Look of the day: Paloma Picasso – icona di stile

Copiare il look di un’icona è cosa assai azzardata, soprattutto quando si tratta di Paloma Picasso, ma tentare un tocco di classe in suo onore è possibile.

Figlia di Pablo Picasso e dall’artista francese Françoise Gilet, Paloma si conferma come indiscussa icona di stile, creatrice di gioielli, musa di stilisti e fotografi.

Qui un articolo a lei dedicato e in questo spazio la nostra proposta di look a lei ispirato.


Brand: Michael Kors, Alexander McQueen, Rick Owens, Al e Ro Design, Prada, Bruno Carlo, Dolce & Gabbana, Corrado Giuspino, Dubini, Chantecler, Eugenia Kim, Versace Home.




(immagini da Trendfortrend)

L’eccellenza Kiton nella collezione Uomo Autunno/Inverno 2016/17

Il loro motto è “Lavora duramente per raggiungere la perfezione. E se non ci riesci, prova ancora.

I loro abiti sono rigorosamente prodotti a mano ed ognuno è realizzato da 45 sarti; cravatte alta moda e completi da uomo sono la forza del brand. Stiamo parlando di Kiton, casa di moda e sartoria industriale napoletana.

Per la collezione Uomo Autunno/Inverno 2016/17 Kiton non si smentisce e presenta delle eccellenze in fatto di sartoria, sportswear, accessori, denim, con la grande novità del termico.

Il progetto si chiama CULTO ed unisce l’evoluzione dell’arte sartoriale all’avanguardia delle tecnologie. Il risultato è la creazione di capispalla sartoriali termici che grazie ad alcuni materiali eleganti e leggeri, fungono da valvola termica. Quindi addio alla pesantezza dei tessuti invernali, sì alla comodità e alla vestibilità sempre in un capo caldo e moderno.

 

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Forza e preminenza nella formalità Kiton, che torna con un must di stagione nell’abito tre pezzi: il gilet.

I tessuti utilizzati dalla maison sono sempre sinonimo di raffinatezza: il 13.2, il 13.5, il 14 micron – così come le giacche (monopetto e doppiopetto) in filato di puro cashmere che si combinano alla vicuna (la fibra più fine e rara al mondo che si ricava da un piccolo camelide che vive selvaggio sulle Ande – la vigogna) e al guanaco  (fibra ricavata da un camelide affine al lama diffuso in Sudamerica – il guanaco presenta un manto doppio: uno più ruvido all’esterno e uno più soffice all’interno. Quest’ultima copertura è molto pregiata).

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Le camicie, da sempre il “terzo occhio” delle capacità sartoriali,  divengono strutturate con delicatissime filature a “microdisegni”; la selezione cromatica dei pantaloni è ricca ed in velluto di cotone. Grandi protagonisti sono il blu e il grigio in ogni sfumatura, in aggiunta delle note intense bordeaux, verdi e dei classici bianco e nero.

 

 

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Esclusività anche nel capo più sportivo al mondo: il jeans.
Per la linea denim Kiton sceglie il jeans giapponese Kurabo, prodotto con cotone biologico, lavorato ad alta intensità su antichi telai, proposto in versione slim europea e comoda americana.

Si contraddistinguono per la doppia cucitura con gli iconici bottoni in smalto rosso e sono disponibili in una ricca gamma di blu, per ogni occasione. Un capo indispensabile per l’uomo Kiton che non vuole rinunciare alla comodità, ma lo fa con gusto.

 

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Anche gli accessori vestono la raffinatezza Kiton, dalle scarpe da smoking in coccodrillo lucido nero con stringhe in grois di seta colorate (anche in giallo fluo per i più audaci – ai set di borse da viaggio, shopping bag e zaini.

I colori della collezione sono l’ardesia, il testa di moro, il whisky, il verde felce ed il bordeaux – i metalli utilizzati per le scarpe classiche sono il palladio e l’oro, mentre le fibbie sono in rutenio dark, oro rosa, oro e palladio.

Gli showroom Kiton sono presenti in tutto il mondo e tramandano con grande passione il valore e la tradizione dell’antica sartoria napoletana, da sempre la migliore.

 

 

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Santillo 1970 – l’amore per le tradizioni

Cosa manca ad alcuni “artisti” per essere definiti tali? L’amore. L’amore per quello che fanno, per il proprio mestiere, per il pennello che tinge la tela, per il soggetto che stanno fotografando. L’amore come elemento essenziale, come la mezza tinta che rende un quadro perfetto – questo è quello che non manca a Santillo 1970 – l’amore per la propria terra.

Ed è alla loro terra d’origine, la Calabria, che i fondatori  Santillo 1970 dedicano la  nuova collezione autunno-inverno 2016/17 e al progetto speciale Radici Project.

Radici Project pone come obiettivo quello di recuperare le antiche lavorazioni artigianali, utilizzando le materie prime del territorio. La ginestra calabrese, un bellissimo fiore dal giallo intenso, viene mescolata al lino e al cotone, rendendola così più morbida. Il risultato è un tessuto di gran qualità, successivamente lavorato attraverso antichi telai di inizio ‘900 restaurati.  Prodotti unici, autentici, che hanno una “vita da raccontare” quelli di Santillo 1970 – che racchiude, in questa capsule, le lavorazioni croquette per le cravatte “handmade”.

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lo showroom Santillo nel cuore di Milano


Nella collezione autunno-inverno 2016/17 ritroviamo il grande attaccamento di Gennaro e Saverio Santillo per la letteratura e i viaggi, capi dal sapore antico che ci riportano ai romanzi di J. R. R. Tolkien – e allora le sfumature saranno verdi come i boschi incantati, marroni corteccia, rosse come il fuoco e blu intense come i cieli di un paesaggio rurale.

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l’uomo Santillo è amante del buon gusto, dei viaggi, della cultura


Tutto è retrò, compreso lo showroom situato nel cuore di Milano, a Porta Venezia, dove tra i manichini risalta la forza del brand per l’attenzione ai dettagli – polsini, asole, colletti e rifiniture – sempre e rigorosamente realizzati a mano.

 

 

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la tecnica utilizzata per la creazione dei capi, trae ispirazione dalla sartoria napoletana


 

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sapori retrò allo showroom Santillo


Un viaggio dove la classe, l’eleganza e il buon gusto ritornano in auge, radici al passato, verso gli anni ’30 – ’40, anni che, secondo Gennaro Santillo, rappresentano la massima espressione dello stile.

 

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è agli anni ’30 e ’40 che trae ispirazione il guardaroba Santillo


La collezione FW 2016/17 è composta da dieci capi e si distingue per l’utilizzo delle mescole di pregiati filati quali flanella, cachemire, fustagno, cotone nelle due versioni “classic”, gli immancabili monofilo e brillanti come il drill, e “rough”.

New entry per questo nuovo progetto è il capo “daily use” ricercato ma versatile. Una camicia che non è più ancorata alle vecchie rigide regole del dress code. Sempre attuali sono i modelli “cult” dell’azienda calabrese, fra tutti la polo-camicia.

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la camicia Santillo


 

La storia di Santillo 1970 nasce nel secondo dopoguerra nella bella Napoli, e arriva a noi oggi grazie alla loro passione, alle tradizioni, all’ amore per la famiglia e per la propria terra, una storia dove l’etica e le pratiche sartoriali sono il “leitmotiv” del brand.

Santillo 1970 ha ancora molto da raccontare, è il libro che abbiamo appena iniziato a leggere e non vorremmo finisse mai.

 

MODELLA DEL MESE – DILYARA DAHLIA ISHTRYAKOVA

MODELLA DEL MESE – DILYARA DAHLIA ISHTRYAKOVA

 

Dilyara Dahlia Ishtryakova –  23 anni, Russia


Foto: Miriam De Nicolo’

Make-up/Hair: Stefania Gazzi 

Modella: Dilyara – @Woman Direct Milan 

Thanks to: Sine Modus, Milano – S2BPRESS, Milano

 

Laureata in medicina, con il sogno di diventare medico, inizia la carriera di modella quasi per caso a 21 anni, presso l’agenzia Modus Vivendi di Mosca.

 

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Giacca Moschino con bottoni a cuore –   gonna blu maxi pois vintage – basco in lana blu Sine Modus


 

 

“Ho sempre pensato che la mia vocazione fosse quella di aiutare gli altri, per questo ho deciso di intraprendere gli studi di medicina. Ma data la mia fisicità sono stata notata da alcune agenzie di moda e ho fatto i primi passi in questo settore quasi per caso. Da allora non voglio più smettere.”

Cosa ti piace del lavoro di modella?

Fare la modella è un lavoro che mi permette di viaggiare e incontrare molte persone, oltre a darmi la possibilità di conoscere culture e lingue diverse. E’ uno scambio e crescita continue.

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Blazer fucsia Yves Saint Laurent


 

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Blazer fucsia Yves Saint Laurent – top con ricami paillettes – pantaloni palazzo neri  Sine Modus – scarpe flat Cinti


 

 

L’agenzia che ti rappresenta in Italia è la Women Direct Milan…

In Italia la Women Direct Milan è l’agenzia che mi rappresenta, rimarrò qui qualche mese per lavori già organizzati, vivo in un appartamento con un’altra modella danese, con cui ho legato subito. Mi diverto molto e faccio un lavoro che amo.

 

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Giacca Moschino – basco in lana Sine Modus


Segui delle diete particolari ?

Nessuna dieta! Mangio tutto quello che desidero perchè mi alleno sodo e pratico sport da sempre.
La mia sveglia è alle 8.00 del mattino, con una buona colazione di porridge (farina d’avena).
Mangio di tutto, dalla carne alle verdure e ne approfitto ora che sono qui in Italia, per assaggiare i vari tipi di lasagna – il mio piatto preferito! Vado pazza anche per la pasta e la panna cotta, il dessert che chiedo ad ogni fine pasto!

 

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Camicia in seta – blazer nero – turbante in velluto – orecchini vintage Sine Modus


Mangio 5 volte al giorno e quando sono fuori casa per casting, porto sempre con mè delle mele per gli spuntini. Mia madre è una chef e da quando sono piccola mi ha insegnato ad apprezzare il cibo i suoi gusti, i sapori, in maniera sana; ovviamente per non negarmi questo piacere, vado in palestra almeno 4 giorni a settimana.

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Camicia in seta – pantaloni in gabardine con micro cristalli – blazer nero -turbante in velluto Sine Modus


Cosa fai nel tempo libero?

In Russia ho frequentato la scuola di musica, non ho mai smesso di suonare quindi pianoforte e violino.

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Camicia in seta – blazer nero -turbante in velluto – orecchini vintage Sine Modus


Cosa vedi nel tuo futuro? Il lavoro di modella, a parte rare eccezioni, ha dei termini

Dopo aver terminato il mio percorso nel mondo della moda, vorrei prendere una specializzazione in medicina, magari nel settore cosmesi o dietologia. Il bene degli altri rimane sempre al primo posto.

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Camicia in seta – bolero in lana con ricami avorio- pantaloni in natté gessato nero su nero –  scarpe Cinti


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Camicia in seta – bolero in lana con ricami avorio- pantaloni in natté gessato nero su nero Sine Modus

Look of the week: Soft Pink

LOOK OF THE WEEK: SOFT PINK

 

Il rosa è protagonista di questo autunno/inverno 2015/16, dal confetto al fucsia, dal bubble al rose quartz, è stato definito tonalità dominante da Pantone Institute.

Dalle passerelle allo streetstyle è d’obbligo avere nel proprio guardaroba almeno un capo pink.

Da abbinare ad accessori colorati o total look per uno stile bon ton.

Qui una carrellata di accessori pink scelti per voi:




(immagini prese da TrendForTrend)

A single man – Fashion Editorial

A SINGLE MAN – FASHION EDITORIAL

Photographer: Miriam De Nicolo’

Model: Nicola Markus

Styling: Alessia Caliendo

Make-up/Hair: Stefania Gazzi

Styling assistant: Caterina Ceciliani

 

 

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A sinistra – cappotto in maglia puntato e completo gessato Mauro Grifoni, camicia in cotone Tommy Hilfiger, scarpe fibbiate in pelle Tommy Hilfiger . A destra – Dolcevita in lana Lardini


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A sinistra – cappotto in maglia e pantaloni in lana Mauro Grifoni, stringate in pelle Rocco P. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Pullover tie dye Ballantyne


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Cappotto doppiopetto Tagliatore, dolcevita in lana e pantaloni spigati Lardini, mocassini lucidi Mauro Grifoni. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Camicia in cotone Tommy Hilfiger, pullover in cashmere Ballantyne. A destra – dolcevita in lana Lardini


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Pantaloni gessati Mauro Grifoni, scarpe fibbiate in pelle Tommy Hilfiger. A destra- dolcevita in lana Lardini


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Location: Lago Maggiore

 

Mostra “Dissoluzione Duomo”, il simbolo di Milano che scompare

Desideravo fermare tutte le cose belle che mi si presentavano davanti, e finalmente questo desiderio è stato soddisfatto” – citava Julia Margaret Cameron, nota fotografa inglese esponente del pittorialismo.

Pare che Giuseppe Di Piazza abbia la stessa attitudine al bello, con la sola differenza che anziché “fermare” le cose, le faccia “sparire”!

Nella sua personale fotografica “Dissoluzione Duomo“, esposta alla galleria Still (via Balilla, 36 Milano) conclusasi il 12 novembre, Di Piazza, come un moderno Houdini, fa letteralmente scomparire il simbolo di Milano: il Duomo.

Cosa ci sia dietro questo gesto, sta a chi l’arte la riceve scoprirlo, non è certo compito dell’autore, che invece lascia molte domande. Lo spettatore quindi, il lettore di queste immagini vede, attraverso una serie di scatti e di aperture progressive a mano libera, un’ondata di luce, un’apparizione che genera una sparizione. La storia di Milano che si sgretola per mano della natura, per opera della luce stessa.
Quanto in queste fotografie c’è di vero, quanto di morale e provocatorio?

Giuseppe Di Piazza racconta di aver avuto l’idea durante una soleggiata giornata meneghina, mentre era in motorino, un pomeriggio di primavera: “Straordinaria l’intensità e il colore di quella luce, voltandomi verso il Duomo, lo vidi inondato da un chiarore così bianco da farlo svanire“.

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Dissoluzione Duomo – totale sequenza di scatti


Il Duomo, simbolo per eccellenza di Milano, è la prima cosa che cerchi quando ti alzi al mattino e l’ultima su cui lo sguardo si posa la sera. Si dice che il Duomo di Milano venga solo dopo San Pietro in Vaticano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell’uomo”  – Mark Twain



Cos’è “Dissoluzione Duomo“? Il seme, il frutto, il fiore che rappresenta l’immensa storia del colosso milanese? Una Chiesa seconda solo a San Pietro in Vaticano, misteriosa quanto ambigua, di una magnificenza e bellezza che tutto il mondo invidia. O è forse l’amore che un siciliano trapiantato a Milano dimostra per la sua nuova casa? L’amore fotografico che imbandisce tutte le arti e porta a consacrare e sconsacrare, saccheggiare e donare, denunciare e conservare tutto quello che il nostro occhio vede?

Giuseppe Di Piazza, noto giornalista, scrittore e fotografo italiano, ci prende per il naso con questo giochetto irrisolto, forse una provocazione voluta – la dissoluzione del Duomo – blasfemia o premonizione?

A voi la risposta.

Oltre all’opera “Dissoluzione Duomo”, Giuseppe Di Piazza ha esposto 100 pezzi unici 20×30, istantanee ritoccate con pastelli ad olio, delle vedute meneghine da lui rivisitate.

Milano Vintage Week 2015, tutto il meglio

Tutto il meglio sulla Milano Vintage Week 2015


Si è conclusa l’8 novembre la Milano Vintage Week, un evento atteso da addetti al settore ma anche curiosi, che ha visto un’affluenza senza precedenti.
Milano Vintage Week è una mostra-mercato con le più esclusive esposizioni di boutique vintage, dagli abiti d’epoca di Delphine, alla selezione dei classici tailleur di Chanel dalla ricerca A.N.G.E.L.O., uno dei punti vendita vintage più esclusivi d’Europa.

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Milano Vintage Week è un’occasione unica dove trovare capi d’annata, i gioielli della nonna che tutte vorrebbero avere, stampe pubblicitarie vintage, alcuni oggetti di modernariato, ma anche un’esclusiva mostra su Valentino (dall’archivio A.N.G.E.L.O) che racconta l’eleganza senza tempo dello stile italiano di un grande couturier, colui che ha fatto sognare le donne di tutto il mondo rendendole ancora più belle e femminili.

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la mostra Valentino alla Milano Vintage Week


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alcuni abiti d’annata nella mostra Valentino


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abiti senza tempo


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la mostra Valentino alla Milano Vintage Week


La qualità dei tessuti, l’originalità delle stampe, la foggia degli abiti, la precisione sartoriale, l’attenzione al dettaglio, l’unicità dei capi, queste tra le ragioni di chi, amante del vintage, si è lanciato nello shopping all’evento. Ma anche etica del riciclo e solidarietà rientrano tra gli ideali MVW, grazie al progetto Vintage Solidale della Fondazione Francesca Rava infatti, nello stand omonimo, il 100% del ricavato è stato devoluto a sostegno del programma Borse di Studio per ragazzi orfani di Haiti.

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Tantissimi gli appuntamenti all’interno dello showroom Riccardo Grassi (via Giovanni Battista Piranesi 4) a cui i visitatori hanno partecipato numerosi: le morbide onde sono tornate tra le acconciature delle signore che nella Beauty Lounge si sono affidate a mani esperte. Coccolate anche dalla make up artist Caterina Todde, i colori e lo stile retrò su occhi e bocche delle fortunate, per poi farsi fotografare nell’angolo di Retroscatto o dalla blogger Serena Autorino di ThePeterPanCollar, che ha aiutato le più indecise negli acquisti, in qualità di consulente fashion.
Divertenti quiz hanno messo alla prova le più esperte con le domande di Margherita Tizzi di Moda a Colazione, tanti i premi vinti da chi il vintage lo ha nel sangue, ma anche tra i libri!

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Non poteva mancare l’appuntamento al gioco – “con le mani nel sacco”: l’astuzia e l’ebbrezza di riempire a scelta un sacchetto di carta di 10,15, 25 euro, dietro rispetto di queste regole – 10 minuti di tempo massimo, non rompere il sacchetto e non uscire dall’orlo. Risultato? La gioia delle partecipanti, di tutte le età, di aver scovato la chicca nascosta tra centinaia di abiti!

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Il saluto all’uscita di una coloratissima installazione Lomo composta da 3000 foto e dall’organizzatore dell’evento, Andrea Franchi: “Milano Vintage Week è riuso e rispetto dell’ambiente, è qualità, lavoro ma anche divertimento – questo ci preponiamo come obiettivo dell’evento. Le migliorìe arriveranno, stiamo lavorando al prossimo appuntamento, perché vogliamo soddisfare le alte aspettative della clientela, per fortuna sempre più esigente”.

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Alcune tra le boutique che hanno partecipato all’evento e gli indirizzi dove scovare delle gioie:

L’isola del tempo perduto: abiti, calzature, merletti, tessuti, lingerie, bijoux, bottoni di Chanel e Valentino, profumi, trousse, cuscini, tendaggi, pizzi, bambole, cartoline, quadri, borse, passamaneria, tovaglie, fotografie, biancheria della nonna – PARIGI – MILANO – MONTECARLO (Tel. 339-2672863)

Spazio 54 : i tanto amati orecchini della nonna, gli eleganti abiti in velluto nero, le borse in gobelin, le spille più preziose, i guanti in pizzo e molto altro. ( via Pegreffi 7/a, Sondrio – tel. 348-6461601 – Pagina Facebook: mercatini vintage di Lucia Negrini)

Collezione Privata: vintage, design, arte e modernariato, due simpatici e gentili signori vi mostreranno la “collezione privata” della figlia Eleonora Grandi, fatta di bauli della nonna, borsette in vera pelle anni ’40, abiti – ’50 – ’60 – ’70, foulards ricamati e originali cappelliere. (Tel. 333 – 5058025 Via Trento 17, Moncallieri – Torino)

Delphine: Una tra le più belle boutique vintage di Milano. Abiti e accessori d’epoca, abiti da camera in velluto, camicette in stile vittoriano, lingerie vintage di seta, un vero angolo di paradiso per le più affezionate.
(Via Cola Montano – quartiere Isola – Milano – shop www.delphinevintage.etsy.com – Tel. 347- 7347030)

Telma Vintage: La più vasta scelta di occhiali vintage dal 1960 fino alla metà del 1990. Accessori d’epoca dal 1900 tra bigiotteria, borse e curiosità. (Tel 393-8898178 – mail: telma.slima@gmail.com)

Shabby Chic Vintage: abiti vintage firmati, cappelli originali anni ’30 – ’40 – ’50, pellicce, accessori, guanti, borse, gioielli, cinture, occhiali, calzature. Un’elegante signora che troverete nelle migliori fiere del vintage italiano (di Bernardelli Nicoletta – Via Argine Po, 649 Tel 320-0836825).

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(foto di Miriam De Nicolo’)

Matteo Bertolio, la follia che salva

Matteo Bertolio all’anagrafe, fotografo sulla carta d’identità, le cover di Elle, Marieclaire e i migliori magazines di moda sul curriculum, Milano, Formentera, Messico le sue dimore.

Avete presente D’Artagnan e i tre moschettieri? Il pizzo, il baffo all’insu’, quella capigliatura un po’ arruffata? Ecco Matteo Bertolio è uno di loro, potrebbe essere Porthos, il più farfallone, amante della bella vita, delle donne, del buon vino e della musica.
Ha gli occhi di un azzurro ghiaccio, trasparenti, uno spirito vivace, un’intelligenza nervosa e vulcanica, alimentata da una rara sensibilità al bello. Matteo Bertolio non si può definire un “fotografo”. Matteo Bertolio è un visionario!

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Mi accoglie nella sua casa milanese, le pareti coperte dai suoi lavori, le credenze colme di cristalli, la cucina colorata di spezie, “oggetti di memoria senza limite, ogni tanto li guardo e mi ricordano che sono un essere migratorio, loro sono stanziali, io no. Forse un giorno li riporterò dove li ho ritrovati”.

Impossibile parlare di intervista con quest’uomo bizzarro, perché tira fuori una serie di aneddoti, uno più romanzesco dell’altro, fatti e misfatti della sua vita, del suo lavoro, personaggi incontrati per caso, viaggi vissuti e immaginari, Jodorowsky nelle sue frasi, la psicomagia, perché la fotografia è diventata quello che è diventata…
Discutiamo dei modelli dell’era digitale, di come le idee concettuali vadano sopendosi, di come la complessità, la natura e la verità della fotografia siano quasi dimenticate. In alcune “opere” di Matteo Bertolio, le chiamo così perché non cito solo le fotografie, ma anche i lavori in qualità di art director, possiamo leggere dei racconti. Sono delle storie che testimoniano il suo pensiero e il suo background artistico (Bertolio nasce e cresce in una famiglia dove respira arte – il padre è un artista), sono delle produzioni didattiche, a volte moraleggianti, altre di puro intrattenimento o di ricerca estetica, quale “Art Flower”, una donna nuda su un tappeto di fiori rossi che rappresenta il suo pistillo.

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Art Flower


O il caso di una advertising in cui rappresenta “la madonna dell’economia”: “la celebrazione di una economia dedicata al petrolio, la metafora di un bambino che accetta un olio-latte nero materno, nutrendosi di esso. Lei è una donna araba tradizionale, il bambino è nudo come un angelo in un quadro sacrale, e dunque senza una sua materia difensiva.”
(La realizzazione dell’immagine è stata fatta in collaborazione con Enrico Chiadò Rana, storico direttore creativo della pubblicità italiana).

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La madonna dell’economia


O la foto che realizzò nel 2004 per le olimpiadi, sognando la premiazione di una gara di nuoto 100m stile libero terminata con la vittoria di una nuotatrice iraniana, in costume, ed uno chador Nike ad accennare un altro sorriso.

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Iran


Ho conosciuto diversi fotografi, e in tutti loro ho trovato l’ ossessione del lavoro, mangiati dall’idea di dover essere i migliori creando dei teatrini social: chi si veste da dittatore dietro un pc, chi s’inventa lavori che nessuno ha mai offerto loro, chi si loda in panegirici imbarazzanti. In Bertolio tutto questo non c’è, semplicemente perché non ne ha bisogno. Quasi estraneo al mondo social, un account con gli amici di sempre, lontano dalle urla e dal folklore 2.0
Un pomeriggio Bertolio gironzolando tra le camere con i mantelli messicani che vorrebbe importare in Italia, riflette a voce alta su come modernizzarli, se ci sarebbe mercato in questo paese, poi passa alla sua postazione studio – una skype call con l’agente di sempre – e, ancora scalzo, mi mostra il progetto che ha in mente, sfogliando tra i suoi archivi fotografici. Una continua folgorazione, zampilla di lampadine accese, la sua comunicazione è netta, chiara, ma come un fiume in piena – non riesco a trattenerlo. Bertolio è così, conserva l’entusiasmo dell’artista che “deve dire” e deve dirlo al mondo intero. Ora, adesso, subito. Ma poi un’altra idea lo sfiora e quindi come un’ape si posa su un altro fiore.

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Safe Sex


Foglio alla mano discutiamo un progetto insieme – una mostra che tratta il tema della dipendenza digitale. E io prendo appunti perché non voglio perdere una parola, un titolo, una citazione, un nome. E ne parla come se volesse salvare il mondo. E’ questo che rende speciale il suo lavoro – il fatto che ogni singola immagine, ogni singola storia fotografica, sia per lui qualcosa di speciale. E in fondo è lo stesso sentimento del bambino che ama il suo primo pallone – eppure è solo un pallone!

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E come i fuochi d’artificio in cielo in piena festa di paese arrivano al silenzio, Bertolio lascia l’Italia e va a riposare in Messico, dove pure ha casa. Lo fa in continuazione, passando pure per Formentera. E’ un viaggiatore, uno scopritore, un navigatore, un curioso, Matteo Bertolio è quella voce della coscienza che ogni tanto torna e ti dice “Ehi, svegliati!”.

L’elegante modernità di Domenico Cioffi

ZEELAND –  COLLEZIONE PRIMAVERA/ESTATE 2016 DOMENICO CIOFFI 

L’approccio alla moda di Domenico Cioffi è straordinariamente sperimentale, audace, dal sapore artistico. Abiti come opere d’arte per la collezione Primavera-Estate 2016 ispirata al film “Lezioni di piano” di Jane Campion del 1993, vincitore della Palma d’oro al 46º Festival di Cannes e di tre Premi Oscar nell’edizione del 1994: migliore attrice (Holly Hunter), migliore attrice non protagonista (Anna Paquin) e migliore sceneggiatura originale (Jane Campion).

una scena tratta dal film “Lezioni di piano”


« C’è un grande silenzio dove non c’è mai stato suono, c’è un grande silenzio dove suono non può esserci, nella fredda tomba, del profondo mare »

I costumi d’epoca, l’atmosfera, la fotografia e l’ambientazione diventano il linguaggio con cui Domenico Cioffi realizza i suoi abiti, a partire dai modelli in taffettà di seta e mikado, ampi e rigorosamente black.

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La pelle torna protagonista in crop top finemente arricciati e abiti azzurro polvere ampi che il designer arricchisce di tagli geometrici netti, abbinandoli ad ampie gonne svasate a vita alta in contrasto con capi in vernice nera.
Pieghe che si trasformano in sfrontati profili di piume nere, cucite su organza, richiamo simbolico delle popolazioni indigene Maori, presenti nel film della Campion.

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Romantico, ma lontano dalla dipendenza nostalgica, Domenico Cioffi utilizza materiali tecnici e lavorazioni moderne; nella collezione troviamo dettagli di ruches sulle tasche e sulle spalline, nastri di raso, piume e organza, in antitesi alla onnipresente vernice nera delle gonne e dei top.

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Destinata a un’identità artistica, la collezione spring-summer 2016 si colora di atmosfere Vangoghiane.

Il richiamo all’Olanda è forte in Domenico Cioffi che vive tra Amsterdam e Napoli, la prima, una città dal forte spirito creativo dove nascono collaborazioni tra fotografi, artisti e lo stesso designer.

Dalle immense distese di campi di grano, Cioffi riprende i colori e come su una tela nascono abiti dal taglio seventies in tessuto jacquard, maglie ampie e strutturate, sovrapposizioni di volumi scultorei dando spazio ad eleganti mikado blu Klein, al giallo ocra e al blu elettrico.

Ad una delle più belle campagne nord europee, la Zelanda, Domenico Cioffi dedica questa collezione, dove si riconoscono l’intelligenza emotiva legata all’avanguardistico uso della contrapposizione dei tessuti. Tutto diventa il contrario di tutto, seppur così poeticamente perfetto.

(colonna sonora Michael Nyman – The heart asks pleasure first)



Campo di grano con volo di corvi, olio su tela, 50,3x103 cm, 1890, van Gogh Museum, Amsterdam
“Campo di grano con volo di corvi” Van Gogh 1890


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Guarda tutta la collezione primavera – estate 2016 di Domenico Cioffi: