Quarant’anni di carriera ed uno stile unico: la designer Agnès b. si racconta ora in un libro autobiografico. Agnès b. Styliste è il titolo del volume scritto dalla stilista 75enne. Una raccolta di fotografie, bozzetti originali, ma anche frammenti di vita della stilista, come souvenir dei suoi viaggi e omaggi alla sua musica preferita.
Il volume ripercorre in 288 pagine i 42 anni di carriera di Agnès Troublé, in arte Agnès b., dall’apertura della prima boutique a Parigi nel 1975 ad oggi. I testi sono scritti da Florence Ben Sadoun. Designer ma anche film-maker, artista e collezionista, lo stile iconico di Agnès b. è stato celebrato da una mostra multidisciplinare organizzata dal Musée national de l’histoire de l’immigration di Parigi: «Vivre!!», questo il titolo della mostra, aperta fino all’8 gennaio, raduna 70 pezzi della collezione privata della stilista.
Considerata tra i precursori dello street style (il suo motto più celebre è “la strada crea la moda”), Agnès b. è nota per il suo stile chic e casual. Nel libro vengono raccolte fotografie di Peter Lindbergh, Dominique Issermann, Ellen von Unwerth, Bruce Weber, Gilles Bensimon e Jean-Baptiste Mondino, che rendono omaggio alla complessità dell’universo creativo della designer.
La stilista durante un viaggio in Bretagna (Foto WWD)
Il volume, edito da Abrams, verrà pubblicato negli Stati Uniti il 7 marzo 2017, data della sua prossima sfilata di womenswear a Parigi. Il défilé di moda maschile si terrà invece il 22 gennaio.
Il volume svela anche retroscena inediti sulla vita della designer, sulla sua visione dello stile e della moda, sulle ispirazioni alla base delle sue collezioni. Il suo stile iconico, fortemente influenzato dalla musica rock, dal Diciottesimo secolo, si sviluppa anche attraverso i tanti viaggi compiuti dalla stilista in giro per il mondo.
All’anagrafe Agnès Andrée Marguerite Troublé, la stilista è nata a Versailles nel 1941. Dopo essersi diplomata all’École du Louvre di Parigi, il suo stile viene subito notato dalla rivista Elle. Nel 1975 la designer apre la sua prima boutique a Les Halles. Nel 1981 inizia a disegnare collezioni di menswear. Nel 1983 l’espansione a New York, con l’inaugurazione del primo store a Soho. Da allora tante sono le linee lanciate dal brand, dalle borse alle scarpe ai profumi e ai cosmetici. agnès b. ha disegnato orologi e occhiali per Seiko e cosmetici per L’Oréal. La griffe vanta boutique a Londra, Amsterdam, Singapore, Taipei, Tokyo, Hong Kong.
Lutto nel mondo della moda: si è spento alle prime luci di questa mattina all’età di 70 anni lo stilista Angelo Marani. Grande amante dell’arte, lo stilista ed imprenditore originario di Correggio era noto come «l’ingegnere della maglieria» per la sua maestria nell’elaborazione dei filati di lana.
Classe 1946, Marani era una delle personalità più illustri dell’Emilia: lui, che amava fortemente la sua terra, aveva fondato ancora giovanissimo la Marex (acronimo di Marani Export), azienda verticalmente integrata che contava 90 dipendenti: lo stabilimento che porta il suo nome sorge tra Modena e Reggio Emilia.
L’azienda raggruppa il reparto di progettazione delle collezioni e le diverse unità produttive, stamperia e tessitura: impostasi a livello mondiale come azienda leader nelle produzioni di maglieria, la Marex ha dato vita a capi iconici, come la maglia stampata con la tecnica dei foulard di seta e la maglia ultraleggera ottenuta con i telati Bentley per calze da donna. Un imprenditore coi piedi per terra, Angelo Marani: convinto che la moda fosse espressione della bellezza più autentica, lo stilista da due anni lottava contro un male scoperto all’improvviso.
Un capo della collezione Primavera/Estate 2014
“Credo nella bellezza, credo nell’arte, credo nel Made in Italy”, queste sono le parole con cui lo stilista salutava i visitatori del suo sito internet. Il designer, apprezzato anche all’estero, aveva creato capi divenuti iconici, come i jeans stampati. Protagonista della Milano Moda Donna, il connubio tra arte e moda caratterizzava da sempre le sue collezioni, come l’uso del colore e le stampe patchwork. Dopo aver raggiunto la fama mondiale grazie alle sue creazioni, il suo nome era diventato anche all’estero sinonimo di stile ed eleganza made in Italy.
Lo stilista lascia la moglie Anita e le figlie Giulia e Martina. La camera ardente aprirà oggi, 4 gennaio, alle ore 16 nella sua casa in via Campagnola a Correggio. I funerali avranno luogo sabato alle 10.15 nella chiesa di San Francesco, sempre a Correggio.
È Demna Gvasalia l’uomo dell’anno 2016: lo stilista viene incoronato dal quotidiano Business of Fashion come la personalità più influente nel fashion system. Il direttore creativo di Balenciaga e Vetements si sarebbe contraddistinto negli ultimi dodici mesi per le sue competenze tecniche, ma anche per l’incessante ricerca e sperimentazione, oltre che per la passione caratterizzante il suo lavoro.
Business of Fashion, quotidiano online diretto da Imran Amed, ha eletto Demna Gvasalia «Person of the year» per l’anno appena conclusosi: lo stilista sarà immortalato nella cover del numero di gennaio. Gvasalia, nato in Georgia 36 anni fa, si è formato presso la Royal Academy of Fine Arts di Anversa, celebre scuola che annovera tra i suoi studenti personalità del calibro di Dries Van Noten e Ann Demeleumeester. Nel 2007 Gvasalia debutta alla fashion week di Tokyo e, due anni più tardi, diviene direttore creativo della linea womenwear di Maison Martin Margiela, dove resta fino al 2013.
Successivamente diviene senior designer per le collezioni femminili di prêt-à-porter di Louis Vuitton. In seguito lo stilista fonda, insieme ad altri sette creativi, il brand Vetements, che coniuga suggestioni avanguardistiche ad ispirazioni tratte dallo streetwear: il decostruttivismo diviene per la prima volta protagonista assoluto, tra volumi oversize ed innovazione nei tessuti e nelle texture. Il brand nel 2015 è tra i finalisti del LVMH Young Fashion Designer Prize Award.
Nell’ottobre 2015 arriva la svolta e, conseguentemente, anche la fama internazionale: dopo l’uscita di Alexander Wang, Gvasalia viene nominato direttore creativo di Balenciaga. Lo stilista debutta ufficialmente sulle passerelle parigine nel febbraio 2016 con la collezione donna autunno/inverno 2016-2017. Contemporaneamente il designer continua a sorprendere con le collezioni Vetements, che attirano sempre più l’attenzione del fashion biz. Una carriera in continua ascesa per lui, considerato the next big thing della moda mondiale.
A due anni dalla sua scomparsa, Oscar de la Renta viene ricordato in una serie di francobolli made in Usa: il celebre couturier statunitense sarà protagonista di una serie di francobolli che saranno diffusi nel corso del 2017. Un omaggio al genio di origine dominicana, che nel corso della sua carriera ha vestito dive di Hollywood e First Ladies, da Nancy Reagan a Laura Bush.
La collezione, che sarà composta da 11 pezzi, è stata realizzata dall’art director Derry Noyes e comprenderà alcuni ritratti in bianco e nero dello stilista e dieci dettagli iconici ripresi dai capi più famosi disegnati da Oscar de la Renta. Nato a Santo Domingo il 22 luglio 1932 da madre dominicana e padre portoricano, il giovane Oscar al compimento della maggiore età si trasferisce in Spagna: qui studia presso l’Accademia di San Fernando di Madrid.
Proprio la Spagna e l’Europa influenzano profondamente la sua formazione: qui Oscar inizia ad avvicinarsi al mondo della moda lavorando in alcune case di moda. Successivamente si trasferisce a Parigi, dove lavora presso Lanvin, come assistente di Antonio Castillo. Nel 1963 diviene designer di abbigliamento per Elizabeth Arden, mentre disegna scarpe e accessori per Brittany Rosano. In questo periodo inizia la sua amicizia con Anna Wintour, celebre direttrice di Vogue America.
Oscar de la Renta nacque a Santo Domingo nel 1932
Uno dei modelli Oscar de la Renta indossati da Carrie Bradshaw in “Sex & the City”
Divenuto uno dei designer più amati degli Stati Uniti, tante sono le star che sdoganano le sue creazioni, a partire da Sarah Jessica Parker, la Carrie Bradshaw di Sex & the City, innamorata dei capi dello stilista. Nel 2001 Oscar de la Renta presenta la sua collezione di accessori, che include tra le altre cose scarpe e borse. Dopo aver coniato il neologismo di “fashion victim” e aver impresso con il suo stile un tassello fondamentale della moda made in USA, il designer è scomparso nell’ottobre 2014 all’età di 82 anni.
Carolina Herrera è stata premiata a New York per il suo contributo nel fashion biz. La stilista si è espressa durante la serata sull’interconnessione tra moda e arte. Tra gli ospiti le attrici Christina Ricci, Julianna Margulies ed Emmy Rossum.
Carolina Herrera nel corso della sua lunga carriera ha creato gli abiti da sposa per protagonisti del jet set internazionale, come Caroline Kennedy. Reduce da un viaggio a Madrid, dove ha ricevuto un riconoscimento per il suo contributo alla moda, solo pochi giorni fa la designer è stata insignita a Dallas di un altro premio per essersi distinta nel campo della moda.
Il Lincoln Center è stata la location in cui la stilista ha invece ricevuto il Women’s Leadership Award dal Lincoln Center Corporate Fund. Tra gli ospiti della serata anche Diana Ross, che ha regalato un’esibizione live di circa 20 minuti. “L’arte ispira sempre la moda e la moda è arte in movimento”; così Carolina Herrera si è espressa in merito al rapporto tra moda e arte.
Nata in Venezuela, la stilista ha appena celebrato il 35esimo anniversario dalla nascita del suo brand. Definita “la donna più chic attualmente in vita”, amatissima da Diana Vreeland, Carolina Herrera vanta una lunghissima e sfavillante carriera. “Lei è moderna, newyorkese, femminile, chic, sensuale”, queste le parole che Emmy Rossum ha dedicato alla stilista. “Lei è sicura di sé ed elegante e penso che questo è il modo in cui ti fa sentire quando indossi i suoi abiti”.
Glenda Bailey, editor in chief di Harper’s Bazaar, ha ricordato come Diana Vreeland indirizzò Carolina Herrera verso il design. “Perché non fai una collezione di vestiti”, le disse. La prima sfilata del brand fu presentata nel 1981 al Metropolitan Club di New York. Solo pochi giorni fa, la stilista ha dichiarato che sarebbe felice di vestire la neo First Lady Melania Trump.
Torna a Parigi Antonio Grimaldi: la maison di alta moda a partire dalla prossima stagione sfilerà in qualità di Membre invité nel calendario ufficiale della Semaine de la Haute Couture Parisienne. A stabilirlo è stata la Chambre Syndicale, che ha selezionato lo stile sofisticato delle creazioni dello stilista per decretarne la partecipazione alla fashion week parigina.
Tra coloro che amano lo stile firmato Grimaldi anche nomi eccellenti, come Riccardo Tisci: il direttore creativo della maison Givenchy ha infatti concesso il suo parrainage allo stilista, invitandolo a sfilare nell’importante kermesse della Ville Lumière. “Sono felice di partecipare con le mie creazioni ad un appuntamento così prestigioso per il fashion system internazionale. Ringrazio di cuore Riccardo Tisci che sarà il mio padrino in questa avventura. In realtà non mi sono mai separato, per l’amore che nutro nei confronti della città, da Parigi. Da sempre la considero il palcoscenico ideale dove presentare le mie collezioni” -così si è espresso Grimaldi- “Non bisogna mai rinunciare ai sogni e il mio ritorno ufficiale a Parigi ne è la dimostrazione”.
Amatissimo da esponenti del jet-set internazionale e celebrities, il couturier di origine salernitana ha vestito nel corso degli anni moltissimi vip, tra cui Gwen Stefani. Ricercate e uniche le sue creazioni, in un tripudio di sete preziose e tonalità pastello.
Non si ferma il ciclone che da mesi sta rivoluzionando gli schemi del fashion biz: questa volta il divorzio si consuma in casa Carven. I direttori artistici del brand francese Alexis Martial e Adrien Caillaudaud hanno appena lasciato l’incarico.
Alla direzione creativa della maison dal marzo 2015, il duo di stilisti ha presentato l’ultima collezione lo scorso 29 settembre nell’ambito della Paris Fashion Week. I designer, entrambi 31 anni, avevano lavorato precedentemente per Givenchy prima di subentrare a Guillaume Henry alla direzione creativa di Carven, maison fondata nel lontano 1945 da Carmen de Tommaso.
Un fenomeno che non sembra subire battute d’arresto: Martial e Caillaudaud sono solo gli ultimi protagonisti di una serie di addii eccellenti, come il recente divorzio di Peter Dundas da Cavalli e l’addio di Consuelo Castiglioni a Marni. La maison francese ha fatto sapere in una nota che presto sarà annunciato il nome del nuovo direttore creativo.
Si è spento questa mattina a Sydney lo stilista londinese Richard Nicoll. Grande cordoglio nel mondo della moda ma non solo: numerosissimi i messaggi di star che adoravano le sue creazioni, da Lily Allen all’ex Spice Girl Emma Bunton. Secondo una prima ricostruzione, il designer sarebbe stato stroncato da un attacco di cuore.
La cantante britannica Lily Allen si è detta davvero affranta dalla notizia della scomparsa del designer e ha postato sui social un toccante messaggio di cordoglio: “Sono una privilegiata ad averlo conosciuto e ad aver indossato molte delle sue meravigliose creazioni”. Emma Bunton ha definito Nicoll “un’anima bellissima”.
Emily Sheffield, deputy editor di Vogue UK nonché sorella di Samantha Cameron, si è detta su Twitter “scioccata e amareggiata dalla notizia della tragica scomparsa dello stilista”. Edwina McCann, editor-in-chief di Vogue Australia, ha scritto: “Richard era uno stilista estremamente talentuoso e una persona meravigliosa, affettuosa e generosa. I nostri pensieri sono rivolti alla sua famiglia e ai suoi cari in questo momento così difficile e Vogue celebrerà e ricorderà sempre il suo talento unico.”
Lo stilista londinese Richard Nicoll (Foto: Rex Pictures)
Erano circa le 11 di questa mattina quando la polizia di Sydney riceveva una chiamata che annunciava il ritrovamento del corpo senza vita del giovane designer. Nicoll era nato a Londra e cresciuto a Perth, in Australia. Poi aveva fatto ritorno nella Capitale inglese, dove aveva studiato Womenswear presso la prestigiosa Central Saint Martins College of Art and Design. Nel 2002 la sua prima collezione, apprezzata tra gli altri da Dolce & Gabbana, che contribuirono in misura determinante alla fama mondiale dello stilista. Nel 2005 il lancio del suo brand, con la presentazione delle sue collezioni nell’ambito della London Fashion Week per circa un decennio
Insignito nel 2006 del Fashion Forward Award dal British Fashion Council e giudicato Miglior giovane designer premiato con l’Elle Style Award nel 2009, Nicoll nel corso della sua carriera è stato direttore creativo di Cerruti e ha lavorato per Marc Jacobs e Louis Vuitton. Inoltre ha collaborato con il brand inglese Jack Wills, con Topshop e Fred Perry. Le sue creazioni, moderne e dalle suggestioni mannish, sono state indossate da icone del calibro di Kylie Minogue, Keira Knightley, Sienna Miller e Julianne Moore.
La notizia circola da qualche ora: Arthur Arbesser lascia la direzione creativa di Iceberg e al suo posto arriva James Long, già designer della linea uomo del marchio.
La dipartita lavorativa del designer non permetterà al marchio di partecipare alla prossima settimana della moda milanese prevista per settembre prossimo; l’uscita dal calendario dalla Milano Fashion Week, reca un duro colpo alla Camera della Moda Italiana che vede perdere (ancora una volta) un altro celebre nome dalla kermesse meneghina.
James Long portrait (fonte immagine jameslong.com)
Long, giovane designer londinese, si è laureato al Royal College of Art di londra e nel 2008 fonda il suo eponimo brand di menswear.
La maglieria è il punto di partenza di ogni sua collezione considerata, quest’ultima, sempre innovativa e contemporanea.
“Ringrazio Arthur per l’importante contributo e gli auguro di proseguire con successo il suo percorso creativo […] Con questa nuova nomina raggiungiamo l’obiettivo di uniformare sotto una sola visione la direzione artistica di Iceberg rendendo più coese e coerenti le collezioni” ha dichiarato Paolo Gerani, amministratore delegato del Gruppo Gilmar
L’apporto di Long partirà dalla prossima stagione A/I 17-18.
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James Long collezione FW 16 (fonte immagine graveravens.com)
È morta all’alba di stamane, all’età di 86 anni, Sonia Rykiel, celebre stilista francese fondatrice dell’omonima maison. Con lei se ne va un tassello fondamentale della storia del costume. Soprannominata “la regina del tricot”, fashion trend che consacrò nelle sue collezioni, a lei si deve anche la coniazione del termine “démodé”: correva l’anno 1976 e lei incarnava fedelmente il più autentico stile francese. A dare la notizia della dipartita della designer la primogenita Nathalie: Sonia Rykiel è morta stamattina alle 5 nella sua abitazione di Parigi, a causa delle conseguenze del morbo di Parkinson, da cui era affetta da tanti anni.
Sonia Rykiel (all’anagrafe Sonia Flis), era nata a Parigi il 25 maggio 1930 da padre francese e madre romena. La sua carriera nella moda inizia all’età di 17 anni, come vetrinista in un laboratorio tessile parigino. Ma il suo cuore batte per il design: è il 1962 quando comincia a disegnare i suoi celebri bozzetti. La stilista, all’epoca in dolce attesa, non riusciva a trovare abiti comodi e decise pertanto di disegnarseli da sola.
Il marchio che porta il suo nome fu fondato nel maggio 1968, grazie al sostegno economico del marito Sam Rykiel, sposato nel 1953. I coniugi Rykiel, proprietari di una boutique sita nel quattordicesimo arrondissement, intuirono fin da subito l’immenso potenziale della lana, materiale fino ad allora sottovalutato dalla moda. La prima boutique di Sonia Rykiel venne inaugurata a Rue de Grenelle, nelle Galéries Lafayette. In breve la stilista divenne protagonista indiscussa della Rive Gauche.
Sonia Rykiel era nata a Parigi il 25 maggio 1930
Sonia Rykiel all’inaugurazione della prima boutique, al numero 6 di Rue de Grenelle, 1968
Sonia Rykiel ritratta da Dominique Issermann, 1980
Indimenticabile il suo stile, intriso di suggestioni marinière e righe: proprio queste ultime divennero la sua cifra stilistica. Largo anche a volumi oversize e maglie morbide, capaci di esaltare le linee e la femminilità di ogni donna, insieme a pantaloni dal taglio maschile e capi fluidi. L’immancabile basco alla marsigliese, i capelli ricci: androgina e misteriosa, la donna Sonia Rykiel reca in sé l’identità e il carisma della designer.
SFOGLIA LA GALLERY:
Sonia Rykiel ritratta da Brigitte Lacombe per Town & Country, 1994
Uno scatto della campagna pubblicitaria del 2015
Due modelli del 1972
L’inconfondibile stile Sonia Rykiel in uno scatto del 1973
La stilista in una polaroid di Andy Warhol
Christy Turlington in passerella per Sonia Rykiel, 1994
Un modello Sonia Rykiel, foto di Arthur Elgort, Vogue, 1984
Françoise Hardy in Sonia Rykiel, Elle, 1963
Helena Christensen in passerella per Sonia Rykiel, Autunno/Inverno 1994
Sonia Rykiel in uno scatto di Jean-Marie Pèrier, 1998
Karen Alexander in Sonia Rykiel, foto di Oliviero Toscani, Elle, 1987
Helena Christensen per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, Primavera/Estate 1992
Rosemary McGrotha in Sonia Rykiel, foto di Eric Boman per Marie Claire, 1982
Un bozzetto firmato Sonia Rykiel, 2006
Abbey Lee Kershaw in passerella per Sonia Rykiel, 2010
Il celebre basco alla marsigliese, tipico dello stile Sonia Rykiel
Yasmeen Ghauri per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, 1991
Folta chioma rosso fuoco e grinta da vendere, in breve Sonia Rykiel conquista la fama mondiale, dopo che la rivista Elle le dedica la prima di una serie infinita di copertine: posa per Andy Warhol, produce linee per uomo e bambino, accessori, profumi e cosmetici, mentre sfilano e posano per lei le top model più famose. La donna che calca la sua passerella non è la fredda mannequin impassibile a cui la moda ci aveva abituati, ma una donna viva, che sorride, partecipa e vive il défilé. “È la donna che anima l’abito. Non può essere il contrario. La provocazione è la donna, mai quello che indossa”, questa la filosofia della stilista. I suoi capi hanno incantato per decenni. Irriverente, carismatica, la ritroviamo nei primi anni Novanta nel celebre film di Robert Altman “Prêt-à-Porter”, dove la stilista interpreta se stessa.
Nel 2001 la direzione creativa del brand passa alla figlia Nathalie, che ha alle spalle un passato da mannequin. Viene inoltre inaugurata una linea di gioielli e nel 2003 è la volta dei sex toys, venduti da Woman, a Parigi: è così che il brand infrange anche l’ultimo dei tabù. Sempre negli anni Duemila arriva la conquista del mercato americano.
Un modello firmato Sonia Rykiel, 1973. La stilista sdoganò la lana tricot
Sfilata Sonia Rykiel Primavera/Estate 1982
Modello Sonia Rykiel, foto di Francoise Huguier per Domino Magazine, 1987
Dopo aver scritto due libri sul mondo della moda (“Et je la voudrais nue…” e “Paris Sur le pas de Sonia Rykiel”) ed una raccolta di favole per bambini (“Tatiana Acacia”, dedicata alla nipote Tatiana), nel 2012 la stilista dichiarò ai media di essere affetta dal morbo di Parkinson da oltre 15 anni. Arrivò quindi un libro autobiografico dal titolo “N’oubliez pas que je joue” (Non dimenticate che è un gioco), in cui la designer trattava a cuore aperto la tematica della sua malattia, non tralasciando anche i particolari più intimi sulla sua sofferenza. Una donna forte e moderna, Sonia Rykiel, perfetta incarnazione della Parigi bohémienne: poliedrica anche nella sua carriera, che l’ha portata ad abbracciare numerose cause, come la collaborazione al piano di restauro dell’Hotel Crillon e anche un’inedita incursione nel mondo della musica, insieme al cantante Malcolm McLaren. Nel 1985 le viene conferita la Legione d’onore. Lei, che considerava la moda alla stregua di un’amante, è stata ricordata oggi dal Presidente francese François Hollande come «una donna libera, una pioniera che ha saputo tracciare il suo percorso».
Kim Williams in Sonia Rykiel, foto di Arthur Elgort per Vogue, 1984
Anne Rohart per Sonia Rykiel, foto di Dominique Issermann, Autunno/Inverno 1983
Avrebbe compiuto oggi 80 anni Yves Saint Laurent, indimenticabile genio della moda. Innumerevoli le sue rivoluzioni, dal nude look al tuxedo per le donne fino dalla sahariana. Avanti anni luce rispetto alla moda dei suoi tempi, la sua carriera iniziò da Christian Dior. Enfant prodige della moda internazionale dalla sensibilità rara e delicata e dall’aspetto etereo, quasi da elfo, con gli occhiali un po’ nerd, l’indole trasgressiva e nevrotica lo contraddistinse: in perenne bilico tra provocazione e genialità, Yves Saint Laurent ha regnato per quasi mezzo secolo, lasciando impresso un segno indelebile nella storia del costume e non trovando ancora oggi erede valido.
Yves Henri Donat Matthieu-Saint-Laurent nacque ad Orano, nell’Algeria francese, il primo agosto 1936 da Charles e Lucienne Andrée Mathieu-Saint-Laurent. Cresciuto insieme alle sorelle Michelle e Brigitte in una villa che si affacciava sul Mediterraneo, fin da piccolo Yves mostra un talento naturale per la moda: crea bambole di carta e disegna vestiti per la madre e le sorelle. Appena diciottenne si trasferisce a Parigi e viene ammesso alla Chambre Syndicale de la Haute Couture (Camera Sindacale dell’Alta Moda), dove i suoi disegni attirano l’attenzione dei docenti. Michel De Brunhoff, editor di Vogue Paris, sarà deus ex machina dell’incontro che segnerà il debutto di Saint Laurent nella moda: egli infatti lo presenta al celebre couturier Christian Dior. Dior sarà suo mentore e inciderà profondamente nel suo stile.
Yves sotto la sua guida maturò notevolmente e alla morte dello stilista, nel 1957, sarà lui a prendere le redini della maison, sebbene a causa di un esaurimento nervoso sarà sostituito qualche anno dopo da Marc Bohan. Sotto di lui la storica casa di moda vive uno dei periodi più fulgidi della sua storia: indimenticabile l’abito indossato da Dovima nella foto che la ritrae accanto agli elefanti. Nel 1958 la prima collezione, denominata “Trapezio” e presentata nei sontuosi saloni di Avenue Montaigne, è accolta con incredibile entusiasmo: una rottura netta col passato per lo stilista, che fin da subito appare eclettico, rivoluzionario ed irriverente. Le linee sono moderne e il piglio è apertamente politically incorrect. Si intravede già la portata rivoluzionaria del suo stile, che come pochi ha trasformato e modernizzato la moda femminile.
Yves Saint Laurent da Dior, 1958 (AP Photo)
Yves Saint Laurent nacque il primo agosto 1936 ad Orano, Algeria francese
Marina Schiano in Yves Saint Laurent, 1971
Nel 1960, nel pieno del suo successo, Yves Saint Laurent è costretto ad arruolarsi nell’esercito francese a causa della guerra d’indipendenza in Algeria. Ma dopo appena 20 giorni viene ricoverato nell’ospedale militare, dove riceve la notizia del suo licenziamento da casa Dior. La notizia gli causa un fortissimo shock e viene ricoverato pertanto nell’ospedale militare di Val-de-Grâce, dove viene sottoposto a cure psichiatriche e persino all’elettroshock. Tale dolorosa esperienza verrà sempre ricordata dallo stilista come l’origine dei suoi problemi nervosi e della sua dipendenza da sostanze stupefacenti. Dimesso dall’ospedale nel novembre 1960 cita in giudizio Dior per non aver rispettato i termini contrattuali. Saint Laurent vince la causa e dopo un periodo di convalescenza apre la casa di moda che porta il suo nome, insieme al compagno e socio Pierre Bergé.
SFOGLIA LA GALLERY:
Yves Saint Laurent P/E 1962, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nel 1977
Yves Saint Laurent, Vogue, febbraio 1975, foto di Deborah Turbeville
Yves Saint Laurent nel 1961, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nella sartoria di Christian Dior
Lo stilista a New York, 1983, foto di Roxanne Lowit
Lo stilista durante un fitting
Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971
Shalom Harlow in Yves Saint Laurent Haute couture, P/E 1993, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1982
Yves Saint Laurent P/E 1081, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1988, foto di Gian Paolo Barbieri
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent da Dior,Parigi, 1958. Foto Horst P. Horst
Abito Yves Saint Laurent, foto di Bert Stern, 1969
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent, collezione A/I 1984, foto di Roxanne Lowit
Linda Evangelista in Yves Saint Laurent, foto di Irving Penn, Vogue 1990
Yves Saint Laurent e Carla Bruni, 1998
Yves Saint Laurent, sfilata Autunno/Inverno 1984, foto di Roxanne Lowit
Gli anni Sessanta e Settanta sono quelli della fama mondiale: innumerevoli i successi, dalla sahariana, sdoganata da Veruschka in foto storiche firmate Franco Rubartelli, allo smoking, dal trench al tailleur pantalone, fino agli omaggi all’arte e alla pittura del Novevento, dall’abito Mondrian alle stampe che ricordano la Pop Art di Andy Warhol, fino ai quadri di Matisse, Braque e molti altri, inaugurando il filone moda-arte. Venerato come il nuovo genio della moda, nessuno come lui è riuscito ad imprimere un segno così forte nella moda del Novecento: i suoi tailleur vengono giudicati i migliori dai tempi di Chanel, mentre anche le sue fragranze ottengono successo, come il celebre Opium.
Dopo aver inaugurato la sua boutique sulla Rive Gauche e aver ottenuto tutti i riconoscimenti possibili, nel 1966 firma i costumi del celebre film “Bella di giorno”, dove veste colei che sarà sua musa storica, Catherine Deneuve. Intanto nel 1971 posa nudo per Jeanloup Sieff per il lancio della sua fragranza maschile e si innamora perdutamente di Marrakech, dove trascorrerà numerosi anni nel suo buen retiro tra i giardini di Majorelle.
Yves Saint Laurent davanti alla sua boutique sulla Rive Gauche, settembre 1966 (Foto KEYSTONE/GRAZIA NERI)
Yves Saint Laurent, Elle France, settembre 1971, foto di Hans Feurer
Yves Saint Laurent con le modelle della collezione Primavera 1958, da lui disegnata per Dior
Nel 1980 Yves Saint Laurent sarà il primo creatore di moda vivente a godere di una grande retrospettiva del suo lavoro al Metropolitan Museum di New York. Tante le collezioni ispirate dai suoi viaggi, in un tripudio di suggestioni etniche e omaggi al folclore di terre e popoli lontani: ad ispirarlo l’Africa, la Spagna, l’India, il Marocco e la Russia. Tante le sue muse, da Betty Catroux a Loulou de la Falaise fino a Laetitia Casta.
Nel 2002 il ritiro dalle scene: “Mi dico che ho creato il guardaroba della donna contemporanea, che ho partecipato alla trasformazione della mia epoca. Mi si perdonerà di farmene un vanto, perché ho creduto da sempre che la moda non servisse solo a rendere più belle le donne, ma anche a rassicurarle, a dar loro fiducia, a permettere loro di essere consapevoli”, queste le parole che accompagnano il suo commiato.
La celebre collezione Ballet Russes, 1976
Yves Saint Laurent Rive Gauche, Vogue America, settembre 1987, foto Gian Paolo Barbieri
Yves Saint Laurent Rive Gauche, foto di Guy Bourdin per Vogue America, giugno 1987
Il 1º giugno 2008 lo stilista muore nella sua casa parigina, all’età di 72 anni, a causa di un tumore al cervello. Il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri sono conservate nei giardini Majorelle di Marrakech, in Marocco, nella villa appartenuta al celebre artista francese Jacques Majorelle e in seguito acquistata e ristrutturata da Saint Laurent e Bergé. Tanti i riconoscimenti al re di Parigi, che ci ha lasciato innumerevoli lezioni di stile. “Non dobbiamo mai confondere l’eleganza con l’essere snob”, diceva monsieur Yves, genio ancora oggi insuperato.
(Foto cover: Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971)