Nesfintu è artistico, le lavorazioni in silicone ricordano la consistenza delle paste o degli acquerelli su una tela, le sfumature monocrome riportano ai dripping di Pollock, all’incresparsi delle onde, le forme sono geometriche e la vestibilità femminile.

Un nuovo modo di interpretare la moda quella di Roxana Nesfintu, fatta di contrasti forti, di bianchi e neri, abiti fragili, tessuti impalpabili ma lavorazioni che ti spingono a toccare, consistente diverse, quasi s’indossasse un’opera d’arte.







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