Giorgio Armani si ispira alla sua musa Antonia Dell’Atte

Ha sfilato nell’ambito dell’haute couture parigina l’ultima collezione Armani Privé. Giorgio Armani si è ispirato ancora una volta alla bellissima Antonia Dell’Atte, sua musa prediletta: capelli all’indietro, viso scoperto e allure d’altri tempi per le modelle che si sono alternate sulla passerella, che ricordavano la top model nei celebri scatti realizzati per Giorgio Armani da Aldo Fallai.

È una donna bellissima quella a cui Re Giorgio si ispira per la sua collezione haute couture Autunno/Inverno 2016-2017: sofisticata, misteriosa, affascinante, la donna Armani sfodera ricercatezza e charme, proprio come Antonia Dell’Atte, musa storica e amica dello stilista. Quotidiani sottobraccio e tailleur d’ordinanza, la bellissima Antonia veniva ritratta da Aldo Fallai in scatti che sono entrati di diritto nella storia della moda: correvano gli anni Ottanta e lei incarnava alla perfezione lo stile asciutto ed essenziale della maison. Una carriera sfolgorante per lei, ultima vera diva contemporanea.

C’è un’aura di mistero nel suo volto dai lineamenti perfetti e nel suo charme, unico nel panorama della moda: la blasonata musa di Re Giorgio (che ha sposato Alessandro Lecquio di Assaba y Torlonia, imparentato con i reali di Spagna), ha collezionato esperienze anche come attrice, cantante e personaggio televisivo conteso dalla tv italiana e da quella spagnola. Ironica ed eclettica, Antonio Ricci la vuole nel Drive In, dove forgia a sua immagine e somiglianza il personaggio dell’algida top model che si lascia andare ad irresistibili exploit in dialetto pugliese: indimenticabile il suo “momento casual”. Intanto Helmut Newton la immortala in scatti ad alto tasso di seduzione e Re Giorgio si innamora del suo taglio di capelli e della sua bellezza, perfetta per incarnare i tailleur pantalone e le giacche maschili, emblema dello stile Armani.

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Antonia Dell’Atte per Giorgio Armani in un celebre scatto firmato Aldo Fallai


La top model Antonia Dell'Atte in uno scatto tratto dalla campagna pubblicitaria Giorgio Armani Primavera/Estate 1985, foto di Aldo Fallai
La top model Antonia Dell’Atte in uno scatto della campagna pubblicitaria Giorgio Armani Primavera/Estate 1985. Foto di Aldo Fallai


Antonia Dell'Atte Fall:Winter 1984-1985, photo by Aldo Fallai
Antonia Dell’Atte per Giorgio Armani, Autunno/Inverno 1984-1985, foto di Aldo Fallai


A lei si ispirano le mannequin che si alternano in passerella. Un défilé ricco di suggestioni per una haute couture che torna alle radici della creatività, per toccare vette eccelse che ribadiscono l’abissale distanza che intercorre tra haute couture e prêt-à-porter (qui un pezzo sulla sfilata).

“Qui c’è la mia essenza: sono tornato alla grande alla Couture e ripartito alla ricerca di una donna bellissima che avete appena visto in passerella. Mi ha ispirato una foto d’arte che riproduceva appunto una bellissima creatura. L’alta moda ha le sue regole che non vanno travisate con il prêt-à-porter, seppur di lusso. Qui nell’Armani Privé c’è solo esclusività! Spesso si parla di alta moda con troppa faciloneria, per indossare questi vestiti bisogna anche fare un certo tipo di vita”: così si è espresso lo stilista, a proposito della collezione che ha appena sfilato a Parigi. Una donna sofisticata e composta, chic ed ammaliante, ad ispirarlo, proprio come la bellissima Antonia Dell’Atte.

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Un momento della sfilata Armani Privé


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Giorgio Armani e la sua musa prediletta Antonia Dell’Atte


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La bellissima top model immortalata da Aldo Fallai



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Altaroma 2016, sfila la collezione “Mono Tona” di Sabrina Persechino

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Sabrina Persechino presenta ad Altaroma 2016 la sua sfilata di moda autunno inverno 2016-17. La collezione si chiama Mono Tona e prende ispirazione dal concetto di funzione monotona in matematica, cioè una funzione che mantiene l’ordinamento tra insiemi ordinati. La ricerca estatica di Sabrina Persechino parte dal non-colore per eccellenza, il nero, e diventa una funzione monotona crescente e poi decrescente. Cresce con insiemi cromatici che si aggiungono pian piano al nero, decresce fino ad arrivare al bianco passando per diverse tonalità di grigio.


Nell’usuale connubio tra moda e architettura, Sabrina Persechino esplora volumi regolari e monolitici che si ispirano a uno stile minimalista. La sfilata di moda porta in passerella abiti dalle linee regolari, minimaliste, quasi austere in alcuni look. Un’essenzialità che si ispira al motto di Mies van der Rohe “Less is more”  e crea un rigore sofisticato ed equilibrato. Ispirandosi all’architettura minimalista, Sabrina Persechino non può fare a meno di citare il Giappone, con abiti paillettes dalle maniche a kimono. Con l’uso sapiente di cachemire, faille, tasmanie, pelle lamé e spalmati, la compostezza delle forme si traduce anche in equilibrio materico. L’apparente monocromia della collezione è spezzata dal delicato intreccio di rami su fondo bianco, in cui volumi architettonici ed elementi naturali si fondono. Sabrina Persechino sceglie come location il The Church Palace Hotel, recentemente restaurato proprio da lei con l’appoggio del proprietario Pietro di Pierri. L’atmosfera raffinata in bianco e nero attraverso varie sfumature di grigi contribuisce a sottolineare l’impianto cromatico della collezione.


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Sabrina Persechino sfilata


Sabrina Persechino

BEAUTY – Alta Moda Parigi, i Make-up design per la stagione autunno-inverno 2016-17

BEAUTY – Il 6 Luglio sale in passerella l’alta moda per l’Autunno-Inverno 2016-17. In queste sfilate come protagonisti non vedremo solo gli abiti, ma anche il make-up.
In questo articolo troverete anche frammenti di backstage dell’haute couture show, con tutti i rispettivi close-up dei make-up scelti. Il trucco e’ stato affidato al team della L’Oreal Paris e Mac Cosmetics. I capo truccatori sono dei professionisti nel settore da piu’ di vent’anni, che , ad ogni stagione ci stupiscono con il loro estro creativo, ispirando intere generazioni di truccatori, beauty blogger, fashion victims e semplici amatori.
A seguire i capolavori di Tom Pecheaux, Val Garlard, Romi Soleimani e Pat Mcgraph. Tutti considerati Guru del make-up del ventunesimo secolo.


CHANEL COUTURE
Key Make-up artist: Tom Pecheaux
Tom, sceglie un look drammatico composto da una base tipica Chanel, ovvero molto leggera ma blushy, e sugli occhi, piu’ precisamente sulla rima ciliare inferiore, usa delle ciglia finte tagliate in modo triangolare verso il basso per dare un effetto grafico al make-up e dona un carattere deciso a chi lo indossa.


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Makeup executed by Chiara Guizzetti




Giambattista Valli
Key make-up artist: Val Garland
Per questa sfilata, Val dirige il team Mac Cosmetics, scegliendo di applicare l’effetto dewy, ovvero pelle cosi luminosa da sembrare bagnata, come focus per tutto il make-up.


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vogue.it


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Makeup executed by Chiara Guizzetti




J-MENDEL
Key Make-up artist: Romy Soleimani
Romy adopera l’oro come colore base sugli occhi, aggiungendo il gloss come dettaglio, per far risplendere ancor di piu’ il colore. La base, come la maggior parte dei truccatori hanno utilizzato, e’ una base molto naturale, fresca e luminosa.


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vogue.it


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Makeup executed by Chiara Guizzetti




VALENTINO COUTURE
Key Make-up artist: Pat Mcgrath
Premettendo che Valentino ha creato una collezione da un’atmosfera punk-principesca, ed anche un po’ pirata. Pat ha dunque rispettato il mood degli abiti ricreando un make-up fiabesco, dall’atteggiamento ribelle. L’hairstyling e’ stato l’elemento che ha caratterizzato il lato piratesco della collezione.


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coolchicstyle.com




Atelier Versace
Key Make-up Artist: Pat Mcgraph
Per la sfilata di Versace, Pat ha realizzato due diversi make-up look, per poter far si che il trucco si sposi armoniosamente con gli ambiti.
Innanzitutto facciamo una piccola premessa, la Mcgraph utilizza ad ogni catwalk la sua linea personale di makeu-up, prodotti difficile da reperire, ma puntualmente, lei li elenca su instagram per rendere pubblica la scelta dei prodotti utilizzati.
Nel primo trucco ha applicato al centro della palpebra il suo pigmento oro (#phantom00), resa ancor piu’ luminosa dall’eye gloss aggiunto sopra. Labbra rosse e glittery, che donano eleganza ma allo stesso tempo modernita’.


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Come secondo make-up ha mantenuto una base nude, lavorando esclusivamente sugli occhi disegnando una fantastica maschera color blu pastello.


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Instagram, Pat Mcgraph

Paris Haute Couture: femminilità e romanticismo nella sfilata Ralph & Russo

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C’è tutto in questa sfilata haute couture firmata da Ralph & Russo, la coppia inglese che ha conquistato la Francia. Ci sono eleganza e sensualità, ricami e trasparenze, spacchi vertiginosi e completi castigati. Tutto ciò, insomma, che si possa definire femminile. In passerella sfila un abito in pizzo macramé con spacco inguinale e profonda scollatura a V che lascia ben poco all’immaginazione, e poi una gonna a matita lunga al ginocchio, abbinata alla giacchina vaporosa con fiori applicati. Un abito chemisier di taffetà giallo lime e poi un abitino romantico di un delicato tulle rosa confetto con minuscoli boccioli. Il tutto permeato da un fascino chic un po’ hollywoodiano, da diva d’altri tempi che nasconde lo sguardo sotto un immenso cappello. Conclude la sfilata un abito da sposa a sirena ricoperto di fiori di tulle applicati con maestria.


Il direttore creativo Tamara Ralph e il CEO Michael Russo non hanno puntato a stupire in questa Haute Couture Week, ma a confermare la perfezione e la cura dei dettagli con cui ogni abito viene confezionato. D’altra parte, Ralph & Russo è stata la prima casa di moda britannica ad accedere alla settimana dell’haute couture di Parigi proprio per il rinomato savoir faire che percorre ogni loro collezione, qui confermato ma senza fuochi d’artificio.


 

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Eterea eleganza in passerella da Iris van Herpen

Il suo è uno dei nomi più controversi della moda. La designer olandese Iris van Herpen non ha deluso neanche stavolta le aspettative. Ha sfilato nella suggestiva cornice della chiesa dell’Oratoire du Louvre, il tempio protestante sito in rue Saint-Honoré, la collezione haute couture Autunno/Inverno 2016-2017. A dominare la scena è uno strutturalismo in chiave 3D declinato in abiti eterei, quasi luminescenti.

Nella location scelta occhi puntati sull’installazione zen dell’artista giapponese Kazuya Nagaya: le modelle sembrano statue animate, quasi creature di un altro mondo. E attraverso il “seijaku”, concetto nipponico che indica il trovare la serenità nel caos della vita, veniamo proiettati in una nuova dimensione. La meditazione zen abbraccia la couture in un défilé che trae ispirazione dalla cinematica: le vibrazioni sonore divengono il tramite per accedere ad una dimensione onirica.

Eterea, sognante, la donna che sfila sulla passerella di Iris van Herpen è una creatura fluttuante, quasi una silfide, ninfa dell’immaginario poetico: ieratica ed affascinante, ipnotizza e cattura l’occhio la sua eleganza ibrida, fatta di abiti leggeri e quasi impalpabili. La silhouette futurista abbraccia la fantomatica silfide conferendole un’aura quasi divina: largo ad abiti-scultura tagliati al laser, silicone trasparente, plissé d’organza e tulle, ma anche cristalli, che avvolgono l’eterea creatura.

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La palette cromatica abbraccia i colori neutrali, che si alternano al nero e ai toni metallici, per capi dall’allure onirico. Motivi a spirale quasi a ricordare i giochi creati sul bagnasciuga dal rincorrersi delle onde del mare, ma anche dettagli naturalistici, per cocktail dress translucidi. Le scarpe, platform che sembrano sospese a mezz’aria, completano il mood della sfilata. Poesia e futurismo si mixano in una collezione altamente evocativa.

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(Foto cover: Rémy Artiges per Libération)


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Paris Haute Couture. Eccesso di minimalismo in casa Dior

La parole chiave è minimalismo, seguita da un tag del tutto inaspettato nelle collezioni Haute Couture di maison Dior: #black&white.

Se la giacca Bar, è il punto di partenza del progetto creativo del duo di designers Serge Ruffieux e Lucie Meier, l’infradito potrebbe dar luogo ad un seguito non proprio in linea con l’ideale di raffinatezza del marchio.

 

(Fonte immagine WWD)
(Fonte immagine WWD)

 

 

La collezione “gioca” sui volumi, a tratti ampi, in altri più contenuti. La plissettatura degli abiti e delle gonne, inoltre, conferisce movimento ad una collezione poca generosa allo sfarzo, quest’ultimo prudentemente sussurrato da ricami e cristalli, spesso ton sur ton.

Goffrature e gonne ampie ed ancora top crop e balze: Ruffieux e Meier hanno messo in atto tutto il loro sapere nel campo della modellistica, ma in questo caso, mancano di stupire; così, gli estimatori della griffe Christian Dior rimpiangono più di tutti il pirata della moda, mr. John Galliano, che con il suo eclettismo, creava abiti scenografici e stupefacenti.

 

(Fonte immagine WWD)
(Fonte immagine WWD)

 

 

Ciò che tutti si aspettavano di ammirare in una collezione Haute Couture, non è stato concesso. La griffe Dior ora è depurata (o deturpata) dal minimalismo disincantato della nuova generazione, in questi mesi al controllo del team creativo della maison.

 

 

 

 

Fonte cover dior.com

 

 

Schiaparelli: un tuffo nel passato

Ha sfilato nell’ambito dell’Haute Couture parigina Schiaparelli. Un défilé ricco di suggestioni antiche ma evergreen, con un tuffo nel glorioso passato della maison: è infatti alla celebre collezione Circus del 1938 che Bertrand Guyon si è ispirato per l’Autunno/Inverno 2016-2017.

Dall’aprile scorso alla direzione artistica delle collezioni Haute Couture e Prêt-à-couture, lo stilista riporta in auge il surrealismo che rese celebre Elsa Schiaparelli. Un’eredità pesante che però Guyon reinterpreta in modo mirabile, riuscendo nell’arduo compito di traportare l’eccentricità e la poesia della mente creativa di madame Elsa in una collezione che strizza l’occhiolino anche al mondo contemporaneo.

Suggestioni surrealiste sfilano fin dalla prima uscita: occhi e bocche, ma anche profili femminili fanno capolino da abiti asimmetrici. Largo a stampe caleidoscopiche, a partire dalla stessa location, che ricorda essa stessa i tendoni di un circo. Capi intrisi di sobria eleganza rivelano nella lunghezza maxi e nelle proporzioni un inedito ritorno agli anni Trenta. Velluto nero e maniche a sbuffo strizzano l’occhio ad un minimalismo che viene impreziosito dai ricami: è il circo con la sua stravagante eleganza e il suo immaginario ricco di meraviglie ad essere rappresentato sulla passerella. Animali fantastici, elefantini acrobatici, angeli, arabe fenici, costellazioni mitologiche ed esoteriche, e ancora farfalle e arte astratta: queste sono le stampe che sbucano da lunghi abiti scuri ma anche da minidress dall’appeal moderno. Motivi floreali e astrologici si alternano all’ironia di grandi cuori rosa shocking che sbucano da maxi dress da dea. Attenzione quasi maniacale per i dettagli, che diventano istrionici. Pellicce su minigonne audaci vengono decorate con animali fantastici che ricordano i bestiari medievali.

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Infine sfilano pepli in raso caratterizzati da sofisticati drappeggi e lunghi abiti da gran soirée ricoperti di paillettes. Organza e sete preziose per abiti da red carpet, che controbilanciano l’austerità delle giacche sartoriali e dei cappotti in jacquard.
Nel front row spiccano Isabelle Adjani, Marina Hands, Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli di Valentino, che non commentano le ultime news circa il passaggio della Chiuri alla direzione creativa di Dior.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Milano Moda Uomo: I Trend per la SS 2017

La Milano fashion week ha svelato quello che saranno le tendenze più trend per la primavera estate 2017. Abbiamo visto sfilare molti capi dallo stile urban casual, per alcuni brand come Junli, Christian Pellizzari, che ha portato nelle passerelle linee pulite piuttosto decise con colori sobri come il grigio nelle sue diverse sfumature e il nero.

Mentre il vero must have continuano ad essere i destroyed jeans, quelli strappati con segno di una vita lunga, senza alcun dubbio le giacche con patch saranno il vero trend della futura stagione.

La vera sorpresa è lo stile country, ovvero le stampe scozzesi, ma in questo caso riportata ad un stile più metropolitano creando nuove geometrie.

Certamente uno dei nuovi trend è lo sport chic, più che altro per le giacche e maglioni destrutturati. Andranno anche per la maggiore il bermuda con diverse stampe e colori forti come il rosso fuoco e il verde.

Molto sofisticata e elegante la collezione di Daks, che ha portato l’odore e il colori della lontana India, un vero incrocio di sentieri e strade. Passando da un grigio quasi argento che si mescola con il bordeaux e il verde. Tutto questo facendo buon uso dei tessuti come il lino, la seta e il cotone.

Qui nella nostra gallery potrete vedere molte idee che non potranno mancare nel vostro guardaroba per la prossima stagione Primavera Estate 2017.

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Christian Pellizzari


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Paul Smith omaggia Bob Marley e inneggia alla pace

Ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week il fascino british firmato Paul Smith. Una Primavera/Estate 2017 all’insegna del colore: una full immersion nelle nuance caraibiche, per una collezione che non disdegna i colori fluo: dall’arancio al giallo canarino fino al verde mela per giacche dal taglio sartoriale e camicie.

Ironico e frizzante, l’uomo Paul Smith avanza sulla passerella come fosse direttamente uscito da un’ambientazione giamaicana: e proprio sulle note di Bob Marley che prende vita una sfilata ricca di suggestioni. E accanto alla stampa caleidoscopica che ricorda l’arcobaleno è onnipresente su bluse e profilata nei dettagli, ecco sbucare da ogni dove il simbolo della pace, che sembra costituire il leit motiv dell’intero défilé: lo ritroviamo nelle cinture come logo stampato all over.

Tra jeans ricamati e tute da lavoro che sembrano rubate alla working class ecco la sartorialità tipica del brand inglese, con completi classici sapientemente sdrammatizzati attraverso le nuance fluo. Torna prepotentemente alla ribalta un must have evergreen della stagione estiva: il pantalone bianco, da indossare qui coordinato a capi coloratissimi. Ai piedi dell’uomo Paul Smith ironiche espadrillas anch’esse declinate nei colori dell’arcobaleno.

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Stampe tropicali imperversano tra decorazioni floreali e denim all over. Audaci ed iconiche le nuance scelte, tra un tartan in chiave Seventies e citazioni tecno. L’uomo visto da Paul Smith è ricco di verve e personalità e affronta la stagione estiva con classe ed eleganza, in bilico tra passato e presente.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Ha sfilato a Parigi la Primavera/Estate 2017 firmata Ann Demeulemeester: un défilé ricco di suggestioni, dal gotico ad un inedito romanticismo vissuto in chiave dark. Sébastien Meunier, direttore creativo della maison, sembra proprio aver lasciato il cuore in questa collezione: e proprio il cuore diviene simbolo che, attraverso un sapiente uso di immagini iconiche, va ad impreziosire bluse e top.

La frase “I am red with love” diventa motto della collezione: lo ritroviamo ovunque, stampato su cardigan come una bandiera, o appena accennato, come un dettaglio, che fa capolino tra le maniche di lunghe casacche. In nome dell’amore, si potrebbe dire. Ma l’immaginario punk-rock a cui il brand ci ha da tempo abituati non viene scalfito dai cuori.

Sfila un uomo selvaggio che si perde dentro seta e chiffon dal piglio delicato, sapientemente smorzato dai pantaloni aggressivi. Non mancano perle e foglie, indossate su collane che rendono l’uomo Ann Demeulemeester quasi efebico, un eroe romantico degno del miglior romanzo ottocentesco. Suggestioni army-chic sbucano tra le giacche militari e le cinture avvitate che esaltano il portamento.

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La camicia bianca viene declinata in chiave vittoriana, perduta dentro stratificazioni e un riuscito costruttivismo. Eleganza classica e sofisticata dal retrogusto ribelle e scanzonato, per l’uomo che calca la passerella. Meunier, alla guida della maison dal 2014, sembra in bilico tra il rispetto dei codici tipici della maison ed un’urgenza impellente di dare sfogo alla propria personalità e al proprio estro, che in questa collezione vengono fuori in mirabile equilibrio con la tradizione.

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(Tutte le foto sono tratte da Madame Figaro)


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Parigi, Lucas Ossendrijver festeggia 10 anni da direttore di Lanvin Homme

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Lanvin vuol dire romanticismo” ha dichiarato Lucas Ossendrijver, da 10 anni esatti direttore creativo della moda uomo della maison. Frase che stona un po’ con una sfilata di moda tutta cinghie ed elementi metallici. Ma a ben guardare, il romanticismo c’è: rose come tatuate sulle camicie, frecce di cupido che fanno da fibbia alle cinture o da decorazione ai maglioncini,  versi di poesie d’amore attorno alla cinta dei pantaloni. Dettagli poetici in una collezione di moda uomo in cui il protagonista è l’accumulo (apparentemente casuale) di strati, capi e tessuti. Sulla t-shirt a girocollo si indossa una camicia di seta aperta, e sopra ancora un leggerissimo parka. I capispalla sono stati creati da Ossendrijver e dallo staff creativo di Lanvin con una cura maniacale, per poi essere schiacciati sotto una pressa appena prima della sfilata. Eleganza noncurante, negazione della bellezza, mortificazione di tessuti preziosi hanno reso questa sfilata di moda un po’ originale e molto destabilizzante.


La stessa maison Lanvin è di fatto un territorio destabilizzato, un campo minato il cui equilibrio è stato appena sconvolto da un tornado. Dopo il burrascoso addio dello storico direttore creativo Alber Elbaz, la nuova designer Bouchra Jarrar attende il debutto ufficiale con la sfilata di moda donna del prossimo settembre. I riflettori sono puntati sulla stilista e sulle possibili rivoluzioni che apporterà all’estetica femminile del brand, e i dubbi sul futuro della maison non potevano non coinvolgere anche la moda uomo. “Sono tempi strani per la moda, e per il mondo in generale – ha dichiarato diplomaticamente Lucas Ossendrijver commentando la sua collezione – Ho deciso semplicemente di essere creativo. Non c’era molto altro che potessi fare“. Ed eccolo allora a presentare una sfilata stratificata, in cui visioni estetiche e messaggi si accumulano e si confondono per festeggiare i suoi primi 10 anni alla guida della divisione maschile. Qualunque cosa accada a Lanvin nella prossima fashion week, questo è stato il primo traguardo di Ossendrijver e difficilmente permetterà a dubbi e polemiche di rubargli la scena.


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