Giambattista Valli incanta l’Alta Moda parigina

Applicazioni di ruches, fiori che si animano, abiti principeschi che ci invitano a sognare ancora, perché non è mai troppo tardi per farlo.

Giambattista Valli deve tanto a Parigi e a questa città dedica la collezione Haute Couture primavera/estate 2016. Risveglia la sua creatività come i fiori dei favolosi giardini de La Ville Lumière, in primavera. Si lascia guidare dai suoi germogli colorati e turgidi e noi quasi ne percepiamo i loro profumi.

Così occorre lasciarsi avvolgere dall’aurea romantica e misteriosa dei  giardini di Bagatelle, Palais Royal, Luxemburg e Tuileries  per “raccontare quelle fioriture impressioniste che hanno ispirato tanta arte”, spiega il designer.

Valli è il virtuoso dell’Haute Couture. È generoso nel donare agli altri, attimi di pura magia. Le sue creazioni sono teatrali, imponenti ma leggere come nuvole al contempo. Metri e metri di organza imbastita e cucita sapientemente, cristalli lucenti che riflettono la preziosità delle sue creazioni.

Mantelle con chiusura gioiello, pizzi generosi, maniche sbuffo impreziosite da mughetti, peonie e margherite. Abiti cocktails con rose che scivolano a tutta altezza e reti fantasiose che imprigionano i boccioli. Lo stile impero rivive nell’abito in seta e organza rivestito completamente da corolle da mille colori.

L’abilità creativa del designer romano esplode negli abiti da ballo in organza che disegnano una naturale  linea ad A e che riflettono l’incontrovertibile bellezza di questa collezione.

Tanto di cappello, “Giaba”.

 

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Valentino P/E 2016: totem e tabù

È tempo di safari da Valentino. Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli presentano a Parigi una collezione Primavera/Estate 2016 che trae ispirazione dall’Africa.

Quasi un reportage etnografico tra le popolazioni tribali del continente africano, di cui riviviamo sulla passerella le danze rituali, le tradizioni e il folclore, per un défilé suggestivo come pochi. Tamburi e musiche tribali si alternano alle note struggenti de “La mia Africa”, tra piume e collane etniche, per un viaggio alla scoperta di terre sconosciute.

Suggestioni wild unite al richiamo degli elementi primordiali della natura tornano nella palette cromatica dei lunghi abiti colorati, che ricordano i trucchi che le culture Masai si spalmano sul viso durante i loro riti propiziatori. Collane ricche di perline multicolore o monili scultura in terracotta bianca realizzate dall’artista Alessandro Gaggio impreziosiscono i lunghi abiti in impalpabile chiffon di seta.

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Forza ancestrale e mistero, trecce rasta e pettinature afro per una nuova regina della giungla, che sfila in long dress dalle inedite stampe grafiche che rendono omaggio alla savana: tigri, elefanti e gazzelle divengono ora iconiche protagoniste della maison italiana, mentre maschere totemiche sembrano fuoriuscire da suggestivi corsetti in pelle intagliata. Lavorazioni in pelle anche nei gilet e nelle fusciacche che stringono il punto vita sopra i maxi dress. Suggestioni Seventies nei preziosi caftani trasparenti: quasi delle visioni oniriche, nella loro perfezione, le modelle che li indossano.

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La palette cromatica omaggia la terra: ocra, marrone e sabbia ma anche giallo, arancio e rosso, fino ai toni dell’azzurro nelle piume variopinte degli abiti da sera. I toni dell’ebano vengono declinati nella preziosa mousseline di seta per capi dal notevole impatto scenografico, per un’eleganza sofisticata che da anni è sinonimo dello stile Valentino. Suggestivi sandali da gladiatore per inedite regine tribali in mise corte e sottovesti di rete.

La donna immaginata da Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli è una guerriera tribale capitata per caso nelle Tuileries. La sfilata, accolta con un’ovazione dal pubblico, rivela un intento nobile: sulla scia dei tristi fatti di cronaca e delle innumerevoli vittime del Mediterraneo, i due designer lanciano un monito importante e quantomai attuale, nell’usare la moda come strumento per comprendere meglio il diverso, appropriandoci dei loro riti e delle loro usanze, auspicando un nuovo tempo in cui l’amore universale abbia la meglio sulla paura e sul pregiudizio.


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