Alberta Ferretti, il matrimonio tra arte e moda

ALBERTA FERRETTI COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 2016/17

 

Arte e Moda vivono da sempre un legame indissolubile; ed è all’arte che la collezione moda donna di Alberta Ferretti Autunno/Inverno 16/17 si ispira.

Dai ruscelli del pittore John Everett Millais, dove si svolge il dramma della povera Ophelia, ai romantici paesaggi della pittura nipponica, dove fiori e uccelli creano una perfetta armonia di colori e forme.

 – C’è un salice che cresce storto sul ruscello e specchia le sue foglie canute nella vitrea corrente; laggiù lei [Ofelia] intrecciava ghirlande fantastiche di ranuncoli, di ortiche, di margherite, e lunghi fiori color porpora cui i pastori sboccati danno un nome più indecente, ma che le nostre illibate fanciulle chiamano dita di morto.
Lì, sui rami pendenti mentre s’arrampicava per appendere le sue coroncine, un ramoscello maligno si spezzò, e giù caddero i suoi verdi trofei e lei stessa nel piangente ruscello.
Le sue vesti si gonfiarono, e come una sirena per un poco la sorressero, mentre cantava brani di canzoni antiche, come una ignara del suo stesso rischio, o come una creatura nata e formata per quell’elemento. Ma non poté durare a lungo, finché le sue vesti, pesanti dal loro imbeversi, trassero la povera infelice dalle sue melodie alla morte fangosa. – 
(Amleto, Atto IV, scena VII)

sx Alberta Ferretti – dx Ophelia 1851 di John Everett Millais


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Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Chiave di lettura di questa collezione sono il romanticismo e la sensibilità, presentate da indumenti riassunti con tessuti leggeri, che non stringono e non costringono la donna nei movimenti quotidiani.
Gli abiti in crêpe-satin sono modellati dal taglio a sbieco e impreziositi da pizzi, così come i completi in casacca-pantalone.

Gli chemisier in chiffon stampato a fiori sovrapposti da ricami tridimensionali, le jumpsuits in satin bordate con piping a contrasto, gli abiti bustier di lana o cashmere con ricami, creano una moda di carattere, sensuale, che racconta una donna e il suo background creativo.

E’ la libertà di indossare giacche maschili e tailleur, mischiando diverse lunghezze e tessuti e dimenticando in quale ora del giorno ci si trova, come presi da un incantesimo, non riconoscendo più il giorno e la notte. La donna Alberta Ferretti è sicura nel suo prezioso completo pijama, così come negli abiti sottoveste in pizzo.

nature giapponesi – abito bustier Alberta Ferretti con pelliccia


gli abiti di Alberta Ferretti rimandano alle nature nipponiche


Velluti, pizzi e crêpe-satin tra i tessuti della collezione Alberta Ferretti F/W 16/17


Dalle atmosfere preraffaellite al purismo, la collezione F/W 16/17 di Alberta Ferretti dipinge una donna boldiniana, avvolta in abiti in velluto e satin e in cappotti in tweed bouclé lavorato con inserti di pelliccia. Scevra da ogni strutturazione e libera di stupire, con quel tocco di magia, sfilando su mules e stivaletti di velluto, liscio o ricamato, o con totale nonchalance sul tacco a spillo.

sx Alberta Ferretti – dx dipinto di Giovanni Boldini, La dame de Biarritz, 1912


quadro di Giovanni Boldini, Ritratto di Betty Wertheimer – dx Alberta Ferretti


Con uno sfondo in movimento che richiama una natura incontaminata e ovattata, la collezione Alberta Ferretti Autunno/Inverno 2016/17 sfila trionfante alla Milano Moda Donna.
E’ un défilé dove si incontrano i grandi autori della pittura, da Dante Gabriel RossettiJohn Everett Millais, il sigillo di quanto cultura e arte  siano fondamentali per scrivere nel dizionario della moda il nome, in eterno, di una grande rappresentante del genere: Alberta Ferretti.

sx Alberta Ferretti – dx Venus Verticordia di Dante Gabriel Rossetti 1864-8


Alberta Ferretti – dipinto giapponese


Guarda qui tutta la collezione Autunno/Inverno 16/17 Alberta Ferretti: 

 

 



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Il ramen più buono di Milano? Da Casa Ramen !

Dove mangiare il ramen più buono di Milano?

A Casa Ramen, in zona isola. Lo chef Luca Catalfamo ci racconta la sua storia.  

Le dichiarazioni d’amore hanno forme e sapori differenti. Il cinema, la settima arte, dichiara per gli occhi attraverso le immagini, la cucina lo fa per soddisfare tutti e cinque i sensi. E’ con la vista che apprezziamo d’impatto un piatto, la sua composizione; con l’olfatto ne possiamo valutare gli odori, che ci riportano magari a lontani ricordi; con il tatto ne confrontiamo le forme, la ruvidezza o le viscosità; con l’udito stimiamo la croccantezza del cibo, lo sfrigolìo dell’olio bollente e infine con il gusto ne stimiamo i sapori.

Luca Catalfamo, chef del ristorante Casa Ramen – che si trova nel centro di Milano in zona Isola – ha fatto la sua dichiarazione d’amore, con un atto di fedeltà …per il ramen!

Casa Ramen è ormai l’indiscusso luogo dove mangiare il ramen più buono di Milano.
In una location che conta 20 coperti totale, arredamento ridotto ai minimi termini, si trova il piatto tipico dello street food giapponese, a base di “tagliatelle stirate a mano” dentro un brodo di carne o pesce insaporito. Ogni località ha la sua ricetta, così che Luca Catalfamo ha deciso di crearne una propria: ha personalizzato il ramen cucinandolo con prodotti italiani, rendendone più delicato il sapore e tenendo alta la bandiera del made in Italy.

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Casa Ramen


Il personale è gentile e preparato e descrive ogni piatto con cura certosina, bandite le prenotazioni che obbligano ad una lunga attesa poi ampiamente ricompensata dalla qualità del cibo e dalle specialità inserite in menu dallo chef – è ora il periodo dei panini al vapore ripieni di kakuni, cipolla in agro, arachidi tostate.

Ogni piatto raggiunge un equilibrio gustativo fatto di contrasti, contrapposizioni dove, poche volte, alcune sensazioni prevaricano su altre – è il caso del Miso on Fire costituito da brodo tonkotsu 100% maiale, mais, cavolo cinese, chashu, bamboo, cipollotto e naruto. Se non avete il palato di una roccia non osate!

I sapori sono sempre decisi e confortevoli, con punte di diamante – è il caso del tiramithe, un dolcetto delizioso al tè verde matcha con lamponi e sesamo nero.

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Miso on Fire


Se per le strade giapponesi si sorseggia il brodo caldo tra una corsa e l’altra al lavoro, qui a Casa Ramen potrete sedervi comodamente sul lungo tavolo al lato della sala e fare conversazione con gli ospiti – non è raro trovare una forte percentuale di asiatici, sostenitori del ristorante.

Come in Tampopo, pellicola cinematografica di Jûzô Itami, Luca Catalfamo fa rifiorire un locale che era ormai in disuso da oltre un anno, trovato quasi per caso in zona Isola – e anche qui la protagonista è la squisita “minestra di spaghetti” – il ramen. Ci racconta la sua storia:

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Casa Ramen si trova in via Luigi Porro Lambertenghi, 25 a Milano- zona Isola


Quando è stata la prima volta in cui hai assaggiato il ramen?

Sette anni fa, prima di allora non sapevo dell’esistenza del ramen.
Mi trovavo a New York, dove lavoravo, ero stanco e solo, camminando vidi una lunga fila fuori da Ippudo, un famoso e riconsociuto ristorante di ramen della Grande Mela. Dopo mezz’ora di attesa avevo di fronte la mia minestra calda di spaghetti, l’odore di uova, la consistenza della carne … e mi sono subito sentito a casa. Da allora è iniziata la mia ricerca ossessiva sulla ricetta del ramen.
Sono arrivato ad assaggiarne anche cinque al giorno, viaggiando tra Londra, Sidney e Giappone. Ma è a Londra che ho avuto i primi contatti con le tecniche e i segreti del piatto, perchè i proprietari del ristorante dove lavoravo erano giapponesi.

La sintesi del tuo ramen?

E’ l’insieme delle varianti assaggiate in tutto il mondo.
Tonkotsu è il brodo che più mi soddisfaceva (brodo fatto con ossa e carne di maiale cotte a lungo, servito con zenzero sotto aceto) e ho cercato di replicarlo, ma dal primo giorno di apertura ad oggi, il gusto è cambiato, tra fallimenti e sperimentazioni.

Direi grandi soddisfazioni, visto che hai aperto un ristorante anche in Giappone.

Grandi soddisfazioni, nel maggio dell’anno scorso sono stato invitato dal Museo del Ramen di Shin-Yokohama ad aprire un nuovo ristorante. E’ sempre stimolante poter parlare con dei maestri del ramen!

Quando nasce la passione per la cucina?

Ho i genitori siciliani, quindi per tradizione la domenica è sempre stata la giornata delle grandi abbuffate. Le preparazioni dei piatti richiedevano tempo, ricordo quand’ero piccolo aiutavo mia madre o mia nonna in piccole faccende, girare la besciamella, tagliare la pasta, sbattere le uova …sono gesti tornati alla memoria solo ora, perchè li vivo quotidianamente.

Il piatto della tua infanzia?

La pasta con le melanzane.

Da cliente, qual è il tuo ristorante tipo?

Un posto non troppo formale, mi piace sentirmi a mio agio, ritrovare il gusto e la semplicità nel piatto, evitando il minimalismo. L’educazione in sala è fondamentale ma senza pressione. Mi piace l’atmosfera di respiro internazionale, piatti originali, eclettici e la sensazione di stare a casa.

Progetti futuri?

Una nuova sfida personale: l’apertura di un ristorante a Milano legato alla cucina asiatica, rimanendo fedeli alla zona ma più spazioso, dove  poter ampliare il menu; ovviamente il ramen, il mio primo amore, non mancherà!

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Ramen


Casa Ramen oggi vanta una clientela internazionale, con un picco di 60% asiatica nella stagione estiva, persone abituate a mangiare zuppe calde anche a temperature alte – le varianti estive proposte dalla casa sono senza brodo.

Nella grande affluenza di pubblico, tra l’impiegato milanese e la ragazza alla moda, sempre più spesso curiosi e addetti al settore si fiondano nella ciotola alla ricerca del tanto decantato ramen. Tra questi, un ipotetico Anton Ego – il cinico critico gastronomico di Ratatouille – potrebbe arrivare con l’intento di rovinare la piazza, ma sono sicura, anzi ne sono certa – che ritroverà quei sapori e quegli odori in grado di regalargli ricordi sopìti, quelli della dimenticata e innocente infanzia.
Casa Ramen conquista proprio tutti !

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Luca Catalfamo, lo chef di Casa Ramen


(testo e foto di Miriam De Nicolo’)

Tutto sulla vita di Alex Belli, uno degli uomini più belli d’Italia

Conosciuto al grande pubblico come protagonista di Cento Vetrine, naufrago all’Isola dei famosi e ballerino a Ballando con le stelle, non tutti conoscono la vera storia di Alex Belli.

Di Alex Belli si ha quel tipo di ritratto dei personaggi di una soap opera: bello e impossibile.

A vederlo non fa una piega, è bello da irritare, gentile, ma il lato dominante è la voce: baritonale, voluminosa, chiara, disinvolta – una di quelle voci che vorresti ti svegliasse al mattino.

Nell’ appartamento milanese, la sua casa/studio, mi offre un caffè come farebbe sul palco di un teatro – è interessante questo spirito shakespeariano, portamento di marmo da uomo consunto e con la faccia acqua e sapone.

Bevo il mio caffè già zuccherato (è premuroso e veggente) mentre Alex, lasciando cascare la gravità di quella voce tremendamente sexy a terra, si accompagna leggero al pianoforte suonando Satie. Con disinvoltura, facendo trotterellare le dita sui tasti, prima bianchi poi neri, una passione musicale che arriva dal Conservatorio, dove ha studiato per 5 anni.

Satie, tra i miei compositori preferiti, nella stanza del personaggio più gossippato degli ultimi tempi.

Alex Belli indossa un completo smoking con trama damascata Corneliani


Quando la televisione, il mezzo di comunicazione più potente, ti affibbia un ruolo, te lo appiccica talmente bene addosso che è difficile staccarsene, ne rimangono la colla, gli angoli. E allora ti presenti davanti al signor Tal dei Tali e ti aspetti un bel ragazzo, possibilmente stupido e non un uomo dai mille interessi e dalle infinite capacità. Perchè si sa un modello deve essere assolutamente bello ma non è necessario che sappia esprimersi – ci si aspetta che la velina sposi il calciatore e così via. E invece Alex spiazza tutti ! Durante la carriera di modello ( e ricordiamolo ha sfilato per Giorgio Armani e per le più importanti case di moda) non tralascia il suo amore per la musica – si specializza all’Accademia Lirica del Teatro Regio di Parma e si applica su chitarra, batteria, basso.

Completo kimono dal richiamo marino La Perla – Camicia in popeline nera Corneliani


E coltiva l’interesse per la fotografia, prima facendo da assistente ai maestri che lo hanno ritratto, poi in maniera attiva da autodidatta – scatta nel suo studio, gli amici, i colleghi e non ultima Katarina Raniakova, sua moglie. Perchè a differenza di Francesca Woodman – che si lamentava di non avere sempre modelli a disposizione nei momenti di massima ispirazione, – Alex Belli ce l’ha in casa, e condivide con Katarina anche i momenti di lavoro.

Alex Belli indossa un completo smoking bicolor Canali


La loro è una storia pubblica che ha “allungato il brodo” a molti giornali, pettegolezzi che niente hanno di diverso dalle normali vicende matrimoniali – discussioni, tradimenti, riappacificazioni. Lontani dalle telecamere sono complici, flirtano come adolescenti (Katarina è appena tornata da un lungo viaggio) mentre li fotografo per il servizio di moda.

A sx Completo kimono dal richiamo marino La Perla, camicia in popeline nera Corneliani – dx completo smoking con trama damascata Corneliani


Katarina scruta gli ospiti con gelosia felina, in silenzio, affilandosi le unghie – e si dimostra essere un’ottima padrona di casa, cordiale, socievole, allegra. E’ lei a raccontarsi più volentieri, con naturalezza, la passione per la cucina, le cene infinite a casa Belli, l’impossibilità di immaginare una vita senza di lui. Credo sia lei la roccia tra i due Belli.

A sx completo smoking con trama damascata Corneliani – dx Completo kimono dal richiamo marino La Perla, camicia in popeline nera Corneliani


In letteratura, in musica, in storia, quello che mi ha sempre colpito è il “dietro le quinte” – chi era Mozart quando ha composto il Requiem ? Che donna era la regina Vittoria quando regnò nel periodo più florido d’Inghilterra?

Una bella scoperta Alex Belli, contraria alla follia apparente e rumorosa delle masse.

A sx Occhiale da sole tondo con lente a specchio Rayban – dx Giacca da camera in seta e pantaloni in cupro La Perla


Photographer: Miriam De Nicolo’ 

Styling:  Alessia Caliendo

Make up: Paolo Sfarra 

Styling assistant: Caterina Ceciliani / Rebecca Zola

Location: AXB Studio

Cividini sposa l’imperfezione – Milano Fashion Week 2016

SFILATA CIVIDINI ALLA MILANO FASHION WEEK 2016 

COLLEZIONE AUTUNNO-INVERNO 16/17 

 

Uno dei cantautori più famosi della storia cita: “C’è una crepa in ogni cosa. E’ da lì che entra la luce.
Si tratta di Leonard Cohen, che esalta l’imperfezione come forma di bellezza.

Imperfetta anche la collezione Cividini F/W 2016/17, che calca il concetto con un mood minimale, scarno, ma non privo di dettagli.

In un periodo storico dove il prototipo di bellezza non vuole più modelle magre ma curvy, anche la moda stravolge i suoi canoni: niente più abiti fascianti, no a sexy trasparenze, via libera alla comodità, alla morbidezza, all’antico scopo del vestirsi, che è quello di coprirsi.

Copertura a strati per la collezione Cividini Autunno Inverno 2016/17, sovrapposizioni di capi e tessuti diversi, il maschile si mescola al femminile, gli accessori si riducono ai minimi termini e diventano indispensabili.

Le frivolezze sono bandite, rimane l’essenza!

Guarda qui la collezione Autunno Inverno 16/17 di Cividini: 



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JF LONDON SEGUE L’ISTINTO BDSM

Sfilata Aigner Autunno Inverno 16/17 alla Milano fashion week

SFILATA AIGNER AUTUNNO-INVERNO 2016-17

Regina delle nevi, madre della natura, la donna Aigner si copre dei colori della dea Terra.
Dai grigi al bianco ghiaccio, dai tortora fino al verde più intenso, la collezione Aigner Fall Winter 16/17 viaggia nei luoghi incontaminati del globo: montagne innevate, paesaggi ghiacciati, boschi e foreste attraversate da corsi d’acqua sono d’ispirazione a Christian Beck, direttore creativo della maison.



I grafismi ricordano l’intersecarsi di rami su sfondi paesaggistici, le pellicce dominano come dettaglio per impreziosire il look, le sagome sono a clessidra, un omaggio al tempo, da dimenticare…

Le forme sono comode e morbide così come i tessuti – dalla pelle scamosciata e flanella, alla lana cotta e pizzi lavorati.

Esclusivamente lavorati a mano, i ricami paillettes realizzati in Svizzera – oltre al visone patchwork, capolavoro della collezione Aigner.



Grande attenzione al dettaglio alla sfilata Aigner Fall Winter 2016/17: dal make up grunge anni ’90, al tacco scultura in pietra, fino al pezzo esclusivo – la Tonda bag.

Una borsa dalla moderna forma circolare con l’apertura a scatto, disponibile nella versione oro, nero e pelliccia.

 

Musica: Enia – Adiemus

Luogo: Alpi Svizzere



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Guarda qui l’intera collezione Wigner F/W 2016/17:



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Scarpe e accessori di rimando sadomaso, una collezione dal carattere strong quella di JF LONDON alla Milano Fashion Week 2016

Nel 2008, Madonna ci stupisce con un’altra delle sue “trasgressioni” e si esibisce sul palco crocifissa su un’enorme croce di Swarovski con tanto di corona di spine. Tutti gridano alla “blasfemia” e forse lei ottiene il risultato desiderato. Negli anni sono stati in tanti, tra cantanti e performers, a copiare quel tipo di show, ma sempre con scarsi risultati, perché brutte copie di un’originale.

Oggi croci e crocifissioni non destano così tanto scalpore e si vedono sfilare in passerella durante la settimana della moda – fa capolino anche nella collezione di JF LONDON, brand che già ha fatto parlare di sé per la sua originalità e per la sua “voce fuori dal coro”.

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sx Madonna in una esibizione del 2008 – dx collezione JF LONDON


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Madonna fotografata da Mert & Marcus


L’elemento sadomaso ha radici ben più profonde, tema di romanzi e pellicole storiche, in Histoir d’O una giovanissima Corinne Clery accetta di subire ogni sorta di rituale sadomasochistico in nome di un amore incondizionato e subisce numerose flagellazioni.

Osservando la collezione donna JF LONDON è impossibile non ripercorrere certe strade, i sandali si impreziosiscono di corde rosse che legano la gamba come facevano gli schiavi nell’antica Roma, gli stivali in pelle sono un intersecarsi di lacci e cinghie, le décolleté sfoggiano una ball gag rosso fuoco.

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sx Crepax – dx stivale JF LONDON


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sx scene tratte dal film Histoire d’O – dx scarpa JF London


Per le meno audaci, JF LONDON pensa a una serie che gioca sui contrasti: l’oro e il bordeaux si sposano sui sandali, contrasti anche nei materiali – e li accosta agli accessori, delle small bag con catenelle, dove non poteva mancare l’elemento firma della collezione: un piercing ad anello – il cerchio che tutto chiude e tutto aspetta…

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Madonna in uno scatto di Mert & Marcus – dx sandalo JF LONDON


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gold e bordeaux nella collezione JF LONDON F/W 16/17


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San Andrés alla Milano Moda Donna 2016- l’importanza delle proprie radici

Nel film “La Grande Bellezza“, la Santa, missionaria del terzo mondo diceva: “Le radici sono importanti“; su questo principio si presenta alla settimana della moda milanese, la collezione autunno/inverno 16/17 di San Andrès.

Un tuffo nei colori della comunità “Mazahua”, ricca di fauna e di artigiani che lavorano lana e legno. Grande attenzione all’artigianalità per il cappotto realizzato in lane e mohair ricamati a mano con cristalli Swarovski.

Andrès Caballero – designer del brand – omaggia in questo modo la sua terra, la tradizione e la forza di un popolo che, con i colori, combatte la difficoltà di numerose battaglie, come la Difesa dei Diritti Umani e delle Risorse Naturali.

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In passerella, una scenografia variopinta di rosa fucsia, blu elettrici, verdi smeraldo e rossi fuoco – colori decisi e vibranti, che disegnano abiti con ruches femminili, dress in cady e georgette stampate, sexy silhouette impreziosite dai dettagli: dalle calze in pizzo ai colli in volpe e visone, dalle cinture che esaltano il punto vita agli orecchini in Swarovski per un perfetto outfit Etno-chic.

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Una collezione autunno/inverno 2016/17 che esalta la bellezza di un popolo ben radicato nella propria cultura – San Andrés continua con il fil rouge di chi, oltre al gusto, ci mette cuore.

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Moschino mette in scena il surrealismo – in un mondo decadente di donne bruciate

Pare che dar voce alle fantasie più recondite sia il suo più grande divertimento – è così, con la riconoscibile pungente ironia, che Jeremy Scott mette in scena quello che senza dubbio si può definire lo spettacolo più atteso della Milan Fashion Week 2016 – la sfilata di Moschino!

Un po’ come faceva Lewis Carroll nei suoi libri – Jeremy Scott trasforma l’impossibile in possibile – in un’atmosfera decadente, con arredo pomposo fatto di drappeggi in velluto rosso bruciato, enormi cornici dorate rotte, un ambiente che ricorda il mondo fiabesco di La Bella e La Bestia.

Lo stesso mondo dove tutto è animato, dai candelabri ai lampadari, presenza ingombrante in passerella e applaudita a tappeto.

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un grande lampadario di cristalli Swarovski caduto dal soffitto si trasforma in abito da ballo


 

La donna Moschino veste una moda ribelle, di carattere, una donna che ricorda, negli abiti, una Miss Havisham in “Grandi Speranze” (interpretata dalla musa e moglie di Tim Burton, Helena Bonham Carter) – una sposa che prende fuoco accidentalmente.

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sx Moschino – dx Miss Havisham in Grandi Speranze 


Il chiodo di pelle, must have della collezione F/W 16/17 è reinterpretato in chiave pop rock, così anche gli abiti dove catene ricreano la struttura di uno scheletro – una donna surreale che indossa cappelli alla Schiaparelli e orecchini-sigaretta. Il surreale diventa il mondo in cui viviamo – ed è fatto di fuocofiamme e…donne!

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elementi surrealisti alla sfilata di Moschino


Guarda qui tutte le foto della sfilata Moschino F/W 2016/17: 

Look of the day – lo stile vittoriano

Sulle passerelle, da due anni a questa parte, è tornato di moda lo stile vittoriano.

Pizzi, merletti, balze, fiocchi, ricami, intarsi – tutto il romanticismo eccentrico dell’arte vittoriana.

Dalla pittura alla fotografia, dalla letteratura alla moda, l’epoca vittoriana ha un’eco che arriva fino ai giorni nostri.

Dante Gabriel Rossetti, pittore e poeta britannico, fu tra i fondatori del movimento preraffaellita, dove le opere si mescolano in scene simboliste e romantiche, fatte di donne dalle lunghe e ondose chiome (come volevano le regole dell’epoca che proibiva alle fanciulle di tagliarsi i capelli e di scioglierli solo nell’intimità del letto coniugale).

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A sea spell – Dante Gabriel Rossetti -1877


Evelyn Nesbit fu la prima donna di fine 800 comparsa in una fotografia con i capelli sciolti e non coperti dal cappellino che si richiedeva all’epoca – usanza ancora in voga nella famiglia reale di Inghilterra durante le presentazioni ufficiali.

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Evelyn Nesbit


La fortunata letteratura e fotografia vittoriana di Lewis Carroll rivelò tutta la sua filosofia personale, centrata su un’ideale di bellezza puro, incontaminato, di perfezione morale estetica e fisica; per questo motivo i soggetti dei suoi ritratti erano prevalentemente bambine. La sua prediletta fu Alice Liddell, musa ispiratrice de “Alice ne paese delle meraviglie“.

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Uno dei ritratti fotografici di Lewis Carroll


Gli abiti del periodo vittoriano sono lunghi, coprono le caviglie, sono carichi di ricami e bianco candido così come lo deve essere la pelle delle donne, mai baciata dal sole (l’abbronzatura è destinata ai braccianti, ai lavoratori della terra, quindi alla popolazione povera).

Per rendere più moderno l’outfit si sdrammatizza con dei cuissard in vernice nera – dettaglio rock –  o con fiocchi morbidi al collo così come propone Philosophy alla Milano Fashion Week per la collezione Autunno Inverno 2016/17.



La donna guerriera di Mario Dice alla Milano Fashion Week 2016

MARIO DICE COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 2016/17

 

Da sempre la forza, la combattività, la tenacia, sono associate – per ragioni fisiche – al sesso maschile.

Esiste però in Giappone un gruppo di donne ammesse a partecipare alla guerra accanto ai loro uomini – è la storica leggenda del ROUSHI-GUN.

Mario Dice si rifà a questo genere di donna, presentando per la collezione autunno/inverno 2016/17 una linea grintosa con dettagli japan e maschili, a partire dal reggicalze da uomo, apparso in passerella nel 2009 tra le proposte di John Galliano.

sx Mario Dice – dx John Galliano 2009


 

Sovrapposizioni di forme e tessuti danno vita ad un gioco di origami, incroci, trame a effetto tridimensionale che richiamano la tradizione e il mistero del magico continente.

Stampe effetto tattoo indelebili sui long dress e sugli abiti da cocktail, come segno di riconoscimento di una donna che non teme le sofferenze e i pregiudizi tra i sessi – combattiva fino in fondo la donna Mario Dice sfila con sicurezza sia in pantaloni che nella leggerezza della seta e dei pizzi ricamati.

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giochi di origami alla sfilata Mario Dice


 

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tridimensionalità per gli abiti della collezione fw 16/17


 

I colori sono decisi e variano dal blu al rosso, dal giada al nero intenso. Una collezione che sfodera tutta la forza di volontà di Mario Dice – La forza di volontà che attraversa anche le rocce (proverbio giapponese).

 

Guarda qui la collezione autunno/inverno 2016/17 di Mario Dice: 

Simonetta Ravizza collezione autunno inverno 16/17

Da sempre la pelliccia ha una valenza di potere, lustro e supremazia.
Indossata nei secoli sia da uomini che da donne, la pelliccia ha ricoperto diversi ruoli – a partire da quello regale degli imperatori fino ai nouveaux riches dei giorni nostri.

La storia racconta di numerosi uomini amanti delle pellicce: Napoleone, Il Re Sole, Enrico VIII, Rockefeller, Gabriele D’Annunzio

Oggi la pelliccia rimane indumento di seduzione e vanità – Simonetta Ravizza continua a regalarne alle donne diverse varianti.

Alla Milano fashion week 2016 ha sfilato con la collezione autunno/inverno 16/17 insieme alla nuova proposta di borse: dalla clutch alla san-bag rigorosamente hand-made e dai preziosi intarsi.

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sx pelliccia Simonetta Ravizza – dx dipinto di El Greco Dominio Theotokopoulos – A Lady in a Fur


 

Presenti nella collezione i capi in montone dalle nuove linee e dettagli in contrasto: dal caban taglio maschile al maxi cappotto dagli ampi rever, fino al biker jacket.

Sexy e selvaggia come una “Venus in fur“, la donna Ravizza indossa con disinvoltura il visone, lo zibellino, le volpi rosse e argentate – abbinate a sete, cashmire, per un look fluido e leggero che ne esaltano la naturalezza e l’esclusività.

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scena tratta dal film “Venus in fur” di Polanski – dx Simonetta Ravizza


 

Mantenendo la classicità della tradizione, Simonetta Ravizza inserisce l’eccellenza delle finiture sartoriali mixando peli, creando patchwork e maxi polsi e martingale.

I cappotti sono maxi vestaglie dalle cinture bicolore, le giacche si volumizzano, i gilet policromi si abbinano ai bianchi e alle intramontabili tonalità chiare.

 

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Simonetta Ravizza – il romanzo “Venere in pelliccia”


 

La pelliccia mette la donna Ravizza al centro della scena, una donna elegante ma al contempo naturale, che ritrova con questo capo la sicurezza felina.

Guarda tutta la collezione Simonetta Ravizza F/W 16/17: