Lo stile di Kate Middleton

Kate Middleton non è solo la borghese che è riuscita a far capitolare William d’Inghilterra, entrando nei libri di storia e divenendo protagonista indiscussa del gossip: la giovane Duchessa di Cambridge è riuscita negli anni ad imporsi anche come un’icona di stile internazionale. Sofisticata e sempre impeccabile, ha portato a Buckingham Palace una ventata di freschezza sdoganando uno stile giovane.

Borghese eppure aristocratico il suo stile: proverbiali i tailleurini dal piglio classico, come quello rosso firmato Luisa Spagnoli che Kate Middleton ha indossato diverse volte, a partire dalla prima uscita pubblica dopo il fidanzamento ufficiale con William. Eleganza classica si unisce a dettagli country, come gli stivali, che la Duchessa indossa spesso sopra i jeans ma anche su cappottini bon ton.

E la rivoluzione Kate non finisce qui: la giovane ha sfatato tabù e pregiudizi, non solo acquistando spesso e volentieri capi dichiaratamente low cost, aggiudicandosi così i favori della Regina Elisabetta, ma anche indossando più volte la stessa mise, magari rivisitata attraverso accessori diversi. Colori vivaci ma anche toni scuri, che indugiano sul viola, sul blu e sul marrone, negli outfit sfoggiati dalla bella Kate. Spesso il suo stile sembra aver tratto ispirazione dalla indimenticabile figura di Lady Diana.

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Kate Middleton in una delle sue mise più recenti


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(Foto: Glamour)


E se le scarpe a mezzo tacco che la Duchessa di Cambridge sempre prediligere lasciano alquanto a desiderare, la sua passione per i cappellini affascina sempre più: fascinator e hatinator rientrano pienamente nella tradizione british. Da sempre must have incontrastato che i membri della Royal Family indossano durante cerimonie ed eventi ufficiali, ora gli eccentrici cappellini divengono grazie a Kate Middleton un accessorio fashion, magari da indossare sopra un tailleur al posto del classico basco alla francese.


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Bella e caparbia, Kate Middleton appare ancora in forma smagliante anche dopo le due gravidanze. Ultimamente il suo stile ha subito una svolta, forse su consiglio di uno stylist, o solo grazie all’occhio attento della Duchessa, che ha carpito le nuove tendenze fashion: l’abbiamo vista indossare più volte abiti stampati in pieno stile boho-chic. Lunghi chemisier dal piglio etnico accanto a tubini a stampa tapestry. Il nuovo look le dona moltissimo e aggiunge al suo stile un tocco in più che la rende ancora più iconica.

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Kate Middleton in Luisa Spagnoli


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La duchessa di Cambridge in una mise boho-chic



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Barbara Palvin nuovo volto di Acqua di Gioia

Il nuovo volto scelto da Giorgio Armani per la sua fragranza femminile Acqua di Gioia è quello di Barbara Palvin. La giovane top model è perfetta testimone del profumo: un volto dai lineamenti delicati su curve da capogiro, Barbara Palvin è protagonista della nuova campagna pubblicitaria che la immortala come una ninfa tra le acque.

Nata a Budapest l’8 ottobre 1993, occhi azzurri e capelli castani, Barbara Palvin è uno dei volti più belli della moda. Tantissime le cover ottenute nei principali magazine patinati: volto di Victoria’s Secret, la splendida modella è stata immortalata anche su Sports Illustrated.

Scoperta a soli 13 anni dalla IMG Models, ha lavorato in diverse nazioni prima di sfilare per Prada, nel febbraio 2010. Da lì la fama internazionale. Tantissimi i contratti, non ultimo quello per L’Oréal Paris. L’abbiamo vista calcare i red carpet durante il Festival del Cinema di Cannes.

Barbara Palvin nella nuova campagna pubblicitaria del profumo Acqua di Giò
Barbara Palvin nella nuova campagna pubblicitaria del profumo Acqua di Giò


Barbara Palvin in uno scatto di Karim Sadli
Barbara Palvin in uno scatto di Karim Sadli


Barbara Palvin al Festival di Cannes, 2014 (Foto Gotceleb)
Barbara Palvin al Festival di Cannes, 2014 (Foto Gotceleb)


Ora la splendida supermodella presta il volto ad Acqua di Gioia e a due nuovi profumi appena usciti: Sun di Gioia e Air di Gioia. Un’unione primordiale con gli elementi della natura per fragranze cariche di energia e bellezza, perfettamente incarnati dalla Palvin. Bellezza acqua e sapone e sorriso sbarazzino, la modella in soli pochi anni si è imposta come uno dei volti più ricercati del fashion biz.

Barbara Palvin su Elle Russia, aprile 2016
Barbara Palvin su Elle Russia, aprile 2016


La modella al Festival di Cannes 2016
La modella al Festival di Cannes 2016



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Paul Smith omaggia Bob Marley e inneggia alla pace

In mostra a Cesena Marcello Mastroianni

Si è aperta a Cesena, in occasione del ventennale della morte di Marcello Mastroianni, la mostra fotografica intitolata Ciao Marcello!Il Comune di Cesena e la Fondazione Cineteca di Bologna omaggiano il divo italiano con una retrospettiva inaugurata il 24 giugno presso la Galleria d’Arte Comunale di Palazzo del Ridotto.

Incarnazione più emblematica del latin lover italiano, ma anche sex symbol ironico e versatile che, attraverso i mille ruoli interpretati, ha saputo imporsi come pochi nel cinema. La mostra ripercorre in sette sezioni l’intera carriera di Mastroianni, dagli esordi alla maturità, dai sodalizi storici con attrici e registi alla celebrità, durante gli anni della Dolce Vita.

Da Ettore Scola a Fellini, numerose le collaborazioni cinematografiche, come il sodalizio con la collega e amica di una vita, Sophia Loren, fino alla sua storia d’amore con la diva francese Catherine Deneuve, da cui l’attore ebbe la figlia Chiara.
La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà allestita fino all’11 luglio 2016.

MarcelloMastroianni
Marcello Mastroianni


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L’attore in una delle sue interpretazioni più celebri, ne “La Dolce Vita”

Paul Smith omaggia Bob Marley e inneggia alla pace

Ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week il fascino british firmato Paul Smith. Una Primavera/Estate 2017 all’insegna del colore: una full immersion nelle nuance caraibiche, per una collezione che non disdegna i colori fluo: dall’arancio al giallo canarino fino al verde mela per giacche dal taglio sartoriale e camicie.

Ironico e frizzante, l’uomo Paul Smith avanza sulla passerella come fosse direttamente uscito da un’ambientazione giamaicana: e proprio sulle note di Bob Marley che prende vita una sfilata ricca di suggestioni. E accanto alla stampa caleidoscopica che ricorda l’arcobaleno è onnipresente su bluse e profilata nei dettagli, ecco sbucare da ogni dove il simbolo della pace, che sembra costituire il leit motiv dell’intero défilé: lo ritroviamo nelle cinture come logo stampato all over.

Tra jeans ricamati e tute da lavoro che sembrano rubate alla working class ecco la sartorialità tipica del brand inglese, con completi classici sapientemente sdrammatizzati attraverso le nuance fluo. Torna prepotentemente alla ribalta un must have evergreen della stagione estiva: il pantalone bianco, da indossare qui coordinato a capi coloratissimi. Ai piedi dell’uomo Paul Smith ironiche espadrillas anch’esse declinate nei colori dell’arcobaleno.

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Stampe tropicali imperversano tra decorazioni floreali e denim all over. Audaci ed iconiche le nuance scelte, tra un tartan in chiave Seventies e citazioni tecno. L’uomo visto da Paul Smith è ricco di verve e personalità e affronta la stagione estiva con classe ed eleganza, in bilico tra passato e presente.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Ann Demeulemeester: sfila il gotico romantico

Brexit e la moda: Asos va in tilt

Non solo conseguenze sulla politica europea ed internazionale: tra gli effetti a breve termine causati da Brexit si è riscontrato un blocco del sito ASOS. Il colosso inglese, leader dello shopping online, è andato in tilt immediatamente dopo l’annuncio del clamoroso risultato del referendum che ha avuto luogo in Gran Bretagna.

Si è subito scatenato il panico nel fashion biz: milioni sono infatti gli utenti che quotidianamente comprano sul sito. Il break è divenuto un caso internazionale che ha fatto discutere i fashion addicted di tutto il mondo, che, sotto l’hashtag #asosdown, si sono riuniti sui principali social network in cerca di risposte: numerosissimi i commenti, tra chi dichiarava che la propria vita fosse finita a chi auspicava la fine del mondo. Tra le probabili cause del momentaneo problema tecnico un’eccessiva mole di acquisti a seguito della caduta in borsa della sterlina.

Asos si è imposto negli ultimi anni come uno dei principali punti di riferimento per lo shopping online: il sito offre infatti un’ampia scelta di capi a cifre modiche in perfetta linea con i fashion trend del momento, insieme ad una sezione dedicata al vintage che permette di fare acquisti in numerose boutique specializzate, sparse per il mondo. Il tutto, unito ai tempi celeri di consegna e alla spedizione gratuita, ha permesso al colosso di superare il miliardo di ricavi nel 2015. La moda inglese trema dopo l’uscita della Gran Bretagna dell’Unione Europea.

Questo il messaggio di errore che veniva visualizzato dagli utenti dopo la notizia della Brexit (Foto: Giornalettismo)
Questo il messaggio di errore che veniva visualizzato dagli utenti dopo la notizia della Brexit (Foto tratta da: Giornalettismo)


(Foto cover tratta da Asos Magazine)


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Ann Demeulemeester: sfila il gotico romantico

Ha sfilato a Parigi la Primavera/Estate 2017 firmata Ann Demeulemeester: un défilé ricco di suggestioni, dal gotico ad un inedito romanticismo vissuto in chiave dark. Sébastien Meunier, direttore creativo della maison, sembra proprio aver lasciato il cuore in questa collezione: e proprio il cuore diviene simbolo che, attraverso un sapiente uso di immagini iconiche, va ad impreziosire bluse e top.

La frase “I am red with love” diventa motto della collezione: lo ritroviamo ovunque, stampato su cardigan come una bandiera, o appena accennato, come un dettaglio, che fa capolino tra le maniche di lunghe casacche. In nome dell’amore, si potrebbe dire. Ma l’immaginario punk-rock a cui il brand ci ha da tempo abituati non viene scalfito dai cuori.

Sfila un uomo selvaggio che si perde dentro seta e chiffon dal piglio delicato, sapientemente smorzato dai pantaloni aggressivi. Non mancano perle e foglie, indossate su collane che rendono l’uomo Ann Demeulemeester quasi efebico, un eroe romantico degno del miglior romanzo ottocentesco. Suggestioni army-chic sbucano tra le giacche militari e le cinture avvitate che esaltano il portamento.

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La camicia bianca viene declinata in chiave vittoriana, perduta dentro stratificazioni e un riuscito costruttivismo. Eleganza classica e sofisticata dal retrogusto ribelle e scanzonato, per l’uomo che calca la passerella. Meunier, alla guida della maison dal 2014, sembra in bilico tra il rispetto dei codici tipici della maison ed un’urgenza impellente di dare sfogo alla propria personalità e al proprio estro, che in questa collezione vengono fuori in mirabile equilibrio con la tradizione.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Addio a Bill Cunningham, padre dello street style

È morto ieri all’età di 87 anni Bill Cunningham: celebre fotografo di moda, fu pioniere dello street style. “La moda è l’armatura per sopravvivere alla vita di tutti i giorni”: e proprio nella quotidianità si è esplicata la parabola della sua vita. Indimenticabile e poetica la sua Manhattan, girata a bordo di una vecchia bicicletta. Garbato e sensibile esponente di una generazione che probabilmente non lascerà eredi, lo ricorderemo sorridente dietro al suo obiettivo, rigorosamente avvolto in una delle sue giacche azzurre.

Se pensavate che lo street style fosse un fenomeno relativamente recente, ebbene vi sbagliavate: è solo all’opera di Cunningham che fashion blogger ed influencer di ogni dove debbono la loro presenza sui magazine patinati, immortalati fuori dalle fucine della moda “ufficiale”. Sì, perché proprio grazie al fotografo statunitense la moda si allargò alle strade e alla gente comune, carpendo le nuove tendenze dalla vita quotidiana.

Nato a Boston, Massachusetts, il 13 marzo 1929, Cunningham frequentò la prestigiosa Harvard University prima di trasferirsi a New York all’età di 19 anni. Dopo essersi arruolato nella Guerra di Corea, rientrato negli States nel 1953 iniziò a scrivere di moda, dapprima per il Women’s Wear Daily e poi per il Chicago Tribune. In breve si impose come una delle firme più autorevoli del giornalismo di moda: fu lui a presentare al pubblico americano Azzedine Alaïa e Jean Paul Gaultier. E fu proprio durante gli anni di lavoro al Women’s Wear Daily e al Tribune che iniziò, quasi casualmente, a scattare foto per le strade della Grande Mela. Questi gli albori del fenomeno di costume che oggi imperversa sotto l’etichetta di “street style”. Tra le icone ritratte la splendida Greta Garbo. Alcuni di questi scatti furono pubblicati sul New York Times nel dicembre 1978, dando origine ad una rubrica fissa intitolata “On the street”.

Un ritratto di Bill Cunningham
Bill Cunningham


Come immediatamente notò l’editor del Times, Arthur Gelb, si trattava di una svolta epocale per il giornalismo di moda, giacché per la prima volta venivano pubblicate foto di persone famose senza il loro consenso. Inoltre per la prima volta nella storia, la moda usciva dalla torre d’avorio in cui défilé ed eventi blindati l’avevano relegata per decenni: Cunningham fotografava quotidianamente la gente per le vie di Manhattan, focalizzando la sua attenzione sui loro outfit. Gente comune ma anche socialite e personaggi influenti del fashion biz vennero tutti immortalati dal suo obiettivo. Nel 1983 il CFDA, il celebre Council of Fashion Designers of America, lo nominò miglior fotografo dell’anno. Numerosissimi i riconoscimenti alla sua arte. Nel 2010 venne realizzato anche un documentario a lui dedicato, girato da Richard Press e Philip Gefter. Il fotografo ci ha lasciato ieri, 25 giugno 2016, dopo essere stato ricoverato a seguito di un ictus.

(Foto cover tratta da Marie Claire)


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Sette anni senza Farrah Fawcett

Se ne andava sette anni, il 25 giugno 2009, Farrah Fawcett. Bionda bellezza texana dal fisico atletico e dall’allure inconfondibile, indimenticabile protagonista della serie cult Charlie’s Angels, ma anche icona pop e sex symbol di fama mondiale. La immortalano centinaia di foto, che testimoniano una donna splendida ed un’interprete molto apprezzata anche dalla critica. Simbolo degli anni Settanta, in quel taglio di capelli c’è un pezzo di storia: la storia di quando la bellezza non era plastificata ma si apriva in un sorriso acqua e sapone, che niente aveva dei volti ritoccati e tutti uguali che imperversano oggi.

All’anagrafe Ferrah Leni, l’attrice era nata a Corpus Christi, Texas, il 2 febbraio 1947, da James William Fawcett e Pauline Alice. Dopo il diploma alla W.B. Ray High School frequenta un corso d’arte presso la University of Texas di Austin, dove viene notata da un pubblicista di Hollywood, in occasione di un servizio giornalistico sulle “Dieci studentesse universitarie più belle” dell’Ateneo. Trasferitasi a Los Angeles, posa come modella e appare in tv in alcuni spot pubblicitari.

Il debutto in TV avviene nel telefilm Strega per amore e successivamente in Owen Marshall: Counselor at Law. Nel 1970 le viene offerto un ruolo importante nel film Il caso Myra Breckinridge, tratto da un romanzo satirico di Gore Vidal, accanto a Raquel Welch; ma il film si rivela un flop al botteghino e la sua carriera subisce un arresto.

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Farrah Fawcett nel celebre costume rosso firmato Norma Kamali, 1976


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Farrah Fawcett negli anni Ottanta (Foto © Douglas Kirkland/Corbis)


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Lo stile Seventies sfoggiato dall’attrice (Foto Harper’s Bazaar)


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Farrah Fawcett & Lee Majors in Yves Saint Laurent (Foto di Helmut Newton, 1978)


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Farrah Fawcett in Yves Saint Laurent per Vogue US, aprile 1977 (Foto di Richard Avedon)


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L’attrice ai Golden Globes, 1977


Nel 1973 grazie al neo-sposo, l’attore Lee Majors, viene contattata dal produttore Aaron Spelling, che cerca le protagoniste per una nuova serie, intitolata Charlie’s Angels. Nel 1976, la Pro Arts Inc. propone all’attrice la realizzazione di un poster e viene subito organizzato uno shooting fotografico per promuovere il lancio della nuova serie. Nel poster la bionda Farrah indossa un costume da bagno intero rosso, firmato Norma Kamali. Il resto è storia: la serie Charlie’s Angels diventa in pochi anni un vero e proprio cult televisivo. Il primo episodio viene mandato in onda il 22 settembre 1976: l’attrice interpreta l’agente Jill Munroe, accanto alle avvenenti colleghe interpretate da Jaclyn Smith e Kate Jackson.

Il suo taglio di capelli si impone come un trend internazionale. Lei intanto posa per Richard Avedon, Kirk Douglas ed Helmut Newton (solo per citarne alcuni), diviene una vera icona e compare su Vogue e sulle maggiori riviste patinate. Inoltre grazie alla sua interpretazione nel telefilm si aggiudica un People’s Choice Award. Celebre la sua dichiarazione rispetto alla serie: “Quando Charlie’s Angels incominciò ad avere un primo successo pensai che fosse grazie alla nostra bravura ma, quando ebbe un tale successo internazionale, capii che ciò era dovuto al fatto che nessuna di noi portava il reggiseno”.

Nel frattempo il marito di Farrah, Lee Majors, viene divorato dal tarlo della gelosia, motivo che spinge la Fawcett ad abbandonare lo show dopo appena una stagione. Ma Aaron Spelling non gradisce e le intenta una causa da tredici milioni di dollari, esercitando anche la sua influenza sugli studios televisivi concorrenti affinché non offrissero lavoro all’attrice. Alla fine la Fawcett prese parte ad alcuni episodi della terza e della quarta stagione apparendo in qualità di guest star, sostituita nel telefilm dall’altrettanto bionda ma meno fotogenica Cheryl Ladd, che interpretava il ruolo di Kris Munroe, sorella minore di Jill.



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Dopo aver abbandonato la serie che la rese una star, la carriera di Farrah Fawcett subisce una grave battuta d’arresto. Il riscatto avviene a Broadway, cui segue il ritorno ad Hollywood. Nel 1984 ottiene la prima di tre candidature al premio Emmy Award per il film televisivo Quando una donna (conosciuto anche con il titolo Autopsia di un delitto), cui seguì, due anni dopo, la candidatura al Golden Globe per il film Oltre ogni limite, in cui interpreta il ruolo di una donna che sequestra e tortura il suo stupratore. Nel 1986 interpreta la figura di Beate Klarsfeld nel film per la TV Il coraggio di non dimenticare , ruolo che le vale una nomination al Golden Globe. L’anno seguente interpreta la ricchissima ereditiera Barbara Hutton nella miniserie televisiva Una povera ragazza ricca-La storia di Barbara Hutton, che le vale un’altra nomination ai Golden Globe.

Nel 1989 affianca il compagno di una vita Ryan O’Neal, celebre protagonista della pellicola strappalacrime Love Story, nella miniserie Sacrificio d’amore, per cui si aggiudica nel 1990 la doppia nomination sia agli Emmy Awards che ai Golden Globe come miglior attrice. Nel 1995 posa senza veli per Playboy, esperienza che ripeterà al compimento dei cinquant’anni. Questo sarà il numero più venduto della rivista negli anni Novanta.

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Farrah Fawcett ha incarnato una bellezza atletica e naturale


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Una polaroid di Warhol, 1979


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L’attrice sul set di Charlie’s Angels


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Farrah Fawcett e Ryan O’Neil in uno scatto risalente agli anni Ottanta


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Farrah Fawcett immortalata da Richard Avedon su Vogue, 1981


Nel 2000 è accanto a Richard Gere in Il Dottor T e le donne: inoltre compare come guest star in Ally McBeal. L’ultimo ruolo nel 2004, nel film The Cookout. Nel 2006 le viene diagnosticato un cancro al colon. I suoi ultimi mesi di vita divengono un documentario da lei stessa voluto, andato in onda per la NBC il 15 maggio 2009. Il film, La storia di Farrah Fawcett, riceve la nomination agli Emmy Awards tra i migliori programmi dell’anno. In Italia fu trasmesso da Sky.
Non ce l’ha fatta Farrah, a sposare Ryan O’Neil: secondo rumours americani, la coppia, vedendo l’aggravarsi delle condizioni di salute dell’attrice, sarebbe stata sul punto di convolare a nozze, coronando così un amore lungo una vita intera. Ma la diva si spense il 25 giugno 2009 al Saint John’s Health Center di Santa Monica, prima di poter pronunciare il fatidico sì. Seguirono le polemiche sulla sua eredità. Resta di lei l’immagine di una bellezza autentica che ha incarnato al meglio lo spirito degli anni Settanta/Ottanta.


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Sfila a Parigi il gioco delle silhouette firmato Balenciaga

Da Balenciaga occhi puntati sul nuovo direttore creativo Demna Gvasalia, che debutta alla Paris Fashion Week con la sua prima collezione di menswear per la celebre maison. La Primavera/Estate 2017 firmata Gvasalia parte con irresistibile humour britannico: le proporzioni over conferiscono ironia e brio a capispalla e panciotti, la cui classicità viene sapientemente sdrammatizzata.

La parola d’ordine è sartorialità. E proprio dal tailoring il nuovo direttore creativo intende partire, in una sorta di continuità con l’identità primigenia della maison: «Cristobal era un sarto. E mi sembrava giusto iniziare dal tailoring», così si è espresso Gvasalia, «ma non in una percezione classica perché Balenciaga è sinonimo di sperimentazione nelle silhouette e nelle forme. E nella realizzazione, rimettendo tutto quello che deve esserci nelle giacche».

Nella location scelta, una scuola gesuita con vista sui tetti di Parigi, ecco uno spettacolo curioso destinato a non lasciare indifferenti. Largo a capi sartoriali dalle suggestioni couture esasperate però dalle dimensioni rigorosamente oversize. Antico e moderno si fondono, per un’eleganza scanzonata e ribelle. I pantaloni in principe di Galles divengono ora dei bermuda, gli stivali da equitazione e i calzini alti rivelano un’attenzione al dettaglio. Classicismo e dandismo dominano il guardaroba di un gentleman country. Tuttavia il piglio ironico e scanzonato scade in un mood schizofrenico lasciando visibilmente perplessi quando, attraverso un coup de théâtre inatteso, le proporzioni fino a quel momento over divengono improvvisamente slim.

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Nessuna via di mezzo, banditi i chiaroscuri: si alterna senza sosta sulla passerella il gioco delle silhouette. Se le spalle dei primi cappotti sono over, quasi robotiche, in un costruttivismo esagerato, ecco poco dopo l’effetto slim di completi con pantaloni skinny. Un gioco di architetture e visioni bidimensionali alterna, quasi in un caleidoscopio, volumi teatrali a capi stretch. Non entusiasmano gli accessori, occhiali da sole basic e sciarpe ricamate, mentre gli stivali zeppati sono rubati al guardaroba di lei. I pantaloni hanno la vita alta e il fondo elastico e si indossano con giacca Harrington.

La palette cromatica sembra indugiare inizialmente su nuance neutrali come il beige e il nero, salvo poi sbocciare in cromie scure e pesanti, come il rosso cardinalizio e il viola papale. Non mancano velluti e broccati, accanto a stampe jacquard e ad una certa severità quasi ecclesiale. Dalle tasche dei capi sartoriali fa capolino il biglietto da visita “Balenziaga”: ironia e serietà si rincorrono ed è difficile decretare chi avrà la meglio. Di certo non manca la personalità.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Nuovo colpo per Mayhoola: dopo Valentino, acquisito nel 2012, la holding che fa capo alla famiglia reale del Qatar mette a segno un altro successo. Stavolta è stata rilevata una delle maison che hanno fatto la storia della moda francese: Balmain. Un affare che, secondo indiscrezioni, sarebbe costato intorno ai 485 milioni di euro.

Balmain, marchio fondato nel lontano 1946 da Pierre Balmain, dopo un periodo di forte crisi sta vivendo una stagione felice grazie all’estro di Oliver Rousteing, dal 2011 alla direzione creativa del brand, il cui fatturato si aggira intorno ai 120 milioni di euro.

“Siamo certi –ha commentato Emmanuel Diemoz, CEO di Balmain– che Mayhoola, con le sue competenze e risorse, giocherà un ruolo sostanziale per uno sviluppo del brand a livello globale”. A capo della holding Sheikha Moza, la seconda moglie dell’emiro del Qatar, nonché icona di stile molto chiacchierata. Sarebbe stata proprio lei, secondo indiscrezioni, ad offrire la cifra record di 485 milioni di euro agli eredi dell’ex CEO Alain Hivelin, che detenevano il 70% delle quote.

(Foto Getty Images)
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Maria Grazia Chiuri: da Valentino a Dior

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La notizia sembra già una bomba mediatica: secondo rumours insistenti che si rincorrono nelle ultime ore Maria Grazia Chiuri starebbe per lasciare la direzione creativa di Valentino per entrare da Dior. La coppia formata da lei e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi della maison italiana dallo scorso 2008, sarebbe infatti ormai sul punto di spezzarsi.

Troppo invitante sembrerebbe agli occhi della designer il posto vacante lasciato da Raf Simons in casa Dior. Inoltre Maria Grazia Chiuri sarebbe la prima donna alla direzione creativa del celebre brand francese. Si attendono ancora conferme ufficiali ma la notizia sembrerebbe avere fonti autorevoli: a diffondere la breaking news, nelle prime ore di questo pomeriggio, l’agenzia stampa Reuters.

Il proficuo sodalizio artistico tra la Chiuri e Piccioli lascerebbe un profondo vuoto: l’eredità di Valentino, brand acquisito nel 2012 dal fondo Mayhoola, facente capo alla famiglia reale del Qatar (lo stesso che proprio ieri ha rilevato un altro marchio storico quale è Balmain), resterebbe ora interamente sulle spalle di Piccioli. Ora occhi puntati su Parigi: la nomina ufficiale alla direzione creativa di Dior è attesa per il mese di luglio, successivamente alla sfilata Haute Couture del celebre brand francese.

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Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, direttori creativi di Valentino dal 2008


(Foto copertina Marie Claire)


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