Cara Delevingne testimonial di Rimmel London

Misteriosa, sensuale, affascinante: Cara Delevingne è il volto del nuovo mascara Scandal’Eyes Reloaded di Rimmel London. Una campagna pubblicitaria ad alto tasso di seduzione, che vede la top model britannica nei panni di un agente segreto in fuga a Londra. Un sexy thriller immortala la sensualità di Cara Delevingne, nuova ambassador del brand.

Tra inseguimenti e misteri l’agente segreto in gonnella incanta Londra: la London Train Station è sotto sorveglianza e tutti cercano lei, Cara, tornata alla moda dopo un’esperienza come attrice cinematografica. Il suo addio alle passerelle risale all’estate 2015: la modella dichiarò di avere chiuso la sua carriera, a seguito di una forte depressione.

Tornata sulla cresta dell’onda, la bellissima Cara Delevingne, classe 1992, è tornata a prestare il volto per Rimmel London dopo aver preso parte al film Suicide Squad accanto a Margot Robbie e Jared Leto. La ritroviamo fasciata in un chiodo in pelle, sexy e aggressiva nel nuovo spot per Scandal’Eyes Reloaded di Rimmel London. La modella incarna perfettamente lo stile del brand di cosmetici, che vanta tra le altre testimonial Kate Moss, Georgia May Jagger e Rita Ora.

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Cara Delevingne è nata a Londra il 12 agosto 1992, figlia di Pandora e Charles Delevingne. Cresciuta nel quartiere londinese di Belgravia insieme con le due sorelle maggiori, Poppy e Chloe, la modella vanta una discendenza blasonata dai baroni Faudel-Phillips. La sua carriera nella moda inizia a 17 anni, quando Cara firma un contratto con la Storm Model Management. Altezza svettante (176 cm) e volto inconfondibile, in breve si afferma come una delle modelle più richieste. Nell’agosto 2015, a soli 23 anni, dichiara in un’intervista al Time la sua intenzione di ritirarsi dalle passerelle a causa del forte stress che le avrebbe procurato una forma di psoriasi. Ma la sua lontananza dal fashion biz dura poco e già dopo pochi mesi la modella torna ad ottenere ingaggi e copertine.

Il nuovo mascara Rimmel London, che la vede testimonial, garantisce volume e tenuta estrema, per uno sguardo intenso e profondo: grazie ad una nuova formula a base di collagene e cheratina, il volume è fino ad 11 volte maggiore. Inoltre il prodotto offre una notevole facilità nella rimozione: la nuova formula permette infatti di struccarsi con semplice acqua calda. Un mascara a prova di umidità, sudore e sbavature, per una tenuta estrema, che supera le 24 ore.

Irina Shayk per il Natale 2016 di Intimissimi

Irina Shayk torna a prestare il volto e le sue curve sinuose per Intimissimi, brand che la lanciò nel 2007. Ne è passato di tempo da allora: la splendida top model russa non era ancora famosa, quando venne scelta da Intimissimi come testimonial. Oggi Irina torna a posare per l’azienda italiana di underwear nei panni di un Babbo Natale in gonnella super sexy.

Un mantello rosso profilato di pelliccia bianca nasconde le curve esplosive di Irina Shayk, strizzate in un completino mozzafiato: la ritroviamo così, accanto ad un orsacchiotto di pelouche gigante intenta a scartare i doni: la nuova campagna di Natale firmata Intimissimi immortala una Irina Shayk sensuale come non mai.

Lunghissime gambe che svettano su vertiginosi tacchi a spillo, volto splendido ed occhi di ghiaccio: la modella russa incanta in una campagna pubblicitaria dedicata al Natale 2016. Statuaria e conturbante, Irina Shayk posa sorridente ed ironica tra mega orsetti e pacchi natalizi. Un po’ femme fatale e un po’ bambina, la top model incarna perfettamente il mood natalizio del brand, in bilico tra sensualità e delicatezza.

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Irina Shayk, all’anagrafe Irina Valer’evna Šajchlislamova, è nata in Russia il 6 gennaio 1986. Rimasta orfana del padre all’età di quattordici anni, trascorre la sua infanzia in uno stato di indigenza. Nel 2004 la statuaria Irina partecipa ad un concorso di bellezza, vincendolo. Inizia così la sua carriera nella moda, che la porta in breve ad affermarsi come una delle modelle più richieste. Nel 2007 la top model viene immortalata per la prima volta su Sports Illustrated; nel 2013 viene eletta dalla rivista Maxim la donna più sexy del pianeta. Tante le cover e innumerevoli le sfilate che la vedono protagonista. Anche la sua vita privata è al centro delle cronache: Irina Shayk ha avuto una lunga relazione con il calciatore Cristiano Ronaldo e dal 2015 è legata all’attore Bradley Cooper: la coppia sarebbe ora in attesa di un bambino.

La collezione Intimissimi Christmas 2016 celebra la magia del Natale grazie a completini declinati in tutte le sfumature di rosso, perfetti per le festività: largo a bustier, balconcini e perizomi estremamente sexy che strizzano l’occhio al glamour e all’aria di festa che caratterizza il periodo natalizio. Una collezione pensata per tutte le donne che non rinunciano alla sensualità.

Colorful New Year’s Eve – brillare a capodanno

Capelli lisci o mossi? E se mi facessi fare un raccolto? No, sicuramente capelli pettinati indietro, molto chic. Forse è un po’ troppo… meglio le onde?


Ecco le classiche domande che tutte le donne si pongono quando hanno una festa importante, soprattutto a capodanno.


Gli Instatint di JOICO possono aiutarvi a dare un tocco inaspettato alla vostra acconciatura, anche a quella più semplice! Inoltre, sono stati recensiti qui come idea regalo particolare per chi ama giocare con le acconciature.


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Gli Instatint sono degli spray colorati – che svaniscono al primo lavaggio – e vi aiuteranno ad impreziosire la vostra acconciatura.


I colori presenti nella linea sono cinque: Fiery Coral, Pink, Sapphire Blue, Orchid e Mermaid Blue.


Questi colori riprendono le cinque nuances più famose dei Color Intensity, per coloro che vogliono un look semi-permanente. Il prezzo varia dai 10€ ai 15€.


A questa stupenda gamma si aggiungono due nuances per le più festaiole, che vi faranno letteralmente brillare: Pink Dust Gold Dust.


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Oltre al colore oro o rosa, in questi Instatint troviamo anche dei glitter!
Ecco delle acconciature semplici che vi faranno scintillare durante la notte di capodanno:


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…ed ecco come potete trasformarle con l’uso degli Instatint di JOICO!


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Lo stile di Helena Bordon

Un sorriso perfetto, lunghi capelli biondi e uno stile iconico, divenuto famoso in tutto il mondo: Helena Bordon è la it girl brasiliana più famosa. Una carriera sfolgorante per lei, che ha respirato moda fin da bambina: figlia d’arte, sua madre Donata Meirelles è stata style director di Vogue Brazil. Helena fin dall’età di sette anni era solita accompagnarla nei viaggi di lavoro in Europa: la giovane cresce tra una sfilata Chanel e un party con Valentino.

Ben presto si aprono per lei le porte del fashion system: il suo blog accoglie quotidianamente milioni di visitatori, impressionati dal suo stile e dalla sua personalità. Protagonista indiscussa nei front-row delle sfilate e regina dello street style, Helena ha alle spalle numerose collaborazioni con brand e designer: dopo aver firmato una capsule collection per il brand di gioielli LOOL di Luisa Setubal, ha anche prestato il volto a numerose campagne pubblicitarie, come quella di Jimmy Choo.

Nel suo blog l’icona di stile posta le foto dei suoi outfit, consigli di stile e souvenir dei suoi viaggi. Con i suoi 907mila follower sul suo profilo Instagram, la blogger ventinovenne è manager di se stessa. Tra i suoi brand prediletti Tod’s, James Perse e Pedro Lourenco.

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Businesswoman e blogger, Helena Bordan è la più famosa it girl brasiliana


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La blogger è figlia d’arte e ha respirato moda fin da bambina



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“Vorrei essere per il Brasile quel che Miroslava Duma è per la Russia”, ha dichiarato la fashion blogger, che è recentemente convolata a nozze: per l’occasione Helena ha scelto un abito Valentino appartenuto alla madre, che lo indossò per le sue nozze nel 2002. “Mi è sempre piaciuto prendere in prestito le cose di mia madre e da piccola sognavo di vestirmi come lei”, ha dichiarato Helena. Il matrimonio principesco è stato celebrato a San Paolo mentre un’altra cerimonia si è tenuta a St. Barths. Tra gli invitati le socialite Caroline Celico e Beta Whately, le blogger Gala Gonzalez, Michelle Goldie ed Elizabeth Mas e le modelle Izabel Goulart e Ana Beatriz Barros.

Helena Bordan è stata anche modella per L’Oreal e co fondatrice di 284, catena di alta moda brasiliana, che ha creato con gli amici di infanzia Bernardino, Luciana e Marcela Tranchesi. Un successo inarrestabile per lei, considerata una delle icone di stile contemporanee più amate.

Il genio di Cy Twombly in mostra a Parigi

Si è aperta al Centre Pompidou di Parigi “Cy Twombly”, la più grande retrospettiva dedicata al pittore statunitense. In mostra 140 opere tra disegni, sculture, quadri e fotografie, materiale raccolto meticolosamente dal curatore Jonas Storsve. Fino al 24 aprile 2017 sarà possibile visitare la mostra, che si snoda in un affascinante percorso tematico, che intende esplorare cronologicamente l’arte di Twombly.

Nato a Lexington nel 1928, dagli anni Cinquanta Cy Twombly viveva in Italia, tra Roma e Gaeta. Indimenticabili gli scatti della sua lussuosa abitazione romana, dove l’artista venne immortalato nel 1966 da Horst P. Horst. Il pittore è scomparso a Roma il 5 luglio 2011. Diventato famoso per il suo modo di sfocare la linea tra disegno e pittura, molte delle sue opere ricordano i graffiti, mentre nei lavori della sua produzione più tarda troviamo tracce di un simbolismo romantico, tra allegorie e citazioni erudite.

Un approccio singolare, che esplora l’espressione grafica attraverso allusioni al linguaggio: la retrospettiva si apre con quattro opere risalenti al 1953: Twombly non ha mai parlato del suo metodo e non ha mai permesso a nessuno di osservarlo mentre dipingeva. Per ultimare ogni sua opera erano necessari giorni o intere settimane, in cui il pittore fumava innumerevoli pacchetti di sigarette e traeva ispirazione dalla poesia, in particolare da Keats e dal Romanticismo.

Cy Twombly, Sans titre (Grottaferrata), (1957). @Cy Twombly Foundation, ©Galerie Karsten Greve, St. Moritz, Paris, Köln
Cy Twombly, Sans titre (Grottaferrata), (1957). @Cy Twombly Foundation, ©Galerie Karsten Greve, St. Moritz, Paris, Köln


Cy Twombly in una foto di François Halard, 1995
Cy Twombly in una foto di François Halard, 1995


Cy Twombly, Night Watch, (1966). Courtesy Jeffrey Hoffeld Fine Arts, Inc. @Cy Twombly Foundation, ©Courtesy Cheim & Read
Cy Twombly, Night Watch, (1966). Courtesy Jeffrey Hoffeld Fine Arts, Inc. @Cy Twombly Foundation, ©Courtesy Cheim & Read


La sua opera, a tratti ermetica e misteriosa, non venne subito compresa dai suoi contemporanei. Trasferitosi a Roma dopo aver sposato l’aristocratica Luisa Tatiana Franchetti, i due presero casa a Via di Monserrato. Qui, tra busti dal gusto classico e suggestioni imperiali, si consumava la vita di un genio mai dimenticato. Proprio nella Capitale, esattamente nel suo celebre studio a Piazza del Biscione, Cy Twombly visse la sua fase più prolifica, creando le sue opere più belle.


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Le opere in mostra sono suddivise in tre categorie cronologiche (Nine Discourses on Commodus, 1963, Fifty Days at Iliam, 1978, e Coronation of Sesostris, 2000): i graffiti e la scrittura predominano nelle prime opere, risalenti agli anni Cinquanta, mentre nel decennio successivo si passa alle composizioni e in seguito ad un’arte minimale e concettuale. La sua produzione raccoglie l’eredità dell’espressionismo astratto statunitense in un inedito mix con la cultura mediterranea. La mostra al Centre Pompidou è la seconda grande retrospettiva dedicata all’artista americano, dopo quella del 1988: esposte anche opere realizzate con materiali di recupero. Info: www.centrepompidou.fr

YOUTH CULTURE – LITTLE SHILPA SS17

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Mumbai-Londra: un asse creativo tanto affascinante quanto stimolante caratterizza le creazioni di uno dei più interessanti talenti fashion della moda contemporanea.


Stiamo parlando di Shilpa Chavan, la quale incarna perfettamente la parabola del fashion designer contemporaneo, in quanto ha fatto della multiculturalità e del viaggio il suo fulcro vitale.


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Il suo background è composto da un magma culturale che ha alimentato il suo stile individuale con un’abbondanza di stimoli e riferimenti.


A Londra i designers possono attingere da una cultura street tra le più radicate e libere del pianeta e da una storia dove la particolare conformazione geografica ne ha rafforzato l’identità estetica, assieme ad una peculiare apertura verso la diversità che da sempre caratterizza il dna culturale britannico.


Mumbai è una delle aree maggiormente popolate del pianeta, un imponente snodo portuale dove l’arte dell’intrattenimento in India è maggiormente rappresentata, oltre ad essere tra i cinque mercati emergenti maggiormente inlfuenti a livello mondiale.
La vita di Shilpa Chavan è segnata dalle metropoli di Londra e Mumbai. In quest’ultima, dopo essersi diplomata al Politecnico, si avvicina alla modisteria e quasi da subito collabora con i concorsi di Miss India per tre anni consecutivi con le sue creazioni di raffinatissimi head-pieces.


Poi approda in Inghilterra dove frequenta la Central St.Martins School of Art ed il London College of Fashion.
Il suo CV vanta una internship presso il leggendario modista britannico Philip Treacy.


Arrivano I primi riconoscimenti: è stata nominata Designer di accessori dell’anno sia da Marie Claire India sia da Elle India.
Nonostante inizialmente si sia fatta notare come modista e designer di accessori, il suo brand, Little Shilpa, ha recentemente presentato collezioni di abbigliamento.


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Ogni sua collezione prevede capi, head-pieces ed accessori in cui la tradizione incontra la contemporaneità. Shilpa propone moda no gender ed in cui l’equilibrio tra Occidente e Oriente fanno di lei una designer concettuale piuttosto che glamorous ed ostentatrice di bellezza. La ricerca di Little Shilpa per la prossima primavera-estate 2017 trae spunto da una pietra miliare del decadentismo, che fornisce il titolo alla collezione: “Fleurs de Mal – Encore”.


L’esplorazione del lato oscuro, la decadenza che ne deriva e la sensualità: la collezione propone vari looks che indagano la bella e la cattiva parte della vita umana. Crepe di seta unito alla lycra: le silhouette si ispirano ai roaring Twenties. Maschere floreali e bow-ties completano I looks. La designer reinterpreta un’epoca con maestria e con un tocco di femminilità cosmopolita che da sempre contraddistingue le sue creazioni.


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Pazze per le scarpe, ecco perché ne siamo ossessionate

Non c’è storia che tenga, le scarpe sono e per sempre saranno il nostro punto debole.
Non è affatto facile far finta di niente se ci innamoriamo di un paio di scarpe, eppure il più delle volte siamo costrette a mollare l’osso per questioni di spazio – a meno che non si abbia un armadio delle dimensioni di una casa – e di portafogli.
Così da semplice passione, diviene una vera e propria ossessione.
Siamo capaci di acquistare scarpe per svariati motivi:

SE SONO IN OFFERTA

Infatti è quasi certo che ciò che oggi è in offerta potrebbe non esserlo più domani e sarebbe da sciocchi non cogliere un’opportunità del genere.
Anche se non sono esattamente ciò che avremmo voluto, le compriamo comunque.
Ciò che non serve oggi potrebbe servire domani.

COME RIMEDIO ALLA BANALITA’ DELLA VITA

Spesso un paio di scarpe può sollevare dalla noia, dalla routine, dalla quotidianità.
Basterà coordinarle per colore e stile, et voilà, le jeux son fait.

PER RISOLLEVARCI IL MORALE

Tutte passiamo dei periodi poco felici ma affrontarli con un nuovo paio di scarpe è un’altra cosa.
Non sappiamo come, non sappiamo perché ma ci fanno ritornare il sorriso.
Spesso, se questo periodo sembra non volerne sapere di allontanarsi, diamo sfogo al più sfrenato shopping compulsivo che neppure col black friday.

E allora non mazzi di rose, ma mazzi di scarpe.
Lo direbbe anche Carrie in Sex&theCity, ricordate il suo armadio?
E come dimenticare, poi, una delle massime della Bradshaw: “gli uomini sono come le scarpe col tacco. Ci sono quelli belli che fanno male, quelli che non ti piacciono fin dall’inizio, quelli irraggiungibili che non potranno mai essere tuoi, quelli che affascinano in partenza ma poi capisci che non sono niente di speciale e infine quelli che non ti stancherai mai di avere con te“.
Le scarpe sono il simbolo per eccellenza di femminilità, fascino e seduzione, sono in grado di colmare il vuoto esistenziale che abbiamo dentro in quanto surrogato di una felicità mondana. Forniscono, infatti, in maniera immediata – tramite l’acquisto – una compensazione di ciò che manca.

Sicuramente le scarpe rappresentano un oggetto molto utile per la loro semplice funzione di ricoprire il piede e permettere di camminare, ma per le donne sono una vera e propria maniera di trasformare la propria vita, il proprio aspetto, di cambiare a seconda del modello.
Per questo motivo, l’America ha definito “shoesaholic” quelle donne che possiedono più di 60 paia di scarpe, un numero altissimo che riguarda, però, la maggior parte delle donne americane.

Dal punto di vista psicologico, il piede rappresenta una delle parti più erotiche del corpo di una donna.
Per Freud e Jung, infatti, la scarpa rappresenterebbe uno dei simboli più erotici femminili e quindi sessualmente incontestabili per via delle numerose terminazioni nervose presenti sul piede.
Un oggetto, quindi, erotizzato al massimo.
Eppure la scarpa non è solo espressione di sensualità, è anche espressione della propria personalità.
La scelta di una calzatura rispetto ad un’altra, rispecchierebbe le proprie tendenze individuali che solo l’aspetto esteriore e l’estetica sono in grado di mostrare.
Basti ricordare la favola di Cenerentola per notare l’identificazione primaria dell’oggetto con la persona che lo indossa.
Le scarpe rappresentano, dunque, un’estensione del sé.
Essendo, inoltre, il piede un mezzo di trasporto, è evidente come la connessione scarpa-piede riporti ad una condizione di indipendenza.
Camminare con le scarpe significa prendere possesso della terra“, sosteneva il sociologo Jean Servier.

E in effetti, in base alla scelta individuale di un paio di scarpe, è possibile disegnare il profilo psicologico di chi le indossa.
Indossare un paio di scarpe col tacco a spillo è indice di sensualità, ovvero voler mostrare la propria femminilità mantenendo un profilo sexy e ricercato.
Indica, inoltre, un atteggiamento sicuro, soprattutto se si indossa un tacco di 12 cm – questo è, infatti, sinonimo di imprevedibilità -.
Chi indossa ballerine, pratica la comodità.
Le amanti della scarpa sportiva, invece, amano il casual wear, sono donne dirette nel rapporto con gli altri e amano la sincerità.
Chi indossa la zeppa ama la stabilità e la sicurezza, desidera mantenere l’indipendenza pur mostrando un atteggiamento femminile e sensuale.
Gli anfibi sono indice di aggressività, le infradito di spontaneità e i sandali di un carattere allegro e disinibito.
Una scarpa colorata e appariscente indica un carattere estroso e ribelle, mentre chi indossa scarpe di marca è particolarmente ansioso.

Insomma, se la scarpa è la rappresentazione della propria personalità, le donne non fanno alcuna fatica a mostrarla agli altri.
E, come si suol dire in certi casi, (S)CARPE DIEM.

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MORTO GEORGE MICHAEL: IL MONDO DELLA MUSICA PIANGE ANCORA

Un anno di lutti, dodici mesi di inaspettate morti che hanno etichettato questo 2016 come l’anno nero della musica. L’ultimo ad andarsene inaspettatamente il grande George Michael, icona di una generazione che piange i suoi miti.

“Non troverete mai la pace della mente fino a che non ascolterete il cuore”. Così affermava George Michael in una delle sue turbinose dichiarazioni. Se questa condizione l’avesse o meno raggiunta purtroppo non ci sarà mai dato sapere. Il famosissimo cantante inglese infatti si è spento inaspettatamente la notte del 25 dicembre nella sua abitazione di Goring on Thames, Londra, a soli 53 anni. Una morte inaspettata, causata da un arresto cardiaco confermato dai medici subito sopraggiunti dopo la chiamata del compagno dell’artista, il primo a scoprirne il corpo senza vita.

E così il mondo della musica e dello spettacolo rimpiange l’ennesimo “eroe” perso in questo 2016 denominato, per giusta causa, l’anno nero della musica. Nel giorno in cui il suo Last Christmas veniva suonato nelle case di mezzo mondo George Michael è uscito di scena senza chiedere permesso, un po’ come aveva voluto in questi ultimi anni durante i quali, dopo scandali, arresti e depressioni, aveva optato per l’abbandono della scena pubblica. Suo ultimo grande successo “Symphonia” pubblicato nel 2014, record d’incassi, dopo il quale cause stress, una polmonite e uno stato di depressione si era visto costretto a diminuire le sue apparizioni sul palcoscenico. Una decisione sicuramente non facile per un grande artista che negli ultimi trent’anni ha tenuto testa alle classifiche di mezzo mondo: era il 1981 quanto con Andrew Ridgeley fondò gli Wham! e in breve tempo con la sua zazza bionda divenne l’idolo delle ragazzine al pari del sex symbol Simon Le Bon. In quattro anni gli Wham! pubblicarono quattro album, collezionando un primo posto dietro l’altro con brani quali Club Tropicana, Wake Up Before You Go oltre alla eterna Last Christmas. E fu così che insieme ai Duran Duran e agli Spandau Ballet divennero la colonna di una generazione senza troppi pensieri ma piena di sogni e speranze. Ma la vera natura indipendente di George si fa sempre più sentire e rimanere imprigionato dentro un personaggio che non è più il suo diventa quasi una gabbia per l’artista. Fu così che decise di andare contro tutti, agenti e major comprese, lasciò gli Wham! e decise di continuare la sua carriera da solista. E fu un successo! L’interpretazione ritorna al centro della scena, insieme ad una voce tanto suadente, quanto aggressiva e potente ma allo stesso tempo delicatissima: un mix capace di calamitare l’attenzione dei fans di mezzo mondo. E’ la consacrazione di George Michael come star internazionale, l’inizio di una produzione di successi, sicuramente non tanti come ai tempi degli Wham!, ma incisi ed indelebili.

Cinque album inediti in vent’anni, dall’acclamato Faith, all’ultimo Patience del 2004. In mezzo tantissimi successi tra i quali cover come Somebody to Love dedicata allo scomparso Freddy Mercury o Roxanne dei Police. A tutti questi successi sulla scena si affiancano però i tormenti di una vita personale che lo vede spesso al centro di denunce ed arresti per atti osceni in pubblico, come nel 1998 quando un agente di polizia di Beverly Hill lo condannò per atti scandalosi in un bagno pubblico, così come negli anni per possesso di marijuana e droghe. Una delle cause di tutto questo disagio senza dubbio la difficoltà di dichiarare al mondo la sua omosessualità, così in antitesi rispetto al personaggio pubblico di sex symbol attribuitogli nel corso della vita. Un nodo questo che provocò sempre grande disagio dell’artista, portandolo addirittura ad un litigio con l’amico e collega Elton John che, durante un’intervista, ebbe da ridire circa il tentennamento di George nell’ammettere la sua vera “natura”. Chiaritisi poi nel corso del tempi i due continuarono ad essere legati da amicizia e arte, con un George che, a poco a poco, rivelò al mondo quella verità non troppo facile da dire. Al suo fianco Kenny, il compagno di sempre, lo stesso che due mattine fa ne ha scoperto il corpo esanime. E così un’altro grande della musica se ne va, lasciando il posto al mito che, sicuramente, non ci abbandonerà mai.

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Andrew Ridgeley and George Michael of Wham! perform on stage at Sydney Entertainment Centre, Sydney, Australia, 27th January 1985. (Photo by Michael Putland/Getty Images)
Andrew Ridgeley and George Michael of Wham! perform on stage at Sydney Entertainment Centre, Sydney, Australia, 27th January 1985. (Photo by Michael Putland/Getty Images)

Preppy Style: lo stile dei “ Bravi Ragazzi”

Lo stile Preppy nasce in Inghilterra, la patria dell’estremo classicismo formale e del rigore dell’eleganza. Introdotto dal telefilm Happy Days, reso cult dal celebre Gossip Girl il preppy look si ispira all’abbigliamento degli studenti della Ivy League e a quei bravi ragazzi anni ’50 che frequentavano i più prestigiosi college cittadini mixando le loro divise a capi casual-chic. Sdoganato praticamente ogni stagione, marchio di fabbrica di alcuni stilisti e costante ispirazione per altri, il preppy style regna incontrastato sulle passerelle. Sarà per quel carattere speciale che unisce casual e bon ton, per il suo evocare scenari di divertimento e giovinezza o perché, ispirandosi alle impeccabili uniformi degli agiati universitari d’oltreoceano, incarna un po’ il sogno americano. Fatto sta che, da quando è nato tra i Cinquanta e i Sessanta, il look che ha preso il nome dalle pre-school è diventato un chiodo fisso per ragazzi di tutte le età, che lo scelgono perché pratico, chic e, soprattutto, esclusivo.


Preppy Style
Preppy Style



Lo stile preppy è fatto essenzialmente di linee semplici, tessuti di alta qualità, taglie precise e tagli modesti. Le Case di Moda creatrici e realizzatrici di questo stile sono: J. Press, Ralph Lauren, Brooks Brothers, Jack Rogers, L.L. Bean, Tommy Hilfiger, Vineyard Vines, Lacoste, Nantucket Brand, Burberry, J.Crew, Lilly Pulitzer, Lands End, Smathers & Branson e Tucker Blair. Lo stile preppy è quindi quello stile usato dai ragazzi di buona famiglia che frequentano college facoltosi e passano la vita destreggiandosi tra un brunch e un cocktail party.


Preppy Style
Preppy Style



Linee guida al Preppy Style


In buona sostanza si tratta di uno stile classico rivisitato in chiave più moderna; i capi imprescindibili che non devono mancare nel guardaroba di nessun uomo:


– Polo


– Cardigan dai colori classici ( rosso, verde bottiglia, blue navy)


– Jeans attillati


– Tweed


– Mocassini


– Camicia


– Bomber (ultimo grido dell’anno), o College Jacket


Altrettanto importanti sono gli accessori che devono incorniciare e valorizzare bene questi capi d’abbigliamento. Lo stile preppy predilige:


– Foulard


– Pochette da giacca


– Cravatte Crochet con stemmi o loghi di Club di appartenenza


Preppy Style
Preppy Style



Secondo alcuni invece lo stile preppy nasce nel corso degli anni 70 come contrapposizione “elitaria” allo stile hippie, verso il quale si orientava lo spirito ribelle di una massa di giovani senz’altro più numerosa e ben più “rumorosa”. Quindi, mentre l’hippie interpretava lo spirito di quell’epoca con uno stile di abbigliamento stravagante, spesso meno curato e ispirato a un look metropolitano e controcorrente, gli adepti del genere preppy si distinguevano per preferire uno stile sobrio, composto, più da “bravi ragazzi”.



Preppy Style
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È morta Franca Sozzani, celebre direttrice di Vogue Italia

È scomparsa improvvisamente oggi, all’età di 66 anni, Franca Sozzani, storico direttore di Vogue Italia. Una notizia che giunge del tutto inaspettata: Franca Sozzani era malata da un anno, ma pochissimi sapevano. A comunicare la sua scomparsa Jonathan Newhouse, Chairman e Chief Executive della Condé Nast: “la notizia più triste che abbia mai dovuto comunicare”, così Newhouse ha commentato la morte della fashion editor. Solo pochi mesi fa il figlio Francesco Carrozzini presentava il documentario a lei dedicato, Chaos and Creation, durante l’ultimo Festival del Cinema di Venezia. L’ultima apparizione circa tre settimane fa, a Londra, durante la premiazione del British Fashion Council: Franca Sozzani è salita sul palco accompagnata da Tom Ford per ricevere lo Swarovski Awards for Positive Change.

Nata a Mantova il 20 gennaio 1950, Franca Sozzani dopo il diploma al liceo classico Virgilio, si laurea in Lettere e Filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Appassionata di moda fin da giovanissima, ha iniziato la sua carriera lavorando nella redazione di Vogue Bambini, testata creata nel 1973, che la assunse dopo che lei rispose ad un annuncio. La ragazza ha carattere: curiosa e versatile, fiuta le tendenze e non teme di esprimere se stessa attraverso il suo lavoro. «Sì che sono una vincente! Non perché sia presuntuosa, ma perché tutte le mie idee hanno avuto successo», così amava parlare di sé, forte di una carriera piena di successi. «Ho deciso che volevo lavorare e fare la stylist e ho preso subito tutto sul serio. Oliviero Toscani racconta sempre che ero “una deficiente puntaspilli vestita Saint Laurent”».

Intanto, all’età di 22 anni, Franca Sozzani convola a nozze, salvo separarsi dopo appena tre mesi, mentre è in attesa del primo figlio. Nel 1980 diventa direttore di Lei e, tre anni più tardi, dirige anche Per Lui, versione maschile della testata. Nel 1988 la svolta che le ha cambiato la vita: la fashion editor diviene direttrice di Vogue Italia, la Bibbia della moda, incarico che manterrà fino alla fine. Con lei Vogue sbarca su internet: nel febbraio 2010 il lancio di Vogue.it, il primo portale al mondo intestato alla celebre testata. Franca Sozzani ama provocare: per lei la moda non è fatta solo di lustrini e paillettes e tanti sono i temi che ha trattato dalle pagine patinate di Vogue. Audace e controcorrente, tante volte Newhouse minaccia di licenziarla, perché quella sua esuberanza non attira simpatie. Indimenticabile il servizio contro il razzismo, interamente con modelle di colore, pubblicato su Vogue nel luglio 2008, o ancora lo shooting contro gli orrori derivanti dall’abuso di chirurgia estetica. Fu lei a volere sulla cover di Vogue Italia un gruppo di modelle curvy, sdoganando quella che sarebbe poi diventata una tendenza. E fu ancora lei a battersi per una moda che guardasse anche ai giovani talenti, grazie all’istituzione del concorso Who’s On Next.

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Franca Sozzani era nata a Mantova il 20 gennaio 1950


Personalità granitica e stile invidiabile, Franca Sozzani dall’ottobre 2006 ha assunto la direzione anche de L’Uomo Vogue e successivamente di Vogue Gioiello e Vogue Accessory. Inoltre è stata direttrice editoriale della casa editrice Condé Nast per l’Italia e, dal marzo 2013, presidente della Fondazione IEO Istituto Europeo di Oncologia. Nel 2015 è stata nominata direttrice responsabile di tutti i periodici in lingua italiana con il marchio Vogue, di Vogue Sposa e Vogue Gioiello.

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Franca Sozzani era direttrice di Vogue Italia dal 1988


Considerata da Valentino Garavani “la più grande editor del mondo”, Franca Sozzani non ha mai temuto le critiche e ha sempre risposto con orgoglio ed eleganza dalle pagine del suo blog. «Felice di piacervi e non», scriveva. «Non si può sempre piacere a tutti e soprattutto non si deve». Caparbia e fiera, ma anche riservata e discreta, molto della sua personalità era stato rivelato nel documentario del figlio, Francesco Carrozzini. «Il successo ce lo si guadagna, oserei dire ce lo si inventa. Niente arriva per caso anche se la fortuna di cadere al posto giusto, nel momento giusto, con la persona giusta agevola parecchio. Ma la sorte, si sa, è alterna. Non è proprio la base su cui costruire il proprio successo. Il talento, il tuo, è la vera forza». «Franca mi ha insegnato a rompere le regole e a uscire dal mondo borghese della moda», ha dichiarato il fotografo Bruce Weber.

Franca Sozzani se n’è andata in punta di piedi oggi, 22 dicembre 2016, dopo aver combattuto per più di un anno contro una malattia incurabile. Pochissimi erano a conoscenza della sua battaglia: anche se le sue apparizioni pubbliche si erano diradate, la direttrice di Vogue aveva presenziato alle ultime settimane della moda e a qualche evento che la vedeva protagonista. Impegnata anche nel charity, dal 2014 era ambasciatrice Onu per il programma alimentare e dal 2013 presidente della Fondazione Ieo, Istituto Europeo di Oncologia. Il prossimo 20 gennaio avrebbe compiuto 67 anni. «Ma qualche volta, per favore, give me a break», così Franca chiudeva, sette anni fa, uno dei suoi post, sempre pronta al dialogo anche con chi non l’amava. Con lei scompare un tassello fondamentale della storia della moda.

Addio a Franca Sozzani, regina di Vogue Italia

Franca Sozzani non è più in vita.
Muore, oggi, anche la scrittura della moda italiana.

La direttrice di Vogue Italia ha detto addio al mondo – prematuramente – a soli 66 anni.
L’indiscutibile regina della moda italiana condivideva uno dei ruoli più influenti nel mondo dell’editoria assieme alla sua collega americana Anna Wintour.

Non solo moda, Franca Sozzani impegnava la sua vita anche nel sociale.
Gli ultimi numeri beauty di Vogue premevano sull’importanza e sulla delicatezza della chirurgia estetica, sull’esagerazione che portava le donne a trasformare il proprio corpo.
La Sozzani ha toccato diversi tasti dolenti della moda con la delicatezza che da sempre l’ha contraddistinta, tra questi il mondo delle donne curvy.

Non una diva dello spettacolo, mai in scena, sempre dietro le quinte.
Di una bellezza eterea e mai banale seppur semplice, Franca Sozzani sapeva muovere fili inconciliabili tra lunghe trame di racconti, scelte, decisioni.
Nota per la sua determinazione a ambizione, ha intrattenuto rapporti anche amichevoli con top model, fotografi, artisti e giornalisti come Naomi Campbell, Steven Meisel, Bruce Weber, Peter Lindbergh e Paolo Roversi.

Ammirata e amata da stilisti di fama internazionale, la Sozzani prendeva posto in prima fila accanto al “diavolo veste Prada”, Anna Wintour, ai lati delle passerelle durante le sfilate che annunciavano le stagioni a venire.
Ma forse, anche se Franca non è ormai più con noi, rimane e rimarrà sempre il suo contributo alla moda come quello di dare un barlume di speranza a giovani creativi e stilisti con il concorso “Who is on next” che ha il compito di scovare nuovi talenti.

Sempre in contrasto con l’idea che ingabbia la moda nella sua aurea di frivolezza e superficialità, Franca non rinunciava mai a dire la sua: “Non se ne può più di chi considera il nostro mestiere fatto solo di sfilate, cene e feste“.
E non si potrebbe cogliere la regina di Vogue Italia nella sua interezza senza guardare il docu-film che la ritrae come donna e madre: “Franca. Chaos and creation“.
Si tratta del progetto di suo figlio, Francesco Carrozzini, 34 anni, fotografo e regista, che le ha dedicato un ritratto della sua vita con interviste inedite a Marina Abramovic, Bruce Weber, Karl Lagerfeld, Naomi Campbell e Courtney Love.

Ma da studentessa di Lettere a Vogue Bambini il passo è stato breve.
L’ascesa, poi, e la promozione a direttrice nel 1988.
È forse questo quello di cui si dovrebbe raccontare di Franca Sozzani, e non della sua malattia, della sua sofferenza, del suo tumore alla gola che l’ha uccisa a soli 66 anni.

Allora addio Franca Sozzani, dacci sempre la forza di credere nel talento che è in noi.
Il successo ce lo si guadagna, oserei dire ce lo si inventa. Niente arriva per caso anche se la fortuna di cadere al posto giusto, nel momento giusto, con la persona giusta agevola parecchio. Ma la sorte, si sa, è alterna. Non è proprio la base su cui costruire il proprio successo. Il talento, il tuo, è la vera forza“.

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