Dimenticate la vecchia massima del “less is more”: e se a dirlo è la più grande icona di stile contemporanea c’è da crederci. Interior designer, businesswoman ed icona fashion, Iris Apfel è l’emblema di come un senso innato per lo stile possa trasformarsi in un elisir di lunga vita. Numerose collaborazioni illustri come fashion designer, una carriera in costante ascesa, la 95enne newyorkese è il nuovo guru della moda internazionale.
Classe 1921, una personalità scoppiettante e una ironia rara che la rende irresistibilmente autentica e a tratti naïf: “Penso sia meglio essere felici che ben vestiti”, saluta così dal suo profilo Instagram l’arzilla 95enne, pasionaria del “more is more”. Impossibile copiare il suo stile: eccentrico, audace, ridondante, a tratti eccessivo, fatto di sovrapposizioni e di geniali accostamenti dal forte impatto scenografico.
L’icona di stile che ha sovvertito ogni regola, facendo piazza pulita di vecchi miti e tabù, in primis quello dell’età, ha dimostrato come per diventare una it girl non sia necessario avere vent’anni. Genuina e schietta, come quando ha candidamente ammesso, nel corso di un’intervista al Guardian, di non avere mai amato particolarmente lo stile Chanel. Autoironica come poche, adora definirsi una “stellina geriatrica” e ha ribadito più volte che se non avesse avuto il suo proverbiale senso dell’umorismo sarebbe già morta.
Iris Apfel è una delle più grandi icone di stile contemporanee
La 95enne newyorkese ha alle spalle una carriera da interior designer e collaborazioni illustri come fashion designer
All’anagrafe Iris Barrel, è nata nel Queens il 29 agosto 1921
Uno stile eccentrico e audace e una personalità scoppiettante
Occhiali da diva dal fascino un po’ nerd e rossetto rosso lacca, immancabile vezzo che completa ogni suo look iconico: impossibile non riconoscerla. Una passione per i gioielli etnici, meglio se dalle proporzioni over, l’icona di stile è stata scelta come testimonial dello spot per il lancio della nuova Ds3 di Ds Automobiles, premium brand di Peugeot Citroën.
All’anagrafe Iris Barrel, la più agée delle personalità del fashion biz è nata il 29 agosto 1921 nel Queens da padre americano e madre russa. Figlia unica, suo padre Samuel Barrel era un negoziante di vetro, mentre la madre Sadye era proprietaria di una boutique di moda. Iris ha studiato Storia dell’arte alla New York University e alla University of Wisconsin: nel corso dei suoi tantissimi viaggi ha sviluppato la sua personalissima estetica, attingendo da culture e popoli lontani. Nel 1948 ha fondato insieme al marito Carl Apfel (scomparso lo scorso agosto) la Old World Weavers, azienda tessile che ha chiuso i battenti nel 1992, dopo aver arredato la Casa Bianca per i mandati di ben nove presidenti (Truman, Eisenhower, Nixon, Kennedy, Johnson, Carter, Reagan e Clinton), annoverando tra i clienti anche nomi del calibro di Estée Lauder e Greta Garbo.
Iris Apfel è nata da padre americano e madre russa
Il suo stile mixa sapientemente capi haute couture a pezzi vintage acquistati nei mercatini delle pulci
Iris ha studiato Storia dell’arte alla New York University e alla University of Wisconsin
(Foto AD)
Iris Apfel ha una passione per i gioielli etnici, meglio se dalle proporzioni over
Lo stile di Iris Apfel è un sapiente mix di elementi haute couture e capi acquistati nei mercatini delle pulci: un amore per i jeans e per gli accessori, passione, questa, tramandatale dalla madre. Stampe, pellicce, colori accesi sono i pilastri su cui si fonda uno stile unico, che trascende la moda per accostarsi all’arte. Segni particolari: tanta personalità. Per lei stile non è sinonimo di apparenza, ma conoscenza di sé ed introspezione profonda, un viaggio che può richiedere tanti anni.
Curiosa come una bambina, animata da entusiasmo ragazzino, Iris Apfel ha più volte dichiarato di trarre ispirazione da tutto ciò che la circonda. Allergica alle regole, perché “le infrangerebbe tutte”, riconosce le profonde connessioni che la moda ha con la realtà circostante e con il momento storico. Deliziosamente sopra le righe, in una sua frase storica su New York ha dichiarato che «per vivere da vera newyorkese le due cose più importanti per una donna sono un autista e un cappotto foderato di pelliccia».
L’icona di stile ritratta nel suo appartamento
Nel corso dei suoi numerosi viaggi l’icona fashion ha sviluppato la sua personalissima estetica
Particolare del suo appartamento (Foto tratta da Architectural Digest)
Iris Apfel per Bajalia
Un ritratto di Iris Apfel (Foto tratta dal Times)
Definita “l’uccello raro della moda”, dal titolo della mostra dedicatale dal Met di New York nel 2005, nel 2011 yoox.com ha messo in vendita i gioielli da lei realizzati, ricchi di fascino esotico, mentre Mac Cosmetics le ha dedicato una capsule collection. Inoltre è stata protagonista del documentario Iris di Albert Maysles, nonché di una mostra, intitolata Iris in Paris. E proprio nella capitale francese fino al 16 aprile l’icona di stile è protagonista assoluta delle vetrine di Le Bon Marché. Musa storica di Ari Seth Cohen, il creatore del blog Advanced Style, all’icona fashion hanno dedicato persino un festival, l’Iris lovefest, in cui designer, film-maker e blogger si sono riuniti per omaggiare il suo stile.
Apre oggi a Parigi al Musée des Arts Décoratifs la mostra Fashion Forward, 3 siècles de mode (1715-2016): in occasione del trentesimo anniversario dall’apertura del Musée des Arts de la Mode, fondato nel 1986 su iniziativa di Pierre Bergé e dell’industria tessile francese, col supporto di Jack Lang, allora Ministro della cultura, viene lanciata una straordinaria esposizione di capi storici che hanno lasciato un’impronta forte sulla storia del costume degli ultimi tre secoli.
Un’opportunità unica per fashion victim di tutto il mondo e studiosi della moda: saranno infatti esposti 300 pezzi di moda maschile e femminile, dal Diciassettesimo secolo fino ai nostri giorni. Abiti e accesssori haute couture dal valore inestimabile, in una mostra che si preannuncia come uno degli eventi fashion più importanti dell’anno: dal 7 aprile fino al 14 agosto 2016 è possibile visitare l’imperdibile esposizione presso il Musée des Arts Décoratifs di Rue de Rivoli.
La collezione del museo ora comprende più di 150.000 opere, da capi haute couture a ready-to-wear, inclusi accessori, ma anche bozzetti, fotografie e pezzi di archivio di maison storiche, del calibro di Elsa Schiaparelli, Madeleine Vionnet e Cristóbal Balenciaga, solo per citarne alcuni.
La collezione è la più ricca di tutta la Francia, risultato dell’unione di due collezioni, quella del Musée des Arts Décoratifs, a partire dalla sua creazione, avvenuta nel 1864, e quella dell’Union Française des Arts du Costume (UFAC). I tre secoli di moda esposti sono il risultato di un’attenta selezione dell’immensa collezione del museo, arricchita da donazioni e acquisizioni. In mostra creazioni di nomi come Charles-Frederick Worth, Jacques Doucet, Paul Poiret, Jeanne Lanvin, Madeleine Vionnet, Gabrielle Chanel, Christian Dior e Yves Saint Laurent, per un viaggio attraverso la storia del costume, dal 17esimo secolo ad oggi.
Ma l’esposizione non offre solo un’ampia prospettiva sull’evoluzione della moda e del costume nel corso dei secoli; particolare attenzione viene infatti riservata al contesto umano, artistico e sociale, nel tentativo di celebrare le affinità elettive che da sempre la moda ha con le arti decorative.
La direzione artistica della mostra è curata dal ballerino e coreografo inglese Christopher Wheeldon, star del New York City Ballet e vincitore di un Tony Award per il suo adattamento per il palcoscenico di “Un americano a Parigi”, basato sul film di Vincente Minelli. In collaborazione con lo scenografo Jérôme Kaplan, assistito da Isabelle Vartan, Wheeldon ha saputo conferire all’esposizione una dimensione sensuale e un’aura poetica. Completa il quadro il corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, con una coreografia che pone in evidenza la grazia della silhouette, gettando un occhio anche all’evoluzione artistica e stilistica del corpo e dei modelli di bellezza che si sono avvicendati nel corso dei secoli.
È colei che ha rivoluzionato il brand di famiglia, rivelando un talento raro nel design di gioielli. Bionda, bella ed elegante come poche, Gaia Repossi è l’ultima erede dell’impero Repossi, celebre maison fondata dal suo bisnonno nel lontano 1920. È il 2007 quando la giovanissima Gaia prende le redini del marchio, divenendo direttore artistico.
Figlia di Alberto Repossi, classe 1986, una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia e Antropologia, la giovane non aveva inizialmente alcuna intenzione di diventare una designer di gioielli. La sua è una visione creativa fortemente influenzata dall’arte, dalla pittura, dalla scultura, dall’artigianato e soprattutto dalle influenze provenienti da altre culture. Artigianalità e citazioni antiche si sposano alla giovane sensibilità di Gaia Repossi, che ha rinnegato il design convenzionale ma non l’amore per l’artigianato. Silhouettes etniche e suggestioni tribali caratterizzano gioielli dal design unico, creazioni preziose e sofisticate ma anche ieratiche come monili e amuleti.
Un’identità forte e un apporto fresco e giovane hanno contribuito al nuovo successo di Repossi, che sta vivendo una nuova felice stagione, collezionando collaborazioni illustri, da Alexander Wang a Joseph Altuzarra, da Zadig et Voltaire a Colette Paris.
(Foto tratta da Vogue)Gaia Repossi fotografata da Matthew Brookes per Vogue
Gioielli che ricordano nelle tecniche e nella lavorazione gli ornamenti tribali di certi cerimoniali; tra l’oro, l’argento, il bronzo fanno capolino pattern e forme che ricordano i monili delle popolazioni africane. Lo stile di Gaia è a tratti ripetitivo, nella scelta (sempre vincente) di riproporre le medesime forme e i medesimi volumi, scanditi dal diamante. Un minimalismo che si incontra con l’audacia di ispirazioni originali e con un design sofisticato: oro e forme androgine si sposano con tecniche di scultura ed intaglio che ripropongono antiche lavorazioni artigianali oggi rare nella gioielleria; infine l’ispirazione Art Noveau, che si appropria di pizzo e pattern quasi dipinti sulla pelle, realizzati con raffinate tecniche artigianali. Questo lo stile firmato Gaia Repossi, che si riflette in un’estetica complessa, che trae numerosi spunti dall’immenso patrimonio culturale della giovane designer: Baselitz, Twombly, Kiefer, Serra, Franz West sono alcuni dei nomi che più ispirano la giovanissime designer. Il suo stile è minimale e chic, molto francese. E la designer vive infatti tra Parigi, Montecarlo e New York. Architetto del gioiello, Gaia Repossi ha dichiarato più volte il suo amore anche per la pelle nuda.
Divenuta una delle icone di stile contemporanee più apprezzate, il Financial Times l’ha inclusa nella classifica delle donne più eleganti al mondo. Perfezionista, anticonformista e ribelle, il carattere non le manca: alla base della sua formazione vi sono studio e rigore. Collaborazioni eccellenti nel suo curriculum: nel 2007 con Eugenie Niarchos, nel 2010 con Alexander Wang, nel 2012 con Colette Paris. Nel 2013 vince il premio istituito da Elle UK come miglior designer di gioielli dell’anno. Nel 2015 il brand Repossi è stato acquistato da LVMH.
(Foto cover Ezra Petronio per Self Service Magazine)
Profumo di spezie e incenso, tripudio di colori e suggestioni che vengono da lontano: nel design firmato Madeline Weinrib si respira l’atmosfera della Medina di Marrakech, tra i bazar in cui spiccano tappeti e vesti cariche di stampe e pattern.
Stoffe pregiate, patchwork di stampe che provengono da culture lontane e millenarie, tra Marocco, Nepal, India. Un design altamente contemporaneo che trae la sua linfa vitale dalle tradizioni di popoli lontani e di culture differenti dalla nostra. Madeline Weinrib è oggi una delle designer più apprezzate al mondo, che ha all’attivo collaborazioni con brand storici. I suoi showroom a New York e San Francisco contano ogni giorno migliaia di visitatori letteralmente estasiati dall’atmosfera che si respira lì dentro, mentre il suo sito web (madelineweinrib.com) si impone come una straordinaria fucina di spunti ed idee cariche di eleganza e stile.
Il design le scorre nelle vene: il bisnonno di Madeline era infatti Max Weinrib, storico fondatore di ABC Carpet & Home, tempio newyorkese del design. Una carriera iniziata come artista e pittrice, Madeline Weinrib ha anche lavorato come insegnante presso l’Università della Città di New York. Dopo un periodo di apprendistato in Venezuela, nei primi anni Novanta, la sua attività di design di tappeti inizia nel 1997.
Madeline Weinrib (foto di Buck Ennis)Pattern etnici ed elementi boho-chic per Madeline Weinrib (foto Andrea Chu per The Observer).Lo showroom di Madeline Weinrib (foto Architectural Digest)
Lo showroom di Madeline Weinrib a San Francisco (foto Architectural Digest)
Intanto colleziona antichi tappeti tibetani e diviene un’esperta nell’accostare le stampe: Suzani, Ikat, ma anche Batik e Wax, di chiara origine africana, divengono pattern privilegiati per cuscini, tappeti e monili pregiati con cui firma il suo design. Pur essendo rimasta sempre estranea rispetto al business di famiglia, le viene commissionato il design di alcuni tappeti proprio dalla celebre ABC Carpet & Home, la storica istituzione newyorkese fondata dal bisnonno. Per lei è la consacrazione a livello internazionale. Il resto è storia. I suoi tappeti stampati in pattern etnici sono divenuti la sua firma iconica, per un design a prezzo abbordabile (con prezzi che vanno dai 450 ai 35,000 dollari) ma ricco di suggestioni.
Madeline Weinrib è considerata esponente di spicco del “Gypset”, un nuovo lifestyle pensato anche per la casa, che unisce il tradizionale concetto di lusso allo stile gypsy: i suoi pezzi di arredamento stampati in tessuti ricchi di suggestioni folk ammaliano. Un concetto particolare di lusso, che trova nel folclore e negli elementi tribali spunti inediti per arredare con stile gli interni.
Lo studio di Madeline Weinrib a New York (foto Habitually Chic)La designer nel suo atelier di New York(Foto di Marili Forastieri)
Non solo arredamento ed accessori per la casa ma anche caftani stampati da Madeline Weinrib
Una casa chic, fatta di souvenir di viaggio, ricordi vibranti e vivi nella memoria, per uno stile sofisticato e originale. Tra i consigli di Madeline Weinrib per arredare una casa con eleganza, vi è il privilegiare un mix di colori e patchwork di stampe, per non annoiarsi mai. Secondo la designer occorre inoltre investire sulla qualità degli oggetti. “Amo una casa che abbia un’anima”, ha detto più volte la Weinrib, che consiglia di mixare non solo le culture, ma anche i periodi storici, in un inedito ponte tra passato e presente. Avere sempre un occhio di riguardo per la contemporaneità e per gli artisti e i designer emergenti è utile per trarre sempre nuovi spunti.
Madeline Weinrib ha al suo attivo collaborazioni con Barneys e con Manolo Blahnik. Ora la designer si è aperta anche al mercato della bellezza, firmando prodotti realizzati con 100% di olio di Argan proveniente dal Marocco. Non solo pezzi di arredamento, cuscini e tappeti nei suoi atelier, ma anche un’ampia selezione di caftani stampati, borse e capi di abbigliamento in pieno stile boho-chic. Per intenditori.
La designer newyorkese immortalata nell’ambiente etnico da lei predilettoPatchwork di stampe etniche per Madeline WeinribSuggestioni tribali e boho-chic (Foto di Jim Bastardo)
Nepal, India e Marocco sono i Paesi da cui la designer trae ispirazione (Foto di Jim Bastardo)
Impegnata anche nel sociale, Madeline Weinrib è ambasciatrice internazionale di Project Mala, un ente benefico che lotta per l’eliminazione del lavoro minorile dalla produzione dei tappeti. L’organizzazione ha stanziato fondi per 45 villaggi rurali dell’India finanziando l’istruzione primaria e secondaria in 10 scuole nella provincia del Nord del Paese.
Suggestioni etniche negli showroom di Madeline WeinribLa carriera di Madeline Weinrib è iniziata come pittrice(Foto di Jim Bastardo)
(Foto Cloth & Kind)
L’atelier di Madeline Weinrib sulla Fifth Avenue è uno spazio ricco di idee e dal fascino immortale: carte da parati decorate alle pareti, mobili e arredamento etnici, tappeti e cuscini, pattern tribali e colori vibranti, in un multiculturalismo chic e stylish. Il suo si conferma come uno stile sofisticato ed evergreen, in perenne bilico tra arte e design.
Il fascino e l’opulenza di pietre preziose e antichi monili, che raccontano di mondi lontani e storie arcaiche, il lusso e lo sfarzo di pezzi unici rubati alle insidie del tempo: Carole Tanenbaum è oggi una vera autorità tra i collezionisti di bigiotteria vintage, vantando un archivio immenso e rinomato.
Nata e cresciuta a New York e attualmente residente a Toronto, la carriera di Carole Tanenbaum è iniziata vent’anni fa. Una formazione a trecentosessanta gradi, che spazia dall’arte alla moda, strizzando l’occhio in particolare alla bigiotteria vintage. La sua collezione è un vero patrimonio per intenditori, il sogno di ogni fashion victim che si rispetti: un archivio immenso, con una selezione di oltre 20.000 pezzi, che includono maison storiche, da Dior a Chanel, da Lanvin a Sherman.
La passione di Carole Tanenbaum per la bigiotteria vintage è iniziata per caso, 35 anni fa, quando si imbatté a Londra in una bellissima collezione di gioielli vintage. Rimasta fortemente colpita dalla creatività di quei pezzi, dai colori accesi e dal design ardito, decise che quella sarebbe divenuta la sua più grande passione. Ma non aveva ancora considerato una carriera nel settore, almeno finché non acquistò oltre 3500 pezzi per la sua collezione privata. Ma, resasi conto che non avrebbe mai potuto indossare quella mole immensa di gioielli, neanche nell’arco di una vita intera, decise quindi di condividere la sua collezione col pubblico.
Carole TanenbaumVintage Chanel nella collezione di Carole Tanenbaum (foto Thecoveteur.com)Collana Robert Sorrell (foto Thecoveteur.com)
Bangles Chanel vintage (foto Thecoveteur.com)
Un occhio esperto e vigile, sempre pronto a carpire le nuove tendenze e soprattutto, la bellezza, in ogni sua forma, Carole Tanenbaum è un’attenta critica della moda contemporanea, attiva sui social network, dove è seguitissima, e da dove non perde occasione di dare i suoi consigli di stile, sempre azzeccatissimi. Il suo sito, caroletanenbaum.com, è fonte inesauribile di bellezza e stile. Fondamentali nel suo guardaroba i pezzi della collezione: lei stessa ha dichiarato di scegliere prima il gioiello da indossare, e, in base a questo, l’outfit.
La collezione include edizioni limitate, pezzi unici realizzati a mano, che sono apparsi su pubblicazioni prestigiose, dalle riviste patinate più famose, in primis Vogue ed Elle, fino a film e serie tv di successo, a partire da Sex & the City. Collane, orecchini, bracciali, spille, anelli dal design glamour e dalle linee originali, ma anche accessori per capelli e altri pezzi unici, per maison storiche quali Trifari, Haskell, Schiapparelli, Hobe, Boucher e molte altre. Disponibili su Moda Operandi, da Seedhouse a New York ed in molte altre boutique online, tra le fan di Carole Tanenbaum spiccano nomi del calibro di Sarah Jessica Parker e Michelle Obama.
Bracciali Sherman (foto Thecoveteur.com)Bracciali di designer vari, nella collezione di Carole Tanenbaum (foto Thecoveteur.com)Sarah Jessica Parker con gioielli vintage della collezione di Carole Tanenbaum
Sarah Jessica Parker in Sex & the City con bracciale vintage Carole Tanenbaum Vintage Collection
Rinomata e famosa in tutto il mondo, Carole Tanenbaum ha dato lezioni sulla storia della bigiotteria vintage presso il Royal Ontario Museum e l’International Society of Appraisers ed è spesso chiamata in causa come una delle maggiori esperte mondiali nel campo. Il suo libro, Fabulous Fakes: A Passion for Vintage Costume Jewelry, disponibile su Amazon, traccia una storia dei pezzi più belli della bigiotteria vintage, dall’età Vittoriana fino ad oggi. Carole Tanenbaum ci accompagna in un indimenticabile viaggio nella sua collezione privata, corredato da splendide fotografie e da un’attenta critica sulla storia del costume e della moda. Il suo smisurato archivio è oggi una delle collezioni più rinomate del Nord America, con gioielli collezionati nel corso di oltre venticinque anni di attività, per un totale di oltre 20.000 pezzi, dall’età Vittoriana fino agli anni Ottanta. Stili, design e forme differenti per una collezione ricca di fascino e charme. Con tre figli e dodici nipoti, Carole Tanenbaum è anche una nonna felice, che condivide col marito Howard la sua passione per il collezionismo.
Lunghi capelli castani, quell’aria acqua e sapone e una bellezza naturale, oggi divenuta un miraggio: Ali MacGraw nell’immaginario collettivo resterà sempre indissolubilmente legata a Love Story, la pellicola strappalacrime che le diede la fama mondiale. Nel celebre film diretto da Arthur Hiller, uscito nel Natale del 1970, la bella Ali interpreta una ragazza gravemente malata. Impossibile dimenticare la coppia cinematografica formata da lei e Ryan O’Neal, in una tormentata storia d’amore osteggiata a causa delle differenze sociali e priva del fatidico lieto fine.
All’anagrafe Elizabeth Alice MacGraw, detta Ali, la bella attrice americana è nata a Pound Ridge, New York, il primo aprile del 1939. Sua madre Frances Klein era un’esperta d’arte di origine ebrea, mentre il padre Richard MacGraw aveva origini scozzesi. Da parte di nonna la ragazza vanta inoltre origini ungheresi. Ali ha un fratello, Dick, artista. Dopo aver conseguito il diploma in storia dell’arte presso il Wellesley College, all’inizio degli anni Sessanta la giovane entra nella redazione della celebre rivista Harper’s Bazaar, dove diviene assistente di un celebre fotografo di moda, sotto la supervisione della mitica fashion editor Diana Vreeland.
Viso pulito e lunghi capelli lisci, in breve le viene chiesto di posare e inizia così a lavorare come modella. Immortalata da fotografi del calibro di Bert Stern e Patrick Lichfield, Ali MacGraw posa per Vogue e lavora anche come stylist e decoratrice d’interni. Dopo aver preso parte a diversi spot pubblicitari, l’esordio sul grande schermo, che risale al 1968, con la pellicola Jim l’irresistibile detective. Seguì il ruolo da protagonista, nella commedia romantica La ragazza di Tony, nel 1969. L’anno seguente è la svolta nella sua carriera, con Love Story. L’interpretazione della studentessa universitaria gravemente malata le vale una nomination all’Oscar e un Golden Globe. Per Ali MacGraw è la consacrazione: ottiene la fama mondiale e le copertine, a partire dal Time.
Ali MacGraw in uno scatto del 1970Elizabeth Alice MacGraw, detta Ali, è nata a Pound Ridge, New York, il primo aprile del 1939Nei primi anni Sessanta Ali MacGraw lavora per Harper’s Bazaar come assistente di un fotografo
Ali MacGraw ottenne la fama con Love Story di Arthur Hiller, 1970
Bellezza acqua e sapone, l’attrice incarna alla perfezione lo stile boho-chic tipico degli anni Settanta, imponendosi come un’icona di stile, sebbene nel 1971 il critico di moda Richard Blackwell la include nella lista da lui stilata delle donne peggio vestite al mondo. Il suo taglio di capelli, con la riga in mezzo, le sopracciglia folte e lo charme la consacrano come un’icona, come anche i look bohémien che la diva non perde occasione di sfoggiare.
La sua vita sentimentale è stata turbolenta: dopo il college sposò il banchiere Harvard Robin Hoen, da cui divorziò dopo appena un anno e mezzo. Il 24 ottobre 1969 l’attrice convolò a nozze con il produttore cinematografico Robert Evans, capo della Paramount Pictures, da cui ebbe un figlio, Josh, divenuto attore, regista, produttore e sceneggiatore; la coppia divorziò nel 1972, dopo che l’attrice perse la testa per il collega Steve McQueen, conosciuto sul set di Getaway. Il 31 agosto 1973 Ali MacGraw convolò a nozze con McQueen, che è stato il più grande amore della sua vita. Tuttavia anche questo matrimonio naufragò e i due divorziarono nel 1978.
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Film star Ali MacGraw models an outfit of long skirt and cropped blouse by British designer Ossie Clark. (Photo by Harry Dempster/Getty Images)
Nella sua autobiografia Moving Pictures l’attrice ha parlato apertamente della sua battaglia contro l’alcol e della sua dipendenza da sesso. Nel 1978 ha girato Convoy-Trincea d’asfalto, a cui seguirono negli anni Ottanta dei ruoli nelle serie televisive Venti di guerra e Dynasty.
Ali MacGraw in una foto di Milton Greene, 1969L’attrice in una foto di Bert SternAli MacGraw in una foto di Patrick LichfieldAli MacGraw in Love Story di Arthur Hiller, 1970
Ali MacGraw e Steve McQueen
Nel 1991 fu inclusa dalla rivista People tra le 50 persone più belle del mondo, mentre nel 2008 GQ la annoverava tra le 25 donne dei film più sexy della storia. Amante dello yoga, l’attrice ha anche prodotto un video con il maestro americano Erich Schiffmann, divenuto un vero bestseller, al punto che nel giugno 2007 la rivista Vanity Fair designava l’attrice come principale responsabile della nuova ondata di popolarità che la pratica dello yoga aveva visto negli Stati Uniti dopo l’uscita di quel video. Nel luglio 2006 l’attrice ha girato un video in collaborazione con PETA, divenendo attivista del rispetto degli animali. Dal 1994 vive a Tesque, Nuovo Messico, dopo diversi anni trascorsi a Malibu.
Proporzioni oversize e suggestioni Eighties nella nuova campagna pubblicitaria Saint Laurent, con due volti d’eccezione come testimonial della celebre maison francese: Cara Delevingne e Jane Birkin. Torna il tuxedo da donna, capo simbolo del brand, per La Collection De Paris, con foto realizzate da Hedi Slimane.
Dopo l’addio alla moda, annunciato l’estate scorsa, Cara Delevingne torna a posare per la nuova campagna pubblicitaria realizzata dal direttore creativo Hedi Slimane. Le foto, scattate a New York lo scorso 17 marzo, sono state diffuse mercoledì, e vedono l’ex modella indossare i capi della collezione Autunno/Inverno, che ha sfilato a Parigi lo scorso 7 marzo.
Ispirazioni Eighties, tra pellicce imbottite, paillettes e lui, lo smoking, capo simbolo della maison fondata da monsiuer Yves. Cara Delevingne ha già alle spalle diverse collaborazioni con Saint Laurent, per cui è stata testimonial diverse volte, come nel 2013, quando ha prestato il volto alla collezione Grunge.
Jane Birkin per Saint Laurent, foto di Hedi Slimane
Cara Delevingne posa per La Collection De Paris di Saint Laurent, foto di Hedi Slimane
Ma la giovanissima ex modella, ora attrice, non è l’unico volto voluto da Hedi Slimane: nei giorni scorsi infatti sono state rese pubbliche altre foto che vedono protagonista della nuova campagna pubblicitaria Jane Birkin. La celebre attrice francese, volto storico degli anni Sessanta, musa e compagna di Serge Gainsbourg, alla soglia dei 70 anni torna a posare come modella: è apparsa bella più che mai, vestita con un elegante smoking, nelle foto realizzate dallo stesso Slimane. L’attrice inoltre è protagonista del Saint Laurent Music Project, un progetto musicale lanciato nel 2012, a cui hanno preso parte numerose star, come Courtney Love, Marilyn Manson, Daft Punk, Chuck Berry, B.B King e Jerry Lee Lewis.
Un minimalismo in chiave chic che cede talvolta il posto a sontuosi elementi di design ultra moderno e avanguardistico, per poi rifugiarsi nuovamente nelle antiche vestigia della classicità, per ambienti sobri e funzionali. Antonia Hutt è oggi una delle interior designer più famose al mondo.
Nata a Londra, studia a Bedales, Hampshire. A 19 anni, dopo un anno di studio trascorso in Italia, a Siena, si iscrive alla Sir John Cass School di Londra, dove consegue la sua prima laurea in Gioielleria, oreficeria e arti artigianali. Un amore viscerale per le arti decorative la porta a collezionare pezzi di antiquariato provenienti da tutta Europa. Frequenti sono i suoi viaggi anche in America, a Los Angeles, dove Antonia si reca spesso proprio per la sua passione per il collezionismo.
È proprio a seguito di uno di questi viaggi, nel 1988, che decide di aprire un suo negozio di antiquariato a Melrose Place. Ormai la futura designer ha una grande cultura in materia, che la porta a prendere la decisione più importante della sua vita, studiare Architettura d’interni.
Antonia Hutt termina il suo percorso di studi presso l’Università della California e subito entra nel mondo del lavoro. Brillante e talentuosa come poche, tanti sono i lavori che le vengono commissionati, fin da subito. La sua inarrestabile ascesa la porta ad aprire la sua prima attività a Los Angeles, dove attualmente vive e lavora. Ultimamente è tornata all’Università della California, ma in veste di insegnante. Sul suo sito web, antoniahutt.com, si trova un’ampia sezione dedicata ai suoi lavori e ai progetti già pubblicati sui magazine più prestigiosi.
Una filosofia che parte da una innata passione per il design, poi trasformata in lavoro. Un buon gusto innato unito ad anni di studio ed esperienza l’hanno resa una delle firme più autorevoli nel mondo del design. Pubblicazioni su riviste prestigiose, del calibro di Vogue Living, Elle Decor, In Style, W Magazine, Los Angeles Times, Telegraph, l’hanno sdoganata in tutto il mondo. Un sapiente uso del colore, tocchi di ironia, grande attenzione e cura per i dettagli e un minimalismo chic che lascia il posto ad ambienti sontuosi e sofisticati: queste sono le caratteristiche dello stile prediletto da Antonia Hutt. Ambienti funzionali ma ricchi di classe, e la capacità di conferire un’anima anche ad ambienti tra loro molto diversi, dallo charme senza tempo di case d’epoca ad ambienti minimalisti ed ultra moderni.
Quando si parla di interior design, il suo nome è sinonimo di stile. Regina indiscussa di New York, Amanda Nisbet ha costruito un impero nel segno dello stile e di un’eleganza ricercata e mai scontata. Dai suoi esordi nel mondo del design, nel 1998, Amanda Nisbet si è imposta come una delle personalità di spicco, amatissima da celebrities e cultori dello stile.
La sua firma sono i colori, pattern dal forte impatto visivo, texture ricche di giochi cromatici, stampe caleidoscopiche: tutto è in mirabile equilibrio, a partire dalla ricercatezza e dalla cura per il minimo dettaglio, per ambienti sofisticati e unici. Gli spazi curati dalla designer si riconoscono facilmente per quell’impronta femminile e per la saturazione del colore, vibrante, vivo, ricco di sfumature. La palette cromatica non teme colori audaci e vitaminici: dal giallo al violetto al fucsia, fino all’amato rosa: l’uso del colore diviene prerogativa per la creazione di spazi ricchi di eleganza e comfort.
Nata a Montreal e cresciuta negli Stati Uniti, Amanda Nisbet ora vive a New York. Da ragazza voleva diventare attrice: dopo aver ottenuto piccoli ruoli in alcuni spot pubblicitari, la giovane ha cambiato settore. Da sempre amante dello stile, il suo appartamento era ammirato da tutti i suoi conoscenti e spesso le veniva chiesto un aiuto nel decorare gli interni di abitazioni di amici. Un talento innato, per la designer, fieramente autodidatta.
Amore per il bello declinato in ogni sua forma, ricercata eleganza e raffinatezza ma anche comfort e vivibilità, per ambienti prestigiosi e pregni di cultura e storia. Una passione per la storia dell’arte, coltivata durante gli anni della sua formazione presso la celebre casa d’aste Christie’s, ma anche durante gli anni degli studi, in Italia. E quale migliore location poteva scegliere la designer numero uno d’America, per coltivare quel gusto che ha poi reso i suoi lavori così unici, permettendole di firmare l’interior design delle più esclusive residenze tra Europa e Nord America. Il suo sito, amandanisbetdesign.com,seguitissimo, è una fucina di idee e charme.
Dal suo studio di New York, sito su Madison Avenue, la designer cura svariati progetti, riuscendo ad offrire servizi anche attraverso gli uffici di Harbinger (Los Angeles), Travis (Atlanta) e Tigger Hall (Australia). Amanda Nisbet ha firmato diverse collezioni, da quella realizzata con The Urban Electric Company a quella con Studio Four e Kyle Bunting. Nel 2014, il lancio della sua prima linea di arredamento, in collaborazione con Niermann Weeks. Pezzi unici, ricchi di colore e appeal, per un talento che non smette di sorprendere, anche in veste di creatrice.
I progetti firmati Amanda Nisbet sono apparsi su numerose pubblicazioni all’interno delle principali riviste di settore, tra cui Elle Decor, House Beautiful, Coastal Living, The New York Times, Town & Country, The Washington Post, fino alla Bibbia del design, Architectural Digest.
Nel settembre 2012 la designer ha pubblicato il suo primo libro, Dazzling Design, edito da Stewart Tabori & Chang: qui Amanda presenta una selezione dei lavori da lei curati negli ultimi quindici anni di attività, prendendo per mano il lettore per un viaggio attraverso i colori e i pattern tipici del suo stile, unico ed altamente riconoscibile. Personalità, genio e cura per il dettaglio hanno reso i suoi lavori esempi di stile.
Amanda Nisbet predilige un approccio energetico e fresco, versatile, che coniuga mirabilmente la tradizione al design più moderno. Un mix di stili variegati, motivi classici si sposano a simboli della contemporaneità, in un continuo gioco di rimandi. Convinta che una casa sia fatta soprattutto per essere abitata, e che il lavoro primario di un designer sia quello di rispondere ai bisogni del cliente, ma anche ai suoi desideri, e, perché no, trasformare i suoi sogni in realtà: e le case con interior design curato da lei sono ambienti ricchi di charme e stile.
Ambienti chic e ricchi di stile, che coniugano suggestioni vintage al design contemporaneo. Il tradizionale concetto di lusso viene ora rivisitato in chiave contemporanea, per uno stile funzionale che non lesina in colori e tocchi di geniale femminilità. Ormai famosa in tutto il mondo per i suoi spazi, caratterizzati da colori vitaminici e da una ricerca estetica incessante, volta alla conquista del bello, la designer americana è ormai un’autorità in fatto di stile, apprezzata a livello internazionale.
(Tutte le foto sono tratte da amandanisbetdesign.com)
È il volto più bello del fashion biz, it girl tra le più seguite e blogger di fama mondiale: Kristina Bazan incarna alla perfezione l’eleganza europea. Modella, stylist, influencer e cantante, segni particolari: bellissima. Nata in Svizzera 22 anni fa, nel 2011 partecipa a Miss Svizzera arrivando seconda.
Nello stesso anno fonda Kayture.com insieme al suo ragazzo, James Chardon: il blog si impone in pochissimo tempo come il più seguito della Svizzera sdoganando la sua fondatrice come uno dei volti più potenti della moda. Secondo Teen Vogue grazie a lei Ginevra, la città in cui Kristina vive, è diventata la nuova capitale dello stile.
Presenza fissa nei front row delle sfilate più importanti, regina dello street style e ospite degli eventi più esclusivi al mondo, dal Festival di Cannes alla cerimonia di consegna dei Golden Globes, Kristina Bazan vanta collaborazioni con brand del calibro di Louis Vuitton, Dolce & Gabbana, Yves Saint Laurent, Dior, Mango, Guess e Jimmy Choo. Bionda e statuaria, la blogger è stata immortalata anche in riviste patinate tra cui Vogue, GQ e Cosmopolitan.
Inclusa da Forbes nella classifica dei 30 giovani under 30 più influenti al mondo nel settore Arti e Stile, Kristina Bazan ha inaugurato gli Spirits Awards a Los Angeles e ha collaborato anche con maison di lusso, come Chopard, Piaget e Cartier.
Tra le ultime novità della sua carriera, in continua ascesa, un contratto con L’Oréal. Protagonista indiscussa delle ultime sfilate di moda, ormai Kristina è di casa a Parigi e nelle principali capitali europee ma anche oltreoceano. Il suo stile è eclettico e ricco di femminilità. Curve in primo piano, per la fashion blogger, minimalista e sofisticata ma anche audace e sexy.
Grazie alle foto che la immortalano nel suo blog, Kristina Bazan si è imposta come un’icona di stile tra le più seguite al mondo. Versatile e sempre impeccabile, la vediamo alternare con nonchalance pezzi haute couture a capi low cost. Fotogenica come poche, la bionda fashion blogger è riuscita nel tempo ad imporsi anche come modella. The next big thing della moda è certamente lei.
Due occhi da cerbiatto verde smeraldo, la pelle ambrata, l’ovale perfetto; una bellezza naturale, ritratta acqua e sapone su spiagge assolate o nel sole di location esotiche, capace di trasformarsi un attimo dopo in una diva dall’allure sofisticata, tra abiti haute couture e party esclusivi: Marisa Berenson è stata una delle modelle più pagate al mondo e ha alle spalle una lunga e prolifica carriera cinematografica, in cui spiccano i film di Visconti e Kubrick.
Definita da Yves Saint Laurent “the girl of the Seventies”, Marisa Berenson ha incarnato la quintessenza del glamour a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Presenza fissa dell’International Best Dressed List, impossibile dimenticare le foto di Slim Aarons che la immortalano a Capri in turbante anni Venti, bella e carismatica, o con i suoi celebri look boho-chic, ritratta dall’amico di una vita, Andy Warhol. Non solo attrice e modella, ma anche icona di stile e protagonista assoluta del jet set internazionale e delle riviste patinate, testimone di una New York fatta di glamour ed eccessi.
Nata a New York il 15 febbraio 1947, Marisa Berenson discende da una famiglia blasonata: il padre è Robert Lawrence Berenson, diplomatico americano di origini ebraiche e lituane, che si era distinto per aver diretto i cantieri navali di Onassis, e che sotto la presidenza Kennedy divenne ministro per i paesi in via di sviluppo. Berenson era nipote del grande esperto d’arte Bernard Berenson, bisnonno di Marisa. Il cognome originario della famiglia era Valvrojenski. La madre di Marisa è la contessa Maria Luisa Yvonne Radha de Wendt de Kerlor, meglio conosciuta come Gogo Schiaparelli, socialite di origini italiane, svizzere, francesi, polacche ed egiziane, figlia della celebre stilista Elsa Schiaparelli, storica rivale di Chanel.
Marisa Berenson in uno scatto di Irving PennMarisa Berenson in una foto di Irving Penn, Vogue, 1965Marisa Berenson in Mila Schön, foto Henry Clarke, 1968Marisa Berenson con gioielli Bulgari, foto di Gian Paolo Barbieri, 1969Marisa Berenson ritratta da Bert Stern per Vogue, 1966
Marisa Berenson in uno scatto di Irving Penn, Vogue 1970
Se tua nonna si chiamava Elsa Schiaparelli lo stile non può che far parte del tuo DNA. È così che la piccola Marisa finisce sulla cover di Vogue America che è ancora in fasce, mentre ad appena cinque anni viene immortalata sulla cover di Elle, insieme alla sorella Berry. Tanti sono gli aneddoti raccontati dall’icona di stile in cui viene fuori un ritratto di Elsa Schiaparelli, da lei affettuosamente chiamata “nonna Schiap”: dai viaggi insieme a Venezia alle amicizie negli ambienti della Parigi intellettuale, dove la piccola Marisa conobbe Salvador Dalí e Alberto Giacometti.
Ma non finisce qui: il nonno di Marisa è il conte Wilhelm de Wendt de Kerlor, teosofo e medium, mentre il bisnonno era Giovanni Schiaparelli, astronomo scopritore dei canali di Marte. La sorella minore di Marisa, Berinthia Berenson, detta Berry, diventerà anche lei modella, attrice e fotografa, e morirà nei tragici attentati dell’11 settembre 2001 al World Trade Center.
Nonostante le prime cover risalgano alla sua infanzia, la lunga e prolifica carriera di modella di Marisa Berenson inizia ufficialmente nei primi anni Sessanta. È Diana Vreeland, celebre fashion editor di Harper’s Bazaar e direttrice di Vogue America, ad intuire per prima l’impressionante fotogenia di quel volto. Venerata da fotografi e stilisti, Marisa Berenson posa per i più grandi, da Richard Avedon a Patrick Lichfield, da Irving Penn a Bert Stern fino a Robert Mapplethorpe e Henry Clarke, che la immortala in foto dal fascino esotico, esaltandone lo spirito gipsy e il carisma. In pochissimo tempo Marisa Berenson ottiene fama internazionale e diviene la modella più pagata al mondo, come lei stessa dichiara in un’intervista al New York Times. Il suo fisico incarna perfettamente gli anni Sessanta: è un’epoca ricca di ribellione. “Noi modelle ci truccavamo da sole. Giravo con un borsone enorme pieno di toupet e cianfrusaglie”, ricorderà più avanti la modella. La consacrazione avviene nel luglio del 1970, quando ottiene la cover di Vogue, e nel dicembre 1975, quando è sulla copertina del Time.
SFOGLIA LA GALLERY:
Marisa Berenson in un caftano Tina Leser. Foto di Henry Clarke Condé Nast Archive/Corbis, 1967
Marisa Berenson ritratta da Bert Stern, Vogue, marzo 1970
Su Vogue, 15 settembre 1966, foto di Bert Stern
Vogue America, dicembre 1969, foto di Irving Penn
Borse Pucci, Vogue 1965, foto di Bert Stern
Marisa Berenson in uno scatto di Slim Aarons, 1968
Gennaio 1968, foto di Gianni Penati
In Sardegna per Vogue 1967, foto di Henry Clarke
Foto di Bert Stern, 1966
Su Vogue in un caftano laminato Chanel, 1 gennaio 1969, foto di Gianni Penati
Marisa Berenson in André Courrèges, foto di Andre Carrara, 1967
In Bill Blass, gennaio 1966, foto Bert Stern
Foto di Henry Clarke, Condé Nast Archive/Corbis, 1969
Marisa Berenson in Giorgio di Sant’Angelo, Vogue 1967, foto di Bert Stern
Ritratta da Patrick Lichfield, 13 giugno 1964, foto Getty Images
In Emilio Pucci, Sardegna, 1970, foto Nello di Salvo
Foto di Bert Stern
Foto di Arnaud de Rosnay, 1968
In Dior Haute Couture, Vogue UK Archive, foto David Bailey, 1965
Marisa Berenson in giacca Halston e cintura Elsa Peretti, foto di Hiro, Harper’s Bazaar, maggio 1972
Marisa Berenson nel 1972, foto di Jeanloup Sieff
Vogue 1967, foto di Gianni Penati
Marisa Berenson per Vogue America, Settembre 1967, abito Yves Saint Laurent e scarpe Roger Vivier, foto di Irving Penn
Vogue America, 15 settembre 1967, foto di Arnaud de Rosnay
Con Benedetta Barzini nell’appartamento romano di Cy Wombly, abito Valentino, foto di Henry Clarke, Condé Nast Archive/Corbis, 1968
Vogue aprile 1970, foto di Irving Penn
Foto di Richard Avedon, gennaio 1966
Ritratta da Cecil Beaton per Vogue, 1966
Marisa Berenson su W Magazine
Foto di Gian Paolo Barbieri, Vogue 1 aprile 1969
In Sardegna, foto di Henry Clarke, 1967
Ancora in Sardegna, abito Emilio Pucci, foto Henry Clarke
Foto di Henry Clarke
Marisa Berenson in Chanel, foto di Arnaud de Rosnay, 1969
In Valentino, foto di Henry Clarke per Vogue, 1968, Condé Nast Archive
In Jack Sarnoff, foto di Gianni Penati, 1968
Foto di Gianni Penati, 1968
In seguito la modella si avvicina alla recitazione. A lanciarla nel cinema non è uno qualsiasi ma Luchino Visconti, che la vuole nel suo Morte a Venezia, nel 1971, dove Marisa interpreta il ruolo della moglie di Gustav von Aschenbach. L’anno successivo recita in Cabaret, nel ruolo di Natalia Landauer, interpretazione che le vale una nomination ai BAFTA e due nomination ai Golden Globe. Impossibile dimenticare la sua interpretazione di Lady Lyndon nel celebre film Barry Lyndon, del 1975. Tra crinoline settecentesche ed estenuanti ore di trucco, è la consacrazione come attrice. Per incoraggiarla, il regista della pellicola, Stanley Kubrick, le dice: “Nessuno, in tutta la tua vita, ti raffigurerà così bella”.
Negli anni Settanta la Berenson diviene famosa grazie ad un nuovo soprannome: “The Queen of the Scene”. Un po’ come il prezzemolo, la Berenson è ovunque, sempre nel posto giusto e al momento giusto, regina della vita notturna e dei nightclub, onnipresente in ogni occasione mondana, seguita da uno stuolo di corteggiatori. Ma non ci sono solo lustrini e paillettes nella sua vita: dietro agli abiti da sera e alle ciglia finte c’è una profonda introspezione. La meditazione cambia la sua vita, come lei stessa dichiara. Si avvicina alla spiritualità nel 1968, quando i viaggi in India divennero l’ultimo fashion trend per celebrities annoiate: dai Beatles a Mia Farrow fino ai Beach Boys, il viaggio in India era l’ultima moda dei protagonisti del jet set. E Marisa Berenson non poteva certo mancare. Di quel viaggio alle pendici dell’Himalaya la diva ricorderà la sua amicizia con George Harrison e Ringo Starr, con i quali trascorreva le giornate in meditazione e le notti seduti per terra a suonare la chitarra.
La modella indossa collier Bulgari in una foto di Gianni Turillazzi, settembre 1970 –Condé Nast Archive/CorbisMarisa Berenson a Capri, in una celebre foto di Slim Aarons, settembre 1968Marisa Berenson immortalata da Arnaud de Rosnay per Lui Magazine, gennaio 1971Marisa Berenson in una foto di Andy Warhol, anni SettantaMarisa Berenson è una delle più grandi icone di stile viventi (Foto Getty Images)
Marisa Berenson in Ungaro Couture, foto di Jean-Marie Périer, 1995
La vita privata di Marisa Berenson è ricca di liaison e corteggiamenti da film: nei primi anni Settanta fu la compagna del barone David René de Rothschild. Celebre la sua relazione con il collega, il bellissimo ed efebico attore Helmut Berger. Lei ed Helmut sono la coppia ideale: bellissimi e fotogenici. Luchino Visconti li incitava a sposarsi, come lei stessa racconta nell’autobiografia Momenti intimi, pubblicata nel 2010 da Barbès editore.
Il suo primo marito fu James Randall, detto Jim, sposato a Beverly Hills nel 1976, da cui divorziò due anni più tardi. Il matrimonio fu regale, l’abito era firmato Valentino e lo stesso stilista si aggirava per casa per dare gli ultimi colpi di ferro da stiro al vestito mentre l’altro inseparabile amico Andy Warhol era intento a fotografare i preparativi delle nozze. Dal matrimonio nel 1977 nacque una figlia, Starlite Melody Randall. Il secondo matrimonio nasconde retroscena dal sapore cinematografico: se in genere le donne ricevono rose rosse, Marisa Berenson ricevette dall’avvocato Aaron Richard Golub due immensi camion per traslocare da Los Angeles a New York, dove lui abitava. Il matrimonio tra i due venne celebrato nel 1982, mentre nel 1987 i due divorziarono.
Marisa Berenson è nata a New York il 15 febbraio 1947Quando Marisa Berenson era ancora in fasce ottenne la prima cover per Vogue AmericaLa classe di Marisa Berenson (Foto Vogue)
Marisa Berenson nel 1973 (Foto di Tony Kent per Vogue Paris)
A New York Marisa Berenson diviene musa ed intima amica di Andy Warhol e Truman Capote, collega di Liza Minelli, con la quale recita in Cabaret, cognata di Anthony Perkins, che sposa sua sorella Berry. Dopo un breve periodo lontano dai riflettori, riprende a recitare: la ritroviamo nell’indimenticabile spaccato di vita mondana Via Montenapoleone, ma anche in pellicole impegnate, diretta da maestri del calibro di Clint Eastwood. Nel 2001 il debutto a Broadway, mentre tra i suoi ultimi film spicca Io sono l’amore, di Luca Guadagnino, e Matrimoni e altri disastri.
Foto di Patrick LichfieldMarisa Berenson in una foto di Arnaud de Rosnay, anni SessantaMarisa Berenson negli anni Sessanta, foto di Jeanloup SieffSu Vogue Italia 2001, foto di Steven Meisel
Marisa Berenson immortalata da Robert Mapplethorpe, 1983
La sua vita ha visto anche momenti molto difficili, come l’incidente automobilistico avvenuto in Brasile in cui la diva è rimasta coinvolta, che le ha sfregiato la parte sinistra del viso. Ma quello che poteva essere un dramma irreparabile, per Marisa Berenson, ha visto invece un lieto fine: l’ex top model è stata infatti una peziente di Ivo Pitanguy, pioniere della chirurgia estetica, che le ha ridato la bellezza. Un’altra tragedia invece ha scosso la sua vita, stavolta senza il lieto fine: l’amata sorella Berry ha perso la vita l’11 settembre 2001, a bordo dell’aereo che da Boston si è schiantato contro la Torre Nord. Lei stessa invece si trovava in volo da Parigi a New York. Una perdita che l’ha aiutata a riscoprire la fede, come raccontato dalla stessa Berenson nella sua autobiografia. Un anello appartenuto a Berry verrà ritrovato a Ground Zero un anno dopo la tragedia.
(Foto cover Irving Penn per Vogue, settembre 1967)