Peter Lindbergh in mostra a Rotterdam

Sarà aperta fino al 12 febbraio 2017 la mostra ospitata al museo Kunsthal di Rotterdam dedicata al fotografo di moda Peter Lindbergh: “A Different Vision on Fashion Photography” è una rassegna esclusiva di 220 scatti di moda che hanno consacrato Peter Lindbergh nell’Olimpo della fotografia patinata. Una tra le firme più autorevoli del Novecento, i suoi scatti hanno consacrato le supermodelle Cindy Crawford, Claudia Schiffer, Naomi Campbell, Helena Christensen e Linda Evangelista, solo per citarne alcune.

Taschen firma l’iconico catalogo della mostra, che vede in copertina la splendida Kate Moss. Lindbergh, pioniere della fotografia neorealista, ha ridefinito gli standard di bellezza con un approccio umanistico, privilegiando una bellezza autentica ed espressiva. La retrospettiva, curata da Therry-Maxime Loriot, spazia sulla lunga attività del fotografo (dal 1978 ad oggi), attraverso 220 fotografie che documentano i passaggi più importanti della sua estetica. Le top model vengono ritratte in pose naturali per le strade della Grande Mela o ancora strizzate in giacche biker come provette motocicliste, o ancora con le celebri camicie bianche, iconico scatto realizzato per Vogue nel 1992.

La sua estetica si opponeva ad ogni stereotipo, offrendo un’interpretazione innovativa della bellezza femminile. “Questa dovrebbe essere oggi la responsabilità dei fotografi: liberare le donne, e ognuno, dal terrore della giovinezza e della perfezione”, così il fotografo si esprimeva negli anni Novanta. Attraverso il suo obiettivo, è riuscito a conferire un’aura di umanesimo anche alla fotografia più glamour e patinata. Il fotografo di origini polacche ha pubblicato i suoi lavori sulle riviste più prestigiose del mondo, da Vogue a Marie Claire, da Interview ad Harper’s Bazaar. Fotografie come reportage, realizzate senza alcun trucco.

Naomi Campbell, Linda Evangelista, Tatjana Patitz, Christy Turlington & Cindy Crawford, New York, 1990 © Peter Lindbergh
Naomi Campbell, Linda Evangelista, Tatjana Patitz, Christy Turlington & Cindy Crawford, New York, 1990 © Peter Lindbergh

Arkeda 2016: architettura, edilizia, design e arredo

Ha avuto luogo Arkeda 2016, una tre giorni intensa che ha affrontato diversi temi, tra cui l’architettura, l’edilizia, il design e l’arredo. Una kermesse ricca di spunti, che ha visto la partecipazione di architetti e professionisti del design, presenti con numerosi stand. Tante le iniziative, tra mostre, talk, dibattiti e workshop.

Presente quest’anno anche l’Ordine degli Architetti partenopei, tra i partner della manifestazione, nel cui stand è stata allestita la mostra fotografica “Passato, presente e futuro”, con l’esposizione di immagini che ripercorrono i momenti più rappresentativi dell’architettura napoletana. L’obiettivo è di offrire, partendo dallo status passato e presente dei luoghi, spunti e idee per l’architettura del domani, puntando su tematiche di grande attualità come lo sviluppo sostenibile, il risparmio energetico e la rigenerazione urbana.

Da Arkeda 2016 ha preso avvio la nuova edizione del “Premio Raffaele Sirica”: istituito nel 2010 dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori e dedicato nel corso degli anni alla sicurezza dell’abitare, alla rigenerazione urbana sostenibile e a selezionare progetti originali, innovativi e di qualità di giovani professionisti, ha visto in quest’edizione temi che hanno abbracciato architettura, paesaggio, arte e storia, con una particolare attenzione ai tradizioni dei luoghi. Grande attenzione è stata riservata anche alle opportunità professionali: per agevolare l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani architetti, l’Ordine di Napoli ha infatti predisposto un protocollo d’intesa che sarà siglato con le aziende di design che partecipano alla manifestazione. In particolare, gli iscritti all’Ordine da meno di cinque anni avranno l’opportunità di effettuare un tirocinio di formazione della durata di sei mesi presso le aziende produttrici di componenti dell’architettura, soprattutto nel campo della progettazione del design. Ogni azienda potrà ospitare un massimo di quattro tirocinanti per semestre.

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“Un’iniziativa che ci sta particolarmente a cuore –così ha commentato il presidente dell’Ordine degli Architetti Pio Crispino –poiché può consentire a chi è alla ricerca di un’esperienza lavorativa di avere una possibilità. I nostri giovani professionisti vanno sostenuti e noi siamo molto attivi in questa direzione. E’ per questo che ritengo che Arkeda rappresenti un’ottima vetrina, un momento importante di confronto per i nostri iscritti e di visibilità per tutta la categoria.”

Donna Karan: lasciano il CEO e i direttori creativi

Cambio di rotta da Donna Karan International (DKI): Caroline Brown, CEO della maison, e Maxwell Osborne e Dao-Yi Chow, designer della diffusion line DKNY starebbero infatti per rassegnare le proprie dimissioni. I tre sarebbero pronti a lasciare i loro incarichi entro la fine dell’anno. La notizia è emersa in concomitanza con la vendita di DKI (che controlla i marchi Donna Karan e DKNY), che è passata dal gruppo Lvmh all’americano G-III Apparel Group: secondo le fonti l’operazione, annunciata lo scorso luglio, avrebbe avuto il valore di 650 milioni di dollari.

Caroline Brown, CEO del brand dal gennaio 2015, vanta nel suo curriculum la presidenza di Carolina Herrera, incaricato lasciato per l’attuale. Ma ora sarebbe stata convinta dalla nuova direzione a lasciare il timone «per esplorare nuove opportunità di carriera». I direttori creativi di Dkny, Maxwell Osborne e Dao-Yi Chow, arrivati nell’aprile 2015, avrebbero deciso di concentrarsi unicamente sulla loro linea Public School, considerato «il cambio di proprietà e di strategie» che si è consumato all’interno dell’azienda.

G-III Apparel è un gruppo da 2,34 miliardi di dollari di ricavi l’anno, che controlla marchi come Vilebrequin, Andrew Marc, Bass, G.H. Bass e G-III Sports by Carl Banks. In più ha in licenza brand come Calvin Klein, Tommy Hilfiger, Karl Lagerfeld, Kenneth Cole, Cole Haan, Guess, Levi’s e Dockers. In un comunicato pubblicato ieri, in occasione dell’acquisizione, Morris Goldfarb, CEO di G-III, ha dichiarato: «Donna Karan International va ad aggiungersi al nostro portafoglio di marchi iconici e rafforza la nostra posizione di fashion leader».

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«Pensiamo -ha quindi aggiunto- che il mercato abbia bisogno di questi brand e che la sola linea Dkny abbia il potenziale di generare 1 miliardo di dollari di vendite l’anno. Lavorando in stretto contatto con i partner e il licensing network puntiamo a immettere in breve tempo sul mercato un lifestyle convincente, che riporterà Donna Karan in primo piano».

Sfila al Ritz Chanel Metiers d’Art 2017

Sfila nelle sontuose sale del Ritz di Parigi, dimora di mademoiselle Coco Chanel per ben 34 anni, la nuova collezione Chanel Metiers d’Art 2017. Dopo Roma, location scelta per la sfilata dello scorso anno, Karl Lagerfeld torna alle origini della maison, riscoprendone l’essenza più intima, attraverso gli ambienti che hanno fatto da sfondo alla vita di Coco Chanel, che visse al Ritz dal 1937 fino alla morte, avvenuta il 10 gennaio 1971. Il lussuoso hotel, che ha riaperto le porte solo pochi mesi fa, diviene set ideale di un défilé ricco di suggestioni.

Alla base della scelta di Lagerfeld di ambientare il fashion show a Parigi anche motivazioni di natura politica, dato il crollo del turismo parigino a seguito degli attacchi terroristici dello scorso anno: “Parigi ha una tale cattiva reputazione, ma visto che toccare Parigi è come toccare il cuore del mondo ho pensato sarebbe stato importante sfilare qui”, così lo stilista ha commentato la sua decisione.

Apre la sfilata la nuova baby musa di kaiser Karl, Lily-Rose Depp, la giovanissima figlia di Vanessa Paradis e Johnny Depp, che ha calcato la passerella in uno sfarzoso due pezzi composto da crop top e midi skirt in oro interamente ricoperti da una cascata di paillettes. Subito dopo è stata la volta della bellissima top model Cara Delevingne, altra musa prediletta dal couturier, che ha reso omaggio a Frida Kahlo.

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Lily-Rose Depp, la nuova musa di Lagerfeld


PARIS, FRANCE - DECEMBER 06: Cara Delevingne walks the runway during "Chanel Collection des Metiers d'Art 2016/17 : Paris Cosmopolite" show on December 6, 2016 in Paris, France. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)
Cara Delevingne ha reso omaggio a Frida Kahlo. (Photo by Pascal Le Segretain/Getty Images)


Suggestioni Roarin’ Twenties e atmosfere da Café Society per la collezione, che ha visto un tripudio di ricami e applicazioni preziose, per lavorazioni artigianali dallo charme senza tempo: fiorellini in cristallo ed elementi gioiello fanno capolino dal tulle di lunghi abiti da gran soirée; largo a frange e ruches, ma anche piume e contrasti iconici, come l’abito da sera indossato con piumino. La Belle Époque illumina la Ville Lumière tra velette di pizzo, camelie di voile e suggestioni couture che strizzano l’occhio al glorioso passato della maison. Trionfo di tweed e fili di perle, tra giacche bouclé, da sempre capo principe della maison e stivali alti a ginocchio. In passerella anche Georgia May Jagger e Pharrel Williams.

Da 13 anni a questa parte la linea Chanel Métiers d’art omaggia i laboratori artigianali che fanno parte di Paraffection, l’azienda sussidiaria aperta dalla Maison nel 1997 per promuovere l’opera degli artigiani francesi a cui si affida per le sue creazioni. La sfilata di quest’anno è stata caratterizzata da tante novità: Karl Lagerfeld, per la prima volta presente al défilé, seduto ad uno dei tavolini, ha permesso l’entrata dei fotografi nel backstage del fashion show, per immortalare gli artigiani al lavoro.





Nel front row spiccano Jada Pinkett-Smith, Willow Smith, Clémence Poesy, Vanessa Paradis, Inès de la Fressange, Ludivine Sagnier e Marie-Ange Casta, solo per citarne alcuni. #ParisCosmopolite è stato l’hashtag ufficiale della sfilata.

Presentata a Roma la collezione di MVP per Trussardi

Ha avuto luogo nella boutique di Trussardi di via Frattina il party esclusivo per il lancio della nuova collezione di bijoux disegnati da Maria Vittoria Paolillo per la maison del Levriero: un’esclusiva capsule collection per la prossima primavera/estate. I gioielli, che hanno già sfilato lo scorso settembre, durante la Milano Fashion Week, sono stati ora presentati ufficialmente al pubblico, in una serata ricca di ospiti illustri.

Un’affinità elettiva lega la designer a Gaia Trussardi, direttore artistico del brand, presente all’evento. Galeotto fu Instagram: proprio sul celebre social network Gaia Trussardi rimase colpita dalla visione architettonica dei gioielli di Maria Vittoria Paolillo. Da qui l’inizio di una collaborazione.

Maria Vittoria Paolillo, giovane designer (appena 25enne), crea il proprio marchio dopo gli studi di gemmologia e i numerosi viaggi che l’hanno ispirata: dietro l’acronimo MVP si cela la volontà di emanciparsi: la passione per le gemme, trasmessale dal nonno, capostipite dell’azienda di famiglia, la rende ora pronta per svincolarsi dal lavoro della famiglia Paolillo e confrontarsi con materiali più accessibili come l’argento. Il brand che porta il suo nome si caratterizza per un’estetica nuova, in un connubio di arte ed alta gioielleria. La collezione MPV per Trussardi è composta da monili in bronzo dai cromatismi accesi e dalle suggestioni Eighties: largo a tinte fluo, dall’appeal vitaminico, perfette per accompagnare la collezione disegnata da Gaia Trussardi per la prossima stagione estiva.

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Orecchini, anelli e collari declinati in cinque colori, dall’oro giallo al rosa fino al verde, al rosso e al fucsia. Già disponibile nei negozi Trussardi di Roma, Milano e Napoli, la collezione è stata presentata nell’ambito di un esclusivo cocktail party, che ha visto la presenza di numerosi ospiti, da Michela Andreozzi a Fortunato Cerlino, da Gabriele Mainetti a Paola Turci fino ad Ilaria Spada.


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Nella collezione Trussardi Primavera/Estate 2017, Gaia Trussardi utilizza la moda alla stregua di una forma di dialogo universale che unisce mondi, culture e domande sulle conseguenze del post-moderno. Numerosi i riferimenti filosofici e pop, dalle teoria post-moderniste di Theodor W. Adorno alla filmografia di Baz Luhrmann. Largo a suit pop e cromie lampanti tipicamente anni Ottanta: tra la logomania e denim laminato, largo ad un’estetica nuova, che rompe con il passato e attinge alle controculture e all’era digitale, in un ponte ideale tra passato e presente.

L’alta oreficeria di Bino Bini in mostra ad Arezzo

E’ stata inaugurata pochi giorni alla Galleria Ivan Bruschi di Arezzo la mostra “I gioielli di Bino Bini- Arezzo e la UNOAERRE nel Centenario della nascita”. L’esposizione, curata da Giuliano Cetrodi, resterà aperta fino al 7 maggio 2017: sono esposti i manufatti di alta oreficeria dell’orafo-scultore toscano.

Una personalità eclettica, quella di Bino Bini, che è stato orafo, scultore, medaglista ed incisore. Nato a Firenze l’11 settembre 1916, formatosi all’Istituto Statale d’Arte di Porta Romana, dove in seguito ha anche insegnato, Bino Bini ha partecipato alle più prestigiose rassegne d’arte orafa e della medaglia, collezionando svariati riconoscimenti, tra i quali spicca il premio della UnoAerre, che l’artista si aggiudicò nel 1966 nell’ambito del Terzo Concorso Internazionale per la Medaglia d’Arte, grazie alla sua famosa medaglia del Cane dormiente, e nel 1965 nell’ambito del Concorso per la Gioielleria, grazie al bracciale Le Stelle ferite.

Dal 1955 al 1977 insegnò alla Scuola Orafa “Margaritone” di Arezzo. Nel 1967 lo scultore realizzò le sue opere più celebri, tra cui i gioielli archeologici: ricchi di fascino e suggestione, dai bracciali Azteco e Egizio alle le spille raffiguranti la Maschera di Tutankhamon, Feticcio Azteco e Re colombiano dell’abbondanza fino alle spille Ventaglio e Cappello fiorentino. Al 1968 risalgono invece le spille Guerriero e la serie Style animalier con cavallucci marini, formiche, vespe e chiocciole.

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Insieme alla mostra vi sarà anche la proiezione del video “Le età dell’Oro. Riflessi di Piero della Francesca”.La mostra, patrocinata dalla Fondazione Ivan Bruschi e da UnoAerre Industries, è aperta dal martedì alla domenica, con orario 10-13 e 14-18.

Asta record per il Royal Blue

Asta record da Bibelot: l’anello in platino e diamanti con zaffiro centrale Royal Blue è stato battuto per la cifra di 854mila euro. Una competizione tra venti potenziali acquirenti, che si sono contesi lo zaffiro del Kashmir montato su un anello in platino e diamanti.

Nella casa d’aste Maison Bibelot, a Firenze, si è svolta l’asta record, il cui pezzo forte era costituito proprio dalla rara gemma da 10 carati. Fascino millenario per la pietra preziosa dalla luce blu, proveniente dalle miniere del Kashmir. La competizione si è svolta per buona parte del tempo per via telefonica: presenti in sala circa venti possibili compratori, italiani ed esteri. La rara gemma già nelle settimane precedenti aveva ricevuto svariate prenotazioni.

Si partiva dalla cifra di 130.000 euro, ma si è subito registrata un’impennata fino a toccare quota 400.000 euro. Infine, per telefono, è arrivata l’aggiudicazione finale, per la cifra record di 854.000 euro. Il prezioso zaffiro è montato su un anello in platino contornato da diamanti step cut. La gemma è corredata da un certificato SSEF, Istituto Gemmologico Svizzero.

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Decor.Acoustic: la nuova frontiera del design

Decor.Acoustic è il nuovo progetto di design che unisce lo stile dei rivestimenti Decor, progettati da Bartoli Design per Laurameroni alle ultime frontiere dell’acustica ambientale, brevettate da Exhibo.

Un progetto innovativo che unisce estetica e funzionalità, per la realizzazione di decorazioni interne caratterizzate da un’acustica efficace: non un dettaglio di poco conto, giacché la qualità stessa della nostra vita è fortemente influenzata da questo aspetto, come anche la produttività e la concentrazione. Decor.Acoustic comprende un’intera gamma di boiserie e superfici decorative con caratteristiche acustiche su disegno dello studio Bartoli Design.

Attraverso il controllo della propagazione del suono, intervenendo sulle onde acustiche e sugli ambienti che esse attraversano, si otterrà un miglioramento della qualità della vita. Ora tutto questo è possibile grazie a Decor.Acoustic, progetto ambizioso che si integra alle molte soluzioni di rivestimento già sdoganate dal sistema Decor, per la creazione di ambienti efficienti, che uniscono estetica ed ingegneria acustica.

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Moschino veste Barbie e Ken nel nuovo Christmas Giftset

Natale è alle porte così come la lista dei regali. Una chicca imperdibile arriva da Moschino, che sforna un Christmas Giftset ironico e glamour. Per il Natale 2016 Jeremy Scott sceglie di vestire Barbie e Ken, la coppia patinata per eccellenza, che per l’occasione indossa gli stessi abiti indossati dallo stilista e dalla splendida supermodella irlandese Stella Maxwell in occasione degli MTV Video Music Awards del 2015. Un cofanetto esclusivo che rappresenta il regalo ideale per tutti i fan della celebre bambola.

Barbie, la bambola più amata da intere generazioni, sfoggia un lungo abito da sera in velluto nero, della collezione Autunno/inverno 2015 di Moschino: il vestito esalta il suo fisico statuario, tra drappeggi e una balza laterale. Ken indossa invece un tuxedo a righe dalle suggestioni vintage: ricorda le barre di colore degli schermi televisivi la mise, indossata dallo stesso Jeremy Scott.

Il cofanetto regalo in limited edition sarà in vendita nello store online di Moschino (www.moschino.com) e nelle principali boutique del marchio a Milano, Roma, Parigi, Londra, New York e Los Angeles al prezzo di 239 euro. In vendita anche due teli da spiaggia raffiguranti Barbie e Ken: costo 86 euro cadauno. Un’edizione da collezione. Da non perdere.

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Barbie e Ken nel nuovo Giftset firmato Moschino


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Jeremy Scott e Stella Maxwell

Tom Ford torna al cinema con “Animali Notturni”

A sette anni dal successo della sua opera prima, A Single Man, Tom Ford torna sul grande schermo con un noir ad alto tasso di adrenalina. Animali Notturni è un film complesso, ricco di suspense e velato da nostalgici rimpianti per una vita non vissuta: i fantasmi di un passato mai dimenticato tornano prepotentemente a farsi sentire, in un vuoto esistenziale che non lascia scampo.

Prodotta e sceneggiata dal designer americano, la pellicola si ispira al romanzo Tony and Susan, scritto nel 1993 da Austin Wright. L’animale notturno del titolo è un riferimento alla protagonista, gallerista di successo prigioniera di una vita infelice: Susan Morrow (interpretata da una splendida Amy Adams) ai tempi del suo primo matrimonio con lo scrittore Edward Sheffield (Jake Gyllenhaal) era una donna genuina e spontanea. Ma oggi resta ben poco di quella ragazza, che Edward era solito chiamare “animale notturno”: la vera essenza di Susan appare ora sepolta sotto una patina vuota di apparenza e convenzioni sociali. Risposatasi con un uomo che la tradisce, dopo ben diciannove anni dalla rottura col suo primo marito, Susan riceve da quest’ultimo un pacco misterioso: è un manoscritto, forse una rivalsa da parte di quell’uomo che tanto l’aveva amata e che lei aveva tradito in modo imperdonabile.

È un film crudo, Animali Notturni, che prende per mano lo spettatore conducendolo in una inaspettata discesa negli inferi, in cui sperimentare la deflagrante potenza dell’orrore, della violenza più spietata, che tutto calpesta in modo privo di logica. Dietro un’estetica impeccabile, dinanzi alla quale lo spettatore resta quasi sopraffatto, come preda della fatidica sindrome di Stendhal, dietro alle mise sofisticate e agli smokey eyes della protagonista si cela la vendetta più crudele, che si esplica attraverso la sofferta lettura di quel manoscritto: la storia narrata sublima i rancori di vecchia memoria e funge quasi da catarsi, costringendo la protagonista a riflettere sul suo passato e ad assumersi la responsabilità delle proprie scelte. Non c’è ritorno, non c’è salvezza, ma solo un’espiazione che, pagina dopo pagina, infligge alla fredda Susan una sofferenza crescente attraverso la narrazione di scene di ordinaria follia che si consumano nella cornice del deserto del Texas.

Amy Adams e Tom Ford
Amy Adams e Tom Ford






Tom Ford si conferma arbiter elegantiae per eccellenza. Nessun particolare sfugge al suo controllo, tutto appare perfettamente bilanciato, tutto è pervaso da bellezza, a partire da Amy Adams: nessuno prima dello stilista era riuscito ad esaltare in maniera tanto potente l’allure dell’attrice. Tra i volti che non scorderemo lo sguardo enigmatico di Michael Shannon, che ci regala una toccante interpretazione nei panni del controverso sceriffo.

Brutale ed angosciante, il film è un crescendo di emozioni, fino alla sete di vendetta e di giustizia, da ottenere a qualsiasi costo. Come inghiottiti dentro una vertigine, diviene talvolta difficile distinguere la dimensione dell’onirico e quella del reale, in una successione catatonica di eventi narrati dallo scrittore. Magnificenza e sublimi virtuosismi stilistici dominano l’intera pellicola, tra incursioni fetish in cui trova spazio l’Unheimlich, il perturbante di freudiana memoria: Tom Ford diviene mirabile deus ex machina di un film potente ed affascinante in cui la bellezza diviene beffarda ingannatrice e al contempo porto sicuro in cui rifugiarsi dinanzi alla violenza. Le forme plastiche evocate dalla sceneggiatura vengono dilaniate da un’autentica crudeltà, mentre suggestioni post-apocalittiche si alternano a sublimi exploit estetici.

La locandina del film
La locandina del film

Madama Butterfly, la Prima della Scala con il ritorno di Puccini

È una Prima della Scala sofferta, quella di quest’anno: preceduta dalle dimissioni di Renzi, che hanno trattenuto a Roma il Presidente della Repubblica, il Presidente del Senato e i ministri, la Prima alla Scala 2016 vede quest’anno il ritorno di Puccini, con Madama Butterfly. A 112 anni dalla prima volta, che passò alla storia per i clamorosi fischi, si completa il trittico con Bohème e Tosca. Se da parte del mondo della politica ci si aspetta una scarsa presenza all’evento più amato dai milanesi e non solo, tanti saranno come di consueto i vip che affolleranno il parterre del Piermarini, da Carla Fracci e Roberto Bolle all’ex re di Spagna Juan Carlos.

Se la Crisi di governo trattiene a Roma il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Senato Piero Grasso e buona parte del mondo politico, non mancheranno neanche quest’anno paillettes e lustrini per il red carpet più ambito dall’Italia che conta: la Madama Butterfly si conferma come l’evento più atteso, che rimbalzerà sulle tv e nei cinema di mezzo mondo. Grande ritorno della lirica su Rai1, che seguirà la Prima della Scala in diretta, a partire dalle 17,45. L’evento sarà seguito anche in Germania, Austria, Portogallo, Svizzera, Repubblica Ceca, Ungheria, Portogallo e Giappone. Inoltre solo a Milano l’opera sarà trasmessa in 26 punti, tra cui anche il Carcere di San Vittore.

Un amore disperato, quello tra la geisha di Nagasaki Cio-Cio-San e l’ufficiale americano Pinkerton: la donna, appena 15enne (il cui nome letteralmente significa “Madama Farfalla”), si innamora follemente di Pinkerton, il quale dopo un mese la ripudia e fa ritorno negli Stati Uniti, lasciandola incinta. Ma lei, imperturbabile, resterà per sempre ad attendere il ritorno dell’amato. “Un bel dì, vedremo levarsi un fil di fumo sull’estremo confin del mare. E poi la nave appare”, questo uno dei più celebri passaggi dell’opera pucciniana, intriso di struggente passione.

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E Pinkerton alla fine ritorna, dopo un’attesa lunga tre anni. Ma non è solo: accompagnato dalla moglie e dal figlio, torna da Cio-Cio-San solo per portarle via il figlio avuto da lei, con l’intento di educarlo alla maniera occidentale. Per la giovane è la fine di ogni residua speranza: il filo sottile che la teneva appesa alla vita si spezza inesorabilmente. Non ha scelta la ragazza, le resta solo un gesto estremo e, bendato quel figlio, frutto dell’amore per quell’uomo che non la riamò mai, la giovane si taglia la gola. Si compie così la tragedia. Puccini non si recò mai in Giappone, sebbene l’intera opera narri mirabilmente le tradizioni e le atmosfere nipponiche. Si dice che nella stesura dell’opera venne aiutato dalla moglie dell’ambasciatore giapponese.

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La prima volta di Madama Butterfly alla Scala fu ben 112 anni fa. Correva l’anno 1904 e la Prima si rivelò un clamoroso fiasco. L’editore Giulio Ricordi descrisse “grugniti, boati, muggiti, risa, barriti, sghignazzate”. Per Puccini fu un linciaggio, probabilmente ordito da Sonzogno, storico rivale di Ricordi. Riccardo Chailly, direttore artistico della Madame Butterfly 2016, ripropone proprio quella versione, caratterizzata da due atti anziché tre, una sorta di formato moderno. La regia sarà affidata ad Alvis Hermanis.