Fashion trends Primavera/Estate 2016: il tè nel deserto

I fashion trends per la Primavera/Estate 2016 prevedono una full immersion nelle atmosfere coloniali di un viaggio nel deserto. Le tendenze per la stagione primaverile del 2016 parlano chiaro: il viaggio diviene ispirazione centrale per uno stile esotico e ricco di suggestioni. Il mistero di tradizioni millenarie, il fascino dei tramonti, i colori della sabbia, per un tè nel deserto da sorseggiare in un’oasi di lusso, nella comodità di sete preziose: la donna protagonista delle passerelle per la Primavera/Estate 2016 sembra uscita dall’omonimo film di Bernardo Bertolucci. La luce del deserto, così particolare, viene traslata su capi dalle suggestioni coloniali.

Un viaggio in Africa, partendo da Tangeri, alla scoperta delle popolazioni tuareg e di culti arcaici e tradizioni pagane: la donna immaginata dagli stilisti è un’indomita esploratrice, curiosa, proiettata verso l’altro, il diverso, di cui abbraccia i riti, in un dialogo che si traduce in rispetto e vera fratellanza universale. Non una semplice turista ma una studiosa, alla scoperta delle meraviglie del deserto del Sahara, la viaggiatrice di lusso predilige il comfort di capi semplici ma ricchi di fascino.

I caftani dominano le tendenze, stampati o in colori neutri: tanti sono i designer le cui collezioni hanno visto una riscoperta di questo antichissimo capo, che ora diviene passepartout: da Valentino ad Alberta Ferretti il caftano acquista nuova vita per divenire uno dei must have incontrastati di stagione, da indossare sia in colori caldi e scuri, sia in stampe coloratissime, come visto sulla passerella di Dolce & Gabbana e Stella Jean.

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Ispirazione tuareg per la moda Primavera/Estate 2016 (Foto di Kent Johnson)
Bo Don ritratta da Danilo Hess per Elle Mexico, marzo 2016
Bo Don ritratta da Danilo Hess per Elle Mexico, marzo 2016

Laura Julie ritratta da Camilla Akrans per Harper's Bazaar US, marzo 2016
Laura Julie ritratta da Camilla Akrans per Harper’s Bazaar US, marzo 2016


Altro capo basic che diviene fashion trend di stagione è la sahariana: anche questo è un capo dalla storia antica e dalle suggestioni coloniali. Sahariane di lusso hanno caratterizzato la passerella di Versace, Barbara Bui e molti altri designer, come Ralph Lauren, che propone una viaggiatrice minimal-chic nei toni di un bianco splendente.

Mood tribale per Balmain, che propone un look per una regina del deserto, tra suggestioni oniriche che rimandano a sacrifici propiziatori e riti vodoo. Inserti e decorazioni tribali anche da Valentino, tra piume e rappresentazioni dei culti dei popoli locali. Elisabetta Franchi porta in passerella una dea indigena in armature con listini e sandali da gladiatore. Stampe afro viste anche da Cividini e, ancora una volta, da Valentino.


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Salvatore Ferragamo punta sulla leggerezza di maxigonne che uniscono comfort e stile, per una viaggiatrice che non teme la propria femminilità. Stesse atmosfere viste anche da Hermès, con sontuosi rimandi al Vicino Oriente. Da Blugirl ispirazioni coloniali declinate in chiave iperfemminile, tra maxigonne e sahariane. Stesse atmosfere sulla passerella di Erika Cavallini. La Primavera/Estate 2016 di Trussardi è un tripudio di suggestioni orientali: la via della seta sembra rivivere in una collezione che trae spunto dal Milione di Marco Polo, tra capi dalle proporzioni over e la magia di stoffe pregiate che profumano di popoli e culture lontane. Piglio più moderno da Michael Kors, la cui donna non teme il piglio aggressive di capi in pelle dalle suggestioni tribal.

Maryna Linchuk per Vogue Japan, febbraio 2016, foto di Giampaolo Sgura e styling di Giovanna Battaglia
Maryna Linchuk per Vogue Japan, febbraio 2016, foto di Giampaolo Sgura e styling di Giovanna Battaglia
Toni Garrn ritratta da Emma Tempest per L'Express Styles', febbraio 2016
Toni Garrn ritratta da Emma Tempest per L’Express Styles’, febbraio 2016

Nadja Bender in 'La Rosa Del Desierto', Vogue Spain, marzo 2015
Nadja Bender in ‘La Rosa Del Desierto’, Vogue Spain, marzo 2015


Da Etro la delicatezza di kimono dalle stampe floreali si mixa al piglio etnico di caftani colorati, che spiccano in una stagione in cui la palette cromatica generale sembra prediligere i toni scuri e le sfumature che vanno dal sabbia all’ocra al bordò. L’Oriente è protagonista delle sfilate di Kenzo e Isabel Marant, declinato nell’eleganza minimale tipica del Sol Levante, mentre da Maison Rabih Kayrouz si attinge ad ardite decostruzioni. Kimono di lusso visti da Jonathan Saunders, mentre la passerella di Alexander McQueen è ricca di giochi altamente scenografici, che rimandano a riti ancestrali e misteriosi.

(Foto cover tratta da Vogue)

La provocazione sfila da Rick Owens

È stata in assoluto la sfilata più discussa e controversa della settimana della moda di Parigi. Ha monopolizzato l’attenzione dei media e ha diviso l’opinione pubblica, tra detrattori convinti ed ammiratori entusiasti. Certo è che in tempi come questi, in cui la spettacolarizzazione è divenuta un valore assoluto da perseguire con tutti i mezzi, la moda sembra essersi adattata a tale meccanismo. Purché se ne parli, sembra essere il mantra dominante; e il confine che separa l’avanguardia artistica dal mero sensazionalismo sembra divenire sempre meno netto.

Dissacrante, alternativa, ermetica, la collezione Primavera/Estate 2016 di Rick Owens è stata protagonista assoluta della fashion week parigina. C’è chi ci ha visto espliciti richiami sessuali, chi non ne ha compreso il significato e chi, semplicemente, ha deciso di godersi lo show, dalle coreografie assolutamente inedite.

Lo stilista statunitense non è nuovo ad audaci provocazioni: lo scorso gennaio fece sfilare uomini fieramente senza slip, destando scalpore, nel segno di quell’unione tra rock e concettuale che da sempre caratterizza il suo stile. Ribelle, anticonformista, Rick Owens è uno che il sistema lo combatte davvero: la sua linea stilistica è talvolta una critica neanche troppo velata nei confronti di certo fashion biz patinato. I lustrini di Los Angeles erano lontani da lui, nella sua infanzia vissuta tra tossicodipendenza e solitudine: da qui la sua moda intellettuale e scandalosa.

Si intitola “Ciclope” la collezione che sfila a Parigi per la Primavera/Estate 2016, e l’ispirazione attinge alla mitologia greca. Una sartorialità decostruita, per capi essenziali e basic. Ma quel che colpisce l’occhio, prima ancora degli outfit che sfilano in passerella, sono le “imbracature umane”: donne che indossano altre donne, per una coreografia forte e provocatoria. Le modelle sfilano a testa in giù, abbarbicate a cavalcioni le une sulle altre. Rigenerazione, solidarietà femminile, fratellanza universale e un pensiero per il grembo materno, a cui si deve la vita: questi sembrano essere i temi dominanti.

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Rick Owens : Runway - Paris Fashion Week Womenswear Spring/Summer 2016

Rick Owens : Runway - Paris Fashion Week Womenswear Spring/Summer 2016

I capi sono essenziali: cappotti dalle linee sartoriali, crop tops, asimmetrie sfilano addosso a modelle che si alternano a ginnaste professioniste. La palette cromatica varia dal grigio al nude, fino al verde e all’arancione. Tra i materiali usati spiccano il nylon, la seta, il cotone e la maglia, alternata alla pelle e al jersey, per interessanti giochi di luce.

Secondo il casting director Angus Munro, Rick Owens è maestro nel raccontare storie che nessun altro vi racconterà: genio del politically uncorrect, il vestito umano sembra essergli stato ispirato da una foto di Annie Leibovitz raffigurante Leigh Bowery, eclettico rappresentante del fashion biz nonché artista concettuale. Non più donne bambole, sembra implorare Owens, ma donne forti capaci di andare oltre le rivalità, in un disegno di fratellanza universale. Il dibattito sulla controversa coreografia resta tuttavia aperto, e sono molti coloro che continuano a chiedersi se se ne sentisse realmente il bisogno.

(Foto copertina Getty Images)


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La moda concettuale di Hussein Chalayan P/E 2016

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Intellettuale, astratta e concettuale la collezione Primavera/Estate 2016 di Hussein Chalayan.

Innovazione e tecnologie all’avanguardia hanno caratterizzato il défilé dello stilista britannico di origine turco-cipriota. Messaggi subliminali e performance dal vivo per una collezione nel pieno segno della tradizione Chalayan.

Appena nominato direttore creativo della linea demi-couture di Vionnet, il designer resta fedele al suo stile, ermetico, altamente concettuale e politicamente orientato, che ora trae nuova vita dall’apporto della tecnologia.

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Lunghezze midi su capi dall’appeal sartoriale, per tagli asimmetrici, decostruzioni e drappeggi su stampe astratte figurative: la palette cromatica è tenue, si va dal rosa chiaro al verde, al giallo, fino ai toni del blu notte e del marrone. Una moda intellettuale quella di Chalayan, e anche socialmente utile, che si unisce ad una sartorialità delicata.

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A metà sfilata il colpo di scena: due modelle in piedi su un podio al centro della passerella vengono inondate d’acqua: quella inaspettata doccia svela sotto i cappottini sottili come carta, dei preziosi abiti da cocktail impreziositi di intarsi e cristalli. Citazioni della sfilata moda uomo P/E 2016 dedicata a Cuba si alternano alla collezione femminile. Lo stilista sembra voler sottolineare il carattere talvolta troppo effimero della moda: la sua sfilata si pone ancora una volta come uno dei momenti più interessanti della settimana della moda di Parigi, per suggestioni impegnate e mai banali.


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Iris van Herpen P/E 2016: la magia del 3D

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Una sfilata-evento quella di Iris van Herpen, nell’ambito della settimana della moda parigina. Scenografia 3D, suggestioni cibernetiche e una performance dal vivo con l’attrice di Game of Thrones Gwendoline Christie come protagonista.

La Primavera/Estate 2016 firmata Iris van Herpen si apre nel segno della tecnologia: un connubio interessante mixa un live show di grande impatto scenografico alla moda per la prossima stagione primaverile.

Suggestiva ed altamente evocativa la passerella: su una piattaforma circolare giace in un sonno profondo la star de Il trono di Spade, mentre braccia robotiche in 3D la vestono, tessendo sul suo corpo un abito circolare dalle intricate geometrie. Il défilé è intitolato Quaquaversal: un nome altisonante, che rende onore alle stampe 3D, che si stagliano su tutte le direzioni.


Proprio come le radici degli alberi che a volte diventano dei ponti, come in India: questa, l’ispirazione alla base della sfilata. Una collezione ispirata alle piante e agli altri organismi viventi capaci di creare architetture, come le intricate trame che i capi che si alternano sulla passerella tessono sul corpo delle modelle.

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Pioniera della tecnologia, Iris van Herpen fa interpretare la sua collezione alla Brienne of Tarth di Game of Thrones: i robot che vestono in diretta la diva sono coperti da un materiale particolare e vengono mossi attraverso dei magneti ideati dal designer Jólan van der Wiel, che ha precedentemente collaborato con Iris Van Herpen nella creazione di capi e scarpe usando la medesima tecnica.

Protagonista assoluto della collezione è il pizzo, declinato in chiave 2.0. Pizzo trasparente con decorazioni di cristalli, delicato come gocce di pioggia, si erge su tuniche senza maniche con cut-out in vista, da indossare sopra gonne plissettate in un argento quasi fiabesco. Diversi tipi di pizzo sono stati usati per creare i capi: un materiale proveniente da Calais ed un tipo di pelle cosparsa da decorazioni in ceramica, firmata Swarovski.

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La palette cromatica indugia sui toni del bianco, tra cui il nude, il grigio, l’argento e i toni del nero. Un mood spaziale per suggestioni futuriste che hanno caratterizzato il défilé. Un connubio riuscito per la designer olandese, non nuova ad eventi di questo genere. Le stampe 3D vengono realizzate con l’ausilio della tecnologia, per capi in cui prevale la tecnica di taglio al laser. Capi in un pizzo argentato che ricorda il lattice e gonne che ondeggiano ad ogni gradino: infine, le scarpe, ankle boots platform realizzate in collaborazione con Finsk. Si chiamano Airborne, e danno l’illusione ottica di donne sospese nell’aria: la passerella è pervasa da un senso di mistero e magia, per un mood surreale che ci svela le meraviglie e il potenziale della tecnologia.


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Emilio Pucci, il principe delle stampe

Louis Vuitton P/E 2016: manga e hi-tech

La collezione Louis Vuitton Primavera/Estate 2016 è un’esplosione di hi-tech. La celebre maison francese si apre al digitale e vede sfilare in passerella un’eroina dei manga: sembra uscita direttamente dal videogioco cult degli adolescenti, “Mine Craft”, la guerriera futuristica che calca la passerella tra luci cibernetiche, giochi di neon e maxischermi.

Alla Fondazione Louis Vuitton la mirabile scenografia firmata Es Devlin, pluripremiata set designer britannica, ricorda le atmosfere di Matrix: una realtà fantascientifica viene ricreata sulla passerella, che accoglie principesse degli anime dai lunghi capelli rosa e dai diademi cibernetici. L’hi-tech si mixa al monogramma tipico della maison, per una collezione dalle suggestioni cyber-punk.

La pelle è protagonista, per top, minicappe, gilet: il monogramma della maison diviene must-have incontrastato, per nuove rivisitazioni futuriste.

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Stratificazioni e stampe optical, il Giappone e Internet regnano nella collezione di Nicolas Ghesquière, che ha più volte sottolineato come la frontiera del digitale sia ormai una realtà consolidata entrata di diritto a far parte della nostra quotidianità. Bermuda e pantaloni, collier tribali e pelle declinata in chiave manga, tra chiodi rosa e tute, per una donna bionica.

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La tecnologia è il fil-rouge della sfilata, a partire dalla colonna sonora, firmata Daft Punk e presa in prestito dal film “Tron Legacy”. Il logo LV ora è borchiato e digitalizzato, mixato ad altre fantasie, per inedite stampe patchwork, in un mood alla Blade Runner: tra 3D all over ed accessori che ricordano i meteoriti, con Louis Vuitton entriamo nel futuro della moda.


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Contrasto è la parola d’ordine che caratterizza la collezione Primavera/Estate 2016 di Miu Miu: Miuccia Prada si rivolge ad una donna dalla personalità forte e dallo spirito anticonvenzionale, che attinge a piene mani dal guardaroba maschile, per un mood quasi transgender.

Quasi timorosa della propria femminilità, o forse costretta dal mondo di oggi a celarla, la donna Miu Miu si districa tra un mood boyish e una sfrontata anima muliebre: perché essere donne a volte può essere la parte più difficile del gioco.

Poli opposti sfilano al Palais D’Iéna, per una donna dall’anima duplice: leziosità e dolcezza nelle sottovesti orlate di bordi frou frou che fanno capolino da austeri capispalla sartoriali dal taglio maschile o da polo rubate all’armadio di lui.

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Sotto una corazza da signorina Rottermeier, la donna che sfila da Miu Miu nasconde un candore infantile, che viene fuori nei dettagli, come il cerchietto indossato da tutte le modelle.

Suggestioni retrò nelle camicette e nel tweed di gonne midi da segretaria, che sembrano indugiare un po’ nella linea a sirena; ma laddove l’anima femminile sembra voler avere la meglio, arrivano la polo maschile e il cappotto oversize dal taglio rigorosamente sartoriale, a bilanciare gli equilibri.

Una dicotomia che diviene il fil rouge dell’intera sfilata: lo styling è forte e ricco, come nelle sottovesti da indossare sopra la camicia. La lingerie diventa protagonista, per audaci trasparenze che in realtà svelano solo l’outfit che si nasconde sotto. Stampe forti, in linea col mood strong, a partire dalle labbra rosso vinaccia.

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Stole dai colori fluo impreziosiscono austere giacche, il rigore si stempera nello chiffon delle camicie da notte fluttuanti indossate come grembiuli sopra i capi. Quasi una schizofrenia, il maschile e il femminile si rincorrono costantemente, tra grintose biker jacket che svelano inediti ricami, stampe metallizzate e argentate e dettagli in vernice su capi rigorosi.

Le scarpe flat un attimo dopo divengono sfiziose francesine dal tacco platform. La palette cromatica non teme di osare e unisce un pied-de-poule viola al verde smeraldo di dettagli che non stonano affatto. Largo a pullover a rombi, pantaloni a sigaretta dai dettagli fluo, giacche oversize e dettagli sporty-chic.


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Chanel P/E 2016: il viaggio 2.0

La compagnia è Chanel Airlines, il check-in dell’aeroporto Cambon vi aspetta per voli che hanno una destinazione comune: l’eleganza. E se è firmata Chanel, il viaggio si preannuncia come un successo indimenticabile. 

La collezione Chanel Primavera/Estate 2016 decolla su un Grand Palais trasformato per l’occasione in un aeroporto immaginario, curato nei minimi dettagli, dai gate ai voli in partenza. Una viaggiatrice chic cosmopolita e sempre pronta a partire, col trolley in mano, è la donna immaginata da Lagerfeld per la prossima Primavera/Estate.

All’imbarco le viaggiatrici sono pregate di presentarsi con l’impeccabile tailleur tipico della celebre maison francese.

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Anche chi è già nell’olimpo del fashion biz deve saper districarsi in una società come quella attuale, fatta di post e foto condivise sui social network. Lagerfeld si dimostra geniale interprete dei tempi, scendendo dalla torre d’avorio creata dall’inossidabile mademoiselle Gabrielle Coco: un atto di grande modernità ma anche una immensa responsabilità per il designer, che si impegna ad accompagnare a braccetto la maison più rappresentativa della moda francese nell’era digitale.

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La collezione mostra diversi richiami al digitale: dettagli 3D, tailleur ologrammati e inediti giochi di colore optical su sete plissettate e bouclé d’ordinanza. Il classico tailleur pantaloni ora si reinventa in inediti zigzag, mentre numerosi sono i capi in PVC e i top metallici, per una sfilata all’insegna della modernità.

La donna Chanel diventa una ragazzina in berretto da baseball che viaggia in giro per il mondo alla scoperta di se stessa. Belle le nuove borse con il caratteristico logo della maison, i trolley da viaggio sono di lusso. Tanto colore, occhiali fosforescenti, foulard passepartout, forse unico richiamo al passato glorioso, insieme al glamour evergreen dei tailleur preziosi, su cui spiccano fiocchi bon ton e l’immancabile camelia, per citazioni classiche che tanto piacerebbero a Coco. Lily Rose Depp e Cara Delevingne, musa di Lagerfeld, irrompono nella passerella a fine sfilata, abbracciando lo stilista.


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Sfrontata, eccessiva e ribelle, la donna protagonista della passerella Saint Laurent per la collezione Primavera/Estate 2016 sfida il bon ton e il proverbiale savoir-faire tipicamente francesi: topless irriverenti fanno capolino da abiti sottoveste in tessuto sparkling, trasparenze hot e grande aggressività sono protagoniste assolute della passerella. Il mood è dichiaratamente punk-rock per una bad girl in coroncina.

Hedi Slimane non teme le regole, per una sfilata ad alto tasso di cattiveria. La sua donna è tosta ed indipendente, quasi un nostalgico richiamo ad un Femminismo che sembra scomparso o forse mai esistito.

La lingerie si conferma come il must have della Primavera/Estate 2016, indossata come un nuovo LBD, ma il seno è rigorosamente in vista. Ricami preziosi su abiti dalle trasparenze audaci e l’aria sfatta di chi è reduce da una notte di eccessi, per una sensualità esasperata che non teme le convenzioni borghesi.

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L’unico vezzo è nel diadema, quasi da bambine, che le modelle indossano, nuovo passepartout di questa bulla di quartiere in abiti extra lusso. Gli stivali di gomma stile Festival rivelano stampe e ricami, unica altra traccia di dolcezza in una collezione da “Bad to the bone”. Spacchi vertiginosi su gonne maxi, il chiodo di pelle è d’obbligo, tra cerniere in vista e borchie all over. Provocare sembra essere la parola d’ordine, tra suggestioni Nineties e richiami rock: gli eccessi di cattive ragazze, stile Courtney Love, fanno ora tendenza.

Un tripudio di spalline sottili che profumano di anni Novanta e nude look ad omaggiare la celebre “Collezione scandalo” della maison francese, realizzata nel lontano 1971. Torna ora lo slip dress in chiave 2.0, tra capispalla animalier e slip che si intravedono sotto le gonne. Non mancano le pellicce e il denim, declinato anche in chiave patchwork.

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Nel front-row del défilé spicca Catherine Deneuve, storica musa di monsieur Yves: certo è che l’atmosfera che si respira da Hedi Slimane è molto diversa da allora, ma la disinvoltura con cui la sua donna provoca è segno di un effortlessy chic che non tarderà ad imporsi. Consigliata solo a donne forti.


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Eterea, leggiadra e drammatica, a metà tra una guerriera dal destino tragico e un’eroina romantica, la donna di Sarah Burton per Alexander McQueen travalica i confini della moda, riuscendo nell’assai più arduo compito mai concesso ad uno stilista: emozionare. Una Primavera/Estate 2016 declinata nei candidi toni del rosa cipria per una collezione altamente evocativa.

L’Inghilterra dickensiana, cupa ed inospitale, si respira a pieno nelle anguste redingote e nell’austerità di alcuni abiti merlettati. Ma è l’East End di Londra a rivelarsi protagonista assoluto, in un lungo excursus che inizia nel XVII secolo.

Sarah Burton ci conduce nei luoghi che furono habitat degli ugonotti francesi immigrati in Inghilterra: le atmosfere di Spitalflields Market riemergono nella seta delle balze, delle ruches e dei volants dei lunghi abiti tagliati a vivo, castigati ed austeri, indossati sotto inedite biker jacket in rosa cipria.

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Crocevia del mercato della seta, Spitalfields divenne più tardi, in epoca vittoriana, teatro di violenze e barbari omicidi. È un po’ santa e un po’ meretrice, come Mary Kelly, l’ultima vittima di Jack the Ripper, la donna che sfila in mise trasparenti dalle profonde scollature, impreziosite da orli e frange. Quasi una eretica o strega da redimere, poesia e struggente romanticismo si incontrano in quest’eroina che cede alla modernità di sneakers e jeans usati. La redingote adesso è in denim, le decorazioni sono 3D, per un inedito mix di gotico e urban. Largo a blazer smanicati e abiti in un tessuto a rete che sa di antico.

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La palette cromatica si arricchisce di qualche tono d’azzurro e di un bianco puro dalle suggestioni mistiche. Ma lo spirito British emerge nelle contraddizioni: suggestivi i dettagli che tendono al punk, come le catene, indossate sulla pelle nuda, che creano suggestivi incroci sul petto e sui fianchi.

Via via la sfilata cede il passo ad un mood più bucolico, per capi dalle romantiche stampe floreali, che omaggiano i giardini all’inglese. Ma i toni sono freddi, più autunnali che primaverili, ed i richiami medievali, per una nuova Joan of Arc a cui Sarah Burton non concede redenzione, decretandone invece l’assoluta perdizione nella sensualità degli abiti da gran soirée: teatrali, maestosi, con una prevalenza di taffetà e velluti, mentre una nuvola di piume emerge nelle lunghe gonne a sirena. Quasi un’armatura nel corpetto lavorato in bicromie black & white, per un effetto altamente scenografico.

Una sfilata memorabile, che omaggia lo stile del compianto Alexander, morto suicida nel febbraio 2011. Perché la moda, a volte, fa ancora sognare.


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Si chiude nel segno della modernità, con un selfie a fine sfilata, l’epoca di Alexander Wang alla direzione creativa di Balenciaga. È un ragazzo come tanti altri quello che, sorridente e visibilmente emozionato, si immortala ai margini della passerella nell’ultimo inchino come direttore creativo della storica maison -incarico affidatogli nel 2012. Il “divorzio”, annunciato lo scorso luglio, ha suscitato grande clamore e perplessità.

L’ultima collezione firmata Alexander Wang, per la Primavera/Estate 2016, è nel segno del bianco. Total white protagonista assoluto: toni virginali e tripudio di raso di seta per una sfilata in pompa magna, a partire dalla location scelta, il Centre Laennec, fondato nel 1800 da studenti di medicina e gesuiti.

Una Primavera/Estate che profuma di una femminilità velata da sottovesti di raso e ricami: l’antico e il moderno si sposano alla perfezione, e se i corpetti lavorati e il pizzo omaggiano la classicità, le canottiere e i pantaloni cargo in tessuti fluidi tendono invece al futuro, per una donna dinamica e easy.

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I capi che sfilano in passerella ricordano certa lingerie di lusso, che tradisce però l’anima creativa del giovane designer statunitense, famoso per aver assunto nell’olimpo della moda capi apparentemente sportivi conferendo loro un inedito appeal sofisticato.

Nel suo addio alla celebre maison, Wang ne riscopre la storia e l’essenza più intima, votata all’artigianalità e all’amore per una sartoria di qualità.

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Una collezione poetica e minimale, dal grande impatto e dal candore innocente: anche le trasparenze più audaci, derivate dal pizzo portato su pelle nuda, vengono smorzate dalla pulizia del total white. Capispalla oversize per citazioni storiche si uniscono all’amore di Wang per il mood sporty-chic. Una cura particolare per i dettagli, come i gioielli e le espadrillas ricamate nelle tonalità del bianco.

Tra le modelle sfilano anche ragazze comuni, quasi a voler ristabilire un nuovo corso per la moda, lontano da certi schemi imposti negli ultimi anni. Il futuro inizia oggi.


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