«I diamanti sono i migliori amici delle donne» cantava Marylin Monroe nel 1953, ne Gli uomini preferiscono le bionde. A più di cinquant’anni di distanza qualcosa è cambiato, ma l’asta di anelli di diamanti e altre meraviglie di Christie’s affascina sempre. Se investire in diamanti non è per tutti, fantasticare su gioielli il cui prezzo supera i cinque zeri non costa nulla. La casa d’aste Christie’s ha contribuito a questi luccicanti sogni ad occhi aperti presentando in anteprima a Londra i diamanti e le borse che saranno battuti durante gli eventi delle prossime settimane. Un’anteprima inusuale per la capitale britannica, che ha ospitato gioielli grandi come candelabri e borsette dal valore inestimabile.
L’asta biennale di accessori Christie’s si svolgerà a Parigi il prossimo 9 novembre, mentre quella di pezzi unici e storici di gioielleria si terrà a Ginevra il 15 dello stesso mese. La settimana scorsa, però, la casa d’aste ha mostrato in anteprima alcuni degli esclusivi lotti che faranno girare la testa alle signore. Tra i gioielli, meritano una menzione speciale gli orecchini Miroir de l’Amour, con grossi diamanti dal taglio a goccia e la collana Le Jardin d’Isabelle (in foto), capace di attrarre e riflettere tutta la luce di qualsiasi salone. Quelli che lasciano senza fiato sono però gli anelli di diamanti Star of Sierra Leone e Fancy Vivid Pink, con un diamante rosa da 9,14 carati tagliato a forma di pera. La quotazione dell’anello è tra i 16 e 18 milioni di dollari. L’asta di Christie’s, però, soddisferà anche le signore che ai diamanti preferiscono le borsette. Non borsette qualsiasi, si intende: la più preziosa è una Birkin bag di Hermès. Si chiama Shiny Bleu Marine Porosus Crocodile Diamond Birkin, è decorata con diamanti e delicate rifiniture in oro bianco e il suo valore stimato è tra i 100.000 e i 150.000 euro. Giusto in tempo per la lista dei desideri di Natale.
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Lucky Dior: la nuova collezione di gioielli di Dior
“Un piccolo alveare strapieno: questa era la mia Maison quando presentai la mia prima collezione“. Christian Dior affermò tale pensiero nelle sue memorie.
E le api, delicati insetti regolatori dell’ecosistema e produttrici di un nettare miracoloso, sono state una fonte d’ispirazione per uno dei più grandi couturier che la moda abbia mai conosciuto. Ed è proprio a loro che maison Dior dedica una collezione delicata, la Lucky Dior con un anello sigillo in onice.
A farle compagnia, il quadrifoglio. Dior ne teneva sempre uno nel taschino. Era tra i suoi amuleti preferiti, simbolo di fortuna. In questa collezione lo ritroviamo trasfigurato in un anello in amazzonite.
Il mughetto, simbolo di felicità, veniva cucito dentro l’orlo dei suoi abiti. Christian Dior era un uomo molto superstizioso. Spesso il mughetto è stato reinterpretato nelle sue collezioni e in Lucky Dior lo ritroviamo su un anello sigillo di quarzo rosa.
A proposito di superstizioni, la stella è l’elemento a cui Dior era più legato. Inciampò su una di queste nell’attimo in cui decise di fondare la sua omonima azienda di moda. Per questa collezione, la stella riflette su uno sfondo di occhio di tigre.
La rosa, il fiore che lo stilista coltivò con tanta passione e che lo legò al suo giardino d’infanzia, nella dimora di Granville. Simbolo di saggezza, in Lucky Dior la ritroviamo accostata ad un delicato lapislazzuli blu navy.
Infine l’ovale, simbolo di protezione e armonia è stato l’oggetto di eleganza di monsieur Dior che rivela tutta la passione che il couturier provava per il XVII secolo.
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Immagini tratte da Preziosa Magazine
Gerardo Sacco presenta il suo libro al Taormina Film Fest 2016
Ha avuto luogo oggi nell’ambito del 62° Taormina Film Festival la presentazione del libro di Gerardo Sacco. “Sono nessuno! Il mio lungo viaggio tra arte e vita”, questo il titolo del volume scritto dal maestro orafo. Un libro intervista scritto a quattro mani con il giornalista Francesco Kostner per i tipi di Rubbettino. Al dibattito hanno preso parte, oltre all’autore, Anthony Barbagallo, assessore Regione Siciliana Turismo Sport e Spettacolo, Maria Grazia Cucinotta, che ha prestato spesso il volto alla maison, Ninni Panzera, Segretario Generale di Taormina Arte, e Tiziana Rocca, General Manager di Taormina Film Festival.
Un libro intervista per raccontare le tappe di una lunga carriera coronata da numerosi successi: tante le dive che, nel corso degli anni, hanno indossato le creazioni di Gerardo Sacco, dalla già citata Maria Grazia Cucinotta, emblema della bellezza mediterranea, a Brooke Shields. Monili preziosi ricchi di fascino realizzati interamente a mano secondo le più raffinate tecniche artigianali dell’alta gioielleria Made in Italy: Gerardo Sacco non ha certo bisogno di presentazioni. Una lunga carriera, la sua, iniziata nel 1963.
L’orafo e imprenditore, nato a Crotone nel 1940, vanta in curriculum collaborazioni eccellenti: nel 1986 Franco Zeffirelli gli affida la creazione dei gioielli per il suo Otello; nel 1988 la collaborazione tra i due prosegue con il film “Il Giovane Toscanini”, con Liz Taylor. Successivamente firma i gioielli per l’Amleto, con Glenn Close e Mel Gibson. Si prosegue con “Immortal beloved”, in cui ad indossare le preziose creazioni del maestro è la splendida Isabella Rossellini. Nel 2007 in “N” Io e Napoleon, Gerardo Sacco impreziosisce i costumi indossati da Monica Bellucci. Numerose anche le produzioni televisive in cui Sacco ha portato il proprio contributo, come “Piccolo mondo antico” di Cinzia TH Torrini ed “Orgoglio”, interpretato da Elena Sofia Ricci.
Lo stile di Gaia Repossi
Lunghi capelli biondi, una bellezza aristocratica e algida, Gaia Repossi è l’ultima fashion icon. La giovane erede dell’impero dei gioielli, nata a Torino nel 1986, si è imposta negli ultimi anni come icona di stile tra le più ammirate al mondo. Regina indiscussa dello street style, immortalata sui magazine patinati più prestigiosi al mondo, la bella Gaia è presenza fissa nel front row delle sfilate. La designer non smette di mietere successi e consensi, anche per i suoi look iconici. Qui un pezzo dedicato ai suoi gioielli.
Il suo è uno stile fresco ma sofisticato, futurista ma intriso di eleganza classica, in cui predominano grinta e personalità: due anni or sono grazie alla sua eleganza effortlessy-chic veniva incoronata dal Financial Times come una delle italiane più eleganti al mondo, ex aequo con la vulcanica fashion editor Giovanna Battaglia. Ma la bionda Gaia da allora ha vissuto una vera e propria escalation nel segno dello stile, che l’ha sdoganata come trendsetter dal gusto impeccabile.
La it girl, figlia del gioielliere Alberto Repossi, è cresciuta tra Montecarlo e Parigi. Dopo una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia ed Antropologia, nel 2007 la giovane Gaia prende le redini del brand di famiglia, che rivoluziona radicalmente: la ragazza ha grinta da vendere, non si è lasciata intimorire dal bagaglio storico della maison, che ha impreziosito con tocchi dal sapore tribal e suggestioni punk.
Charme innato, la biondissima Gaia appare impeccabile anche con un semplice paio di jeans. Eleganza disinvolta che non lesina in capi vintage, che abbina con straordinario gusto a tocchi di design contemporaneo. Chanel, Céline, Alexander Wang tra i suoi designer prediletti. Pulizia, sobrietà e minimalismo caratterizzano uno stile sobrio e minimal-chic. Pantaloni capo principe del suo guardaroba, ad evidenziarne la silhouette, ma anche capi dalle proporzioni ampie e teatrali. Black and white e contrasti forti predominano la palette cromatica di un guardaroba che predilige pochi pezzi iconici e strutturati.
Gaia Repossi alterna con disinvoltura il blazer dal taglio sartoriale e dalle suggestioni vintage al tocco modernista di capi strutturati. Perfetta in camicia sartoriale, la vediamo spesso indossare capispalla in pelle e trench dall’appeal disinvolto. Lo stesso equilibrio tra passato e presente è evidente nei suoi gioielli. Tra le sue fan spiccano nomi del calibro di Emma Watson e Chloë Sevigny. Gaia vive tra Parigi e New York ed è fidanzata con un l’artista Jeremy Everett.
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Flaminia Barosini: un brand ispirato dalla natura
Flaminia Barosini nasce a Roma nel 1987. Dopo il diploma in Design del Gioiello allo IED, si trasferisce a Londra per qualche mese dove frequenta il prestigioso Central Saint Martins College of Arts & Design.
Nello stesso anno lancia sul mercato il suo omonimo brand con la collezione Irregular. Seguiranno, successivamente, Second Skin e Creepers: la collezione 2015 ispirata completamente al mondo della natura e dei rampicanti.
La collezione 2016, Synapses, racconta la maturità stilistica che Flaminia ha acquisito negli anni, con linee pure ed un linguaggio fluido.
In questi giorni, la designer romana sta lanciando la sua quinta collezione Origins.
Flaminia, raccontaci la tua passione per i gioielli.
Ho sempre avuto un debole per gli accessori, fin da piccola.
Quindi qualche anno fa mi sono iscritta all’Istituto Europeo di Design al corso di Design del Gioiello per intraprendere un percorso di studi che ha poi segnato la mia esistenza facendomi avvicinare sempre di più a quello che oggi definirei il mio mondo.
Descrivici il tuo estro creativo in tre aggettivi.
Femminile, originale ed elegante.
Da cosa trai ispirazione?
La natura mi fornisce costanti spunti per dar vita ad oggetti che non abbiano una forma riconoscibile ma che la assumono una volta indossati.
Il tuo mentore.
Trovo moto interessanti le sculture di Arnaldo Pomodoro, ma non ho un vero e proprio mentore.
La tua giornata tipo.
Purtroppo o per fortuna non ho una giornata tipo.
Il mio è un lavoro in costante movimento e credo sia questo il valore aggiunto che condisce con un pizzico di pepe le mie giornate.
Mi occupo di tutto ciò che concerne la parte creativa del mio brand.
In ordine sparso mi occupo della prototipia, fase creativa durante la quale do vita alla collezione sotto forma di sculture in cera.
E ancora: produzione e fase di riproduzione seriale dei pezzi in metallo in seguito alla fusione a cera persa. Lavoro i gioielli a mano uno per uno.
Seguo il sito e le foto, con un team di grafici e fotografi che mi affiancano.
Il tutto alternato da fiere ed eventi che ci vedono protagonisti.
Il tuo gioiello cult.
Lo chevalier, l’anello da mignolo per eccellenza.
L’accessorio che non indosseresti mai.
Il mio detto preferito è mai dire mai. Molto spesso, con il tempo, mi sono dovuta ricredere sui miei gusti.
La tua sfida.
Il mio lavoro è una continua sfida, quando si parla di creatività non si sa mai che riscontro potrà avere una collezione sul pubblico.
Quindi ci sono sempre stimoli nuovi che mi aiutano a sfidare i miei limiti.
Il tuo presente.
Oggi siamo in fase di lancio della mia quinta collezione “Origins” quindi incrociamo le dita.
Il tuo futuro.
Speriamo di riuscire ad ampliare il nostro mercato. Passo dopo passo, stiamo facendo tutto ciò che crediamo sia necessario per raggiungere il nostro obbiettivo.
Per maggiori informazioni www.flaminiabarosini.com
Photo courtesy Ufficio Stampa
Rosa Castelbarco presenta Globe Collection: una collezione ispirata dal cielo
L’asse Milano – New York, si è dimostrato un crocevia formativo molto importante per Rosa Castelbarco che, dopo una laurea alla Cattolica di Milano e un’esperienza alla N.Y Film Accademy, ha fondato il suo omonimo brand.
Globe Collection, la sua ultima collezione, è ispirata dal cielo. Eleganti e leggeri, i suoi bijoux prendono forma attraverso globi e catene sottili.
Ad aprile la collezione, il modello SOLE, creato da un unico cerchio, ampio e ben definito, protagonista del gioiello. La collana è composta da una lunga catena dorata alla quale viene sospesa la sfera, abbinata ad orecchini e bracciale.
Con LOU si raddoppiano i globi, concatenandosi l’uno dentro l’altro, con un intreccio perfetto, in contempo ricco e light.
Le sfere si moltiplicano nel numero magico, e diventano 3 nel modello ZOE, due piccole, ed una grande, con il materiale satinato dando un tocco più luminoso.
Con LALLA cerchi e sfere si alternano, dando un tocco giocoso e molto light ai suoi pezzi, mentre in ADA la linea si alterna tra ovali lisci e satinati, creando specchi di luce dorati.
Chi è Rosa Castelbarco?
Designer di gioielli milanese, 29 anni, che nel gennaio 2014 ha fondato il proprio marchio a suo nome. Lo stile del marchio rispetta lo stile della designer: essenziale, semplice e contemporaneo: less is more!
Un ricordo che ti lega al tuo omonimo brand.
Sicuramente il fatto che la rosa del logo è uno schizzo che aveva fatto Guttuso per mia zia. Quindi è una storia di famiglia che si tramanda. Così come la passione per il mondo del bijoux che ho ereditato dalla mia nonna.
Tre aggettivi per definire il tuo marchio.
Essenziale, geometrico, leggero.
La tua musa ispiratrice.
Mia nonna che era una donna molto elegante, sapeva mixare gioielli di famiglia ad oggetti più informali con un gusto fantastico. Non sovraccaricava mai i suoi outfit con troppi sfarzi, ma sapeva essere al tempo stesso ricercata ed essenziale.
Il tuo mentore.
Mia mamma, mi ha trasmesso il senso del dovere, a non arrendermi mai e ad impegnarmi.
Mai senza…
Un mio gioiello, ovviamente!
Il tuo ieri.
Ho avuto un’infanzia bellissima. Sono cresciuta in una casa in campagna coi miei genitori, mio fratello e i miei nonni. Tanta natura e tanti animali.
Il tuo presente.
Vivo a Milano, dove lavoro al mio marchio accompagnata in quest’avventura da validi professionisti, artigiani, addetti stampa.
Il tuo futuro.
Mi piacerebbe continuare a svolgere il lavoro che amo, ingrandire il marchio all’estero, e tornare a vivere in campagna. Fare avanti indietro per la città e… avere dei figli!
Per maggiori dettagli www.rosacastelbarco.com
Photo courtesy Press office
Gaia Repossi: l’ultima erede dell’impero dei gioielli
È colei che ha rivoluzionato il brand di famiglia, rivelando un talento raro nel design di gioielli. Bionda, bella ed elegante come poche, Gaia Repossi è l’ultima erede dell’impero Repossi, celebre maison fondata dal suo bisnonno nel lontano 1920. È il 2007 quando la giovanissima Gaia prende le redini del marchio, divenendo direttore artistico.
Figlia di Alberto Repossi, classe 1986, una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia e Antropologia, la giovane non aveva inizialmente alcuna intenzione di diventare una designer di gioielli. La sua è una visione creativa fortemente influenzata dall’arte, dalla pittura, dalla scultura, dall’artigianato e soprattutto dalle influenze provenienti da altre culture. Artigianalità e citazioni antiche si sposano alla giovane sensibilità di Gaia Repossi, che ha rinnegato il design convenzionale ma non l’amore per l’artigianato. Silhouettes etniche e suggestioni tribali caratterizzano gioielli dal design unico, creazioni preziose e sofisticate ma anche ieratiche come monili e amuleti.
Un’identità forte e un apporto fresco e giovane hanno contribuito al nuovo successo di Repossi, che sta vivendo una nuova felice stagione, collezionando collaborazioni illustri, da Alexander Wang a Joseph Altuzarra, da Zadig et Voltaire a Colette Paris.
Gioielli che ricordano nelle tecniche e nella lavorazione gli ornamenti tribali di certi cerimoniali; tra l’oro, l’argento, il bronzo fanno capolino pattern e forme che ricordano i monili delle popolazioni africane. Lo stile di Gaia è a tratti ripetitivo, nella scelta (sempre vincente) di riproporre le medesime forme e i medesimi volumi, scanditi dal diamante. Un minimalismo che si incontra con l’audacia di ispirazioni originali e con un design sofisticato: oro e forme androgine si sposano con tecniche di scultura ed intaglio che ripropongono antiche lavorazioni artigianali oggi rare nella gioielleria; infine l’ispirazione Art Noveau, che si appropria di pizzo e pattern quasi dipinti sulla pelle, realizzati con raffinate tecniche artigianali. Questo lo stile firmato Gaia Repossi, che si riflette in un’estetica complessa, che trae numerosi spunti dall’immenso patrimonio culturale della giovane designer: Baselitz, Twombly, Kiefer, Serra, Franz West sono alcuni dei nomi che più ispirano la giovanissime designer. Il suo stile è minimale e chic, molto francese. E la designer vive infatti tra Parigi, Montecarlo e New York. Architetto del gioiello, Gaia Repossi ha dichiarato più volte il suo amore anche per la pelle nuda.
Divenuta una delle icone di stile contemporanee più apprezzate, il Financial Times l’ha inclusa nella classifica delle donne più eleganti al mondo. Perfezionista, anticonformista e ribelle, il carattere non le manca: alla base della sua formazione vi sono studio e rigore. Collaborazioni eccellenti nel suo curriculum: nel 2007 con Eugenie Niarchos, nel 2010 con Alexander Wang, nel 2012 con Colette Paris. Nel 2013 vince il premio istituito da Elle UK come miglior designer di gioielli dell’anno. Nel 2015 il brand Repossi è stato acquistato da LVMH.
(Foto cover Ezra Petronio per Self Service Magazine)
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Il vintage secondo Carole Tanenbaum
Il fascino e l’opulenza di pietre preziose e antichi monili, che raccontano di mondi lontani e storie arcaiche, il lusso e lo sfarzo di pezzi unici rubati alle insidie del tempo: Carole Tanenbaum è oggi una vera autorità tra i collezionisti di bigiotteria vintage, vantando un archivio immenso e rinomato.
Nata e cresciuta a New York e attualmente residente a Toronto, la carriera di Carole Tanenbaum è iniziata vent’anni fa. Una formazione a trecentosessanta gradi, che spazia dall’arte alla moda, strizzando l’occhio in particolare alla bigiotteria vintage. La sua collezione è un vero patrimonio per intenditori, il sogno di ogni fashion victim che si rispetti: un archivio immenso, con una selezione di oltre 20.000 pezzi, che includono maison storiche, da Dior a Chanel, da Lanvin a Sherman.
La passione di Carole Tanenbaum per la bigiotteria vintage è iniziata per caso, 35 anni fa, quando si imbatté a Londra in una bellissima collezione di gioielli vintage. Rimasta fortemente colpita dalla creatività di quei pezzi, dai colori accesi e dal design ardito, decise che quella sarebbe divenuta la sua più grande passione. Ma non aveva ancora considerato una carriera nel settore, almeno finché non acquistò oltre 3500 pezzi per la sua collezione privata. Ma, resasi conto che non avrebbe mai potuto indossare quella mole immensa di gioielli, neanche nell’arco di una vita intera, decise quindi di condividere la sua collezione col pubblico.
Un occhio esperto e vigile, sempre pronto a carpire le nuove tendenze e soprattutto, la bellezza, in ogni sua forma, Carole Tanenbaum è un’attenta critica della moda contemporanea, attiva sui social network, dove è seguitissima, e da dove non perde occasione di dare i suoi consigli di stile, sempre azzeccatissimi. Il suo sito, caroletanenbaum.com, è fonte inesauribile di bellezza e stile. Fondamentali nel suo guardaroba i pezzi della collezione: lei stessa ha dichiarato di scegliere prima il gioiello da indossare, e, in base a questo, l’outfit.
La collezione include edizioni limitate, pezzi unici realizzati a mano, che sono apparsi su pubblicazioni prestigiose, dalle riviste patinate più famose, in primis Vogue ed Elle, fino a film e serie tv di successo, a partire da Sex & the City. Collane, orecchini, bracciali, spille, anelli dal design glamour e dalle linee originali, ma anche accessori per capelli e altri pezzi unici, per maison storiche quali Trifari, Haskell, Schiapparelli, Hobe, Boucher e molte altre. Disponibili su Moda Operandi, da Seedhouse a New York ed in molte altre boutique online, tra le fan di Carole Tanenbaum spiccano nomi del calibro di Sarah Jessica Parker e Michelle Obama.
Rinomata e famosa in tutto il mondo, Carole Tanenbaum ha dato lezioni sulla storia della bigiotteria vintage presso il Royal Ontario Museum e l’International Society of Appraisers ed è spesso chiamata in causa come una delle maggiori esperte mondiali nel campo. Il suo libro, Fabulous Fakes: A Passion for Vintage Costume Jewelry, disponibile su Amazon, traccia una storia dei pezzi più belli della bigiotteria vintage, dall’età Vittoriana fino ad oggi. Carole Tanenbaum ci accompagna in un indimenticabile viaggio nella sua collezione privata, corredato da splendide fotografie e da un’attenta critica sulla storia del costume e della moda. Il suo smisurato archivio è oggi una delle collezioni più rinomate del Nord America, con gioielli collezionati nel corso di oltre venticinque anni di attività, per un totale di oltre 20.000 pezzi, dall’età Vittoriana fino agli anni Ottanta. Stili, design e forme differenti per una collezione ricca di fascino e charme. Con tre figli e dodici nipoti, Carole Tanenbaum è anche una nonna felice, che condivide col marito Howard la sua passione per il collezionismo.
(Foto copertina tratta da Hello Magazine)
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Le creazioni surrealiste di Delfina Delettrez
Suggestioni surrealiste, visioni oniriche che ricordano l’arte dei più grandi, da Picasso a Salvador Dalí, si uniscono a dettagli pop art, per creazioni moderne, futuriste e sofisticate: Delfina Delettrez non ha certo bisogno di presentazioni. Artista apprezzata a livello internazionale, la giovane rampolla di casa Fendi ha già alle spalle tanti successi.
Personalità esplosiva e rara sensibilità artistica, Delfina è l’ultima erede della dinastia Fendi, di cui rappresenta la quarta generazione. La ragazza ha carattere da vendere, e rifiutare un posto nell’azienda di famiglia per inseguire la propria strada è solo fisiologico sbocco di un’esigenza naturale che si impone attraverso la spontanea e dirompente creatività dell’artista. È il 2007 quando Delfina esordisce come designer, presentando la sua prima collezione da Colette, a Parigi, tempio dello stile. Le sue creazioni catturano immediatamente l’attenzione, grazie ad un’estetica nuova, caratterizzata fin dagli esordi da un vasto uso di iconografie surrealiste e naturaliste: mani, occhi, bocche fanno capolino da collane e monili pregiati, insieme ad api ed elementi naturali.
Gioielli dal fascino ieratico, quasi degli amuleti declinati in chiave rock, talismani dal sapore vittoriano e dal design futurista; scenografici e al tempo stesso intimisti, a volte ermetici, più spesso ironici, i gioielli firmati Delfina Delettrez si caratterizzano per un appeal originale e per il forte impatto visivo, in un continuo gioco di rimandi e citazioni. Grandi occhi scuri dall’espressività struggente, Delfina ci porta nel suo immaginario, tra teschi e mani scheletriche, che sembrano indagare l’Unheimlich, il perturbante, il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.
Alla base della ricerca stilistica della giovane designer vi è un sapiente connubio di antiche tecniche orafe ed una costante ricerca attraverso l’uso di materiali innovativi. Sperimentazione sembra essere la parola chiave delle ultime collezioni, che vedono la pietra preziosa tornare alla ribalta, protagonista assoluta di collezioni che ancora una volta si ispirano ad un surrealismo indagato in chiave cyber, attraverso un audace gioco di illusioni ottiche, per gioielli che sembrano sospesi sul corpo, grazie ad appositi cantoni fantasma. L’antica tradizione artigianale italiana si sposa ad una visione post atomica, senza rinunciare alla cura per il dettaglio realizzato a mano. Creazioni cinetiche dal fascino atemporale e dalle suggestioni post-apocalittiche, come i bracciali e gli anelli “Tourbillon”, costituiti da centri concentrici in metallo prezioso che roteano in maniera autonoma l’uno dall’altro, ma anche bracciali e collane estendibili, che inaugurano una nuova visione del gioiello, che ora è possibile manipolare e trasformare a seconda dell’occasione. Via del Governo Vecchio, a Roma, è la sede dell’atelier di Delfina, una fucina di idee e progetti sempre nuovi, per una carriera in continua ascesa.
Tanti sono i riconoscimenti che la giovane è riuscita ad ottenere, affermandosi come una dei più promettenti designer della nuova generazione. Sicura di sé, forte di una personalità dirompente, nel 2010 le creazioni di Delfina Delettrez sono entrate a far parte della collezione permanente del Museo delle Arti decorative del Louvre di Parigi. Innumerevoli le personali dedicate alla sua opera, tra installazioni futuriste e tocchi vintage, nel segno dell’antica tradizione orafa italiana. I suoi gioielli sono tra i più amati dalle celebrities, a partire da Madonna, Anna Dello Russo e molte altre. Elegante ed impeccabile, Delfina non sbaglia un colpo e con i suoi look si è imposta anche come icona di stile, mentre una sua boutique è stata inaugurata a Mayfair, Londra. Le sue creazioni sono online sul sito www.delfinadelettrez.com.
Federica Tosi: espressione minimalista Made in Italy
Federica Tosi nasce a Roma nel 1978. Precedentemente al suo lavoro nell’ambito della moda, studia Lingue e accumula esperienze in ambito commerciale.
Nel 2013 lancia il suo omonimo brand, l’evoluzione del marchio Luxury Fashion fondato nel 2007.
Federica Tosi è un brand dalla visione innovativa e contemporanea. Minimalismo e carattere sono gli elementi base della collezione, arricchita da elementi Swarovski per effetti sparkling sorprendenti.
Un viaggio negli States si rivela un’importante svolta nella tua vita: raccontaci di questa straordinaria esperienza che ti ha cambiato la vita.
Era il 2006 e camminando per le vie di Miami ho notato una certa calca attorno alla bancarella di una ragazza che customizzava cellulari con pietre e piccoli dipinti. Osservandola, ho pensato che il segreto di tanto successo derivasse dalla scelta di un oggetto di uso comune e quotidiano. Così, una volta tornata in Italia, ho provato a replicare il fenomeno, utilizzando però pietre più preziose come gli Swarovski. In seguito al passaparola, le mie creazioni sono state notate da Eleonora Sermoneta, titolare di una celebre boutique romana. E’ stata lei la prima persona a vedere del potenziale in me: mi ha spinta a trasformare quello che era un hobby in un lavoro. Ho così iniziato a personalizzare moltissimi oggetti secondo il gusto e le richieste delle clienti, inclusi alcuni bijoux. Di lì a poco ho fondato una vera e propria società con un’amica, che in breve tempo ha catturato l’attenzione degli addetti del settore e non.
Il tuo omonimo brand è in realtà l’evoluzione di Luxury Fashion, progetto sartoriale nato nel 2007. Cosa ti ha spinta in questo cambio di rotta?
Il cambio di rotta è avvenuto nel 2013 in seguito alla proposta da parte di una nota azienda di produzione di realizzare una capsule di abbigliamento in licenza. E’ scaturita, da qui, l’idea di affiancare alla bigiotteria anche alcune proposte ready to wear. Nel 2015 ho deciso poi di intraprendere più concretamente questa strada che mi appassiona, abbandonando l’identità societaria in favore di un progetto più personale.
Da cosa trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda: dalla mia città (Roma) e dai tutti i luoghi che ho la fortuna di visitare grazie al mio lavoro, ma anche e soprattutto dalle donne: amiche, clienti o sconosciute incrociate per strada. Penso che lo stile sia oltre la passerella e che gli spunti più stimolanti arrivino dal vivere quotidiano.
Il brand prevede anche una selezione di gioielli creati da te: parlaci di questo progetto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i gioielli costituiscono il vero fulcro di ogni collezione. Ogni pezzo è caratterizzato da un design minimale ed è realizzato con l’ausilio di materiali preziosi – quali oro e argento – e cristalli Swarovski. Questa scelta stilistica è dettata proprio dalla volontà di “fondere” il gioiello con ciascun capo di abbigliamento in un unicum sofisticato e non convenzionale.
Qual è il momento della tua giornata in cui ti senti più creativa?
Sicuramente la sera, dopo cena. E’ il momento della giornata in cui posso rilassarmi e dar sfogo a tutta la mia creatività.
Se tu non fossi diventata una fashion designer, cosa saresti oggi?
Se non avessi intrapreso questa strada, mi sarei sicuramente accostata all’ambito commerciale. Ho sempre avuto un certo spirito imprenditoriale. In realtà faccio già un altro lavoro al quale dedico tutte le mie energie: sono madre di tre figli.
Chi è la donna che indossa le tue creazioni?
E’ una donna alla ricerca del nuovo, degli ultimi trend. Una donna che può avere trenta, ma anche cinquant’anni, e che ama vestire con stile.
Guardiamo al futuro: come ti vedi da qui a cinque anni?
Mi vedo super impegnata con il mio brand. Spero davvero che diventi una realtà di riferimento nel fashion system!
Per maggiori informazioni www.luxuryfashion.it
Photo courtsey Studio DModa
Paloma Picasso: vita di un’icona
Uno sguardo magnetico dal sapore mediorientale spicca su un viso di porcellana, il cui eburneo incarnato viene sottolineato dal rossetto rosso; la figura slanciata ammicca dai cartelloni pubblicitari, ove la giovane donna bruna posa come una diva patinata. Paloma Picasso è forse una delle ultime personalità ad aver segnato il corso della moda in modo tanto potente: designer di fama mondiale, businesswoman e imprenditrice di successo, ma anche socialite, musa di stilisti ed apprezzata icona di stile, la sua carriera e la sua vita sono costellate di avvenimenti e suggestioni.
All’anagrafe Anne Paloma Ruiz-Picasso y Gilot, la futura designer nasce a Vallauris il 19 aprile 1949: origine franco-iberica, Paloma Picasso è figlia d’arte per eccellenza, essendo nata dal genio Pablo Picasso e dall’artista francese Françoise Gilot. Fin dall’infanzia le viene insegnato ad essere indipendente e a sviluppare la propria personalità, unica via per non soccombere dinanzi al peso di una figura paterna così ingombrante.
Immortalata in alcune opere del padre, come “Paloma con un’arancia” e “Paloma in blu”, tante sono le foto che tracciano un ritratto abbastanza nitido della sua infanzia, vissuta in pieno spirito bohémien, circondata da artisti ed intellettuali. La bambina che osserva l’obiettivo con i grandi occhi scuri, fotografata spesso al fianco del padre, lascia ben presto il posto ad una donna sicura di sé, seducente nel suo rossetto rosso lacca e nella sua figura mediterranea. Un raro mix di procace sensualità latina e sofisticata classe contraddistingue la futura designer fin dalla pubertà.
Paloma è curiosa e vivace: dopo la laurea si fa regalare dai genitori una vacanza studio a Venezia, città di cui subisce da sempre il fascino. La giovane alloggia presso la pensione Frollo, alla Giudecca, tra i suoi luoghi preferiti insieme a Dorsoduro, sede della casa di Peggy Guggenheim, amica di famiglia dei Picasso. Paloma è rapita dai colori della laguna, attraversata dal glamour internazionale ma anche dalle suggestioni tragiche e struggenti dell’opera di Thomas Mann. La Serenissima costituirà in futuro principale fonte di ispirazione per i suoi gioielli.
Indipendente e dotata di una personalità forte, la giovane spicca ben presto il volo, proprio come la colomba che le dà il nome, dal simbolo disegnato dal padre in occasione della Conferenza Internazionale sulla Pace che ebbe luogo a Parigi l’anno della nascita di Paloma.
La giovinezza della futura icona è un inno alla vita mondana, tra gli eccessi e la ribellione tipici degli anni Settanta. Sono gli anni della vita notturna e Paloma è presenza fissa allo Studio 54 di New York e al Palace parigino, dove si scatena sulla pista da ballo. Ancora giovanissima, decide di combattere la sua timidezza attraverso il suo stile, che funge quasi da coperta di Linus per lei: in breve diviene una IT girl ante litteram. Protagonista indiscussa della scena culturale e modaiola parigina, i suoi abiti sono copiati e il suo stile è imitatissimo. Tra i suoi più fedeli ammiratori spiccano nomi del calibro di Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, di cui la giovane diviene musa.
Inizialmente riluttante ad intraprendere una carriera nel design, la giovane tenta invano di reprimere questa sua propensione naturale, temendo il confronto con l’autorevole figura paterna. Paloma sa che tanti sono gli ostacoli da superare, e che a volte la critica può essere impietosa con i figli d’arte, e lei lo è per antonomasia, essendo la figlia più piccola del maestro Picasso, uno degli artisti più influenti del Ventesimo secolo nonché padre riconosciuto del Cubismo.
La sua carriera inizia a Parigi nel 1968, come costume designer. Ma in breve la giovane sviluppa una grande passione per i gioielli, che inizia a creare assemblando strass e bigiotteria. La critica si accorge immediatamente di lei. Dopo aver frequentato un corso di design del gioiello, arriva il primo lavoro. È monsieur Yves Saint Laurent, suo grande amico, il primo a credere in lei, commissionandole una linea di gioielli da abbinare ad una delle sue collezioni.
Nel 1971 Paloma inizia una collaborazione con la casa di gioielli greca Zolotas. Ma è il 1980 l’anno della svolta, quando John Loring, vice presidente di Tiffany & Co., le chiede di creare i gioielli per il celebre brand americano. È la consacrazione ufficiale per la giovane Picasso, che dimostra un talento naturale nel creare gioielli dal design audace ed accattivante. La colomba di cui porta il nome diverrà ben presto uno tra i topos preferiti per creazioni dalle dimensioni notevoli, al punto da essere spesso conservate nelle collezioni permanenti di alcuni musei, come il Museo di Storia Naturale Smithsonian, che conserva una collana di kunzite da 396 carati, o il Field Museum di Chicago, dove si può ammirare il bracciale di selenite da 408 carati. Le sue creazioni ammaliano e il successo è internazionale: per la prima volta le persone potevano stringere un Picasso tra le mani, anche se non si trattava di un quadro.
Alla morte del padre, avvenuta nel 1973, la designer vive un momento di crisi, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al New York Times. La sua sensualità le fa ottenere in questo periodo un ruolo in un film erotico: Paloma diventa così la contessa Erzsébet Báthory, protagonista di Racconti immorali, del registra polacco Walerian Borowczyk, pellicola premiata col Prix de l’Âge d’or nel 1974: il ruolo della contessa ungherese dagli inappagabili desideri sessuali contribuisce alla fama di Paloma Picasso, che viene consacrata a vera e propria musa iconica. Una figura magnifica e un viso bello come i quadri del padre appartenenti al periodo classico sdoganano ufficialmente la nuova dea del jet set internazionale. Bruna, il viso pulito, le sue mise sono sempre impeccabili e le sue uscite ufficiali fanno notizia: Paloma Picasso si afferma in breve come icona di stile europea, comparendo sulle riviste più prestigiose e posando per i più grandi fotografi del mondo, da Irving Penn a Robert Mapplethorpe, da Andy Warhol a Horst P. Horst fino ad Helmut Newton, che forgia tramite il suo obiettivo un autentico sex symbol, immortalandola in scatti ad alto potenziale erotico. Indimenticabile la spallina che scivola giù, lascivamente, su un topless sfacciato: un’immagine forte, da vera valchiria, per altre foto in cui Paloma si erge, femmina e potente, nel buio delle strade parigine.
Nello stesso periodo avviene l’incontro con il drammaturgo argentino Rafael Lopez-Cambil, noto come Rafael Lopez-Sanchez, con cui la designer convola a nozze nel 1978. Il matrimonio è un evento: lei indossa un abito rosso, bianco e nero disegnato da Yves Saint Laurent, mentre per il ricevimento sceglie un capo di Karl Lagerfeld.
Quel che permette a Paloma Picasso di affrancarsi dalla figura paterna è soprattutto il suo carisma. Il suo talento nel design e la sua indiscutibile bellezza le permettono di brillare nel fashion biz, rendendola una self-made woman, sebbene sia cresciuta in una famiglia tanto importante. Eccola posare come una top model, perfettamente a suo agio davanti all’obiettivo, pur non sfiorando il metro e sessanta, forte di una personalità invincibile. Sul sito di Tiffany & Co. è immortalata in foto dall’allure patinato, in cui indossa un cappello a tesa larga e occhiali da sole da diva, oltre ai suoi gioielli, naturalmente. Le creazioni di Paloma Picasso inaugurano un’estetica nuova per la gioielleria, che trova espressione in forme audaci e design innovativi. I suoi gioielli sono fatti per essere indossati, ribadisce più volte la designer, e spesso rendono omaggio alla Serenissima, di cui è riuscita a rappresentare i riflessi che le lanterne creano sull’acqua, i colori del Canal Grande e le suggestioni orientali di cui la città è pregna. Venezia continua a rappresentare un’insostituibile fonte di ispirazione per la designer, che ha dedicato alla città un’intera collezione, lo scorso 2011.
Dopo il lancio della sua linea di gioielli per Tiffany & Co., l’eclettica Paloma sfornò una linea di profumi, cosmetici, accessori per la casa, capi di pelletteria, occhiali da sole, e disegnò le scenografie per il marito, Rafael Lopez-Cambil. Nel 1984 lancia la fragranza che porta il suo nome. Il suo profumo parla di lei e le somiglia, trattandosi di una fragranza pensata per donne forti, proprio come lei. È Lopez-Cambil ad occuparsi del progetto, mettendo a punto la straordinaria campagna pubblicitaria, che vede la stessa designer nel ruolo di modella di se stessa. Divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica, le foto di Richard Avedon consacrano la designer a dea della moda. Il nonno di lei, Emile Gilot, era stato chimico e creatore di profumi. Nel 1987 l’uscita della sua celebre nuance di rossetto, il Mon Rouge di L’Oréal. Nel 1992 il lancio della fragranza maschile Minotaure. Intanto la sua attività va a gonfie vele e tantissime sono le boutique che vendono i suoi prodotti, dal Giappone ad Hong Kong, fino agli Stati Uniti, l’Europa e l’Estremo Oriente.
La sua firma è in quel rossetto rosso, dalla nuance unica, divenuto suo marchio di fabbrica. Ha dichiarato di averlo indossato ogni giorno, dai venti ai cinquant’anni. Come il padre aveva attraversato diverse fasi creative, come il periodo blu e il periodo rosa, nel caso di Paloma Picasso vi è un unico colore a rappresentare la sua intera esistenza, il rosso. Si dice che la designer iniziò a giocare col rossetto rosso a soli tre anni. E da allora questo colore sarebbe divenuto il suo segno distintivo: per non essere riconosciuta le bastava non indossarlo.
Nel 1988 Paloma Picasso ricevette un’onorificenza per il suo straordinario impatto sull’industria fashion, e fu premiata per la sua eccellenza nel design. Dal 1983 è presenza fissa dell’International Best Dressed List.
Nel 2010, per celebrare il trentesimo anniversario dall’inizio della sua collaborazione con Tiffany and Co., ha lanciato una collezione dedicata al Marocco. Dopo 21 anni il matrimonio con Lopez-Cambil naufraga: il divorzio milionario occupa le copertine dei principali tabloid. Intanto la designer continua ad ispirare la nuova generazione di designer, da Marc Jacobs a Stuart Vevers a Mark Fast, che ha dichiarato più volte di considerare Paloma Picasso la sua “vera fonte di ispirazione”. Per lei, ritiratasi in Svizzera dopo il suo secondo matrimonio con l’osteopata Éric Thévenet, l’unica icona di stile contemporanea è Michelle Obama. La designer continua a posare per le riviste; lo scorso 2009 è stata immortalata da Mario Sorrenti in un lungo abito giallo. Rosso, nero e oro sono i colori che Paloma Picasso indossa abitualmente. Il suo stile è classico, sofisticato e fortemente europeo, fatto di abiti sontuosi e dettagli importanti. Attualmente la designer vive tra Losanna e Marrakech.
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