Il cambiamento epocale in casa Brioni, non passa esclusivamente dalla scelta del designer (Justin O’Shea è alla sua prima esperienza come stilista), ma anche dal “reclutamento” dei testimionial.
Ad apparire nella nuova campagna pubblicitaria del noto marchio italiano, ci sono loro, la formazione completa di uno dei gruppi heavy metal più amati degli anni ottanta: i Metallica.
Scelti da O’Shea, James Hetfield (cantante), Lars Ulrich (batterista), Robert Trujillo (bassista) e Kirk Hammett (chitarrista), sono stati immortalati dal fotografo newyorkese Zackery Michael che ha scelto di ispirarsi alla copertina della canzone Bohemian Rhapsody dei Queen.
La volontà della griffe nostrana, è di restituire al fashion biz, un uomo forte e di gran classe, un po’ come Justin O’Shea, il bello della moda dalla lunga e incolta barba.
Le immagini, mettono in evidenza gli smoking confezionati nelle tonalità bianco e nero. I componenti della band, interpretano magistralmente gli abiti indossati, assumendo in alcuni casi, pose da duri e in altre, più sciolte e divertenti.
Il suo è uno dei nomi più controversi della moda. La designer olandese Iris van Herpen non ha deluso neanche stavolta le aspettative. Ha sfilato nella suggestiva cornice della chiesa dell’Oratoire du Louvre, il tempio protestante sito in rue Saint-Honoré, la collezione haute couture Autunno/Inverno 2016-2017. A dominare la scena è uno strutturalismo in chiave 3D declinato in abiti eterei, quasi luminescenti.
Nella location scelta occhi puntati sull’installazione zen dell’artista giapponese Kazuya Nagaya: le modelle sembrano statue animate, quasi creature di un altro mondo. E attraverso il “seijaku”, concetto nipponico che indica il trovare la serenità nel caos della vita, veniamo proiettati in una nuova dimensione. La meditazione zen abbraccia la couture in un défilé che trae ispirazione dalla cinematica: le vibrazioni sonore divengono il tramite per accedere ad una dimensione onirica.
Eterea, sognante, la donna che sfila sulla passerella di Iris van Herpen è una creatura fluttuante, quasi una silfide, ninfa dell’immaginario poetico: ieratica ed affascinante, ipnotizza e cattura l’occhio la sua eleganza ibrida, fatta di abiti leggeri e quasi impalpabili. La silhouette futurista abbraccia la fantomatica silfide conferendole un’aura quasi divina: largo ad abiti-scultura tagliati al laser, silicone trasparente, plissé d’organza e tulle, ma anche cristalli, che avvolgono l’eterea creatura.
La palette cromatica abbraccia i colori neutrali, che si alternano al nero e ai toni metallici, per capi dall’allure onirico. Motivi a spirale quasi a ricordare i giochi creati sul bagnasciuga dal rincorrersi delle onde del mare, ma anche dettagli naturalistici, per cocktail dress translucidi. Le scarpe, platform che sembrano sospese a mezz’aria, completano il mood della sfilata. Poesia e futurismo si mixano in una collezione altamente evocativa.
Una valchiria dall’allure sofisticata sfila tra drappeggi da dea greca e sapienti tagli sartoriali: Atelier Versace apre la settimana dell’haute couture parigina con una sfilata che riporta la maison ai suoi albori. Sensualità felina ma stemperata da una dolcezza inedita: la femminilità aggressiva da sempre emblema della maison sembra cedere il posto ad un’eleganza senza tempo. La donna Atelier Versace è una diva contemporanea, che incede sulla passerella sicura di sé e forte del proprio sex appeal.
Capispalla sartoriali si alternano ad abiti da diva: aprono il défilé cappotti preziosi più simili a kimono declinati in colori pastello: suggestioni Forties nelle silhouette, mentre il double di cashmere e seta a contrasto è impreziosito da una pioggia di cristalli Swarovski.
Gli abiti da sera rivendicano il potere seduttivo, tra nude look e profonde scollature. Il potere della donna e del suo fascino: questo sembra essere il fil rouge della collezione haute couture. Duchesse di seta e drappeggi, ma anche asimmetrie e tagli innovativi che spezzano col passato alla ricerca di una nuova couture. Abiti lunghi ma anche corti, caratterizzati da tasselli di raso multicolor.
Karen Elson per Atelier Versace
Capispalla sartoriali si alternano ad abiti da diva
Tagli asimmetrici e tasselli di raso sfilano da Atelier Versace
Irina Shayk calca la passerella di Atelier Versace
Parata di top in passerella: dalla rossa Karen Elson ad Irina Shayk a Bella Hadid, fino a Mariacarla Boscono e Carolyn Murphy. Nel front row appaludono Bradley Cooper, fidanzato della Shayk, con la ex collega di serie tv Jennifer Garner e la pantera nera Naomi Campbell. Ispirazioni disco si alternano alla nuova couture inaugurata dalla Medusa: e l’aggressività che manca ai capi che si alternano sulla passerella sembra concentrarsi invece nel make up, che, tra rossetti borgogna e sfrontata femminilità.
Drappeggi e veli per una donna forte
Bella Hadid per Atelier Versace
Sensuale e graffiante la collezione che ha sfilato a Parigi
La parole chiave è minimalismo, seguita da un tag del tutto inaspettato nelle collezioni Haute Couture di maison Dior: #black&white.
Se la giacca Bar, è il punto di partenza del progetto creativo del duo di designers Serge Ruffieux e Lucie Meier, l’infradito potrebbe dar luogo ad un seguito non proprio in linea con l’ideale di raffinatezza del marchio.
(Fonte immagine WWD)
La collezione “gioca” sui volumi, a tratti ampi, in altri più contenuti. La plissettatura degli abiti e delle gonne, inoltre, conferisce movimento ad una collezione poca generosa allo sfarzo, quest’ultimo prudentemente sussurrato da ricami e cristalli, spesso ton sur ton.
Goffrature e gonne ampie ed ancora top crop e balze: Ruffieux e Meier hanno messo in atto tutto il loro sapere nel campo della modellistica, ma in questo caso, mancano di stupire; così, gli estimatori della griffe Christian Dior rimpiangono più di tutti il pirata della moda, mr. John Galliano, che con il suo eclettismo, creava abiti scenografici e stupefacenti.
(Fonte immagine WWD)
Ciò che tutti si aspettavano di ammirare in una collezione Haute Couture, non è stato concesso. La griffe Dior ora è depurata (o deturpata) dal minimalismo disincantato della nuova generazione, in questi mesi al controllo del team creativo della maison.
Ha sfilato nell’ambito dell’Haute Couture parigina Schiaparelli. Un défilé ricco di suggestioni antiche ma evergreen, con un tuffo nel glorioso passato della maison: è infatti alla celebre collezione Circus del 1938 che Bertrand Guyon si è ispirato per l’Autunno/Inverno 2016-2017.
Dall’aprile scorso alla direzione artistica delle collezioni Haute Couture e Prêt-à-couture, lo stilista riporta in auge il surrealismo che rese celebre Elsa Schiaparelli. Un’eredità pesante che però Guyon reinterpreta in modo mirabile, riuscendo nell’arduo compito di traportare l’eccentricità e la poesia della mente creativa di madame Elsa in una collezione che strizza l’occhiolino anche al mondo contemporaneo.
Suggestioni surrealiste sfilano fin dalla prima uscita: occhi e bocche, ma anche profili femminili fanno capolino da abiti asimmetrici. Largo a stampe caleidoscopiche, a partire dalla stessa location, che ricorda essa stessa i tendoni di un circo. Capi intrisi di sobria eleganza rivelano nella lunghezza maxi e nelle proporzioni un inedito ritorno agli anni Trenta. Velluto nero e maniche a sbuffo strizzano l’occhio ad un minimalismo che viene impreziosito dai ricami: è il circo con la sua stravagante eleganza e il suo immaginario ricco di meraviglie ad essere rappresentato sulla passerella. Animali fantastici, elefantini acrobatici, angeli, arabe fenici, costellazioni mitologiche ed esoteriche, e ancora farfalle e arte astratta: queste sono le stampe che sbucano da lunghi abiti scuri ma anche da minidress dall’appeal moderno. Motivi floreali e astrologici si alternano all’ironia di grandi cuori rosa shocking che sbucano da maxi dress da dea. Attenzione quasi maniacale per i dettagli, che diventano istrionici. Pellicce su minigonne audaci vengono decorate con animali fantastici che ricordano i bestiari medievali.
Infine sfilano pepli in raso caratterizzati da sofisticati drappeggi e lunghi abiti da gran soirée ricoperti di paillettes. Organza e sete preziose per abiti da red carpet, che controbilanciano l’austerità delle giacche sartoriali e dei cappotti in jacquard.
Nel front row spiccano Isabelle Adjani, Marina Hands, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli di Valentino, che non commentano le ultime news circa il passaggio della Chiuri alla direzione creativa di Dior.
“C’è anche un senso religioso nella collezione – dichiara Francesco Scognamiglio a fine sfilata – e le facce velate dai pizzi di certe modelle sono il ricordo mio dell’infanzia e della devozione delle donne alla Madonna di Pompei.”
Plauso più che meritato, per lo stilista partenopeo che, alla sua prima sfilata Haute Couture ha dimostrato grande vena artistica.
E’ Napoli con tutto il suo fascino, l’ispirazione di questo progetto creativo; i suoi vicoli affamati di corolle, la sua religiosità bramosa e sentita dalla sua gente.
Francesco, esprime con questa collezione, tutto il suo attaccamento alla sua terra d’ origine, elargendo la sue collezione, ad esiti chiaramente lussureggianti.
Abiti scultura e fiori rigorosamente 3D: questa è la sontuosità di Scognamiglio. La seta, disegna generosamente le forme della donna, graziandole. C’è un accenno di sfrontata audacia negli abiti di Francesco: mostrano un capezzolo, poi ancora la lingerie, attraggono per la loro sensualità, ma nulla in questo progetto appare volgare.
Alla sua prima volta a Parigi, Scognamiglio propone abiti scultura con dettagli plissettati, piume applicate e ricami dorati di ricercata opulenza; cristalli luminescenti che donano la giusta allure ad una collezione divisa tra il sacro e il profano.
Fresca e giocosa. Con questi aggettivi si può definire il nuovo progetto creativo di Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi, designer del marchio Aquilano.Rimondi.
Nasce, infatti, AR.RT (acronimo dei nomi dei fondatori): una griffe giovane, che poggia le sue basi sulle stampe. I capi, infatti, sono ispirati dal pittore Antonio López García e, più in generale, dalla corrente impressionista, combinandoli assieme nel mood anni settanta.
T-shirt, tuniche, trousers ed abiti plissettati: la neonata collezione verrà commercializzata nei retailers selezionati a partire dal prossimo novembre 2016.
Con questa nuova strategia di marketing, la griffe italiana che ha visto le luci della ribalta nel settembre 2008 durante la Milano Fashion week , si appresta a coinvolgere un nuovo target di clienti e, soprattutto, di includere con AR.RT, i mercati esteri come Asia ed America.
Quattro donne bellissime, esteticamente differenti l’una dall’altra.
Liu Wen (cinese), Amanda Murphy (americana), Elisa Sednaoui (italiana) e Liya Kebede (etiope), sono le modelle che di fronte all’obiettivo del fotografo Peter Lindbergh, hanno posato per la campagna pubblicitaria 2016 di New Normal di Armani.
Plage du Touquet (una lussureggiante meta turistica a nord delle Francia) è stata la location perfetta per presentare la collezione: una serie di capi basici e dalla linea comoda, composta da camicie, giacche aderenti (in pelle di pitone e Principe di Galles), pantaloni con pinces e magliette minimali.
Gli scatti, tutti rigorosamente in bianco e nero, accentuano correttamente, la superba eleganza di New Normal che, priva di eccessi, rivela una donna raffinata e sicura di sé.
“Ho voluto mostrare – ha dichiarato Giorgio Armani – tipi diversi di bellezza, senza barriere, di quattro giovani donne che vivono tutte a loro modo il presente. Con il mio stile ho sempre voluto comunicare un’idea di eleganza concreta e reale, e questa campagna rinnova lo stesso messaggio con un senso di assoluta contemporaneità“.
È la pellicola che ha portato ufficialmente la moda nel mondo del cinema: Il Diavolo veste Prada ha compiuto 10 anni. Era il giugno del 2006 quando il film usciva nelle sale cinematografiche, riscuotendo un successo senza precedenti, con incassi che superarono a livello mondiale i 300 milioni di dollari.
Il Diavolo veste Prada è la trasposizione cinematografica del romanzo scritto da Lauren Wesiberger, pubblicato nel 2003: la regia di David Frankel ha saputo dipingere mirabilmente gli eccessi e la dura disciplina delle fashion editor. Il film lanciò la carriera di Anne Hathaway: grazie alla sua interpretazione dell’imbranata Andrea Sachs, la giovane attrice ottenne la fama internazionale. Inoltre il film valse a Meryl Streep la quattordicesima candidatura all’Oscar.
La giovane Andy Sachs è la tipica ragazza della porta accanto: il sogno di diventare scrittrice la porterà ad entrare quasi per caso nella redazione della rivista più venduta al mondo, “Runway”. Qui la ragazza si troverà ad affrontare la tirannica Miranda Priestly, interpretata da una sofisticata e cattivissima Meryl Streep. “Tutti vogliono essere noi”: così tuona Miranda Priestley, indossando capi haute couture ed occhiali da diva. Tra capricci di ogni sorta, la temibile direttrice insegnerà alla giovane Andrea i segreti dello stile, iniziandola ad una vita patinata e ad una carriera nel fashion biz.
Anne Hathaway nei panni di Andrea Sachs (Foto Movieplayer)
Spegne oggi 71 candeline Debbie Harry, celebre frontwoman dei “Blondie” ed indimenticabile icona di stile. Zigomi alti, capelli biondi, fisico statuario e sex appeal da vendere, la cantante statunitense ha incarnato lo stile degli anni Settanta ed Ottanta, sdoganando in particolare lo stile punk.
Un’infanzia travagliata per Angela Tremble: questo il nome con cui la madre biologica la abbandona; poi la piccola, nata a Miami il primo luglio 1945, viene adottata dai coniugi Richard e Catherine Harry, originari del New Jersey, e viene ribattezzata Deborah Ann Harry.
Appena ventenne, la bellissima Deborah vola a New York, dove lavora come estetista, modella e coniglietta di Playboy. Avvenente e dotata di una notevole estensione vocale, entra nel gruppo “Wind in the Willows” e nelle “Stilettoes”. Tra succinti abiti scuri e croci al collo, diviene antesignana dello stile punk. Nel 1974 insieme al compagno Christopher Stein fonda i “Blondie”. Performer carismatica ed eclettica, Debbie Harry colleziona album di successo insieme alla celebre band newyorkese: indimenticabili le hit “Heart of glass”, “Atomic”, “Call Me”, “Maria”.
Deborah Ann Harry è nata a Miami il primo luglio 1945
Celebre voce dei Blondie, Debbie Harry è icona di stile e simbolo del punk
Caschetto biondo platino e rossetto rosso, Debbie Harry diviene icona della musica e della moda, lavora come attrice e viene immortalata sulle maggiori riviste patinate. Alta appena un metro e sessanta, le curve e il carisma la sdoganano come un sex symbol internazionale. Immortalata da Andy Warhol, diviene musa dello stilista Stephen Sprouse, di cui ha indossato in esclusiva le creazioni. Sono in tanti ad immortalare la sua bellezza, da Robert Mapplethorpe a Richard Avedon.
Debbie Harry in una polaroid realizzata da Andy Warhol
Debbie Harry nel suo appartamento di New York con il ritratto eseguito da Warhol alle sue spalle. Foto di Brian Aris, 1988.
Schiva e riservata nella vita privata, di lei si sa davvero poco. Pare sia una grande amante dei gatti. Inoltre la sua vita sentimentale è stata da sempre oggetto del gossip: dopo la fine della sua relazione con Stein, nel 1989, la cantante ha ammesso di avere frequentato anche delle donne. Paladina della battaglia contro la discriminazione sessuale e pioniera della battaglia per i diritti gay, celebre è la sua frase: “Being hot never hurts!”, “Essere sexy non fa mai male”.
Tra le gravidanze vip dell’estate 2016 anche quella di Candice Swanepoel: il biondo angelo di Victoria’s Secret è infatti in dolce attesa. La bellissima modella sudafricana, classe 1988, aspetta il suo primo figlio dal fidanzato Hermann Nicoli. L’arrivo della cicogna è previsto per l’autunno.
Viso angelico e corpo sinuoso, Candice Swanepoel è stata scoperta all’età di 15 anni. Già l’anno seguente la troviamo immortalata su Vogue Italia. Con il passare del tempo appare anche sulla cover di riviste come GQ, Elle e Harper’s Bazaar. Innumerevoli le case di moda che se la contendono: Candice ha sfilato per Tommy Hilfiger, Dolce e Gabbana, Michael Kors, Donna Karan, Oscar de la Renta, Fendi, Chanel, Diane von Fürstenberg, Stella McCartney, Givenchy, Jean Paul Gaultier, Christian Dior, Blumarine e molti altri.
Nel 2013 viene nominata da Forbes la nona modella più pagata al mondo con un compenso di 3.3 milioni di dollari. Dal 2007 è presenza fissa sulla passerella di Victoria’s Secret, e dal 2010 diviene uno dei famosi Angeli del brand, colosso della lingerie. Anche la sua gravidanza, come quella della collega e amica Behati Prinsloo e quella di Bar Refaeli (qui un pezzo su quest’ultima), è divenuta un vero e proprio evento mediatico, seguito passo passo sui social network, dove l’angelo di Victoria’s Secret conta milioni di followers.
Uno scatto tratto dal profilo Instagram di Candice Swanepoel