La Family Couture di Gattinoni

Ha sfilato fuori dal calendario ufficiale di Altaroma la collezione Primavera/Estate 2016 di Gattinoni. Cosa succede se il Settecento francese, con le sue crinoline e i merletti, si unisce al rock degli anni Settanta, tra borchie e suggestioni metal? Ce lo insegna Guillermo Mariotto, che mette a segno un altro successo per la storica maison dell’alta moda italiana.

Gattinoni presenta la sua RocKcocò collection, intrisa di elementi boho-chic che si sposano mirabilmente a suggestioni francesi. La collezione ha sfilato presso lo Studio Orizzonte, in via Barberini, storico studio fotografico di Antonio Barrella, vincitore del Premio Internazionale della Fotografia 2015: la location si è trasformata per l’occasione in un immaginario giardino delle meraviglie, che ricorda Versailles. In una scenografia fiabesca ha sfilato la donna Gattinoni, in un gioco psichedelico di specchi e rami d’albero stilizzati, tra suggestioni rococò ed elementi pop.

Una collezione che il direttore creativo di Gattinoni ha dedicato, in modo deliberatamente provocatorio, al Family Day, che sfilava contemporaneamente nella Capitale. Ma Mariotto è avanti anni luce rispetto alle polemiche che si susseguivano in piazza, e ha sdoganato in passerella la sua Family Couture, che strizza l’occhio alle coppie gay. Una famiglia tutta al femminile, in un tributo alla donna e ai sentimenti più autentici: le due mamme che stringono tra le braccia la figlia appena nata e coccolano il cagnolino, sono aplomb nelle loro mise in pizzo, tra velate trasparenze, giochi di alta sartoria, intarsi e ricami.

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La donna Gattinoni è una reincarnazione delle dame del Settecento francese, che animavano i salotti, tra eccessi e scandali di corte, tra risate e piume, chiffon e leggera voluttà. Il rococò rivive declinato in chiave rock, per una moda che si schiera politicamente a favore delle coppie gay e delle unioni civili. Sensuale e irraggiungibile, l’austera nobildonna cede al fascino bohémien degli anni Settanta, e scende in piazza a manifestare, perfetta figlia dei fiori direttamente uscita dalla contestazione giovanile e dagli anni di piombo. La palette cromatica predilige le tinte pastello, in primis il rosa cipria. Tripudio di pizzo bianco, chiffon, organza e gazar, tra tanti ricami e punti croce, spalle arrotondate per abiti dalla vita impero e linee fluide e morbide. Ma l’anima rock emerge nei jeans scampanati, nelle frange e nelle paillettes, nei pantaloni ampi e drappeggiati, nei gilet e nelle t-shirt. Nel parterre della sfilata evento spiccano la neo presidente Rai Monica Maggioni, il presidente onorario della Camera della Moda Mario Boselli, ma anche nomi del mondo dello spettacolo, come Milly Carlucci, Massimo Giletti e Gloria Guida.

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“Una collezione dal sound profondo come la chitarra di Jimi Hendrix, sensualissima come la musica di Mozart, Vivaldi, Albinoni”: così Mariotto descrive il mood della collezione. La sfilata è stata mandata in diretta sul web, segno di apertura della storica maison alle nuove tecnologie. Aperta contestazione rispetto alla stessa manifestazione dell’alta moda capitolina, di cui Gattinoni, nella veste del Presidente della maison Stefano Dominella, dichiara di non condividere più l’essenza, ma anche moda interreligiosa e pacifista, come si evince dai gioielli che hanno accompagnato la collezione: Gianni De Benedittis di FuturoRemoto dedica un pensiero a tutte le religioni del mondo e alle diverse civiltà, per una moda che si apre al diverso. Croci gioiello si alternano sulla passerella a bracciali e anelli in radici di rubino e zaffiro, che impreziosiscono il pizzo onnipresente sui capi indossati dalle mannequin. Spicca l’anello-burqa, in oro e diamanti neri, accanto a piccole croci in filigrana.

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Il giardino di Raffaella Curiel incanta Altaroma

Il giardino di Raffaella Curiel incanta Altaroma

L’ultima edizione dell’alta moda capitolina si è aperta con la sfilata di Raffaella Curiel. Un tripudio di fiori e suggestioni botticelliane hanno caratterizzato il défilé, per una collezione all’insegna della delicatezza. La couturier milanese apre la porta del suo giardino segreto, riscoprendo l’innocenza.

In un mondo in cui la violenza sembra essere all’ordine del giorno, la sfilata alta moda Primavera/Estate 2016 di Raffaella Curiel sembra volersi porre come un monito, per osservare il mondo attraverso gli occhi di un bambino: ingenuità e candore, virginale eleganza e leggiadra bellezza calcano la passerella tra delicato chiffon e sete preziose.

Joie de vivre per il miracolo della natura, che si rinnova ad ogni stagione: sfilano ricami e lavorazioni artigianali, passamanerie di antica tradizione sartoriale italiana e fiori all over. Ortensie, rose, nontiscordardime, papaveri, ranuncoli, iris, peonie, viole diventano stampe preziose per capi delicati dall’antica eleganza. Gonne-bocciolo e abiti-tulipano, ma anche abiti da cocktail, gonne a ruota, tailleur e corpetti ricamati. Suggestioni Fifties enfatizzano il punto vita, stretto in cinture e fusciacche, tra ricami artigianali che rappresentano boccioli di rosa e lo stelo di un anemone. Il défilé ricorda un garden party in cui inneggia un messaggio di pace e speranza. La sfilata Curiel è un inno alla vita e alla bellezza della natura, in una full immersion tra i roseti in fiore: le 45 uscite che si alternano rappresentano la rinascita, tra sete plissettate, gonne lunghe fluide, gonne di petali.

La palette cromatica abbraccia la natura che germoglia, dal verde prato al ciclamino, all’azzurro e rosa, al lilla, fucsia e rosso papavero. Nel front row della sfilata spiccano nomi storici della politica italiana, tra cui Donna Assunta Almirante, Lella Bertinotti e Isabella Rauti, l’ambasciatore americano in Italia John Phillips, Fabiana Balestra, la Presidente di Alta Roma Silvia Venturini Fendi, il Presidente Onorario di Camera Moda Beppe Modenese, lo scrittore Cesare Cunaccia. La couturier si presenta abbracciata alla figlia Gigliola e al figlio Gaetano, alla fine di una sfilata iniziata all’insegna delle polemiche: Raffaella Curiel è stata infatti vittima di una vera e propria aggressione ad opera di un gruppo di animalisti, che hanno manifestato davanti ai cancelli dell’ex Dogana di Roma, nuova sede di Altaroma. «Quando entravo mi hanno aggredita e spintonata – racconta Lella Curiel – e mi sono impaurita fino alle lacrime. Però ho detto ai manifestanti: guardate che io do da lavorare a gente che le pellicce non se le può proprio permettere!».

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L’alta moda di Dolce & Gabbana omaggia la Scala

Per la prima volta nella storia il Teatro alla Scala si è trasformato nella location di una sfilata di moda: nella giornata di ieri l’alta moda di Dolce & Gabbana ha sfilato nel tempio della lirica.

Sono stati i primi a raccogliere molte sfide, indomiti ribelli, fieramente anticonformisti, spesso anticipatori dei tempi: con un défilé interamente dedicato all’arte del ben canto, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno portato l’haute couture italiana alla Scala, luogo pregno di storia e tradizioni. Un omaggio al Bel Paese e a Giacomo Puccini, le cui musiche hanno accompagnato le uscite delle modelle. Dalle struggenti atmosfere della Turandot, fino a Madama Butterfly, dalla Bohème alla Tosca: il patrimonio musicale italiano viene omaggiato dai due stilisti, da poco divenuti sostenitori del teatro, che considerano un'”istituzione simbolo della cultura italiana in tutto il mondo”.

Una sfilata evento conclusasi con una standing ovation di cinque minuti e con il duo di stilisti in lacrime, tra gli applausi degli ospiti, affascinati dalla sublime arte che ha calcato l’insolita passerella, in primis Alexander Pereira, sovrintendente alla Scala. Dopo la sfilata ha avuto luogo un’esibizione degli studenti dell’Accademia.

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Gli stilisti hanno commentato la sfilata come “la realizzazione di un sogno”. Ottantotto uscite emozionanti, tra le musiche di Puccini. Astenersi detrattori: il tempio della lirica non è stato in alcun modo profanato, ma si è viceversa aperto ad abbracciare una delle arti italiane più importanti a livello mondiale, quale è la moda.

Una donna casta e raffinata ha calcato la passerella: nessuna scollatura, bandite le trasparenze ed ogni tocco eccentrico. Una collezione all’insegna della sobrietà e dello stile più sofisticato. Trionfo barocco nei broccati di seta, tra LBD d’ordinanza e tailleur in tweed e cachemire. Infine, eccola, quasi una visione onirica, la donna di Puccini, che sfila maestosa tra corpetti e abiti ricchi di fascinazioni storiche e regale sontuosità. Come un ballo, tra paillettes, pietre e ricami preziosi, tra le crinoline e i velluti trova nuova vita la sublime incarnazione dell’eroina pucciniana, tragica e appassionata, che sfoggia smoking maschili rubati alla linea uomo. Tripudio di barocca eleganza negli orecchini chandelier e nelle pietre preziose che scintillano addosso alle mannequin. Un omaggio al teatro stesso, ma anche a Milano, con le sue bellezze, dal Castello Sforzesco al Duomo, che vengono rappresentati sui cappelli.

Fascino scandinavo per l’haute couture di Chanel

Una immensa distesa di prati verdi su cui si erge solitaria una costruzione astratta in legno scandinavo, che sembra attrarre i raggi di un pallido sole del Nord: si presenta così il Grand Palais di Parigi, per accogliere il défilé Haute Couture di Chanel. Una collezione Primavera/Estate 2016 ricca di suggestioni, in bilico tra opulenza e minimalismo. La luce tenue dei paesaggi nordici si unisce al lusso tipico della maison francese, tra ricami preziosi, gioielli, chiffon e ruches. Ad aprire la sfilata è Mica Arganaraz, la nuova musa di Kaiser Karl, seguita da top model del calibro di Kendall Jenner, Mariacarla Boscono, la burrosa Gigi Hadid con la sorella Bella.

Il tradizionale tailleur in tweed, emblema della maison, si coniuga ad abiti insolitamente minimal, dall’appeal quasi monacale, tra inediti colletti da educanda e maniche balloon: semplicità e pulizia si arricchiscono dell’unico vezzo costituito da un fiocco bon ton. Si continua con bluse e gonne in seta: torna prepotentemente in auge la gonna longuette, con caviglie scoperte, mentre per la sera il mood è sparkling, tra cascate di cristalli, frange, gonne plissettate e oro all over. L’opulenza sembra essere la parola chiave, per un’eleganza che attinge molto dal Sol Levante. Certi capi drappeggiati ricordano i kimono, mentre le linee sembrano ispirarsi ai costumi delle imperatrici orientali. Anche il make up delle mannequin omaggia il Giappone: i capelli vengono raccolti in uno chignon basso con riga centrale, mentre profuma di Oriente il trucco degli occhi, evidenziati da due linee nere parallele.

Neutrale e sobria è la palette cromatica, che predilige avorio, paglia, nude e beige, insieme al bianco, al nero e al blu navy, mentre piccoli guizzi di colore si ottengono con azzurro e rosa shocking che qua e là fanno capolino su tailleur e abiti. Zeppe in sughero sembrano omaggiare la magia dei paesaggi scandinavi, per una moda eco-friendly, che usa materiali quali la rafia.

La donna Chanel è austera come le donne orientali, rispettosa della natura e dei suoi elementi, ma capace di ostentare un lusso quasi barocco, come l’abito da sposa con strascico, che chiude il défilé. Suggestiva e come sempre teatrale la conclusione della sfilata, con le modelle che si raccolgono nella costruzione in legno su due livelli, quasi una casa di bambole dal sapore scandinavo, dove fa capolino anche Karl Lagerfeld.

Ospiti della sfilata Cara Delevingne, una prorompente Monica Bellucci strizzata in inediti leggings, Gwyneth Paltrow, Anna Wintour, l’italianissima Alessandra Mastronardi e la sempreverde Inès de la Fressange, musa storica di Lagerfeld.

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La valchiria di Atelier Versace conquista Parigi

Una valchiria in abito da sera è la protagonista della sfilata Atelier Versace, che ha inaugurato l’Haute Couture parigina. Donatella Versace riporta la maison ai vecchi fasti, proponendo una collezione Primavera/Estate 2016 sofisticata e grintosa.

Atletica, sinuosa, sicura di sé, la donna Versace calca la passerella esibendo una self-confidence fuori dal comune: come una dea, tra drappeggi, spacchi vertiginosi e nude look mozzafiato, esibisce fieramente la propria femminilità e le curve. L’intero défilé è un tributo alla bellezza femminile. E tante sono le bellezze che si alternano sulla passerella, da Irina Shayk a Rosie Huntington Whiteley, da Mariacarla Boscono a Gigi Hadid a Joan Smalls. Testimonial della sfilata è Rita Ora, strizzata in un mini abito arancione, che enfatizza il suo fisico scolpito.

Atelier Versace restituisce alla donna il potere derivante dalla seduzione: la femme fatale che sfila in passerella sfoggia colori vitaminici che esaltano le curve vertiginose. La palette cromatica indugia in nuance fluo, dal giallo fluorescente all’arancio al blu cobalto, alternati al bianco e nero optical. Nude look enfatizzano il corpo attraverso sapienti cuciture e intrecci strategici: i virtuosismi non si contano, tra reti traspiranti e lacci bondage, per capi ad alto tasso di seduzione. Come una ragnatela, piccoli spiragli di pelle vengono lasciati sapientemente in vista, mentre lunghi abiti da sera in georgette di seta svolazzante conferiscono alla donna un’allure da diva. Colori accesi anche per i mini dress, mentre i bustier enfatizzano le curve femminili. Una haute couture che si ispira all’atletica e alle uniformi degli sportivi, riuscendo contemporaneamente ad enfatizzare la femminilità. Tra i materiali usati spicca su tutti il silicone, tra micropaillettes e giochi cromatici.

Nel front row della sfilata spiccano illustri colleghi designer, da Alexander Wang ad Anthony Vaccarello, che cura la linea Versus, fino a Riccardo Tisci, che ha recentemente scelto Donatella Versace come testimonial Givenchy.

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Da Schiaparelli il pranzo è haute couture

Tavole imbandite, tovaglie, piatti e porcellane, e, ancora, ortaggi e vivande di ogni tipo fanno capolino da lunghi abiti da sera in impalpabile chiffon di seta. Gusci di uova decorano tailleur bianchi dalle proporzioni a trapezio, in pieno stile anni Swinging Sixties, tra shift dress e stivali. La collezione haute couture Primavera/Estate 2016 di Schiaparelli incanta Parigi, tra ironia e suggestioni surrealiste.

Una sfilata all’insegna dell’originalità, che ha visto un inedito mix di spunti variegati. Il risultato sfiora la genialità, tra fiori e piante che sbucano da tailleurini bon ton, ed altri elementi floreali che decorano lunghi abiti da dea, in cui farfalle volano tra drappeggi e ricami. Eleganza nelle maxi gonne plissettate che completano bluse con fiocco, e dolcezza quasi infantile nelle stampe. Ricami traforati e crochet avvolgono abiti da gran soirée, mentre sul candido bianco di tailleur e lunghi abiti compaiono posate e servizi di argenteria. Il direttore creativo della celebre maison di alta moda, Betrand Guyot, celebra la gioia e l’eleganza dell’atto del nutrirsi, tra uova a la coque e teiere.

Un mood di ispirazione vagamente provenzale, nei tessuti che ricordano le tovaglie, si arricchisce di elementi surrealisti, quali aragoste, conchiglie, cuori e labbra. Colpisce la ricercatezza di ogni dettaglio, fino alle scarpe, i cui tacchi rappresentano i baccelli dei piselli, ma in chiave 3D. Ironia protagonista assoluta di questa sfilata, insieme alla gioia di vivere insita nel cibo, come la stessa Elsa Schiaparelli affermava nel lontano 1954. Un ricettario illustrato di sofisticata eleganza, nelle stampe caleidoscopiche ispirate a Louise Bourgeois, mentre le aragoste omaggiano la celebre collaborazione tra la couturier e Salvador Dalí, che risale al lontano 1937.

Nel front row dell’apprezzatissimo défilé spiccano nomi del calibro di Carla Bruni Sarkozy, Michelle Yeoh, Christian Louboutin, Olivia Palermo, Kate Bosworth e Daphne Guinness, ma anche Pier Paolo Piccioli e Maria Grazia Chiuri, i direttori creativi di Valentino. La palette cromatica predilige tanto bianco, ma anche i toni del giallo e dell’arancio, che vengono sublimati in stampe e fantasie di ispirazione culinaria, per una sfilata tra le più apprezzate.

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