La Bella e la Bestia diventa realtà: la rosa incantata che non sfiorisce mai esiste davvero

La Bella e la Bestia, il film live action che ripropone il classico Disney con attori in carne e ossa, diventa realtà. Il simbolo più iconico della magica storia d’amore tra la bella appassionata di libri e il principe trasformato in bestia esiste davvero: è la rosa incantata, conservata sotto una campana di vetro, che nel film rappresenta lo scorrere del tempo fino allo spezzarsi dell’incantesimo. La realizza un fioraio inglese, che con il brand Forever Rose si occupa da anni delle decorazioni floreali per la Famiglia Reale e ha deciso di portare un po’ di magia nelle vite delle principesse moderne. Conservati sotto una campana di vetro, proprio come la rosa incantata de La Bella e la Bestia, le rose e i bouquet di Forever Rose non sfioriscono mai. Non hanno bisogno né di luce solare né di acqua, e aggiungono un tocco di romantico incanto all’arredamento di casa.


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Qual è il segreto della rosa incantata di Forever Rose? Si tratta di una varietà che cresce nei «terreni vulcanici ricchi di minerali dell’Ecuador – si legge nel sito web dell’azienda – Crescono fino a dieci volte più resistenti e con petali cinque volte più grandi di qualsiasi altro fiore esistente». Si può scegliere fra trenta varietà di colore, oppure creare un intero bouquet mescolando le rose, ma la più richiesta è proprio The Bella Rose, creata appositamente in collaborazione con Disney in occasione dell’uscita del live action La Bella e la Bestia (acquistabile qui). Il film con Emma Watson e Dan Stevens ha riacceso i cuori dei bambini che negli anni ’90 si erano innamorati del cartone animato, della romantica fiaba e di una delle principesse più moderne e femministe della storia Disney. Per acquistare la propria rosa incantata bisogna spendere dai 70 ai 300 dollari, ma è un investimento a lungo termine: non sfiorirà mai.


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Alcantara in mostra a Palazzo Reale

Per il terzo anno consecutivo, Alcantara torna ad essere protagonista delle dieci stanze dell’Appartamento del principe di Palazzo Reale, a Milano: si intitola “Codice di avviamento fantastico. Alcantara e 6 artisti in viaggio nell’appartamento del Principe” il percorso espositivo inaugurato lo scorso 25 marzo: la mostra, curata da Davide Quadrio e Massimo Torrigiani, patrocinata dal Comune di Milano, da Milano Art Week e da Palazzo Reale, esplora le opere di Aki Kondo, Michael Lin, Soundwalk Collective, Georgina Starr, Nanda Vigo e Lorenzo Vitturi: questi i sei artisti chiamati ad interpretare lo stile di Alcantara, sulle orme di Gianni Rodari e dei suoi versi. “Siamo orgogliosi di portare in scena la singolare versatilità del materiale, facendo dialogare ancora una volta Alcantara con arte e design”, così ha commentato Andrea Boragno, presidente e ad dell’azienda. Un progetto ambizioso, che si propone di interpretare in chiave contemporanea uno spazio storico attraverso la sensibilità artistica di sei creativi provenienti da mondi e Paesi diversi: gli artisti hanno così fornito la propria personale visione del celebre tessuto, in un suggestivo percorso immaginario che unisce i colori e le stampe alla Grammatica della Fantasia di Gianni Rodari. E proprio a Rodari si deve il titolo stesso dell’esposizione, contenuto in una novella. In un percorso articolato in una serie di installazioni iconiche si snoda una condivisione di storie e pensieri, in bilico tra suggestioni oniriche e fantascientifiche. La mostra resterà aperta fino al 30 aprile 2017.

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I bijoux di Carlo Zini in mostra a Cremona

Si è aperta lo scorso 25 marzo la mostra curata da Grandi bigiottieri italiani: nella cornice del Museo del Bijoux di Casalmaggiore, Cremona, una rassegna esclusiva curata da Bianca Cappello celebra le creazioni di Carlo Zini. La rassegna, giunta alla sua terza edizione, dedica quest’anno una sezione monografica al designer milanese: una lunga e prolifica carriera, quella di Zini, che ha collaborato con brand come Enrico Coveri, Raffaella Curiel e Moschino. L’alta artigianalità manifatturiera si unisce a colori audaci e ad una creatività fuori dal comune: “Sono un uomo che ha avuto la fortuna di fare quello che sognava di fare”, così Zini ha commentato più volte la propria arte. Lui, nato nel 1950, si è imposto come una delle firme più autorevoli della bigiotteria italiana: ora la sua arte viene omaggiata a Cremona, fino al 4 aprile. Turchesi, rubini, zirconi, madreperla, oro, smeraldi e diamanti, per orecchini, collier preziosi e monili portatori di un’estetica sofisticata ed unica: la storia di Carlo Zini inizia nel laboratorio orafo del padre, dove il giovane impara i trucchi del mestiere. Appena sedici anni entra nell’azienda di Diana Monili, dove diviene modellista. Determinante nella sua carriera l’incontro con Cathy Berberian, cantante e moglie del compositore Luciano Berio, che sarà pigmalione del designer, commissionandogli i primi bijoux. Mirabile arbiter elegantiae, Zini ama mixare i pezzi scovati nei mercatini vintage alle pietre preziose. Influenzato da suggestioni etniche e da un classicismo di fondo, i suoi raffinati amuleti sposano il gusto delle icone contemporanee, che ne amano ogni creazione. In bilico tra sperimentazione e amore per la tradizione, Zini crea gioielli per una donna emancipata ed ironica: la sua estetica è caratterizzata da un’incessante ricerca per il gusto, in un mix di antico e moderno.

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Lady Gaga compie 31 anni: i migliori look della trasformista della musica

Ha compiuto ieri 31 anni Lady Gaga, diva della musica pop, amatissima per i suoi look istrionici e per il talento raro: sangue italianissimo nelle sue vene, Stefani Joanne Angelina Germanotta è nata il 28 marzo 1986 a New York, da Joseph Germanotta, imprenditore statunitense di origini siciliane. La famiglia di Stefani viene da Naso, piccolo comune nell’entroterra messinese. La madre Cynthia Bissett, è una casalinga di origini franco-canadesi. Stefani cresce nell’Upper West Side di Manhattan, insieme alla sorella minore Natali; la giovane frequenta la scuola cattolica per sole ragazze Convent of the Sacred Heart School. Molto disciplinata e studiosa, Stefani è oggetto di atti di bullismo data la sua indole insicura.

Già durante gli anni del liceo la passione per la musica si fa sentire: a quindici anni la giovane fa una breve apparizione nella serie televisiva I Soprano, mentre a 19 anni appare nel programma televisivo di MTV Boiling Points. Nello stesso periodo subisce una violenza sessuale, che causa in lei un profondo trauma: Stefani trova rifugio nell’alcol e nei disturbi alimentari. Dopo il liceo, la giovane entra alla Tisch School of the Arts di New York, che però abbandona successivamente per dedicarsi alla musica. Dapprima la vediamo esibirsi nei locali del Lower East Side, dove si impone per il suo stile provocatorio. Lady Gaga c’è già tutta nelle esibizioni accanto alle drag queen e agli spogliarellisti: così Stefani forgia l’immagine che la rende iconica sulla scena musicale, un mix perfetto di teatralità e provocazione. Sofisticata e chic come l’ultima delle dive, l’artista scrive testi irriverenti conditi da una musicalità del tutto nuova. In breve il suo stile la aiuta ad imporsi come una degli artisti contemporanei più amati.

Oltre alla sua musica (tante le hit di successo, da Poker Face a Bad Romance fino all’ultimo singolo Million Reasons), è proprio quel suo stile unico ad averla resa uno dei volti più carismatici del momento attuale: teatrale e vulcanica, Lady Gaga è una vera trasformista, amante della masquerade più estrosa. Accostata spesso ad icone della moda come Isabella Blow e ad artiste come Cher, la passione per la moda le è stata trasmessa dalla madre.

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Lady Gaga è nata a New York il 28 marzo 1987



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Tra i suoi designer più amati l’indimenticabile Alexander McQueen. Premiata dal Council of Fashion Designers of America con il Fashion Icon Award nel 2011, Lady Gaga è a tutti gli effetti considerata una delle icone fashion più ammirate del mondo: prima cantante ad essere insignita di tale onorificenza, la star ha anche calcato più volte la passerella, sfilando per Mugler e Marc Jacobs. Inoltre ha anche lavorato come fashion editor per la rivista V, ed è stata inserita nella lista delle 100 icone della moda stilata dal Time, accanto ad artisti come Madonna, Michael Jackson e i Beatles.

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Il suo stile iconico ha reso Lady Gaga una delle icone fashion contemporanee più amate


«I’m not real. I’m theatre», così la cantante ha definito il proprio stile: tra le variazioni di peso e gli innumerevoli successi che l’hanno vista protagonista, Lady Gaga ci ha abituato nel corso degli anni a look altamente scenografici, come abiti fatti di carne cruda, bolle di plastica e pupazzi di Kermit la Rana. Grottesca e femme fatale, la cantante è molto amica di Giorgio Armani e di Donatella Versace, per cui è stata anche testimonial nel 2014. Dal 2012 il suo consulente in fatto di immagine è Brandon Maxwell.

Antonio Grimaldi veste Amy Lee degli Evanescence

Nuovo successo internazionale per lo stilista italiano Antonio Grimaldi: dopo essere stato ammesso nell’Olimpo dell’haute couture, presentando la sua ultima collezione durante la settimana dell’alta moda parigina, il designer è stato scelto da Amy Lee, frontwoman del gruppo statunitense Evanescence, per il video del nuovo singolo ‘Speak to me’. La cantante nel videoclip indosserà una creazione haute couture firmata da Grimaldi: il brano è stato scelto come colonna sonora del film ‘Voice from the Stone’, diretto dal regista Eric D. Howell, con protagonista la bellissima Emilia Clarke. Ispirata al romanzo di Silvio Raffo, la pellicola uscirà nelle sale il prossimo aprile. Amy Lee nel videoclip indossa un sontuoso abito acquamarina: immortalata come una ninfa silvestre, la cantante sfoggia un lungo abito romantico, che ne esalta l’incarnato eburneo e i lunghi capelli corvini. Classe 1981, Amy Lee è cofondatrice del gruppo, nato nel 1998. Antonio Grimaldi, couturier romano formatosi alla scuola di Fernanda Gattinoni, non è certo nuovo nel fashion biz: amatissimo da dive contemporanee e teste coronate, tra le sue fan spiccano nomi del calibro di Ornella Muti e Fiorella Mannoia, che ha indossato le sue creazioni nell’ultima edizione del Festival di Sanremo. Ora ad interpretare una vestale onirica la frontwoman degli Evanescence, che sembra essere perfetta nella mise scelta per il nuovo videoclip. Un successo tutto italiano, che ci rende orgogliosi di una delle firme più amate nel panorama internazionale della moda.

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Bar Refaeli mamma bis: la top model è di nuovo in dolce attesa

Bar Refaeli sarà di nuovo mamma: la splendida top model israeliana ha appena reso noto di essere in attesa del secondo figlio. E’ ancora una volta Instagram il canale privilegiato dalle celebrities per diffondere la notizia del lieto evento: Bar Refaeli ha scelto di postare sul social network una foto che evidenzia il pancino arrotondato. “C’è qualcosa in forno”, così la modella ha commentato la fotografia. Dopo aver dato alla luce la sua prima figlia lo scorso agosto, Bar Refaeli si appresta a diventare mamma per la seconda volta: sposata con l’imprenditore Adi Ezra, sposato lo scorso settembre nel Carmel Forest Spa Resort ad Haifa, in Israele, la modella è già mamma di Liv, nata ad agosto all’Ichilov Hospital di Tel Aviv. La bellissima modella non aveva mai nascosto il suo desiderio di maternità: dopo essere stata legata per anni a Leonardo Di Caprio, Bar Refaeli ha trovato nell’imprenditore israeliano Adi Ezra l’uomo della sua vita, con cui creare una famiglia. “Ho sempre voluto avere bambini”, aveva ammesso la top model durante un’intervista ad Hello! Magazine. “Mi piacciono molto i bimbi e non mi ha mai spaventato l’idea di averne uno.” Nata ad Olesh il 4 giugno 1985, Bar Refaeli ha iniziato la sua carriera nella moda nel 1999, a soli 14 anni, firmando il suo primo contratto con l’agenzia Irene Marie Models. Curve sinuose per 1,75 di altezza, nel 2000 vince il Model of the Years isrealiano: da lì la sua carriera è in forte ascesa e innumerevoli sono le cover collezionate, da Elle a Maxim fino a Vogue e GQ. Nel 2007 appare sulla cover di Sports Illustrated, dove sarà immortalata anche nel 2008 e nel 2009. Nella sua giovinezza la top model è stata coinvolta anche in uno scandalo per avere sposato un amico di famiglia per evitare il servizio militare, obbligatorio in Israele per uomini e donne. La modella è stata legata sentimentalmente all’attore David Charvet, ad Uri El-Natan, figliastro del magnate israeliano Erwin Eisenberg, ad Arik Weinstein e Leonardo DiCaprio: dall’estate 2012 ha una relazione con Adi Ezra. L’11 agosto 2016 è nata la primogenita della coppia, Liv Ezra.

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L’annuncio della seconda gravidanza della top model, dato da lei stessa dal suo account Instagram

Il discorso di Valeria Bruni Tedeschi ai David di Donatello

Ha avuto luogo ieri la cerimonia di premiazione della 62ª edizione dei David di Donatello: una manifestazione coinvolgente, che, come di consueto ha visto premiata l’eccellenza del cinema d’autore italiano. Condotta da Alessandro Cattelan, la cerimonia si è svolta presso gli Studi De Paolis di Roma ed è trasmessa in diretta sui canali Sky Cinema, Sky Uno e TV8. A monopolizzare l’attenzione è stata Valeria Bruni Teseschi, vincitrice del premio come Migliore Attrice Protagonista per il film La Pazza Gioia di Paolo Virzì: molto toccante è stato il discorso con cui l’attrice italiana ha commentato la vittoria, tra lacrime di sincera commozione e risate spontanee. In un momento tanto importante per la sua carriera, l’attrice ricorda gli amici più cari, gli uomini che ha amato e che l’hanno amata, e infine i figli e le persone più importanti della sua vita.

Ha avuto solo 45 secondi a disposizione, Valeria Bruni Tedeschi, ma l’emozione palpabile non le ha giocato brutti scherzi: sono arrivate copiose tutte le lacrime a suggellare un momento unico, che segna un altro grande successo nella sua lunga carriera. Sorella della celebre top model ed ex Première Dame di Francia Carla Bruni, Valeria Bruni Tedeschi è nata a Torino il 16 novembre 1964: figlia dell’industriale Alberto Bruni Tedeschi e della pianista Marisa Borini, Valeria ha un altro fratello, Virgilio, scomparso prematuramente nel 2006 a causa di complicanze dovute al virus dell’HIV. Lasciata l’Italia per paura degli attentati terroristici delle Brigate Rosse, la famiglia di Valeria si trasferisce a Parigi quando la giovane ha appena 9 anni.

L’amore per il teatro scorre già nelle vene della ragazza, che frequenta l’Ecole des Amandiers di Nanterre: qui tra i suoi insegnanti spicca Patrice Chéreau, che la aiuterà a esordire nel mondo del cinema nel 1987 con Hôtel de France del quale era regista. Tante le pellicole interpretate da Valeria Bruni Tedeschi, e numerosi i riconoscimenti ottenuti: nel 1996 l’attrice vince il suo primo David di Donatello per il film La seconda volta, di Mimmo Calopresti. Nel 1998 arriva la seconda vittoria con La parola amore esiste, sempre per la regia di Calopresti. Ma è in Francia, sua patria d’adozione, che la carriera di Valeria Bruni Tedeschi vede la vera svolta, grazie a pellicole come Le persone normali non hanno niente di eccezionale, di Laurence Ferreira Barbosa, film per cui si aggiudica il premio César come miglior giovane promessa femminile e il premio come miglior interprete femminile al festival di Locarno. Valeria recita anche per François Ozon, nel film CinquePerDue-Frammenti di vita amorosam che la vale una candidatura agli European Film Awards 2004 come migliore attrice.

Nel 2003 l’esordio come regista con il film autobiografico È più facile per un cammello…(Il est plus facile pour un chameau…), con il quale ha vinto il Premio Louis-Delluc come migliore opera prima. Nel 2006 dirige ed interpreta la sua opera seconda, Attrici. Nel 2009 gira Baciami ancora, la cui interpretazione le vale una candidatura ai Nastri d’argento come miglior attrice non protagonista. Tra gli altri film che la vedono protagonista Il capitale umano di Paolo Virzì, che l’ha diretta anche in La Pazza Gioia, pellicola per la quale l’attrice si è aggiudicata il David di Donatello 2017. Durante il suo discorso l’interprete è stata raggiunta sul palco dalla compagna di set Micaela Ramazzotti: «Senza di lei, senza Donatella, Beatrice non potrebbe esistere», così Valeria Bruni Tedeschi ha commentato il suo personaggio nel film. Una pellicola struggente e delicata, quella di Virzì, che racconta il percorso di persone troppo fragili per affrontare la vita.

Valeria Bruni Tedeschi durante il suo discorso di ringraziamento alla premiazione dei David di Donatello
Valeria Bruni Tedeschi durante il suo discorso di ringraziamento alla premiazione dei David di Donatello


«Ringrazio Franco Basaglia», ha continuato poi l’attrice, «che cambiò radicalmente l’approccio della malattia mentale in Italia. Paolo Virzì, che mi guarda da anni con tenerezza, allegria e senza paura. Ringrazio la mia amica Barbara, che mi propose ufficialmente la sua amicizia il primo giorno di asilo e mi dette un po’ della sua focaccia facendomi sentire magicamente non più sola». «Ringrazio poi i miei amici, le mie amiche senza i quali non potrei vivere. Il mio povero psicoanalista. Ringrazio Leopardi, Ungaretti, Pavese ma soprattutto Natalia Ginzburg, i cui libri mi illuminano e mi consolano». Come un flusso di coscienza, Valeria Bruni Tedeschi continua, ringraziando le figure che più l’hanno ispirata nel corso della sua lunga carriera: da Anna Magnani a Fabrizio De Andrè, dalla madre alla sorella alla zia, fino agli uomini. Non solo coloro con i quali ha vissuto delle storie d’amore, ma anche quelli che l’hanno rifiutata: «Ringrazio gli uomini che mi hanno amata, che ho amato e anche quelli che mi hanno abbandonata, perché mi sento fatta di tutti loro, ed è a loro che mi racconto. Ringrazio gli sconosciuti che mi fecero un sorriso, un gesto, ma nei giorni più bui. Ringrazio i miei due meravigliosi bambini. Ecco. E grazie a voi. Scusate».

Franca Sozzani premiata come icona della moda negli USA

È Franca Sozzani l'”icona della moda” secondo il Council of Fashion Designers of America: la direttrice di Vogue Italia, scomparsa lo scorso dicembre, riceverà il premio alla carriera, doveroso omaggio al suo operato nel fashion system. Il prestigioso riconoscimento è stato annunciato negli stessi giorni in cui è stato reso ufficiale il fidanzamento del figlio Francesco Carrozzini, con Bee Schaffer, figlia di Anna Wintour, celebre direttrice di Vogue America nonché grande amica della compianta Sozzani. E negli stessi giorni in cui il giovane fotografo e regista, firma del documentario “Franca. Chaos and Creation”, dedicato alla madre prima della sua prematura scomparsa, si fidanza con la figlia della Wintour, la memoria di Franca Sozzani viene onorata con quello che è universalmente considerato tra i più prestigiosi riconoscimenti nel mondo della moda americana. Classe 1950, Franca Sozzani era nata a Mantova: dopo aver conseguito una laurea in Lettere e filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, la giornalista iniziò la sua carriera dalle pagine di Vogue Bambini, rivista fondata nel 1973. Successivamente divenne direttrice di Lei e di Per Lui. Nel 1988 la svolta nella sua carriera, con l’incarico di direttrice di Vogue Italia, che manterrà fino alla fine. La signora della moda italiana è scomparsa lo scorso 22 dicembre all’età di 66 anni, dopo aver combattuto una dura battaglia contro il cancro. Il premio conferitole postumo dal Council of Fashion Designers of America sarà consegnato a giugno.

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Cristiano Burani tra streetwear e grunge – FW 17/18

“Studiata trasandatezza”, questo il termine che definisce la moda “grunge”, quella ribelle anticonformista dalle posizioni antiborghesi.

E allora dalla strada arrivano i maglioni finto-usurati, le t-shirt da indossare alle manifestazioni sulle libertà sessuali, le maxi platform in poliuretano stratificato, i giochi di sovrapposizioni che vedono il maxi cardigan sotto il vestito e la lingerie-pijama come dress code serale. E’ questo il trend per l’autunno-inverno 2017/18 di Cristiano Burani.



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Effetto tridimensionale per la maglieria che diventa protagonista, declinata in total look di alpaca, dal dolcevita al pantalone a zampa; il gessato maschile viene abbinato al pizzo valencienne, il velluto a macro coste nei toni della terra, del cammello, e i plissé bronzati, silver e laminati.

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Guarda qui la collezione Cristiano Burani autunno-inverno 2017/18:

 



CAMPI DI COLORE MONDRIANI NELLA COLLEZIONE FW 17/18 DI ANTEPRIMA

IL GUSTO VINTAGE DEI ’40 RIVIVE NELLA SFILATA ELISABETTA FRANCHI FALL WINTER 17/18

SFILATA PHILOSOPHY DI LORENZO SERAFINI FALL WINTER 2017/18

BYBLOS TRA ROTHKO E NOLAND – COLLEZIONE AUTUNNO/INVERNO 17/18

TRA LE CALLI VENEZIANE E I GIARDINI DI GIVERNY VIAGGIA LA DONNA ALBERTA FERRETTI F/W 2017/18

LE DONNE ONIRICHE DI ANGELO MARANI – COLLEZIONE FW 2017/18

WUNDERKIND AUTUNNO/INVERNO 2017/18

Fuorisalone 2017: Anticipazioni e novità della Milano Design Week

Aria di fermento per l’edizione 2017 del Fuorisalone durante la Milano Design Week: tecnologia, design nomade e sociale, manifattura 4.0, nuovi trend e naturalmente tanto colore.
Dal 4 al 9 Aprile 2017 il Fuorisalone come ogni anno regalerà chicche ai tanti visitatori arrivati da ogni parte del mondo.
Con uno sguardo rivolto al design del futuro e ai temi più attuali sviluppati da aziende e designer, l’edizione 2017 dedicherà il proprio obiettivo al Design to connect.
BASE, Mudec, SuperStudio, Museo Armani e Via Savona, daranno spazio a progetti dal profilo internazionale: Giappone, Cina, Brasile, Lettonia, Messico, Francia, Polonia, Olanda, Singapore, Germania, USA, Turchia e UK.

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Zona Porta Genova: il design diventa flessibile e a portata di bisogni ed esigenze in continua evoluzione.
Spazio al colore al Superdesign Show di Superstudio: Time To Color è il tema di quest’anno che, propone installazioni spettacolari in una vasta gamma di colori, esaltando la particolarità di ogni prodotto realizzato da designer emergenti e grandi brand.
Hotel Magna Pars Suites Milano e Magna Pars Event Space: ospitano lo storico Atelier di maioliche faentine Ceramica Gatti 1928, sono opere significative e che rappresentano un forte legame tra l’arte e l’azienda che ha sempre accolto gli artisti più noti (tra cui Luigi Ontani che sarà presente con la sua opera Aidialettica), dal Futurismo al Contemporaneo, al moderno.
Karim Rashid, composito designer, animerà l’esclusivo party del Magazine “F”, che festeggia i suoi primi cinque anni partecipando per la prima volta al Fuorisalone.

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Negli spazi intorno a Opificio 31: Milano Space Maker propone la seconda edizione di “Tortona Rocks”, “People and Places” è il tema ispiratore per l’edizione 2017, con nuove dinamiche presenti nella scena globale che si ritrovano nelle installazioni House Within a House di Stellar Works, e nella collettiva cinese RòngContemporary Design Exhibition.
Un Fuorisalone dedicato anche al Design sostenibile grazie alla mostra Design Nomade, che sarà inaugurata negli spazi dell’Ex Ansaldo; Design Nomade rappresenta il primo progetto espositivo nato da una collaborazione internazionale a cura di Base Milano e Stefano Mirti.

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In esposizione opere diverse tra loro ma accomunate da un’unica idea, quella del design agile, dedicato ai nuovi bisogni del vivere contemporaneo: Itaca (casa portatile) è l’opera di Elena Bompani, WaterBed di Daniel Durin è invece un’abitazione sull’acqua.
Quiubox di Tomaso Boano e Jonas Prismontas, sono due strutture “itineranti” che diverranno InfoPoint della zona, incubatore e punto di contatto tra le comunità Afro-Colombiane.
Manifattura 4.0 The Challenge for the future of the Italian companies è l’evento ospitato sempre da BASE Milano, organizzato da CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato e dalla Piccola e Media Industria.
Due sono i progetti speciali: “Green Smart Living” e “ROBOTRIP | open tools for art and design”, nato dalla collaborazione tra WeMake e Caracol Design Studio, e l’installazione a cura di Raumlabor e Moleskine, che durante la Milano Design Week regalerà ai presenti una chicca, far conoscere il processo creativo che si nasconde dietro il design del suo Classic Backpack.

Photo credit: Mbnews, Fuorisalone.it

Il gioco delle silhouette sfila sulla passerella di Comme des Garçons

Teatrale e futurista la collezione di Comme des Garçons, che ha sfilato nell’ambito della Paris Fashion Week: Rei Kawakubo esplora il futuro della silhouette, in una collezione altamente sperimentale ed avanguardistica, che gioca con le proporzioni osando fino all’eccesso. Sulla passerella parigina si alterna una parata di capi scultorei, tra busti iconici e corazze. Dimenticate ogni diktat precostituito: qui la parola d’ordine è osare, in un continuo gioco di rimandi. Le nuove silhouette di certo colpiscono l’occhio e la mente: le braccia, tagliate fuori dal guscio, sono le grandi assenti. Largo a palle di cotone che ricordano sculture ancora in fase di elaborazione, e suggestioni oniriche, per eteree creature misteriose che sfoggiano le Nike ai piedi. Come due gemelle, una coppia di mannequin percorre il catwalk come si trattasse di una dimensione sconosciuta, un pianeta misterioso che le ospita temporaneamente: suggestioni post-apocalittiche pervadono l’intera collezione, caratterizzata da blocchi di lana e materiali grezzi, sapientemente accostati a texture luxury. Clessidre si alternano a blocchi a forma di sfera, in un gioco infinito di varianti, per un effetto altamente scenografico. Come un bulbo o una corazza iridescente, la donna di Kawakubo è nascosta dentro blocchi monolitici che ne occultano la vera silhouette, come in un gioco di specchi deformanti. Una collezione intrisa di simbolismi ed allegorie misteriose, in bilico tra note siderali che auspicano l’avvento di una nuova era ed accenni ad una femminilità celata. Creature eteree e quasi aliene, le donne di Comme des Garçons inaugurano un’epoca nuova per la moda, in cui la sperimentazione più avanguardistica si unisce all’estro senza confini.