Brunello Cucinelli inventa il bonus cultura per i suoi dipendenti

È il re del cachemire, leader assoluto dell’artigianato italiano amato anche all’estero: ora Brunello Cucinelli si rende protagonista di una lodevole iniziativa. I dipendenti dell’azienda italiana sono infatti i fortunati destinatari di un bonus cultura: da oggi le spese per libri, cinema, teatro e gite al museo verranno infatti interamente rimborsate dall’azienda. Trattasi di un’iniziativa che premia la cultura del Bel Paese ed auspica la riscoperta dell’immenso patrimonio culturale ed artistico italiano.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”: i celebri versi danteschi fanno capolino sul sito web della maison italiana leader del cachemire, summa della filosofia imprenditoriale di Brunello Cucinelli, da sempre in prima linea nel valorizzare la cultura italiana. Non solo un’estetica fondata sulla tradizione classica ma anche un’etica incentrata sul rispetto dei dipendenti: l’imprenditore-filosofo umbro, fautore di una nuova strategia di marketing di tipo “umanistico”, che pone al centro di tutto l’individuo, nel borgo trecentesco di Solomeo ha creato non solo un’azienda ormai quotata in Borsa ed apprezzata a livello internazionale, ma ha anche istituito un teatro, a Solomeo, la cui stagione teatrale viene direttamente finanziata dalla fondazione.

Un’eleganza unica, che unisce la magia dei filati pregiati italiani con un gusto sofisticato ed evergreen, che viene esportato con successo anche all’estero: Brunello Cucinelli punta ancora una volta sulla cultura, con l’istituzione di un fondo interamente pensato per i suoi dipendenti.

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Brunello Cucinelli


Il bonus prevede un fondo di 500 euro per i single e 1000 euro per chi ha famiglia. Per usufruirne basterà portare in azienda lo scontrino e tutte le spese inerenti attività culturali verranno interamente rimborsate. Un’idea geniale, che, dopo la quotazione in Borsa del marchio, avvenuta lo scorso dicembre, pone l’accento sull’importanza della cultura. Brunello Cucinelli non è nuovo ad iniziative che coccolano i suoi dipendenti: lo scorso Natale li ha infatti premiati distribuendo 6385 euro a testa.

(Foto cover Forbes)

Gigi, Kendall e le altre: le nuove top model

Le chiamavano supermodelle. Erano gli anni Novanta e i personaggi più amati venivano dalle passerelle. Non più modelle dai volti anonimi, eteree quanto intercambiabili mannequin che si alternavano sui défilé: adesso top model come Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Naomi Campbell si imponevano all’attenzione dei media come dei personaggi, ognuna con la propria personalità, ognuna diversa, amatissime e idolatrate. Segni particolari: bellissime.

Se la dicotomia tra modelle e top sembrava essere superata, nel corso degli anni Duemila, oggi il fenomeno sembra essere tornato prepotentemente alla ribalta. Protagoniste indiscusse del fashion biz internazionale oggi sono volti come Gigi Hadid e Kendall Jenner: giovanissime, seguitissime dai paparazzi e bellissime, sono loro le nuove top.

Gigi Hadid, bionda e dal viso perfetto, classe 1995, è nata in California da padre palestinese e madre olandese (è figlia dell’ex modella Yolanda Foster). All’anagrafe Jelena Noura “Gigi” Hadid, la modella ha una sorella, Bella, anche lei modella di successo, e tre fratelli, più svariate sorellastre nate dalle precedenti unioni dei genitori. La sua carriera nella moda è iniziata nel 2011, con un contratto per la IMG Models. Nel 2012 viene scelta come testimonial di Guess, da sempre pigmalione di autentiche bombshell, da Eva Herzigova a Claudia Schiffer. Comparsa su Sports Illustrated e sul Calendario Pirelli 2015 (dove faceva capolino in una tutina in latex in scatti ad alto tasso erotico), la bomba sexy si è fatta strada nelle principali fashion week, da Milano a Parigi a New York, dove ha sfilato per i più grandi, imponendosi in poco tempo come la regina assoluta delle passerelle.

Gigi Hadid
Gigi Hadid
Kendall Jenner
Kendall Jenner

Gigi Hadid e Kendall Jenner nel backstage della sfilata Victoria's Secret 2015, foto Getty Images
Gigi Hadid e Kendall Jenner nel backstage della sfilata Victoria’s Secret 2015, foto Getty Images


La consacrazione ufficiale avviene con la cover di Vogue e con il contratto come nuovo angelo di Victoria’s Secret. Gigi Hadid oggi è la top model più amata, icona di stilisti del calibro di Olivier Rousteing, Karl Lagerfeld, Giambattista Valli, Donatella Versace e molti altri: non c’è praticamente défilé in cui lei non faccia il suo ingresso trionfale. Dopo alcune polemiche sulla sua fisicità morbida, oggi rara nella moda, grazie a lei sta finalmente tornando alla ribalta un nuovo ma quantomai antico ideale di bellezza femminile, che vede le curve in primo piano.

Viene dal mondo del gossip e dagli eccessi di casa Kardashian l’altra top model di nuova generazione, Kendall Kenner. Occhi da gatta e lunghi capelli bruni, anche lei nata nel 1995, Kendall Jenner è figlia di Caitlyn Jenner e di Kris Jenner e sorellastra dell’ormai celebre Kim Kardashian. Da sempre sotto i riflettori, Kendall inizia la carriera nella moda nel 2014, quando viene scelta da Riccardo Tisci come volto di Givenchy, accanto a Mariacarla Boscono. Nello stesso anno sfila alla settimana della moda di Parigi, Londra e Milano. Impostasi in appena un anno come una delle 50 modelle più richieste al mondo, nel 2015 ottiene la cover di Vogue e sfila per Victoria’s Secret, mentre la rivista Forbes la elegge la sedicesima modella più pagata al mondo.

Gigi Hadid e Kendall Jenner (Foto Getty/Jean Catuffe
Gigi Hadid e Kendall Jenner (Foto Getty/Jean Catuffe)
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Le due top model sono tra loro intime amiche

Gigi Hadid e Kendall Jenner insieme per Vogue
Gigi Hadid e Kendall Jenner insieme per Vogue


Kendall e Gigi Hadid sono tra loro intime amiche: soprannominate Kengi, quando non sfilano le vediamo ridere e scherzare, come qualsiasi teenager. Protagoniste indiscusse dei rotocalchi rosa e del gossip, con loro si torna ad una svolta: non si parla più di modelle ma si torna ufficialmente nell’era delle top model, non più anonimi manichini ma personaggi amatissimi e ben noti al pubblico.

(Foto cover Vanity Fair)

Torna il Ballo della Rosa, l’evento più glamour dell’anno

È l’evento più atteso ed esclusivo del Principato di Monaco: occhi puntati sul Ballo della Rosa, giunto quest’anno alla 62esima edizione. L’evento mondano voluto dalla principessa Grace quest’anno si tinge di atmosfere caraibiche e di colori accesi: il tema scelto è infatti Cuba, con la sua allegria e la sua musica.

I look delle padrone di casa non hanno deluso le aspettative neanche quest’edizione: ingresso trionfale per Beatrice Borromeo, neo sposa di Pierre Casiraghi, che ha monopolizzato l’attenzione grazie ad uno sfarzoso abito firmato Giambattista Valli Haute Couture. Rosso passione e strati di tulle per un abito principesco. Dieci e lode.

Beatrice Borromeo riesce così a rubare la scena all’altra bellissima di Montecarlo, Charlotte Casiraghi, che per quest’anno ha optato per una mise più sobria ma non meno elegante, firmata Chanel Haute Couture. Arrivata al fianco del nuovo fidanzato, il regista italiano Lamberto Sanfelice, la bella Charlotte ha sfoggiato una jumpsuit in satin con mantello di tulle color madreperla. Anche la madre, la sempreverde Carolina, ha optato per un abito in tinta nude firmato Chanel Haute Couture.

Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi (Foto SGP)
Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi (Foto SGP)
Alberto e Carolina di Monaco con Karl Lagerlfed (Foto Getty Images)
Alberto e Carolina di Monaco con Karl Lagerlfed (Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)

(Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)


Spicca la giovanissima Alexandra di Hannover, la figlia più giovane di Carolina ed Ernst di Hannover, anche lei in Chanel. Belli e fotografatissimi anche Andrea Casiraghi e Tatiana Santo Domingo, in una mise fucsia en pendant con il mood della serata. Ospite d’onore dell’evento Karl Lagerfeld. Grande assente Charlene Wittstock, rimasta a casa a prendersi cura della figlia Gabriella, ammalata.


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Lo stile di Chiara Ferragni

È la regina indiscussa della moda mondiale, la più famosa in assoluto tra le fashion blogger, l’icona di stile forse più copiata in assoluto nel fashion biz. Chiara Ferragni non ha termini di paragone: un fenomeno di costume vivente, trendsetter nel più autentico significato del termine, è stato il suo blog, The Blonde Salad, ad inaugurare la più sconvolgente rivoluzione che ha investito la moda negli ultimi anni, spodestando i vecchi creativi e conferendo nuova autorità alle fashion blogger.

Ma Chiara Ferragni ha saputo gestire l’incredibile successo che l’ha travolta in maniera eccellente, tanto da imporsi all’attenzione dei media internazionali come un’icona di stile imitatissima. Bionda, bella, famosa, ormai la blogger brilla di luce propria nell’universo del fashion: acclamata come una star nelle fashion week di tutto il mondo, immortalata come una diva nelle cover dei magazine patinati e celebrata come il personaggio più influente del fashion biz.

Dopo aver sbaragliato ancora una volta la concorrenza confermandosi in testa alle classifiche dei blog più famosi ed influenti, solo pochi giorni fa, grazie al suo The Blonde Salad, Chiara è da poco diventata, assieme alla sorella Valentina, ambasciatrice internazionale di Pantene.

MarieClaire
Chiara Ferragni immortalata su MarieClaire México
Vogue
La regina delle fashion blogger in uno scatto per Vogue
Foto tratta da ferragni The Blonde Salad by Chiara Ferragni, abito Valentino
Foto tratta da The Blonde Salad, abito Valentino

Chiara Ferragni in Blumarine al Festival di Cannes 2015
Chiara Ferragni in Blumarine al Festival di Cannes 2015


Nata a Cremona il 7 maggio 1987, la bionda Chiara eredita dalla madre la passione per la moda e la fotografia. Appena adolescente diviene già popolare in rete per i look che condivide. Poco tempo dopo il lancio del suo blog, TheBlondeSalad.com: è il 2009 e fino a quel momento i fashion blog sono una realtà pressoché sconosciuta. Pioniera di quello che si imporrà di lì a breve come uno degli strumenti più rivoluzionari della Rete, in pochi anni Chiara Ferragni diviene famosa a livello internazionale. Una popolarità ottenuta grazie al consenso popolare, grazie ai milioni di followers che quotidianamente attingono dal suo blog consigli di stile e perle di saggezza per amanti della moda.

L’ascesa da quel lontano 2009 è stata inarrestabile: appena l’anno successivo la giovane bocconiana veniva indicata dalla rivista New York come la nuova star dello street style. Nel 2011 era la Bibbia della moda, Vogue, ad incoronarla Blogger del momento, grazie alle esorbitanti cifre di visitatori ottenute quotidianamente dal suo blog. Nel 2013 per The Blonde Salad si attesta la cifra storica di 1,6 milioni di followers solo su Instagram, che oggi è cresciuta in modo esponenziale fino a superare i 3 milioni.

Foto The Blonde Salad
Foto The Blonde Salad
Chiara indossava look di Philosophy by Lorenzo Serafini, calze Calzedonia e occhiali da sole di Gucci. Foto The Blonde Salad
Chiara Ferragni alla Paris Fashion Week 2016 in Philosophy by Lorenzo Serafini. Foto The Blonde Salad
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Chiara Ferragni è nata a Cremona il 7 maggio 1987
Foto tratta da The Blonde Salad
Vogue Espana, foto di Coke Bartrina
Getty Images, Paris Fashion Week, marzo 2015 Elie Saab
Chiara Ferragni alla Paris Fashion Week, marzo 2015 (Foto Getty Images)
Paris, Chanel
A Parigi in total look Chanel
Vogue
Foto tratta da Vogue

Vogue México
Come una diva patinata per Vogue México


The Blonde Salad si è imposto sempre più come una vera Bibbia dello stile, inesauribile fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo. Forse il segreto dell’inarrestabile successo di Chiara Ferragni sta tutto qui, nella capacità di farci sognare, nel farci ancora credere che una ragazza comune possa realizzare un grande sogno grazie ad un blog. È grazie a The Blonde Salad che la fashion blogger riesce ad imporsi nel mondo dell’imprenditoria. Una sfida che la giovanissima Chiara ha vinto, annoverando nel suo curriculum collaborazioni con le case di moda più prestigiose al mondo, da Christian Dior a Louis Vuitton, da Max Mara a Chanel e Tommy Hilfiger. Inoltre la Ferragni ha anche firmato una sua linea di scarpe interamente prodotta in Italia, che ha riscosso notevole successo.

It-girl per antonomasia, uno stuolo di followers nei principali social network, Chiara Ferragni a dispetto della giovane età è ormai un’imprenditrice di successo, tanto che nel 2015 è stata annoverata da Forbes nella classifica dei 30 Under 30 più influenti al mondo, dopo aver firmato anche un libro in cui racconta il segreto del suo successo.

Chiara Ferragni wearing Louis Vuitton before the Louis Vuitton Fall 2015 fashion show in Paris
Chiara Ferragni in Louis Vuitton, durante la settimana della moda
Ny Settembre 2015
Chiara Ferragni alla New York Fashion Week, settembre 2015
Harper's Bazaar Singapore, giugno 2015
Chiara Ferragni per Harper’s Bazaar Singapore, giugno 2015
cfw
Chiara Ferragni per Elle Olanda, novembre 2015
Vogue
Chiara Ferragni ritratta da Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015

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Chiara Ferragni in uno scatto di Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015


Ma, ancora più eloquenti di ogni altro commento sulla fenomenologia di un successo senza precedenti, sono i look con cui la bella blogger continua ad impressionare ad ogni fashion week. Uno stile versatile e colorato, che fiuta le tendenze del momento e le interpreta secondo i propri canoni. Sofisticata ed eccentrica, ma anche romantica e glamour: i look di Chiara Ferragni mettono d’accordo tutti. Dalle mise più colorate ai lunghi abiti da diva, con cui la vediamo presenziare agli eventi più esclusivi, fino ai dettagli più ricercati, il suo stile le permette di passare con disinvoltura da outfit casual a mise estremamente ricercate. Protagonista indiscussa delle fashion week, l’abbiamo vista qualche settimana fa a Parigi stupire tutti con una pelliccia dalle proporzioni over firmata Philosophy di Lorenzo Serafini. Come una nuvola, come lei stessa ha commentato il suo outfit dalle pagine di The Blonde Salad, la protagonista della settimana della moda parigina è stata ancora una volta lei.

Bellissima e fotogenica, Chiara non ha nulla da invidiare alle modelle professioniste quando la vediamo posare come una diva consumata per i servizi fotografici delle principali riviste di moda. La ritroviamo ora anche in tv nella nuova veste di ambasciatrice internazionale di Pantene. Una carriera in continua ascesa ed un successo tutto da vivere. Astenersi detrattori.

(Foto cover tratta da Marie Claire México)


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Le creazioni surrealiste di Delfina Delettrez

Suggestioni surrealiste, visioni oniriche che ricordano l’arte dei più grandi, da Picasso a Salvador Dalí, si uniscono a dettagli pop art, per creazioni moderne, futuriste e sofisticate: Delfina Delettrez non ha certo bisogno di presentazioni. Artista apprezzata a livello internazionale, la giovane rampolla di casa Fendi ha già alle spalle tanti successi.

Personalità esplosiva e rara sensibilità artistica, Delfina è l’ultima erede della dinastia Fendi, di cui rappresenta la quarta generazione. La ragazza ha carattere da vendere, e rifiutare un posto nell’azienda di famiglia per inseguire la propria strada è solo fisiologico sbocco di un’esigenza naturale che si impone attraverso la spontanea e dirompente creatività dell’artista. È il 2007 quando Delfina esordisce come designer, presentando la sua prima collezione da Colette, a Parigi, tempio dello stile. Le sue creazioni catturano immediatamente l’attenzione, grazie ad un’estetica nuova, caratterizzata fin dagli esordi da un vasto uso di iconografie surrealiste e naturaliste: mani, occhi, bocche fanno capolino da collane e monili pregiati, insieme ad api ed elementi naturali.

Gioielli dal fascino ieratico, quasi degli amuleti declinati in chiave rock, talismani dal sapore vittoriano e dal design futurista; scenografici e al tempo stesso intimisti, a volte ermetici, più spesso ironici, i gioielli firmati Delfina Delettrez si caratterizzano per un appeal originale e per il forte impatto visivo, in un continuo gioco di rimandi e citazioni. Grandi occhi scuri dall’espressività struggente, Delfina ci porta nel suo immaginario, tra teschi e mani scheletriche, che sembrano indagare l’Unheimlich, il perturbante, il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.

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Delfina Delettrez è l’ultima erede della dinastia Fendi
Photo by Danko Steiner
Delfina Delettrez in uno scatto di Danko Steiner

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Suggestioni surrealiste ed oniriche caratterizzano le creazioni di Delfina Delettrez


Alla base della ricerca stilistica della giovane designer vi è un sapiente connubio di antiche tecniche orafe ed una costante ricerca attraverso l’uso di materiali innovativi. Sperimentazione sembra essere la parola chiave delle ultime collezioni, che vedono la pietra preziosa tornare alla ribalta, protagonista assoluta di collezioni che ancora una volta si ispirano ad un surrealismo indagato in chiave cyber, attraverso un audace gioco di illusioni ottiche, per gioielli che sembrano sospesi sul corpo, grazie ad appositi cantoni fantasma. L’antica tradizione artigianale italiana si sposa ad una visione post atomica, senza rinunciare alla cura per il dettaglio realizzato a mano. Creazioni cinetiche dal fascino atemporale e dalle suggestioni post-apocalittiche, come i bracciali e gli anelli “Tourbillon”, costituiti da centri concentrici in metallo prezioso che roteano in maniera autonoma l’uno dall’altro, ma anche bracciali e collane estendibili, che inaugurano una nuova visione del gioiello, che ora è possibile manipolare e trasformare a seconda dell’occasione. Via del Governo Vecchio, a Roma, è la sede dell’atelier di Delfina, una fucina di idee e progetti sempre nuovi, per una carriera in continua ascesa.

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Foto Vogue.it
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Occhi, mani e bocche fanno capolino da gioielli che uniscono l’antica tradizione orafa ad un’audace sperimentazione

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Visioni post atomiche si impongono tra tocchi futuristi e citazioni vintage


Tanti sono i riconoscimenti che la giovane è riuscita ad ottenere, affermandosi come una dei più promettenti designer della nuova generazione. Sicura di sé, forte di una personalità dirompente, nel 2010 le creazioni di Delfina Delettrez sono entrate a far parte della collezione permanente del Museo delle Arti decorative del Louvre di Parigi. Innumerevoli le personali dedicate alla sua opera, tra installazioni futuriste e tocchi vintage, nel segno dell’antica tradizione orafa italiana. I suoi gioielli sono tra i più amati dalle celebrities, a partire da Madonna, Anna Dello Russo e molte altre. Elegante ed impeccabile, Delfina non sbaglia un colpo e con i suoi look si è imposta anche come icona di stile, mentre una sua boutique è stata inaugurata a Mayfair, Londra. Le sue creazioni sono online sul sito www.delfinadelettrez.com.

Viaggio nello stile parigino: Krasnova, modista tra vintage e futuro

Parigi, la capitale della moda, da sempre crocevia di artisti e fucina di talenti provenienti da tutto il mondo; Parigi con il suo charme ed una storia di couturier che hanno reso la moda francese unica nel mondo. Eccomi qui, ad assaporare le intrinseche contraddizioni dello stile parisien, attraverso le sfilate del pret-à-porter, nostalgica di tempi d’oro forse ormai andati.

È una giornata uggiosa, con una pioggerellina che non vuole saperne di smettere, la settimana della moda si è appena conclusa e progetto un nuovo tour de force alla scoperta di atelier che sappiano ancora stupirmi. A Parigi può anche capitare di restare chiusi fuori di casa, ritrovandosi ad osservare la realtà circostante con occhi nuovi e curiosi, ripercorrendo gli itinerari delle foto di Doisneau o perdendosi dentro i bouquinistes, sfiorando la carta invecchiata di antiche stampe e volumi a due passi dalla Senna.

La incontro così, in una via tipicamente parigina, tra il profumo di una boulangerie e il romanticismo dei tetti bianchi delle case: il viso pulito, lunghi capelli castani e il passo svelto di chi nella Ville Lumière a neanche 30 anni ha già costruito un proprio business, partendo dallo studio e da una severa disciplina. Io, notoriamente appassionata di vintage, probabilmente avrei fatto carte false per scoprire le sue creazioni, le velette dall’aria retrò, i cappellini in stile deliziosamente Fifties, l’allure misteriosa e sofisticata che profuma di antiche tradizioni sartoriali, di laboratori e retrobottega nascosti in mezzo al lusso delle strade parigine. Piccole fucine in cui anziane modiste francesi tramandano ancora oggi le loro tecniche segrete, perse dietro manichini e stoffe da confezionare.

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Modello “Patchouli” in feltro di pelo di coniglio e ricami realizzati a mano
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Un particolare della collezione Autunno/Inverno 2016
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Dietro Krasnova c’è l’estro creativo di Evgeniya Guilhot Fomina, nata in Russia
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Charme, femminilità e suggestioni vintage nelle creazioni Krasnova
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Fascia per capelli in pelle e velluto con veletta di ispirazione retrò

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Allure ricca di mistero per la donna Krasnova, tra velette e pregiate decorazioni artigianali


Dietro Krasnova e le sue collezioni accattivanti c’è l’estro creativo di una giovane ragazza: si chiama Evgeniya Guilhot Fomina e viene da lontano. Nata a Soči, nel sud della Russia, trasferitasi a Parigi nel 2007, appena terminati gli studi, da sempre appassionata della cultura francese in toto, con il suo savoir-vivre, l’arte e la moda. Evgeniya si specializza presso la scuola privata di moda e design Creapole, situata nel cuore di Parigi. Qui studia per 5 anni Art Design: la sua formazione comprende scenografia, bozzetti di moda, interior design, scultura e altri progetti. Solo al quarto anno del corso si rende conto che il suo cuore batte per gli accessori, in particolare i cappellini, i cosiddetti couvre-chef, meglio se dalle forme bizzarre e particolari.

Dopo due stage presso i brand di bijoux haute couture Coralie de Seynes e Garnazelle, Evgeniya capisce che Parigi le può offrire una preparazione invidiabile, se solo andrà alla riscoperta delle tradizioni sartoriali più antiche. Inizia pertanto a prendere lezioni da una vecchia modista francese, maestra nella confezione di cappellini. Sempre più innamorata di quell’arte antica eppure quantomai attuale, frequenta un tirocinio presso l’Opéra Garnier: qui si respira magia allo stato puro, tra lo sfarzo dei costumi e le costruzioni ardite e scenografiche dei copricapi che le sarte e le modiste confezionano per i balletti e le opere liriche. Sicura di sé e della propria formazione, Evgeniya si sente ormai matura per creare il proprio brand: nasce così Krasnova, la linea con cui la modista cerca un proprio posto nel mondo del fashion biz, riportando in auge il fascino della creazione artigianale e le tecniche sartoriali della tradizione francese. Dopo vendite private ed eventi esclusivi con una clientela già entusiasta per quei cappellini così chic, la giovane creativa si sente finalmente pronta per mostrare ad un pubblico più vasto le proprie creazioni, che comprendono cappelli dall’appeal contemporaneo, fedora, borsalino in feltro di lana dai dettagli realizzati interamente a mano, come ricami e passamanerie preziose, e lavorazioni artigianali.

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Suggestioni urban per lo stile parisienne di Krasnova
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Decorazioni in pelle per il cappello modello fedora
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Eleganza contemporanea nei modelli firmati Krasnova
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Cura per il dettaglio e selezione di materiali di pregio
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Bijoux con nappina e dettagli glitterati su feltro di lana
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Appeal futurista che si sposa con l’antica tradizione artigianale degli atelier parigini

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La tradizione delle modiste francesi si coniuga ad ispirazioni fortemente contemporanee


Nel dicembre 2015 il lancio della prima capsule collection per l’Inverno 2016. Di impronta fortemente parisienne, lo stile Krasnova è personalissimo e ricco di suggestioni: lo charme del glorioso passato si sposa mirabilmente a dettagli attuali e ispirazioni urban, per una donna sofisticata. Nappine e gioielli scendono giù dai cappelli fedora, ad impreziosire linee classiche con dettagli moderni che tradiscono una grande ricerca stilistica. Ricami realizzati interamente a mano e grande cura per la scelta dei materiali usati, provenienti dalla Francia, con forme in legno realizzate da scultori e feltro di pelo di coniglio proveniente da allevamenti francesi.

Accanto ai modelli per il giorno, ecco il coup de théâtre di deliziosi couvre-chef di ispirazione vintage, hatinator e velette che, come un déjà-vu, ci riportano indietro nel tempo, ad una Parigi imperiale ricca di sfarzo rococò. Tutti i processi di creazione si rifanno ad antiche tradizioni, palpabile è la precisione e la massima cura per il dettaglio, per un lusso contemporaneo ed un’eleganza evergreen. Sta per uscire la collezione Primavera/Estate 2016, che sarà caratterizzata da un mood più romantico, tra motivi floreali e leggerezza. Intanto per acquistare i capi su misura Krasnova basta ordinarli. Per veri hatlovers.

Fashion trends Primavera/Estate 2016: il tè nel deserto

I fashion trends per la Primavera/Estate 2016 prevedono una full immersion nelle atmosfere coloniali di un viaggio nel deserto. Le tendenze per la stagione primaverile del 2016 parlano chiaro: il viaggio diviene ispirazione centrale per uno stile esotico e ricco di suggestioni. Il mistero di tradizioni millenarie, il fascino dei tramonti, i colori della sabbia, per un tè nel deserto da sorseggiare in un’oasi di lusso, nella comodità di sete preziose: la donna protagonista delle passerelle per la Primavera/Estate 2016 sembra uscita dall’omonimo film di Bernardo Bertolucci. La luce del deserto, così particolare, viene traslata su capi dalle suggestioni coloniali.

Un viaggio in Africa, partendo da Tangeri, alla scoperta delle popolazioni tuareg e di culti arcaici e tradizioni pagane: la donna immaginata dagli stilisti è un’indomita esploratrice, curiosa, proiettata verso l’altro, il diverso, di cui abbraccia i riti, in un dialogo che si traduce in rispetto e vera fratellanza universale. Non una semplice turista ma una studiosa, alla scoperta delle meraviglie del deserto del Sahara, la viaggiatrice di lusso predilige il comfort di capi semplici ma ricchi di fascino.

I caftani dominano le tendenze, stampati o in colori neutri: tanti sono i designer le cui collezioni hanno visto una riscoperta di questo antichissimo capo, che ora diviene passepartout: da Valentino ad Alberta Ferretti il caftano acquista nuova vita per divenire uno dei must have incontrastati di stagione, da indossare sia in colori caldi e scuri, sia in stampe coloratissime, come visto sulla passerella di Dolce & Gabbana e Stella Jean.

Kent Johnson Photography
Ispirazione tuareg per la moda Primavera/Estate 2016 (Foto di Kent Johnson)
Bo Don ritratta da Danilo Hess per Elle Mexico, marzo 2016
Bo Don ritratta da Danilo Hess per Elle Mexico, marzo 2016

Laura Julie ritratta da Camilla Akrans per Harper's Bazaar US, marzo 2016
Laura Julie ritratta da Camilla Akrans per Harper’s Bazaar US, marzo 2016


Altro capo basic che diviene fashion trend di stagione è la sahariana: anche questo è un capo dalla storia antica e dalle suggestioni coloniali. Sahariane di lusso hanno caratterizzato la passerella di Versace, Barbara Bui e molti altri designer, come Ralph Lauren, che propone una viaggiatrice minimal-chic nei toni di un bianco splendente.

Mood tribale per Balmain, che propone un look per una regina del deserto, tra suggestioni oniriche che rimandano a sacrifici propiziatori e riti vodoo. Inserti e decorazioni tribali anche da Valentino, tra piume e rappresentazioni dei culti dei popoli locali. Elisabetta Franchi porta in passerella una dea indigena in armature con listini e sandali da gladiatore. Stampe afro viste anche da Cividini e, ancora una volta, da Valentino.


SFOGLIA LA GALLERY:




Salvatore Ferragamo punta sulla leggerezza di maxigonne che uniscono comfort e stile, per una viaggiatrice che non teme la propria femminilità. Stesse atmosfere viste anche da Hermès, con sontuosi rimandi al Vicino Oriente. Da Blugirl ispirazioni coloniali declinate in chiave iperfemminile, tra maxigonne e sahariane. Stesse atmosfere sulla passerella di Erika Cavallini. La Primavera/Estate 2016 di Trussardi è un tripudio di suggestioni orientali: la via della seta sembra rivivere in una collezione che trae spunto dal Milione di Marco Polo, tra capi dalle proporzioni over e la magia di stoffe pregiate che profumano di popoli e culture lontane. Piglio più moderno da Michael Kors, la cui donna non teme il piglio aggressive di capi in pelle dalle suggestioni tribal.

Maryna Linchuk per Vogue Japan, febbraio 2016, foto di Giampaolo Sgura e styling di Giovanna Battaglia
Maryna Linchuk per Vogue Japan, febbraio 2016, foto di Giampaolo Sgura e styling di Giovanna Battaglia
Toni Garrn ritratta da Emma Tempest per L'Express Styles', febbraio 2016
Toni Garrn ritratta da Emma Tempest per L’Express Styles’, febbraio 2016

Nadja Bender in 'La Rosa Del Desierto', Vogue Spain, marzo 2015
Nadja Bender in ‘La Rosa Del Desierto’, Vogue Spain, marzo 2015


Da Etro la delicatezza di kimono dalle stampe floreali si mixa al piglio etnico di caftani colorati, che spiccano in una stagione in cui la palette cromatica generale sembra prediligere i toni scuri e le sfumature che vanno dal sabbia all’ocra al bordò. L’Oriente è protagonista delle sfilate di Kenzo e Isabel Marant, declinato nell’eleganza minimale tipica del Sol Levante, mentre da Maison Rabih Kayrouz si attinge ad ardite decostruzioni. Kimono di lusso visti da Jonathan Saunders, mentre la passerella di Alexander McQueen è ricca di giochi altamente scenografici, che rimandano a riti ancestrali e misteriosi.

(Foto cover tratta da Vogue)

Vittoria Ceretti, la nuova stella della moda

Un’espressività rara, uno sguardo tagliente e una fotogenia unica: sono questi gli ingredienti che hanno aiutato Vittoria Ceretti ad imporsi nel fashion system come uno dei volti più ricercati. Protagonista assoluta delle fashion week, da Milano a Parigi, la giovanissima modella ha già all’attivo una carriera di tutto rispetto. L’abbiamo vista solo pochi giorni fa calcare i défilé più prestigiosi della Paris Fashion Week, dove la baby modella ha sfilato, tra gli altri, per Chanel.

Classe 1998, Vittoria Ceretti è italianissima, nata e cresciuta in quel di Brescia. A differenza di molte sue coetanee, la bella Vittoria non sogna di fare la modella. Decide di partecipare al famoso concorso organizzato annualmente dall’Elite Model Look un po’ per gioco. Certo, le caratteristiche per divenire una top model Vittoria le aveva tutte: 1,76 cm di altezza e misure perfette, e poi quel viso pulito e versatile, che la rende camaleontica come solo le vere top sanno essere. Vittoria vince il concorso: è il 2012 ed ha appena 14 anni quando inizia a calcare le passerelle più famose, da Valentino a La Perla, da Roberto Cavalli a Kenzo, fino a Giorgio Armani e Dolce & Gabbana.

Mora, occhi verdi e bellezza disarmante, è Missoni ad intuire per primo le potenzialità di quel volto, volendola per un servizio fotografico. Inoltre la sua bellezza incanta Domenico Dolce e Stefano Gabbana, che scelgono il suo volto per la loro linea di make up oltre che per la campagna pubblicitaria in cui la baby modella compare accanto ad icone del calibro di Bianca Balti. In brevissimo tempo Vittoria Ceretti conquista copertine e contratti, divenendo il volto di maison quali Dolce & Gabbana, Emporio Armani e Giorgio Armani.

Vittoria Ceretti è rappresentata dall'agenzia Elite Model Look
Vittoria Ceretti è rappresentata dall’agenzia Elite Model Look
Foto di Daniela Losini
Foto di Daniela Losini
Vittoria Ceretti in una foto di Federico de Angelis per Marie Claire Kuwait & Arabia, luglio 2014
Vittoria Ceretti in una foto di Federico de Angelis per Marie Claire Kuwait & Arabia, luglio 2014
Vittoria Ceretti in passerella per Dolce & Gabbana, foto Getty Images
Vittoria Ceretti in passerella per Dolce & Gabbana, foto Getty Images

Vittoria Ceretti ritratta da Ellen von Unwerth per Harper's Bazaar UK, aprile 2016
Vittoria Ceretti ritratta da Ellen von Unwerth per Harper’s Bazaar UK, aprile 2016


Apparsa su magazine del calibro di Vanity Fair, Harper’s Bazaar e Amica —solo per citarne alcuni— la baby modella ha un fascino particolare, che unisce il suo sorriso fresco e spontaneo ad un volto capace di emanare da un momento all’altro il sex appeal di una diva. Vittoria Ceretti si è dichiarata più volte ammiratrice della più matura collega Mariacarla Boscono. Nonostante la giovane età, la bella Ceretti ha già posato per l’obiettivo di fotografi del calibro di Ellen von Unwerth. Famosa è la sua professionalità, come anche il suo stile minimal-chic, che l’ha resa anche un’icona dello street style. The next big thing della moda parla ancora una volta italiano.

Maxime de la Falaise, icona bohémien

L’aria vispa e sbarazzina, i capelli alla garçonne, la vita a dir poco rocambolesca: Maxime de la Falaise è stata un’icona fashion, trendsetter tra Londra, Parigi e New Tork e sublime incarnazione dello stile bohémien. Mannequin durante gli anni Cinquanta, matriarca di una lunga generazione di modelle, stilista, e, ancora, critica gastronomica ed interior designer: con una carriera così versatile, la mannequin si impone di diritto come una delle personalità più affascinanti del Novecento.

Immortalata da fotografi del calibro di Richard Avedon, Georges Dambier, Gordon Parks, Cecil Beaton e Horst P. Horst, fu musa di Elsa Schiaparelli e di Yves Saint Laurent. Tutto in lei faceva tendenza: dai suoi look, all’insegna di una disinvolta eleganza, alla sua casa, arredata in stile shabby-chic. Nel 2004 l’Independent la definì una delle più grandi icone di stile viventi, ma già l’amico Cecil Beaton nei lontani anni Cinquanta l’aveva eletta “l’unica inglese veramente chic della sua generazione”.

Maxine Birley (questo il suo nome all’anagrafe) nacque in una famiglia di artisti il 25 giugno 1922 a West Dean, nel West Sussex. Suo padre era Sir Oswald Birley, famoso ritrattista dalla fine dell’età edoardiana che aveva immortalato personalità del calibro di Sir Winston Churchill, la regina Elisabetta II e altri membri della famiglia reale. Oswald, dopo aver prestato servizio nella Prima Guerra Mondiale, aveva sposato una bellissima quanto eccentrica artista irlandese, molto più giovane di lui, Rhoda Lecky Pike.

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Maxine Birley nacque il 25 giugno 1922 a West Dean, nel West Sussex


Maxime de la Falaise in uno scatto di Clifford Coffin, 1949
Maxime de la Falaise in uno scatto di Clifford Coffin, 1949


Maxime de la Falaise immortalata da Richard Avedon, Parigi, 1948
Maxime de la Falaise immortalata da Richard Avedon, Parigi, 1948


Maxime de la Falaise in Balmain, 1950
Maxime de la Falaise in Balmain, 1950


Maxime La Falaise indossa un abito e un cappellino di Jacques Fath, foto di Richard Avedon, Parigi, gennaio 1948
Maxime La Falaise indossa un abito e un cappellino di Jacques Fath, foto di Richard Avedon, Parigi, gennaio 1948


I Birley erano bohémien di lusso, proprietari di un appartamento nell’elitario sobborgo di Hampstead, a nord di Londra, il cui interior design era stato curato da Clough Williams-Ellis. Più tardi i coniugi acquistarono anche la magnifica residenza di Charleston Manor, nell’East Sussex, che Rhoda riuscì a recuperare dallo stato di rovina in cui versava e che si dice sia stata costruita nell’Undicesimo secolo per il coppiere di Guglielmo il Conquistatore. Mentre Oswald ritraeva nobili, politici e artisti, Rhoda si occupava di giardinaggio e organizzava cene lussuose. La coppia ebbe due figli, Maxine e il fratello minore Mark (futuro fondatore del nighclub Annabel’s). I bambini crebbero in solitudine, spesso abbandonati dai genitori, perennemente in viaggio tra India e Sud-est asiatico, Messico e Stati Uniti. La piccola Maxine viveva a Wexford con i nonni irlandesi e spesso, in assenza della madre, rubava i capi eccentrici del suo guardaroba, che prediligeva capi di stile orientale uniti a pezzi haute couture firmati Elsa Schiaparelli. Nelle memorie che inizierà a scrivere poco prima della sua morte, Maxime de la Falaise ricorderà la madre come un’eccentrica lady irlandese che nutriva le sue rose con un misto di aragosta e cognac.

Chiusa, di indole solitaria e spesso nervosa, allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale la giovane Maxine decise di unirsi al Women’s Royal Naval Service ma alla fine fu reclutata dal Bletchley Park, dal momento che parlava francese. “Il khaki non mi stava poi così bene, a differenza del blu”, dirà più avanti a proposito delle uniformi delle due diverse milizie. Ma quell’esperienza sarà poi ricordata con sgomento dall’icona di stile. I quartier generali erano sporchi e freddi, la continua tensione danneggiò la sua salute al punto che la giovane sviluppò una grave forma di cleptomania, rubando qualsiasi cosa brillasse. “I miei amici capirono che ero impazzita”, ricordò, “e guardavano nella mia borsa per riprendersi ciò che apparteneva loro”. Successivamente Maxine fece ritorna a Londra ma i suoi genitori le dissero che non c’era più posto per lei in quella casa e la spedirono in America, nella speranza che trovasse un marito benestante in grado di provvedere a lei.

Maxime de la Falaise in Schiaparelli, foto di Gordon Parks, 1949
Maxime de la Falaise in Schiaparelli, foto di Gordon Parks, 1949


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Maxime de la Falaise fu immortalata da fotografi del calibro di Richard Avedon, Cecil Beaton, Gordon Parks, Georges Dambier


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Maxime de la Falaise fu musa di Elsa Schiaparelli e di Yves Saint Laurent


Maxime de la Falaise in Schiaparelli, foto di Gordon Parks, 1949


Maxime de la Falaise ritratta da Cecil Beaton, anni Trenta
Maxime de la Falaise ritratta da Cecil Beaton, anni Trenta


Maxime de la Falaise in una campagna pubblicitaria Modess, foto di Cecil Beaton,  1950
Maxime de la Falaise in una campagna pubblicitaria Modess, foto di Cecil Beaton, 1950


Maxime de la Falaise in Christian Dior Haute Couture
Maxime de la Falaise in Christian Dior Haute Couture, foto di Norman Parkinson


A New York la giovane ottenne un lavoro per Vogue ed iniziò una relazione con un fotografo che lavorava per la celebre testata. Ma fu durante un party che conobbe il conte Alain Le Bailly de la Falaise, più vecchio di lei di venti anni, di cui divenne la seconda moglie con un matrimonio celebrato il 18 giugno 1946. Scrittore e traduttore, La Falaise era il fratello minore di Henry de la Falaise, regista e terzo marito di Gloria Swanson, e il figlio della medaglia d’oro olimpica nella scherma Louis Venant Gabriel Le Bailly de La Falaise.

Dal conte Maxime ebbe due figli: Louise Vava Lucia Henriette Le Bailly de La Falaise (detta Loulou) e Alexis Richard Dion Oswald Le Bailly de La Falaise, e nipoti come Lucie de la Falaise, modella molto quotata negli anni Novanta.

È in questo periodo che la futura icona di stile cambiò il suo nome in Maxime, dopo il trasferimento a Parigi. Sebbene colto e affascinante, il conte non si rivelò in grado di provvedere alla famiglia, e fu lei a doversi occupare di salvaguardare le finanze. Fu così che ottenne un lavoro come mannequin e venditrice per Elsa Schiaparelli: il suo ruolo doveva essere quello di una sorta di musa che doveva incoraggiare le vendite. Il suo fisico ricordava quello della madre, i capelli erano corti e scuri, gli zigomi alti, il corpo sottile, e aveva nello sguardo una grande vivacità. Come modella ottenne un successo sempre crescente e lavorò anche per Dior. Ma Maxime era uno spirito libero e ben presto il suo matrimonio naufragò a causa delle sue numerose infedeltà. Il divorzio fu sofferto e la donna dovette combattere per ottenere la custodia dei figli, spediti in collegio tra Inghilterra, New York e Svizzera. Tra gli amanti di lei, l’ambasciatore britannico Duff Cooper e numerose liaisons. Dopo il divorzio ebbe una relazione con il regista Louis Malle, più tardi amore di Jeanne Moreau, e con il pittore Max Ernst.

Maxime de la Falaise in una foto di Horst P. Horst, Vogue, Aprile 1950
Maxime de la Falaise in una foto di Horst P. Horst, Vogue, Aprile 1950


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Secondo Cecil Beaton Maxime de la Falaise fu l’unica inglese chic della sua generazione


Maxime de la Falaise, Bal Goya, foto di Georges Dambier, Biarritz, Francia, 1951


Maxime de la Falaise sulla Vespa, Francia, foto di Walter Carone
Maxime de la Falaise sulla Vespa, Francia, foto di Walter Carone


Maxime de la Falaise posa sulle sponde dell'Arno, Firenze,  1952
Maxime de la Falaise posa sulle sponde dell’Arno, Firenze, 1952


Maxime de la Falaise in Robert Piguet, Parigi, luglio 1950, foto di Norman Parkinson
Maxime de la Falaise in Robert Piguet, Parigi, luglio 1950, foto di Norman Parkinson


Maxime de la Falaise in un abito da sera Jacques Fath, Harper's Bazaar, 1948
Maxime de la Falaise in un abito da sera Jacques Fath, Harper’s Bazaar, 1948


Maxime de la Falaise in una blusa di Marcel Rochas. Foto di  Philippe Pottier, 1950
Maxime de la Falaise in una blusa di Marcel Rochas. Foto di Philippe Pottier, 1950


La contessa in Balenciaga, foto di Philippe Pottier, 1950
La contessa in Balenciaga, foto di Philippe Pottier, 1950


Trasferitasi a New York alla fine anni Cinquanta, convolò in seconde nozze con John McKendry, curatore delle stampe e delle foto del Metropolitan Museum of Art. In questo periodo Maxime, che cambiò il suo nome in Maxime de la Falaise McKendry, iniziò a lavorare come food editor, ottenendo una rubrica su Vogue, con aforismi che fecero storia. Ma anche la relazione con McKendry nascondeva dei segreti: secondo i rumours lui perse la testa per il giovane genio della fotografia Robert Mapplethorpe mentre lei iniziò una relazione con Paul Getty III, toy boy ante litteram che aveva oltre trent’anni meno di lei. Erano gli anni in cui l’icona di stile si scatenava sulla pista della famosissima discoteca Le Jardin, a New York. Dopo ore passate a ballare insieme a Diane von Fürstenberg, Bianca Jagger, Yves Saint Laurent e Betty Catroux, alle 4 del mattino tornava a casa con un taxi indossando un cappotto e pantaloni Yves Saint Laurent o un LBD da nascondere sotto il cappotto, uniforme passepartout per imbucarsi al party più esclusivo. Amante della vita, genuina e moderna, nessuna incarnò lo spirito boho-chic meglio di lei.

Maxime de la Falaise,1953, foto di Alexander Liberman
Maxime de la Falaise,1953, foto di Alexander Liberman


Maxime de la Falaise in uno scatto del 1955
Maxime de la Falaise in uno scatto del 1955


Maxime de la Falaise in una foto di Cecil Beaton
Maxime de la Falaise in una foto di Cecil Beaton


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Maxime de la Falaise nel 1977. Credit Larry Morris/The New York Times


Maxime e Lucie de la Falaise
Maxime e la nipote Lucie de la Falaise


McKendry morì di cirrosi epatica nel 1975 e la storia tra Maxime e John Paul Getty III naufragò. Intanto l’icona di stile si dedicava alle molteplici attività che svolse nel corso della sua vita, in primis la food editor, e poi la designer di moda (haute couture, sportswear e ready-to-wear), l’interior designer (creando mobili e tappeti) e la consulente di Yves Saint Laurent negli USA.

Il successo riscontrato dagli aforismi che pubblicava su Vogue la spinse a raccogliere le ricette inglesi e irlandesi della sua infanzia in un libro dal titolo Sette secoli di cucina inglese (Weidenfeld & Nicolson, 1973, edito da Arabella Boxer), ristampato nel 1992 da Grove Press. Inoltre curò i menu per Andy Warhol e il suo entourage. Su di lei quest’ultimo modellò l’idea per un format mai sviluppato, una sorta di reality ante litteram sul cibo. Nel 1980 scrisse Food in Vogue, con illustrazioni di suo pugno, collezionando le ricette più amate dalle celebrities. Inoltre nel 1974 il regista Paul Morrissey la scelse per il personaggio di Lady Difiore nel film horror del 1973 Blood for Dracula.

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Uno scorcio dell’appartamento di New York di Maxime de la Falaise, venduto negli anni Novanta


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Un altro scorcio dell’appartamnto newyorkese della contessa, arredato in stile boho-chic


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Fu la stessa Maxime de la Falaise ad arredare il suo appartamento di New York


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Maxime de la Falaise nel suo appartamento arredato in stile bohémien


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Maxime de la Falaise si è spenta il 30 aprile 2009, all’età di 86 anni


Mentre la figlia Loulou divenne musa prediletta di Yves Saint Laurent, Maxime continuava la sua brillante carriera come designer: nel corso dwlla sua vita disegnò collezioni per numerose maison, da Gérard Pipart a Chloé. Alla fine degli anni Ottanta si ritirò in una casa a Saint-Rémy-de-Provence per scrivere le sue memorie. Qui morì per cause naturali, il 30 aprile 2009, all’età di 86 anni. Il figlio Alexis la precedette, mentre la figlia Loulou morirà nel 2011 a seguito di un brutto male.

(Foto cover Getty Images)


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Sfila a Parigi il decostruttivismo di Moon Young Hee

Sfila nell’ultima giornata della Paris Fashion Week la collezione prêt-à-porter Autunno/Inverno 2016-2017 di Moon Young Hee. Decostruzioni, sovrapposizioni e grande personalità nel défilé della designer coreana.

Un’impronta fortemente personale caratterizza da sempre lo stile di Moon Young Hee: ardite decostruzioni, sapienti giochi asimmetrici, proporzioni oversize e tocchi di maestria nel volume dei capi, conferito dal taglio.

Si conosce poco della vita di Moon Young Hee: schiva e riservata, la designer coreana fin da bambina mostrava un’innata predisposizione per la moda. Mentre le sue coetanee giocavano con le bambole, lei si dilettava già con ago e filo. Lo stile lo aveva evidentemente scritto nel DNA, ça va sans dire. Dopo il lancio del brand che porta il suo nome, nel 1992, seguì il trasferimento a Parigi nel 1996. La sua ricerca stilistica si è via via perfezionata, fino a costituire un unicum nel panorama della moda parigina, considerato il design originale e il decostruttivismo dei volumi. Ma il successo non sembra avere cambiato la stilista, che lo affronta dall’alto di un ammirevole low profile.

Stakanovista, una laurea in letteratura francese, perché ai tempi della sua formazione non era ancora stato istituto nel suo Paese un corso di costume designing, Moon Young Hee si butta a capofitto nello studio della moda francese del Ventesimo secolo, che affronta da autodidatta, consultando i volumi della biblioteca situata nei pressi del suo atelier. Dalla sua immensa cultura nasce la capacità di coniugare il suo stile personalissimo e fortemente influenzato dal suo Paese d’origine, con le suggestioni del design di matrice squisitamente europea. La sua moda è vissuta come una forma d’arte, e ciò risulta evidente anche sulla passerella della collezione che ha appena sfilato in chiusura della settimana della moda parigina.

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Il design avanguardistico non teme dettagli femminili, come i fiocchi, che impreziosiscono capi dai volumi over e dalle suggestioni Eighties. I toni neutrali della palette cromatica indugiano sul nero all over ma sono presenti anche righe e interessanti mix & match e pattern futuristi. I materiali usati privilegiano le linee fluide di una silhouette morbida, mentre qua e là tocchi di un velato romanticismo fanno timidamente capolino tra capispalla dal taglio sartoriale e volumi decostruiti.

(Foto Imaxtree)


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La regina delle nevi di Moncler Gamme Rouge

La collezione Autunno/Inverno 2016-2017 di Moncler Gamme Rouge sfila su uno scenario innevato. Giambattista Valli, alla direzione creativa del brand, porta in passerella alla Paris Fashion Week la magia di paesaggi imbiancati immersi in un silenzio ovattato, per una sfilata ad alta quota dal mood quasi fatato.

Fiocchi di neve cadono sul Grand Palais, per effetti scenografici altamente suggestivi. Parigi si prende una pausa dal lusso degli Champs-Élysées per immergersi in un’atmosfera tirolese, tra cime innevate e campanili di paese.

È una moderna Heidi a calcare il catwalk, in mise che ricordano i costumi tipici tirolesi e che non disdegnano silhouette provocanti, come le minigonne a ruota e i calzoncini in vello di capra. Le modelle svettano su sabot dalle zeppe altissime incespicando sui sentieri ghiacciati della passerella: trattasi di una versione moderna dei tradizionali zoccoli di legno, con platform in vernice. Lana bouclé per calzamaglie e shorts da indossare con bretelle, mentre torna la salopette, da indossare sotto bolero corti, per una montanara glamour. Pull bianco neve si alternano al pizzo macramè di mini abiti e playsuit, fino ai cappotti ricamati e ai maglioni a trecce decorati con stelle alpine e genziane effetto 3D: il Tirolo costituisce ispirazione prediletta per la collezione disegnata da Giambattista Valli. Profumano di Norvegia i pull bianchi e rossi e i motivi edelweiss su jacquard, dal mood sporty-chic.

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La donna Moncler Gamme Rouge per la prossima stagione invernale privilegia capispalla ricoperti di cristalli Swarowski dalle suggestioni couture, profilati di morbida pelliccia. A metà tra una regina delle nevi e una Heidi post-moderna, innocente e maliziosa, porta i capelli raccolti in trecce dall’aria infantile e berretti su cui fanno capolino ironici pon pon.

(Foto tratte da Madame Figaro)


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