Parigi, Lucas Ossendrijver festeggia 10 anni da direttore di Lanvin Homme

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Lanvin vuol dire romanticismo” ha dichiarato Lucas Ossendrijver, da 10 anni esatti direttore creativo della moda uomo della maison. Frase che stona un po’ con una sfilata di moda tutta cinghie ed elementi metallici. Ma a ben guardare, il romanticismo c’è: rose come tatuate sulle camicie, frecce di cupido che fanno da fibbia alle cinture o da decorazione ai maglioncini,  versi di poesie d’amore attorno alla cinta dei pantaloni. Dettagli poetici in una collezione di moda uomo in cui il protagonista è l’accumulo (apparentemente casuale) di strati, capi e tessuti. Sulla t-shirt a girocollo si indossa una camicia di seta aperta, e sopra ancora un leggerissimo parka. I capispalla sono stati creati da Ossendrijver e dallo staff creativo di Lanvin con una cura maniacale, per poi essere schiacciati sotto una pressa appena prima della sfilata. Eleganza noncurante, negazione della bellezza, mortificazione di tessuti preziosi hanno reso questa sfilata di moda un po’ originale e molto destabilizzante.


La stessa maison Lanvin è di fatto un territorio destabilizzato, un campo minato il cui equilibrio è stato appena sconvolto da un tornado. Dopo il burrascoso addio dello storico direttore creativo Alber Elbaz, la nuova designer Bouchra Jarrar attende il debutto ufficiale con la sfilata di moda donna del prossimo settembre. I riflettori sono puntati sulla stilista e sulle possibili rivoluzioni che apporterà all’estetica femminile del brand, e i dubbi sul futuro della maison non potevano non coinvolgere anche la moda uomo. “Sono tempi strani per la moda, e per il mondo in generale – ha dichiarato diplomaticamente Lucas Ossendrijver commentando la sua collezione – Ho deciso semplicemente di essere creativo. Non c’era molto altro che potessi fare“. Ed eccolo allora a presentare una sfilata stratificata, in cui visioni estetiche e messaggi si accumulano e si confondono per festeggiare i suoi primi 10 anni alla guida della divisione maschile. Qualunque cosa accada a Lanvin nella prossima fashion week, questo è stato il primo traguardo di Ossendrijver e difficilmente permetterà a dubbi e polemiche di rubargli la scena.


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The Floating Seahorse: la casa galleggiante di Dubai

Arriva da Dubai, la floating Seahorse : la villa galleggiante sospesa tra mare e cielo.

Chi non ha mai desiderato, almeno una volta nella vita, di poter esplorare il fondale marino e carpire il suo immane fascino in totale sicurezza? Se questo è il vostro desiderio, The Floating Seahorse è la dimora che fa il vostro caso.

 

Fino al 2018 le case galleggianti saranno 125
Fino al 2018 le case galleggianti saranno 125

 

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Ciascuna struttura galleggiante, si estende su circa 371 mq  e permette una visuale a 360° degli abissi marini. Eretta su tre piani e dal design moderno, la struttura si adatta alle esigenze di tutta la famiglia; può essere personalizzata a seconda dei propri bisogni ed è caratterizzata da dettagli unici, con inclusi sistemi di controllo digitali e apparati di climatizzazione di ultima generazione.

 

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Il piano superiore, inoltre, può essere inteso come un balcone sull’oceano, con la possibilità non solo di realizzare zone ricreative per un puro relax, ma anche di introdurre una piscina che permette di rigenerarsi in tutta sicurezza.

La struttura marina, ecosostenibile e totalmente autosufficiente, ha un valore commerciale di circa 2,8 milioni: una cifra non proprio alla portata di tutte le tasche.

 

 

Fonte immagini thoe.com

Paris Fashion Week. Balmain chiude la kermesse in bellezza

 

Presentata a Parigi, durante la settimana della moda dedicata all’uomo, la collezione Balmain si presenta come un esplosione di colore.

Olivier Rousteing, direttore creativo della maison ha saputo, anche in questa occasione, ricalcare fedelmente la potente verve della griffe parigina ed inoltre, ha dimostrato alla holding Mayhoola che ha appena acquistato il marchio (per maggiori info potete leggere qui), che il marchio è in ottima forma.

 

Model on the catwalk
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

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Model on the catwalk
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

(fonte immagine Giovanni Giannoni)
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

 

 

Model on the catwalk
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

 

La collezione, oltre ad essere variopinta, è anche variegata; sulla passerella, sfilano capi ad alta concentrazione di design legati, quest’ultimi, ad un’incessabile ispirazione tribale.

Punto di partenza del progetto creativo del giovane designer, sono il camoscio che confeziona lussuose giacche biker in matelassé ed il tricot, che a sua volta realizza maxi pull e capispalla.

La collezione Balmain, focalizza l’attenzione non solo sui tessuti, ma anche sulle proporzioni: in essa, infatti,  si innesta un incredibile gioco di volumi con maglie e robe de chambre over e pantaloni o maglioncini attillati.

 

(fonte immagine Giovanni Giannoni)
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(fonte immagine Giovanni Giannoni)
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

(fonte immagine Giovanni Giannoni)
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

 

Model on the catwalk
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

(fonte immagine Giovanni Giannoni)
(fonte immagine Giovanni Giannoni)

 

 

L’eleganza dell’uomo Balmain, si riflette nelle giacche doppiopetto o, in altro modo, chiuse da una fusciacca. I pantaloni sono fluidi, leggeri, quasi impalpabili.

Nella palette di colori utilizzata, spicca maggiormente il color albicocca, seguito dalle tonalità safari, dal bordeaux e dal blu, in tutte le sue varianti.

Addio a Bill Cunningham, padre dello street style

È morto ieri all’età di 87 anni Bill Cunningham: celebre fotografo di moda, fu pioniere dello street style. “La moda è l’armatura per sopravvivere alla vita di tutti i giorni”: e proprio nella quotidianità si è esplicata la parabola della sua vita. Indimenticabile e poetica la sua Manhattan, girata a bordo di una vecchia bicicletta. Garbato e sensibile esponente di una generazione che probabilmente non lascerà eredi, lo ricorderemo sorridente dietro al suo obiettivo, rigorosamente avvolto in una delle sue giacche azzurre.

Se pensavate che lo street style fosse un fenomeno relativamente recente, ebbene vi sbagliavate: è solo all’opera di Cunningham che fashion blogger ed influencer di ogni dove debbono la loro presenza sui magazine patinati, immortalati fuori dalle fucine della moda “ufficiale”. Sì, perché proprio grazie al fotografo statunitense la moda si allargò alle strade e alla gente comune, carpendo le nuove tendenze dalla vita quotidiana.

Nato a Boston, Massachusetts, il 13 marzo 1929, Cunningham frequentò la prestigiosa Harvard University prima di trasferirsi a New York all’età di 19 anni. Dopo essersi arruolato nella Guerra di Corea, rientrato negli States nel 1953 iniziò a scrivere di moda, dapprima per il Women’s Wear Daily e poi per il Chicago Tribune. In breve si impose come una delle firme più autorevoli del giornalismo di moda: fu lui a presentare al pubblico americano Azzedine Alaïa e Jean Paul Gaultier. E fu proprio durante gli anni di lavoro al Women’s Wear Daily e al Tribune che iniziò, quasi casualmente, a scattare foto per le strade della Grande Mela. Questi gli albori del fenomeno di costume che oggi imperversa sotto l’etichetta di “street style”. Tra le icone ritratte la splendida Greta Garbo. Alcuni di questi scatti furono pubblicati sul New York Times nel dicembre 1978, dando origine ad una rubrica fissa intitolata “On the street”.

Un ritratto di Bill Cunningham
Bill Cunningham


Come immediatamente notò l’editor del Times, Arthur Gelb, si trattava di una svolta epocale per il giornalismo di moda, giacché per la prima volta venivano pubblicate foto di persone famose senza il loro consenso. Inoltre per la prima volta nella storia, la moda usciva dalla torre d’avorio in cui défilé ed eventi blindati l’avevano relegata per decenni: Cunningham fotografava quotidianamente la gente per le vie di Manhattan, focalizzando la sua attenzione sui loro outfit. Gente comune ma anche socialite e personaggi influenti del fashion biz vennero tutti immortalati dal suo obiettivo. Nel 1983 il CFDA, il celebre Council of Fashion Designers of America, lo nominò miglior fotografo dell’anno. Numerosissimi i riconoscimenti alla sua arte. Nel 2010 venne realizzato anche un documentario a lui dedicato, girato da Richard Press e Philip Gefter. Il fotografo ci ha lasciato ieri, 25 giugno 2016, dopo essere stato ricoverato a seguito di un ictus.

(Foto cover tratta da Marie Claire)


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Hermès: a Parigi sfila una moda uomo chic e ricercata

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Niente rappresenta la moda francese, incrollabilmente chic, come una sfilata di moda Hermès. Nonostante la maison sia famosa in tutto il mondo per la pelletteria, i suoi capi d’abbigliamento sono sempre l’incarnazione del buongusto e della raffinatezza. Non a caso, sono immensamente costosi: chi compra Hermès appartiene a un’élite e desidera dimostrarlo in ogni occasione. Niente eccentricità, niente orpelli. Come ha scritto Vogue America appena dopo la sfilata, “Si tratta di uomini che possono appendere un quadro astratto in casa propria, ma non vogliono indossarne uno“. Véronique Nichanian, direttore creativo di Hermès per la moda uomo, sa bene fin dove può spingersi e sa dosare con equilibrio innovazione e sobrietà. Le linee sono quelle di un classico guardaroba maschile, i tessuti quelli che un gentiluomo indosserebbe nel tempo libero, gli accostamenti eleganti e misurati.


La fantasia della stilista si scatena nella palette di colori. Tonalità neutre, dai nomi evocativi, che creano immagini di un esotismo chic da gentiluomo in vacanza. Selce, baobab, porpora di Tiro, che sono in realtà particolari nuance di marrone e di viola. Ma ad attirare gli sguardi è il color limoncello, un giallo tagliente, quasi charteause, che invade giacche e t-shirt e regala un twist vitaminico agli accessori. Hermès, simbolo dell’eleganza francese, con questa collezione di moda uomo ha dimostrato di poter portare in passerella qualcosa di nuovo senza far storcere il naso ai signori di Parigi.


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Doriani Cashmere al Pitti Uomo 90

Al Pitti90 un tocco Hi-tech alle eleganti proposte Doriani Cashmere per la P/E 17

Lo stile Doriani per la primavera-estate 2017, conferma la filosofia di “cashmere appeal” che il marchio sviluppa per comunicare un concetto di qualità, abbinata ad un’ampia palette di colori per un’eleganza unica e contemporanea.

Il marchio che ha fatto del colore e dell’eccellenza produttiva una filosofia di prodotto, presenta per la P/E 17 molteplici colori e filati pregiati con un occhio alle nuove tecnologie.
Accanto ai classici toni del marchio, si nota una forte presenza del colore verde nella tonalità green bottle e del marrone medio.
Il protagonista della nuova stagione è il Denim, versatile e comodo che viene proposto anche con particolari stampe fiorate.

Doriani Cashmere
Doriani Cashmere


 

Per la stagione estiva, vengono proposte varie combinazioni di filati per ottenere un effetto light, realizzando capi in cashmere super leggeri: modelli in seta e cashmere estremamente morbidi, con effetto pettinato per il 70% cashmere e 30% seta, al contrario, per un effetto cardato.
L’abbinamento con il cotone è perfetto per i momenti di eleganza dégagé, comodo e raffinato.

Le molteplici combinazioni sono disponibili in oltre 40 colori e fino a 20 modelli di pull, dal girocollo alla felpa con cappuccio staccabile. L’expertise Doriani Cashmere nella lavorazione dei filati si tramanda da oltre 40 anni, utilizzando metodi di produzione d’avanguardia per esaltare la naturalezza del capo.

Doriani Cashmere
Doriani Cashmere


 

Tra le nuove tecnologie inserite nella lavorazione dei capi, la wash&wear delle wind jacket, un must del brand, in nuovi materiali traspiranti ed impermeabili; la stessa tecnologia viene applicata anche sulle polo e le camicie in piquet super light dove per la stagione estiva si fanno largo fantasie liberty.

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Doriani Cashmere


 

Doriani Cashmere è ricco di proposte per un total look maschile e tra le numerose novità elencate, troviamo una nuova linea di calzature casual e sneaker, perfette per i momenti di relax, in suede e cervo che grazie ad uno speciale trattamento risultano impermeabili.

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Doriani Cashmere


 

Infine, per la stagione calda, non potevano mancare i costumi da bagno, anche questi trattati con una particolare tecnologia brevettata, che consente un’asciugatura immediata appena usciti dall’acqua, e gli occhiali da sole, totalmente Made in Italy, realizzati a mano con lenti infrangibili ed antigraffio con una montatura in resina di ultima generazione, proposti in ben 18 varianti.

Doriani Cashmere
Doriani Cashmere


Pitti Uomo 90: parlano gli esperti in fatto di stile

PITTI UOMO 90 – PARLANO GLI ESPERTI IN FATTO DI STILE

C’è chi lo definisce il “circo della moda”, chi “parte integrante” del successo di Pitti Uomo, la piazza di Fortezza da Basso è senza ombra di dubbio una sfilata degli stili più disparati.

Dal gentleman in abito e Borsalino, all’eccentrico alternativo, l’uomo che frequenta il “club” di Pitti Uomo, l’evento più atteso dell’anno a lanciare i trend in fatto di moda maschile, stupisce per il suo stile.

Noi abbiamo chiesto il parere a degli esperti del settore, tra cui spiccano Lino Ieluzzi, considerato uno dei 50 uomini più eleganti al mondo. Un imprenditore che ha fatto del suo stile e della sua personalità, la forza del successo di Al Bazar, colui che ha creato dei “trends”: i guanti nel taschino del cappotto, le scarpe con la frangia, la giacca doppiopetto declinata in carta da zucchero anche per la sera, il cappotto con la martingala.

Lino Ieluzzi si può definire il “personaggio più fotografato” di Pitti Uomo, i mass media, gli influencer, gli addetti al settore, sono tutti alla ricerca di una foto con Ieluzzi e del segreto del suo infallibile e duraturo successo, portato avanti con coerenza e stile.

Ma nel parterre di Pitti Uomo le diversità si fanno sentire, differenti i settori in cui lavorano, differente il vissuto e  il background culturale, qui il parere dagli uomini di questo Pitti Uomo 90:

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Lino Ieluzzi, Al Bazar, Milano


Lino Ieluzzi, Al Bazar – Milano 

La sua definizione di stile:

Sono convinto che ciascuno di noi abbia la capacità di creare uno stile adatto al proprio temperamento.

E stile non è solo l’abito, ma una combinazione di personalità, educazione, comportamento, portamento e savoir-faire.

Mi capita di conoscere timidi che, per paura di essere giudicati, tacciono una parte vera della loro persona; ecco, se riuscissero ad abbattere quella paura, probabilmente non rimarrebbero anonimi.

Ma l’ingrediente fondamentale per “avere stile” è senza dubbio “piacersi” !

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Gennaro Santillo, Santillo 1970, Milano


 

Gennaro Santillo – co-fondatore di Santillo 1970 

La sua definizione di classe e gli uomini di classe a cui si ispira:

Classe per me è pertinenza ed essere appropriato in ogni circostanza.
Gli uomini che mi hanno ispirato e che nella storia hanno lasciato il segno sono a mio parere: Gianni Agnelli, Beppe Modenese, e in assoluto  il Duca di Windsor, l’uomo di stile più grande mai esistito.

 

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Massimo Pirrone, PM Eleganza Milanese, Anversa


 

Massimo Pirrone, PM Eleganza Milanese, Anversa

I 3 punti del gentleman moderno:

Il gentleman non è solo un uomo dal bell’aspetto e impeccabile nell’ abito. Essere gentleman è uno stile di vita! E soprattutto gentiluomini si nasce.
Dovessi riassumere le tre caratteristiche fondamentali di un gentleman direi:

1. leale

2. educato, nobile d’animo

3. appassionato alle cose belle della vita

 

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Nasario Giubergia, fotografo – Torino


 

Nasario Giubergia, fotografo – vive a Torino 

Quali sono i capi che non devono mai mancare nel wardrobe maschile?

Un abito in fresco lana blu navy, due pezzi, con giacca a due bottoni, o una giacca a tre bottoni ma stirata a due ; una derby marrone, in pelle è  il must have del guardaroba maschile.

L’abito in fresco lana è ottimo perché fa traspirare il corpo e  il due bottoni slancia la figura, quindi per chi non è molto alto è un ottimo rimedio ottico.  La scarpa marrone, inglese se possibile, è sempre un tocco di eleganza moderna e attuale.

 

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Alex Belli, attore, modello e fotografo, Milano


Alex Belli, attore, modello e fotografo – Milano 

“L’abito non fa il monaco” – proverbio veritiero o espressione ingannevole?

In verità è il monaco che fa l’abito!
Oggi sempre di più è la personalità dell’uomo che detta le mode e costruisce e modella l’abito per esso, scegliendo colori, mood in base al proprio stile di vita, accessori.

Oggi il vero uomo è colui che l’abito e lo stile se lo cuce addosso.

(foto @Miriam De Nicolo’)

 

 

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Stella McCartney sostiene PETA e Battersea Dog & Cats Home

#StellaMcCATney: questo è l’hashtag utilizzato da Stella McCartney per lanciare l’iniziativa che la vede coinvolta a sostegno di PETA e il rifugio per animali abbandonati Battersea Dog & Cats Home.

 

Pre-Fall 2017 collezione Stella McCartney Cats (fonte stellamccartney.com)
Pre-Fall 2017 collezione Stella McCartney Cats (fonte stellamccartney.com)

 

 

Stella McCartney, da sempre incline a salvaguardare il bene degli animali (le sue collezioni sono esenti dall’utilizzo del loro vello), ha deciso di metterci la faccia e scendere in campo per combattere l’incivile pratica dell’abbandono.

I fondi raccolti, sosterranno tre centri  Battersea Dog & Cats Home presenti in Inghilterra e serviranno, inoltre, per sensibilizzare i padroni con campagne a favore della sterilizzazione.

 

(fonte educativafm.com.br)
(fonte educativafm.com.br)

 

 

Diciannove vetrine di altrettanti stores disseminati per il globo, sono state allestite con neon fluorescenti che rimandano all’iniziativa e che promuovono, peraltro, la collezione Stella Cats, composta da undici articoli ed acquistabile anche sull’e-commerce ufficiale del marchio.

Paris Fashion Week. Dior Homme esalta l’heritage British

Punk o underground? La collezione Dior Homme primavera/estate 2017 dimostra di avere verve, ma cede e forse anche ostentatamente, nella pecca del fetish.

Presentato nel Tennis club de Paris, sotto una parata di luci caleidoscopiche, il progetto creativo di Kriss Van Assche racconta di un uomo virile, ben ambientato nella giungla metropolitana.

 

(fonte immagine Vanity teen)
(fonte immagine Vanity teen)

 

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(fonte immagine Vanity teen)

 

Dior Homme Spring Summer 2017 Collection Fashion show in Paris
(fonte immagine Vanity teen)

 

Indossa pantaloni cargo, decorati a loro volta, da cinturini che scivolano su tutta la lunghezza del capo; allo stesso modo, le cinghie decorano le giacche degli smoking.

La linea, è prettamente affusolata ma, in netto contrasto, sono stati presentati capi over come i trench e i pantaloni culottes.

A dare particolare estro alla collezione, le cuciture zigzagate che decorano pantaloni e giacche. Tale decorazione, per altro, racchiude timidi bouquets di fiori, che restano il principale patterns del progetto creativo di Van Assche.

 

(fonte immagine Vanity teen)
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(fonte immagine Vanity teen)
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Dior Homme Spring Summer 2017 Collection Fashion show in Paris
(fonte immagine Vanity teen)

 

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(fonte immagine Vanity teen)
(fonte immagine Vanity teen)

 

 

Il tartan, abbinato all’ abito da sera tempestato da borchie, crea uno stile british stile anni settanta, of course.

Slanci di colore ben calibrati, esaltano una collezione concentrata, soprattutto, sui toni cupi: il rosso vibrante, accende, di fatti, tonalità come il grigio ed il nero.

 

 

Fonte cover dior.com

Democrazia e ragion di Stato

Non è la prima volta che questi due pilastri della real-politik si scontrano.
La prima, soggetta spesso agli umori del momento, agli effetti della propaganda, della retorica, del populismo. Talvolta a maggioranze non sempre consapevoli della scelta che vanno a compiere, e su temi su cui non sono adeguatamente preparate. La seconda non sempre chiara ed efficace, spesso lontana dai desideri e dalle ambizioni dei popoli, tesa a raggiungere “il bene” della nazione in una logica ed una prospettiva che va oltre il momento, il ciclo elettorale, li umori.
Senza escludere le volte in cui la seconda – la cd. realpolitik – ha usato la prima – la democrazia – per raggiungere i suoi obiettivi.


Ed allora succede che sia necessario scavare nei meandri delle pieghe del diritto a che la real-politik trovi qualcosa, per il bene della nazione in una prospettiva più ampia e lungimirante – che limiti gli effetti devastanti che una democrazia, usata male, manipolata, e gestita peggio, può generare.
È il caso della GranBretagna, che certo nessuno – piaccia o meno – può tacciare di “mancanza di democrazia”.
E lo è – a ben vedere – nelle pieghe del day-after tra i tanti commenti giunti dalle “periferie del regno”. Da quella Scozia che ha votato sul filo di lana per separarsi dall’unione inglese ma che compatta ha votato per restare nell’Europa. O da quella Gibilterra che al 93% si è espressa per restare in UE. O da quell’Irlanda del Nord che non ne vuol sapere di lasciare l’UE.
Tutti ad affermare di “stare in Gran Bretagna perché sino a ieri era Europa, ma se cambiano le condizioni…”.


E allora spunta, dal cilindro della real-politik, che non considera “una cosa buona per il paese nel lungo periodo” un crollo verticale di sterlina, conti e commercio, che non considera salutare isolarsi dal mondo, nell’era del mondo globalizzato, una piccola grande legge. Che oggi assurge a monumento democratico.


Una petizione per chiedere un secondo referendum.
La petizione, sul sito parliament.uk, chiede modifiche al processo referendario e potrebbe trasformarsi in un secondo referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione europea.
È stata già superata la soglia delle 100 mila firme necessarie per avviare un dibattito in Parlamento, come è avvenuto in precedenza per la cannabis.
La petizione infatti ha raccolto il consenso di oltre 150mila firmatari in meno di dieci ore e il numero continua a crescere rapidamente.
In Gran Bretagna un secondo referendum può essere richiesto dai cittadini se il risultato del quesito vincente alla prima votazione è inferiore al 60% oppure se l’affluenza non ha superato il 75%. Requisiti soddisfatti in questo caso. Hanno partecipato infatti il 72% degli elettori e il “leave” ha vinto per un soffio: il 51,9% dei voti mentre il “remain” ha ottenuto il 48,1%.


Ogni volta che in questa campagna sono stati dati scenari preoccupanti, il fronte del “leave” ha risposto che era solo terrorismo mediatico e fandonie, e c’era da star certi che invece non ci sarebbero state ripercussioni negative.
In un solo giorno la GranBretagna è stata impoverita del 20% e mai come oggi, nell’ultimo secolo gli inglesi si sono sentiti “odiati” da tutti e lontani dal mondo.
Ecco, l’Europa non ha “scenari da immaginare”, ma grazie alla Brexit ha certezze su cosa può accadere in caso di uscita dall’Unione.
Siamo tutti avvisati sul cosa succede a dar credito ai populismi, e per una volta c’èra sperare che la ragion di Stato trionfi sul lato debole della forza della democrazia.

Paris Fashion Week: Kenzo si tuffa nel revival anni ’80

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Se non avete vissuto quel periodo, sicuramente avrete visto almeno un telefilm anni ’80: la doppia sfilata di Kenzo alla Paris Fashion Week sembra balzata fuori proprio da quel decennio. La maison francese ha scelto di presentare sia la moda uomo primavera estate che la resort collection 2017 nella stessa occasione. E l’occasione si è trasformata in una serata al club. Con una colonna sonora degna dei migliori party, musica anni ’80 e atmosfera festaiola, ragazze e ragazzi hanno calcato la passerella a coppie o a gruppetti. Non si va a una festa da soli!


La collezione moda uomo e la resort sono accomunate dalla stessa ispirazione: abiti e completi rubati allo sportswear e al mondo hip hop, con dettagli luxury. Per lui polo, camicie, shorts e pantaloni sportivi, tute in acetato e boxer a vita alta. Per lei abitini a stampe pop, completi a righe con maniche extra-lunghe e cappotti over in colori pastello. Ma a farla da padrone sono gli accessori: bandane e cappellini, occhiali da sole, scarpe glitter con zeppa e stivaletti in pvc multicolor. E se i riferimenti alla moda anni ’80 non bastano, ci sono il make up in toni acidi e le capigliature fluo a sottolineare la vita sregolata e divertente dei ragazzi di quegli anni. Carol Lim e Humberto Leon, i direttori artistici di Kenzo, hanno ben in mente l’obiettivo della loro sfilata: far divertire. E ci riescono, per il piacere degli ex bambini degli anni ’80 presenti alla Paris Fashion Week.


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