ON AIR LA NUOVA CAMPAGNA BARILLA “GESTO D’AMORE”

LA PASTA È UN “GESTO D’AMORE” NELLA NUOVA COMUNICAZIONE DI BARILLA

Barilla riporta in primo piano il valore emozionale della pasta, la cui preparazione diventa un modo per comunicare oltre le parole.

Con una nuova comunicazione lanciata in tutto il mondo, Barilla torna a far sentire la propria voce più emotiva ed esprime – come nelle campagne storiche del passato – il desiderio di parlare al cuore delle persone. Sotto il nuovo messaggio “Barilla. Un gesto d’amore” preparare la pasta diventa un modo per comunicare ciò che spesso non si riesce a dire con le parole. Frasi difficili da pronunciare come “ti amo”, “mi sei mancato” o “scusa, è colpa mia” possono essere dimostrate con qualcosa di semplice come un piatto di pasta.

È questo il racconto al centro del film di brand che rappresenta il manifesto della comunicazione di Barilla e si apre proprio con la domanda “Cosa possiamo dire senza le parole?”. In esso storie multiple dal sapore classico, ma estremamente contemporaneo, sanno dare un valore particolare a un piatto di pasta preparato per una persona cara. Le medesime storie saranno riprese nei soggetti della campagna globale integrata, on air a partire dall’11 aprile in 40 Paesi.

Anche la colonna sonora che sceglie di riproporre la rielaborazione del brano “Hymne” di Vangelis, sottolinea un ritorno alle origini con la musica che nella memoria di molti è indissolubilmente associata a Barilla.

Per la campagna “Barilla. Un gesto d’amore”, la regia è stata affidata al regista italiano Saverio Costanzo.

Il film di brand può essere visto a questo link:

Intervista a Tiziano Russo: racconto una realtà inventata

Tiziano Russo è ben conosciuto nel panorama musicale per aver diretto i video di artisti italiani come: Mina, Dardust, Nino Frassica, Chiara. Recentemente, è stato ospite con Boosta e Violante Placido presso Milano Film Festival, dove ha reso omaggio al grande Antonioni con lo spettacolo “Attraverso il Deserto, il Deserto Rosso“. Tra gli ultimi lavori, spiccano quello per i Negramaro in “Fino All’Imbrunire” e Francesco Gabbani in “La mia versione dei ricordi”.


Da dove nasce la passione per la sua attività? C’è, in particolare, un aneddoto?


Esiste in realtà un momento particolare della mia vita che coincide con l’inizio del mio sguardo su questo mestiere: una collana di 120 VHS del Corriere della Sera, grandi opere cinematografiche da collezionare; le acquistai tutte. Credevo di avere tra le mani un tesoro da difendere, senza conoscere bene i registi e i film. Ma giorno dopo giorno iniziai a divorarli e a studiarli, specialmente Polanski e Kubrick.


Ci sono dei registi che sente più affini al suo modo di vedere il mondo?


Seguivo molto Polanski. Crescendo, ho cambiato i modelli da seguire: da Sorrentino a Refn, da Iñárritu a Roy Andersson, non Wes. Cambiano i registi, ma restano i film. Non seguo un regista da seguire, anche se aspetto l’uscita di un autore in particolare, ma preferisco seguire le opere, i temi e le idee.


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L’ultimo videoclip dei Negramaro s’ispira ad un film di di François Ozon, in cui il bambino dotato di ali diviene metafora dell’amore che fin dai primissimi momenti di vita è aspirazione alla libertà. Com’è, invece, il suo rapporto con la libertà creativa?


Il video è esattamente la mia personale espressione di libertà: libero dai canoni audiovisivi, di ispirarsi a un film in particolare, di cambiare stile. Con l’ultimo video dei Negramaro ho voluto proprio questo, mettermi in gioco e azzardare un nuovo stile registico da allegare a un brano musicale. Credo di aver indirizzato il mio percorso su una strada artistica e creativa nuova. E mi piace.


In che modo riesce a conciliare la libertà creativa con la commissione dei lavori?


Una domanda delicatissima. Dipende molto dagli artisti e da chi commissiona il lavoro. Sicuramente ti scelgono per lo stile, e averne uno è già un gran passo avanti e facilita il rapporto regista/artista. Cerco di ascoltare molto la volontà del discografico, ma so ben di dover difendere le mie idee e i miei gusti. Il punto d’incontro è sempre il risultato migliore, quasi come quello tra artista e volontà del pubblico.


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Qual è o quali sono gli aspetti a cui presta maggiormente attenzione nella produzione di un videoclip musicale?


Durante la produzione pretendo che i reparti si conoscano e comunichino tra di loro. La migliore riuscita passa attraverso la comunicazione e lo scambio. I reparti devono ascoltarsi e scegliere insieme al regista le direzione: non si arriva sul set con idee diverse, ma con una grande in comune. Presto molta attenzione affinché tutti lavorino in questi modi; non si è registi solo sul set. La mia attenzione particolare, e spero si noti, è sulla fotografia e la narrazione. Una è più legata alla creatività visiva, la seconda all’idea e all’emotività. Inevitabili.


C’è un suo videocip musicale al quale si sente emotivamente più legato?


No. O meglio, sono molto autocritico e credo che il meglio debba sempre arrivare. ma sicuramente, l’ultimo dei Negramaro è un video che ha un contorno importante e molto personale. Lo rivedo spesso, e questo la dice lunga.


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Realtà e finzione. Come s’incontrano nei suoi lavorI?


La realtà è finzione. Nella realtà tutti fingiamo, e per quanto mi riguardo, nei miei lavori è inevitabile questo connubio. Racconto una realtà finta, inventata: è un paradosso che difendo. Se la puoi sognare, puoi anche raccontarla. E il sogno vive nella nostra realtà.


Se dovesse associare una sola parola al suo linguaggio, quale sceglierebbe? Perchè?


Il mio è un linguaggio lunatico, esprime molto quello che sono. Essere lunatici nell’arte è una gran fortuna: il dono di essere liberi e giustificati.


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L’ultimo suo lavoro l’ha visto confrontarsi con Deserto Rosso del grande Antonioni. Che sensazioni le ha regalato quest’esperienza?


E’ stata una bolla spazio-temporale, di quelle che scoppiano e ti chiedi se l’hai vissuta e vista per davvero. Antonioni è un punto lontano e mi sembra di averlo conosciuto bene, come un grande amico, per pochi giorni. E l’ho conosciuto grazie a un suo film; è questo il nostro senso della vita: essere conosciuti per quello che facciamo. Io ho conosciuto Deserto Rosso e Antonioni. In questo lavoro, Boosta e Violante sono stati due importanti compagni di viaggio. Abbiamo realizzato qualcosa di unico: una nuova forma d’arte, con molti limiti ancora, ma potenziali margini di miglioramento. Ci stiamo lavorando.


Quali sono i prossimi progetti che la vedranno protagonista? Può anticiparci qualcosa?


Non si finisce mai di scrivere, ma bisogna essere bravi a chiudere una storia. Attualmente sto facendo proprio questo. Sono in scrittura e impegnato nella lavorazione di nuovi videoclip per artisti italiani.


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I video di Tiziano Russo si contraddistinguono per la delicatezza delle storie raccontate e l’eleganza delle immagini che si susseguono, dove la malinconia s’intreccia inesorabilmente con la gioia. Ne deriva, quindi, il ritratto della vita in tutta la sua complessità, fatta di volti, dettagli, luoghi, idee ed elementi simbolici. La creatività è l’elemento costante con cui il regista condisce la realtà e la quotidianità, contribuendo all’elaborazione di un linguaggio del tutto personale, che intriga ed incuriosisce.


http://www.tizianorusso.com/

Lo spot girato da uno studente e rifiutato dall’Adidas diventa virale

Un giovane di talento e grandi speranze, un progetto realizzato con un piccolo budget e tanta passione e una storia coinvolgente e dal forte impatto: gli ingredienti per una favola moderna ci sono tutti. Peccato che il sogno di Eugene Mehrer, studente della Filmacademy Baden-Wuerttemberg, non sia diventato realtà. O forse sì. Perché in questa storia dello spot girato dal giovane creativo tedesco e rifiutato da Adidas non tutto è come sembra.


Partiamo dall’antefatto: Eugene studia per diventare regista, ha un gran talento e una rara sensibilità. Un suo lontano parente, un anziano maratoneta dallo spirito giovane scomparso lo scorso anno, gli fornisce l’ispirazione per girare un video. In un minuto e 39 secondi, il giovane racconta una storia commovente, delicata e a tratti dolorosa. Ci troviamo in una casa di riposo, dove uno degli ospiti è un ex maratoneta. La vita scorre lenta, scandita da ritmi sempre uguali, silenzio e solitudine. Osservando un ragazzo che corre sotto la sua finestra, l’uomo ritrova la sua passione per la corsa, ma viene ostacolato dagli infermieri che lo rimettono a letto. Finché la passione, la determinazione e la voglia di vivere non hanno la meglio, su di lui e su tutti gli altri ospiti: incitato dagli amici della casa di riposo, l’uomo indossa ancora le sue scarpe Adidas e corre verso la vita, lontano dalla morte esistenziale dell’ospizio. Alla fine, la scritta break free chiude la parabola emozionale del video. Liberarsi. Ecco cosa significa correre e fare sport per Eugene Mehrer, come racconta in un’intervista ad AdWeek. Sembrerebbe un concetto perfettamente in linea con la comunicazione Adidas eppure, quando lo studente invia il suo lavoro al colosso dello sportswear, riceve in risposta una mail standard. Riceviamo troppe proposte, abbiamo già la nostra agenzia pubblicitaria, non ci interessa grazie.


È la fine di un sogno? No, perché nel mondo della comunicazione virtuale, storie forti e lievi come questa rispondono al nostro bisogno di emozioni reali. Il video, pubblicato su YouTube a metà dicembre, sfiora già i dieci milioni di visualizzazioni. Forse Eugene non ha centrato il target o le esigenze di Adidas, ma ha toccato molti cuori e nel suo orizzonte sembra esserci il futuro da regista che ha sempre sognato.

I migliori backstage di Milano Moda Donna: San Andres

Un concerto di cristalli accompagnato sulle note dei mariachi ha segnato la fine di Milano Moda Donna ma anche l’inizio dell’ascesa di San Andres. Il riservato e appassionato designer messicano Andres Caballero, da anni di base a Milano, racconta una romantica sognatrice e rinforza la palette cromatica a cui ci ha abituati nel corso delle ultime stagioni.

I capi, dalle nette geometrie e dai tessuti corposi e preziosi, come il jacquard e la seta prodotti in esclusiva a Como, danzano con il corpo della sua donna celebrando l’altissima artigianalità.
Ad accessoriarla nel suo stile neoretrò i sandali bassi, arricchiti di gemme, e le parure Stroilli, brand che ha premiato Andres con il premio “Stroilli loves fashion” grazie al suo forte carattere porgettuale e allo story telling che lo circonda.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Missoni

Nell’atmosfera industrial della zona di tendenza Ventura Lambrate, in un runaway ultra luminescente, hanno preso vita i nuovi ritmi dei colori Missoni che segnano il ritorno dell’iconico color block e le nuove proporzioni dal taglio pulito e contemporaneo.

Il gioco delle sovrapposizioni di lunghezze e materiali ha evidenziato le ispirazioni giunte dalla purezza dei minerali e dalla quieta della natura.
L’accessorio ultra Sixties ha esaltato i look che, per la prossima Primavera/Estate invitano alla semplicità e al relax in tutte le situazioni quotidiane.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Au Jour le Jour

Il femminismo e la ribellione sono stati il fil rouge che ci ha condotti di sfilata in sfilata valorizzando la tendenza al fare squadra, dentro e fuori le passerelle.

Au Jour le Jour diventa una confraternita di metà Ottocento, i cui ideali, ancor prima dei moti di ribellione per l’indipendenza delle donne, sono la libertà di espressione e la condivisione di contenuti artistici e letterari.

Il vittoriano esplode nella location di Via Senato e trasporta in un universo parallelo dal sapore country dove, tra picnic e attività all’aperto, perfetti per indossare abiti e grembiuli con pattern vichy e delicati micromondi floreali, ci si confronta divertendosi.

Tra stemmi e mascotte il romanticismo dalla forte identità viene abbinato ai codici identificativi del brand come lo street e lo sporty style, i tessuti tecnici e le paillettes.
La divisa Au Jour le Jour diventa, quindi, ultra femminile e fancy per lasciare un interessante segno nelle tendenze della prossima stagione.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Leitmotiv

La mascotte dei Leitmotiv, il cervo, simbolo dell’amicizia e dell’amore, nella prossima stagione decide di viaggiare nel centro America.

Tutto cio’che e’folk si muove nelle corde del brand integrandosi con i segni ancestrali, il muralismo e le ispirazioni artistiche che giungono da Ligabue e Chagall.

L’immaginario Leitmotiv va, altresì, ad arricchirsi dell’architettura geometrica variopinta dei villaggi del Messico, dove il cervo incontra nuove specie animali mentre gli Apache giocano con le teste di cavalli, tigri e aquile.

I dictat della Primavera/ Estate suggeriscono l’utilizzo di nastri, cordoni e nappine e anche il duo di designer non li disdegna rendendo la propria donna una perfetta dama del ballo.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Byblos

Byblos decide di puntare sulla scenograficità dell’ atmosfera siderale per raccontare una collezione dall’estetica eterea. L’ispirazione giunge dall’artista Peter Gentenaar, le cui opere in carta assumono, nella loro unicità, forme inusuali e inaspettate.

Sono i decori della natura ad accompagnare la donna del brand che sceglie le micro ruches, le passamanerie colorate e le trasparenze del tulle da abbinare a varsity jacket over, culisse, bretelle e occhiali dal tocco futuristico. Come atterrata dalle nuvole, le imbragature e i fili del paracadute si sciolgono per creare movimento sulla passerella e avvolgere gli abiti in delicati intrecci.

L’etoile della galassia Byblos, con il suo voyerismo, può affermare di essere pronta per approdare alla prossima stagione nel pieno del suo stile.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Andrea Bertolotti

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Vivetta

La designer umbra Vivetta, che da circa un decennio ci trasporta nel suo fantastico mondo fatto di reminescenze vintage, fa vivere la sua nuova collezione, ancora una volta, negli anni ’20.
E’la cineasta tedesca Lottie Reiniger , deus ex machina delle più belle favole per bambini sul grande schermo, l’ispirazione di questa stagione.

E così che, attraverso un viaggio temporale, si vola nelle stanze ottocentesche ricche di tappezzerie orientaleggianti, conducendo nell’epoca in cui le favole venivano scritte e, talvolta, ambientate.
I personaggi fantastici incontrano i broccati e si posano, grazie ai ricami delicati e alle stampe tromp l’oeil, sulle camicie e sulle bluse dagli iconici colletti.
I tessuti dell’altissima artigianalità sono scelti ancora una volta da Vivetta per celebrare la tradizione e l’eccellenza: pizzo sangallo, merletti dal sapore vittoriano e tessuti naturali, ricamati sapientemente a tombolo, rivivono negli abiti bon ton ispirati a quelli delle viziate e viziose aristocratiche dell’epoca.

E per le ferie estive non possono mancare le idee see-sucker, fine tessuto rigato, caratterizzate sulle orme della designer che, per abbellire le sue proposte, ha collaborato anche con Swarovski, Adidas e Super Duper.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Matteo Di Pippo

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Anteprima

Il fashion show di Anteprima stupisce per le sue note glam rock in netto contrasto con lo storytelling delle precedenti collezioni.

E’ una collegiale che abbandona lo stereotipo di brava ragazza pronta a lasciarsi andare con bomber e maxi cardigan abbinati a abiti e gonne longuette, e a divertirsi con giacche dal taglio maschile, senza disdegnare orecchini maxi e stringate.
E’ una delicata ribelle che ama il giallo, pantone di punta della prossima primavera estate, e i maxi pois.

La forza del carattere conduce fino alla fine dello show che può definitivamente segnare una svolta del brand dallo stile italo giapponese.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Matteo Di Pippo

I migliori backstage di Milano Moda Donna: Luisa Beccaria

Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia, è stata la location scelta da Luisa Beccaria per creare una connessione tra il futuribile e il suo personale mondo onirico.

Fluttuanti ninfe contemporanee hanno calcato la scena omaggiando “le mille sfumature dell’acqua” e l’iconografia impressionistica.
Il lino effetto denim e il cotone arricchito di sangallo i tessuti presenti negli abiti da giorno, di ispirazione Seventies, mentre l’ organza e lo chiffon hanno dato vita ai look serali, fatti di pepli e di tuniche con ampie maniche a mantella.

Varie le lunghezze da indossare con la scelta di calzature: dai tacchi bassi leggermente alla schiava, fino a quelli squadrati e a stiletto in suede, in vernice o realizzati con gli iconici pattern ricamati della Primavera-Estate 2017.

Fashion editor Alessia Caliendo
Video director Matteo Di Pippo