Anteprima: il cantiere come manifesto estetico

Alla Milano Fashion Week Anteprima ha scelto di non offrire semplicemente una passerella, ma di mettere in scena un’idea: Echi di transitorietà. Dalla fragilità, costruiamo. Dalla decadenza, creiamo, un cantiere come spazio concettuale, luogo sospeso tra costruzione e rovina, fragilità e rinascita.

Il brand diretto da Izumi Ogino ha infatti trasformato la sfilata in un laboratorio a cielo aperto. Impalcature, ghiaia, pozze d’acqua: elementi che solitamente appartengono alla quotidianità urbana diventano qui scenografia e, soprattutto, dichiarazione.

La collezione non è mai soltanto vetrina di abiti, ma processo. Tutto racconta una moda che non teme di mostrarsi mentre si fa, anziché presentarsi solo nel suo stato finito. È un linguaggio che svela l’ossatura, l’intreccio, la costruzione. 

In questa cornice si inserisce anche la collaborazione con Takahiro Iwasaki, scultore giapponese che lavora sul concetto di miniatura e di precarietà. Le sue opere, fatte di fili sottilissimi e materiali apparentemente effimeri, evocano un equilibrio fragile, mai definitivo

Anteprima riprende questa cifra poetica e la traduce nei capi: ricami che sembrano sospesi, silhouette leggere che paiono pronte a dissolversi e, al tempo stesso, strutture più solide che danno l’impressione di sorreggere qualcosa di infinitamente delicato.

La palette cromatica è pensata come un paesaggio in trasformazione. Toni terrosi, verdi salvia e ocra costruiscono una base naturale, su cui si innestano lampi di colori più accesi — rosa polveroso, blu intenso, fino all’arancio vivo, che appare come traccia di vitalità umana dentro la materia industriale del set. È un gioco di contrasti in cui il colore non serve a decorare, ma a sottolineare il ritmo della collezione: costruzione, erosione, rinascita.

Ciò che colpisce è l’atmosfera: non c’è nulla di rassicurante o accomodante. Lo spettatore si muove in un paesaggio che sembra instabile, dove il confine tra finito https://naturheilpraxis-hauri.ch/ e provvisorio è sottile. Ed è proprio in questo spazio che Anteprima afferma la propria visione. La moda, sembra dirci, non è una fotografia da conservare ma un movimento in divenire, come un edificio che prende forma sotto gli occhi di chi guarda.

C’è anche una riflessione ecologica: fibre riciclate, materiali rigenerati, scelte progettuali che puntano alla riduzione degli sprechi. Un’estetica che incorpora la sostenibilità come parte integrante del proprio linguaggio. Mostrare cuciture, fili, margini non è solo gesto stilistico: è anche un modo per rivendicare la trasparenza di un processo produttivo che vuole mostrarsi, non nascondersi.

Se la moda spesso costruisce illusioni, Anteprima sceglie invece di smontarle e di mostrarne i meccanismi. Ma non con brutalità: piuttosto con una grazia intellettuale, un’eleganza concettuale che rende anche un’impalcatura un oggetto estetico. È un atto di pura sottrazione.

Il risultato è una collezione che dialoga con l’arte, con l’architettura e con la vita quotidiana. Non è una moda che cerca l’applauso immediato, ma che chiede di essere letta e interpretata. In questo senso, Anteprima si conferma come un brand capace di usare la Fashion Week come spazio di riflessione culturale.

Il “cantiere” di Anteprima non è solo un set temporaneo: è un manifesto. Una dichiarazione che ricorda come la moda, per essere davvero contemporanea, debba avere il coraggio di restare incompleta, di sporcarsi le mani, di vivere nell’istante in cui qualcosa nasce.

Pin-Up Stars: “Holiday Everyday”, con ambizioni urbane

Alla Milano Fashion Week non è mancato lo show che ci ricorda perché la moda, a volte, può essere pura evasione. Pin-Up Stars ha portato in passerella un “vivere come se ogni giorno fosse un giorno di vacanza”, non la solita retorica da resort, ma una dichiarazione d’intenti precisa: trasformare il concetto di holiday in un lifestyle.

Pin-Up Stars, nato e cresciuto nel mondo del beachwear, non si accontenta più della definizione riduttiva di “brand di costumi”. La nuova collezione punta a un guardaroba che copre ogni momento della giornata: dall’acqua salata al cemento urbano. Gli abiti scorrono leggeri come veli, diventano capi da cocktail, gli accessori oscillano tra sensualità e praticità. È un ampliamento di frontiera che non rinnega il DNA, ma lo espande con consapevolezza.

La sfilata ha avuto così il tono di una festa studiata nei minimi dettagli. In passerella si sono viste modelle di generazioni e fisicità differenti, scelta che parla di un’idea di bellezza meno normativa e più spontanea. L’atmosfera era giocosa, lontana dalle passerelle-parata: corpi liberi, sorrisi aperti, energia reale. Perfino l’ospitata di Fabrizio Corona ha aggiunto quella dose di rumore che non passa inosservata, spostando l’attenzione sulla spontaneità come linguaggio stesso del brand.

Esteticamente, Pin-Up Stars resta fedele al suo DNA, ma con qualche deviazione sulla couture. Cristalli si intrecciano a catene dorate, le stampe naturali incontrano trasparenze su tulle e ricami a contrasto. Non mancano i dettagli più audaci — nodi artigianali, applicazioni gioiello, pattern grafici — che spostano il beachwear in territori molto meno prevedibili. È come se il brand avesse deciso di portare il costume da bagno in prima fila, e non più relegarlo a lato piscina.

La palette cromatica parla la lingua della sabbia e del tramonto: beige caldi, marroni intensi, verdi vellutati. Ma non sarebbe Pin-Up Stars senza il colpo di teatro: tocchi d’oro sparsi ovunque, come se la collezione volesse riflettere la luce artificiale della passerella tanto quanto quella naturale del sole. Il messaggio è chiaro: l’idea di vacanza non appartiene a un luogo, ma a uno stato mentale che si può indossare.

Alla fine, Pin-Up Stars non ha proposto una semplice collezione. Ha trasformato la moda in viaggio, la passerella in vacanza. L’estetica resta spregiudicata, ma la traiettoria è chiara: conquistare la città senza perdere il profumo del mare.

“Women of Legend” alla Paris Fashion Week, musica e moda

Un progetto artistico che unisce musica e moda, nato dalla collaborazione tra la pianista italo-giapponese Elena Chiavegato e lo stilista Emilio Bonadio.

WOMEN OF LEGEND non è una sinergia che si limita a un semplice abbinamento tra musicista e stilista, ma affonda le sue radici in un’idea più profonda. L’ispirazione deriva infatti da “Femmes de Légende”, una raccolta per pianoforte della compositrice francese Mel Bonis, e celebra le donne straordinarie della leggenda e della mitologia.

Elena Chiavegato è da tempo impegnata nella valorizzazione e promozione delle compositrici donne del passato, mentre Emilio Bonadio crea collezioni che traggono ispirazione da figure femminili di grande impatto culturale.

Il progetto WOMEN OF LEGEND è stato ufficialmente lanciato durante la Paris Fashion Week 2025. Il 2 marzo, l’Avant-Première si è svolta al Petit Auditorium di rue Rome, nel cuore del quartiere musicale parigino. Durante l’evento, è stato presentato in dettaglio il progetto, con l’esecuzione di estratti dalla raccolta pianistica di Mel Bonis. Il 3 marzo, la sfilata ha avuto luogo nella suggestiva cornice di Satisfashion Paris, presso la Galerie Bourbon di Avenue Marceau. In questa occasione, è stata presentata la nuova collezione di abiti creata da Emilio Bonadio, ispirata a “Femmes de Légende”. Il progetto proseguirà con tappe in numerose città d’Italia e d’Europa.

Gli abiti della collezione sono creati per rappresentare una manifestazione tridimensionale delle emozioni suscitate dalla musica di Mel Bonis. Realizzati interamente a mano, drappeggiati e ricamati con cura, celebrano il savoir-faire italiano e la raffinatezza dell’artigianato tipico della tradizione Made in Italy. Creati con fibre vegetali vegane, la collezione dà vita a visioni moderne di donne legate al passato. Con un approccio haute couture, queste creazioni sono pensate per resistere al trascorrere del tempo, concepite come veri e propri classici, belli oggi, domani e, si spera, sempre, come opere d’arte piuttosto che semplici tendenze passeggere della moda.

Ispirati alle figure mitologiche proposte da Mel Bonis, i design incarnano un equilibrio perfetto tra una delicata sensualità, forza e raffinatezza artistica, creando l’immagine di una donna potente e determinata, che, sia chi ammira gli abiti, sia chi li potrà indossare, possa sentirsi come figura leggendaria. Le stampe sono inedite, disegnate a mano e i delicati cristalli ricamati a mano impreziosiscono gli abiti, conferendo loro un’aura mistica che si fonde armoniosamente con l’essenza romantica e femminile delle composizioni di Bonis.

Soul Mate

PHOTOGRAPHY CLAUDIA PASANISI
REALIZATION MICOLE BASILE

MAKE UP AND HAIR FRANCO CHESSA
USING REVLON PROFESSIONAL

CASTING DIRECTOR LAURA LA FACECMCASTING
MODELS ELEONORA, BRAVE MODELS
AMINA, FASHION MODEL

If I can stop one Heart from breaking
I shall not live in vain
If I can ease one Life the Aching
Or cool one Pain
Or help one fainting Robin
Unto his Nest again
I shall not live in Vain

“If I can stop one heart from breaking”
Emily Dickinson

Dresses WEILI ZHENG
Dress top and skirt CETTINA BUCCA
Jersey turbans SINE MODUS
Dècolleté ANTONIO MARRAS

Jacket TIZIANO GUARDINI
Sunglasses CALVIN KLEIN EYEWEAR
Dresses and sandals ANTONIO MARRAS
Stockings WOLFORD

Anteprima per Inkiostro Bianco featuring Kei Takemura

Anteprima per Inkiostro Bianco featuring Kei Takemura

La Galleria, lo spazio espositivo all’interno della Boutique Anteprima di Milano, in Corso Como 9, ha ospitato lunedì 15 aprile, la live performance di pittura dell’artista contemporanea Kei Takemura su una speciale carta da parati, creata in esclusiva da Inkiostro Bianco, azienda italiana che reinterpreta il concetto di design d’interni creando carte da parati, tappezzerie, tessuti e arredi.

Una partnership innovativa nata dall’incontro tra l’artista giapponese e Izumi Ogino, creative director di ANTEPRIMA, e ispirata dall’iconica opera di Kei Takemura “Playing Cards – Memories and stories overlaid on playing cards”, un’artwork che prende ispirazione dalla millenaria tradizione delle carte da gioco, dove i 4 semi delle carte, vengono interpretati come simboli della società e dell’energia umana.

Le carte sono state le protagoniste assolute della live performance che ha inaugurato la Design Week di Milano, all’interno della quale Kei Takemura ha portato la sua visione, su una esclusiva carta da parati appositamente creata da Inkiostro Bianco, un vero e proprio laboratorio di ricerca visiva e decorativa nato nel 2013 in Italia.

L’opera di Kei Takemura ha inoltre ispirato la collezione SS 24 di Anteprima “Game On!”, che ne ha catturato la gioia e l’emozione, invitandoci a riscoprire i piaceri semplici del gioco. Questo ha dato vita a una special edition di Wirebags e Knitwear, che spazia da una palette di colori unica, a una femminilità delicata, fino a sensibilità architettoniche, esprimendo una moltitudine di personalità.

“Come sostenitrice e appassionata di arte e di designer che sfidano i confini, sono orgogliosa che ANTEPRIMA stia collaborando con alcuni dei principali talenti nell’arte e nel design per suscitare conversazioni stimolanti”, ha commentato Izumi Ogino, Creative Director di ANTEPRIMA,“continueremo a fornire una piattaforma per gli artisti per mostrare le loro.”

ANTEPRIMA, fondato nel 1993 da Izumi Ogino, si distingue per i suoi elevati standard di qualità e bellezza. Le collezioni, pensate per donne moderne e sofisticate, incarnano l’eleganza e la creatività in ogni dettaglio. Izumi ha debuttato nel mondo della moda al Milano Moda Donna nel 1998, conquistando il pubblico con il suo stile contemporaneo e raffinato. ANTEPRIMA continua a trasmettere l’amore per la qualità attraverso ogni creazione, mantenendo viva la passione e l’attenzione ai dettagli fin dall’infanzia di Izumi..

KEI TAKEMURA è nata nel 1975 a Tokyo. Dopo aver conseguito una laurea in Belle Arti e un master in Pittura presso l’Università delle Arti di Tokyo, ha studiato e poi risieduto a Berlino. Attualmente è basata a Takasaki. Takemura presenta principalmente installazioni che incorporano strati di tessuto bianco ricamato su fotografie e disegni. Il talento straordinario di Kei Takemura si manifesta nel suo meticoloso lavoro di ricamo artigianale dedicato, che conferisce nuova vita a queste carte cariche di storia. Il risultato finale è una fusione armoniosa tra tradizione e arte contemporanea.

Giovani e liberi attraverso gli occhi di Pierpaolo Piccioli: dopo 25 anni il designer lascia la maison Valentino

Giovani e liberi attraverso gli occhi di Pierpaolo Piccioli: dopo 25 anni il designer lascia la maison Valentino

Dopo circa 25 anni di collaborazione, Pier Paolo Piccioli lascia la maison Valentino.  Un’esperienza iniziata nel 1999 quando il designer è approdato alla casa di moda fondata da Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti. Inizialmente con l’incarico di realizzare la linea gioielli, passa poi alla direzione creativa del brand, prima in coppia con Maria Grazia Chiuri e infine nel 2008 da solista. Il contatto prolungato con l’artigianato italiano di questo lungo excursus gli ha permesso di apprendere quel ‘savoir faire che è alla base del mestiere di un designer’.

Pierpaolo Piccioli

Carattere poco avvezzo ai lati commerciali del settore, ritiene che ‘non si ha bisogno di nuovi oggetti, ma di sogni ed emozioni‘. Nel momento in cui scopre attraverso i grandi fotografi, come David Bailey, il potere narrativo della moda, decide di voler intraprendere la carriera come designer. La capacità che apprezza maggiormente di questi artisti è quella di saper raccontare le persone e coglierne la bellezza, ‘che non risiede negli attributi fisici ma in una grazia intrinseca‘. La realizzazione della sua prima collezione infatti non parte da un’idea di vestito, ma di bellezza. E il contrasto è palese visto che la moda è effimera mentre la bellezza è eterna.

Ma è la tensione del contrasto stesso, come nei due poli opposti di una pila, a creare l’energia che rende accattivanti le sua creazioni. La stessa tensione che si manifesta ad esempio nel dover conciliare il suo motto no rules is my rule con la tradizione ben consolidata della maison. In quest’ultimo caso Piccioli risolve l’apparente paradosso sostenendo che ‘non esiste innovazione senza conoscenza del passato e il limite stesso dà la possibilità di pensare a come superarlo‘.

La tendenza alla sovversione di un sistema consolidato, utilizzando la tradizione stessa, emerge da alcune delle sue collezioni più iconiche. E nel processo di cambiamento ritiene particolarmente fertili i momenti di transizione, quando menti libere possono dire qualcosa di nuovo e ‘mostrare il sentiero del futuro‘. Una delle collezioni manifesto di questa poetica della transizione come periodo di fertilità è la sua prima sfilata in solo per la la ss2017. 

In quell’occasione Piccioli unì all’arte rinascimentale le stampe fatte a mano della stilista Zandra Rodhes. È con quest’ultima infatti che sono stati realizzati gli abiti diafani con temi che richiamavano l’opera di Hieronymus Bosch The Garden of Earthly Delights. 

Un’altra sfida abbracciata dal designer è stata inoltre quella di modellare il significato che solitamente viene attribuito ai colori. ‘I colori sono in definitiva parte del messaggio che vuoi trasmettere‘, e in una sua celebre collezione ha voluto stravolgere in particolare il significato del pink. La fall-winter 2022-23 ha infatti reso il colore signature del brand con la collaborazione di Pantone: nasce così il PP Pink, un rosa super saturo che poco ha dei tratti dolci e femminili attribuiti solitamente a questa tonalità.

La stessa carica innovativa caratterizza la sfilata Black Tie, applicata ad un classico indumento corporate maschile. L’idea della sfilata gli è arrivata guardando la figlia quindicenne scegliere una cravatta dal suo armadio per un outfit serale, rimodellando inconsapevolmente il significato dell’accessorio. La cravatta così diventa simbolo della creatività individuale e non più del potere costrittivo maschile, un modo con il quale fare emergere la propria personalità.

È con collezioni come queste che Piccioli si è aggiudicato premi come il Designer of the Year nel 2022 ed è stato inserito dal Time tra le cento persone più influenti al mondo. Ma soprattuto ha creato un immaginario che ci ha regalato la sua visione, i suoi occhi, per ‘guardarci come lui ci vede’ e come egli stesso si sente, giovane e libero.

Chanel FW 2024-25: omaggio a Claude Lelouch e alla storia iconica della maison

Chanel FW 2024-25: omaggio a Claude Lelouch e alla storia iconica della maison

Già dalla colonna sonora, che riprende la musica di Pierre Barouh, si evince che l’advertising della Fall-Winter 2024-25 di Chanel è ispirato esplicitamente al film Un uomo e una donna del regista francese Claude Lelouch. In particolare è ripresa una delle scene finali (quella della cena), il viaggio in macchina, e le riprese di una serena spiaggia a Deauville

L’atmosfera in cui i due protagonisti sono immersi è infatti proprio quella della cittadina costiera normanna, cara alla maison poiché proprio lì nel 1913 Gabrielle Chanel inaugurò la sua prima boutique di moda, affascinata dal clima bucolico di quel luogo.

Possiamo notare come, attraverso un gioco di richiami, la scena dell’appuntamento dei due amanti, interpretati da Brad Pitt e Penelope Cruz, ben si presta all’esposizione della celebre Flap bag, dal momento che anche nel film, in primo piano, sul tavolo è esposta una borsa nera di forma analoga. 

Le inquadrature del paesaggio balneare che intervallano il dialogo tra i due protagonisti, inoltre, richiamano il legame di Chanel con il mare. È proprio negli anni di Deauville infatti che nasce la marinière, l’iconica maglia a righe orizzontali bianche e blu ispirata a quella dei marinai ed emblema dell’inconfondibile stile chic balneare ideato dalla stilista francese.

In un clima di erotismo raffinato, che ben si addice all’immaginario di Chanel, il cortometraggio aggiunge all’eleganza quel tocco di seduzione emblematico della maison.È in questa danza di allusioni ed eleganza che ad uno Chateaubriand mediamente cotto si sovrappone la calda passione dei corpi a cui si allude nel finale.

Un tributo a Dries van Noten: maestro della moda avant-gard annuncia il ritiro

La mattina del 19 marzo, dopo una carriera di quattro decadi, lo stilista belga Dries van Noten annuncia il suo ritiro come direttore creativo del proprio brand. Infatti quella che sfilerà a Parigi per la ss25 menswear di giugno, sarà la sua ultima collezione. In suo onore ripercorriamo i tratti salienti del percorso artistico e lavorativo di una delle personalità più influenti del mondo della moda avant-gard.

Distintosi come uno dei Sei di Anversa assieme a designer del calibro di Ann Demeulemeester, van Noten dichiara di trarre ispirazione dovunque: da un fiore, un odore, una poesia, un film. E durante la sua carriera lo ha dimostrato attraverso le sue collezioni, che meravigliano per la varietà ed eccletticità delle references. Non a caso nel 2014 è stato uno dei pochi stilisti viventi ad essere esposto nel Musée des Arts Decoratifs di Parigi con una mostra intitolata Inspirations.

È un esempio di questa ricettività poliedrica la Grunge collection (ss 2013), che parte dallo stile tipico di questo genere musicale, come quello dell’iconico vestito floreale indossato da Kurt Cobain ad Amherst nel 1990, per unirsi con le tonalità e colori dei quadri del pittore britannico Lucien Freud.

D’altronde il designer di Anversa ha avuto un legame prediletto con la pittura sin da piccolo. Infatti suo nonno, oltre che sarto, è stato un collezionista d’arte. Questa passione si esprime ad esempio con i capi ispirati ai quadri dell’artista Francis Bacon, realizzati per la fall-winter 2009. Egli stesso ha affermato come non volesse ricreare l’arte del pittore irlandese, ma travasare nei propri lavori le emozioni provate guardando le sue tele. 

Attraverso l’uso di colori e stampe estrosi, unite all’eleganza delle silhouette sartoriali, van Noten  è riuscito a creare un proprio stile iconico che si potrebbe definire avant-gard opulento.

Amante dell’esotico e della contaminazione degli stili, evidenzia quanto sia importante la conoscenza del passato e del diverso, dai quali estrarre le connessioni per realizzare ciò che l’arte gli permette di intuire. E in questo processo creativo assume un ruolo fondamentale l’apprendimento dell’artista. Infatti egli stesso ha dichiarato che ‘Nel momento stesso in cui smetto di imparare qualcosa, allora è meglio che mi fermi, perché la paura più grande che ho è di essere sistematico.’

Dries van Noten ha dimostrato di saper bilanciare gli aspetti più cerebrali della sua personalità con una lucida concretezza: formatosi alla Royal Academy of Fine Arts di Londra e avendo lavorato nella boutique del padre ad Anversa, afferma di non voler vivere nel passato, che pure tanto ama, e di realizzare vestiti per il futuro che non siano solo arte, ma che possano essere acquistati e indossati. 

A proposito di questa concretezza, si è sempre rifiutato di realizzare collezioni haute couture che non potesse vedere esposte nei negozi. Limitatosi ad organizzare quattro sfilate l’anno, van Noten ha sostenuto la necessità di rallentare i ritmi forsennati delle fashion week, rivelandosi anche attento alle tematiche ambientali. Egli stesso ha affermato ‘che la moda è ormai morta, e che in realtà sia un bene perché è di moda ciò che dopo solo sei mesi non lo è più’.

Inoltre, nonostante suoi collaboratori, come il sound director Michel Gaubert, vantino non a torto, il suo spirito di indipendenza, van Noten nel 2018 ha ceduto il suo brand al gruppo spagnolo Puig, rimanendone però direttore creativo e investitore minore. In questo modo ha potuto dedicarsi ad altre passioni nella sua residenza ottocentesca nei pressi di Anversa e, allo stesso tempo, preservare la stabilità economica dei propri dipendenti.

(foto copertina via @Pinterest)

Clarks – Una lettera d’amore ai rave

CLARKS – UNA LETTERA D’AMORE AI RAVE

CLARKS ORIGINALS CELEBRA L’EREDITÀ DELLA SCENA RAVE UNDERGROUND DI MANCHESTER,
IMMERGENDOSI IN UN’ALTRA INFLUENTE SOTTOCULTURA

Clarks è entusiasta di lanciare la nuova campagna per l’estate, “SunsetA Clarks In
Manchester Film”. Soprannominata “A Love Letter to the Rave” (una lettera d’amore alla cultura rave),
è un tributo alle notti inebrianti degli anni Novanta, dentro il club Acid House.
In questa decade rivoluzionaria, la musica rave e i club underground ispirarono un movimento dance mondiale,
e Clarks può affermare con orgoglio che le sue scarpe erano spesso le calzature preferite da questa
generazione di liberi pensatori che amavano ballare tutta la notte.

UN RITORNO AI RAVE
Il filmato, girato dal regista Glenn Kitson, il film segue le serate di due gruppi di giovani: Tony e Rose nel
1991 e Connor e i suoi amici oggi, mentre si dirigono verso quella che potrebbe essere la notte della loro
vita. Il video, della durata di due minuti, fa anche riferimento all’iconica stazione radio Sunset 102, tempio
leggendario della musica elettronica di Manchester.
Nella nuova collezione che accompagna il filmato, l’iconica scarpa Wallabee brilla ancora una volta sotto
luci stroboscopiche. Presentata in tre vivaci modelli, ognuno dei quali è dedicato all’individualità e alla
libertà
, è il modello perfetto per le notti d’estate quando si esce a divertirsi.

RINASCIMENTO RAVE
Lo spirito dell’era rave si esprime nella nuova collezione Clarks attraverso morbidi scamosciati e divertenti effetti grafici,che conferiscono alla scarpa Wallabee un’atmosfera fresca e libera per l’estate.

DAISY COLLECTION In questa stagione, Clarks incarna questo sentimento in un paio di Wallabee floreali da capogiro. In questa versione esclusiva dell’iconico modello Originals, rifinito con due fob, le margherite sono ricamate direttamente sulla tomaia in pelle scamosciata e foderata in microsuede.

SWIRL COLLECTION
Una stampa optical, ispirata alle immagini grafiche dei manifesti psichedelici della scena rave,adorna la tomaia e la soletta di questo modello in pelle scamosciata. I colori vivaci vibrano l’uno con l’altro, creando un movimento simile a una visione allucinogena, mentre un fob speciale ne completa lo stile.

YIN-YANG COLLECTION
Il design con motivo Yin-Yang conferisce a questa scarpa iconica un taglio fresco. I colori terrosi si prestano a uno stile versatile, mentre l’inimitabile suola in crêpe mantiene ogni passo radicato nell’intramontabile DNA Clarks Originals. Per una finitura che rimane ancorata ai dettagli, i distintivi loghi fob arricchiscono ogni paio di scarpe tra cui uno sormontato da una margherita ricamata, che richiama immediatamente atmosfere estive.

LO SPIRITO CONTINUA A VIVERE
A trent’anni dai rave, Clarks crede ancora che la cultura giovanile sia una forza positiva per la società.Durante il periodo di pasqua, il negozio Clarks Originals di Manchester presenterà alcune affascinanti fotografie d’archivio, in collaborazione col Museum of Youth Culture. Questa campagna è un’ode alla cultura rave, che continua a essere apprezzata in tutto il mondo. Ispirata alla Manchester di allora, pronta per le feste di oggi.

Guardiani FW24: la Sneaker Wen ha il volto del nuotatore olimpionico Filippo Magnini

Celebre nuotatore italiano, campione mondiale ed europeo, bronzo olimpico ad Atene, oggi personaggio dello show business e imprenditore nell’ambito del benessere, Filippo Magnini è il nuovo testimonial di Guardiani per la nuova collezione FW24. Uomo dall’anima poliedrica, sempre pronto ad affrontare con grinta la vita in ogni suo aspetto, incarna tutti i valori che da sempre contraddistinguono il brand e il suo prodotto di punta, WEN, la sneaker best seller di Guardiani dal DNA sport-fashion, protagonista anche della collezione fw24 presentata al Micam.


 
“Abbiamo scelto Filippo Magnini come protagonista della prossima campagna pubblicitaria di Guardiani per l’Autunno Inverno 2024-25, perché riflette perfettamente l’attitude dinamica e lifestyle del brand e della nostra iconica sneaker Wen, che sarà oggetto della campagna. Una sneaker dalla silhouette retrò, versatile e leggerissima pensata per uomini come lui, sempre in movimento ma con un preciso gusto estetico, in perfetto equilibrio tra stile e funzionalità” sottolinea Rubina Guardiani, Responsabile Comunicazione Guardiani.

Le sneakers Wen presentate alla 97esima edizione di Micam, giocano con l’eleganza di una palette classy alternandola con stile a toni più accesi e di tendenza, frutto della continua e approfondita ricerca stilistica del marchio.


 
“Il brand Guardiani appartiene alla società BLUMORE SRL e dal 2020 è prodotto e distribuito dal gruppo Zeis Excelsa. Fino ad oggi la strategia distributiva si è focalizzata sul mercato italiano, a partire dalla prossima stagione prevediamo una maggior espansione all’estero” conclude Massimiliano Rossi, Direttore Generale Zeis Excelsa.

Tra vita e immaginario: il santuario creativo di Rick Owens a Concordia sulla Secchia

Tra vita e immaginario: il santuario creativo di Rick Owens a Concordia sulla Secchia

In un’intervista rilasciata per Vogue Grecia, il designer americano Rick Owens ha sostenuto che il suo obiettivo in quanto artista fosse quello di esprimersi attraverso creazioni che possedessero una componente narrativa e poetica, in grado di invadere lo spazio attraverso l’esagerazione.

Nelle sue collezioni questo spirito di magnificenza ed eccesso si manifesta attraverso l’alterazione e deformazione delle fisionomie dei suoi capi, e nelle location solenni che richiamano templi classici. L’immaginario del designer americano però non si riconosce solo nel suo brand, ma sembra essere un’ aura che pervade più aspetti della sua vita. Egli stesso ha affermato di credere nell’invenzione del proprio sé più che nel potere ineluttabile del destino, ed è con il suo stile di vita che ha inventato la propria estetica personale distintiva, immergendovisi.

Di questo immaginario ben definito e riconoscibile che esula dal mondo della moda, è testimonianza l’abitazione nel comune italiano di Concordia sulla Secchia in Emilia-Romagna. La struttura si trova accanto alla fabbrica del brand Rick Owens ed è considerata dal designer il luogo prediletto per la creazione delle sue collezioni. A testimonianza di ambiente riservato alla creatività, si può citare la presenza di una stanza con pareti di marmo travertino realizzata sul modello di una caverna, quasi a ricreare l’archetipo di un utero materno dal quale partorire nuove idee.

Oltre ad essere dedicato a momenti di creatività, l’abitazione è anche associata a periodi di disciplina e allenamento. Se in un senso pratico ciò è testimoniato dalla presenza di una grande palestra che occupa buona parte dell’appartamento, il minimalismo generale con l’assenza quasi totale di decorazioni riporta il valore ideale di questa severità. Rick Owens stesso si definisce più un eliminatore che un collezionista. La sua intenzione è ricreare un ambiente monastico utilizzando alcuni elementi distintivi come le rigide sedie di legno realizzate dall’artista futurista Giacomo Balla che ricordano, usando le parole del designer stesso, i banchi di una chiesa.

Rick Owens vive per periodi intermittenti in questa abitazione da circa vent’anni, eppure sostiene di non aver mai voluto far ridipingere i banchi del suo ufficio per conservare un senso di memoria, attraverso segni di matite sui tavoli, o piante lasciate crescere selvaggiamente sulla veranda.

Questo richiamo a realtà passate è alla base della sua estetica, che egli stesso definisce retro-futuristica e che combina materiali atavici con forme contemporanee, della quale sono emblema i vasi geometrici di bronzo e cristalli di roccia.

Accanto all’attrazione per il passato, è inoltre pervasiva la presenza della morte. A questo proposito il designer dichiara di essere stato affascinato dalle salme presenti nelle chiese italiane. Egli stesso possiede un teschio umano esposto all’interno della casa e acquistato all’asta, che funge da memento mori, promemoria della vacua vanità.

Legato alla morte e alla memoria, un sarcofago chiamato Liza è sicuramente quello che il designer definisce il suo oggetto preferito. Egli racconta come lo abbia scelto in particolare poiché diverso dalla maggioranza dei sarcofagi, che generalmente sono colorati e non riportano i segni del tempo.

La presenza del sarcofago richiama un altro tema frequente nella sua estetica, ovvero quello dell’esotismo. Emblematica è la collezione di piume di galli Onogadori, allevati nel diciasettesimo secolo in Giappone, posizionata su di una parete dell’ ufficio, e che aumenta tramite acquisti e contatti con fattorie nipponiche. 

In un’intervista tenuta dalla giornalista Sofia Tchklonia, Rick Owens ha dichiarato che “l’indifferenza è un forte elemento di seduzione“. Un’indifferenza intesa come essere flamboyant rifiutando però la bellezza classica. A tal proposito dichiara che il “voler attirare l’attenzione può essere una forma di aggressività o di gioco” e che lui nel processo creativo intende comprendere entrambi questi aspetti. Infatti se molti degli oggetti citati possono facilmente apparire sinistri e in un certo senso aggressivi nella loro esuberanza, comprendono allo stesso tempo la dimensione giocosa del processo creativo, che consiste nell’invenzione del proprio sé e del suo immaginario, come fosse esso stesso un’opera d’arte.



(fonti immagini Tumblr, 10magazine, Pinterest, foto cover J.Teller)