Riccardo Paternò Castello in mostra a Venezia

Dall’1 al 31 maggio 2016, Imaginacafè Art Gallery , in Rio Terà Canal a Venezia, ospita l’esposizione SPIRITO URBANO/LANDSCAPES METROPOLITANI del pittore Riccardo Paternò Castello.

 

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Milano. Tecnica gessetto su tela

 

 

Vedute aeree di agglomerati urbani, disegnate con tratti spezzati. Un groviglio di palazzi e strade e ancora calle e canali, raffigurati come un reticolo di ragnatele confuse e, al contempo, chiarificatrici.

 

SPIRITO URNABO/LANDSCAPES METROPOLITANI in mostra a Venezia
SPIRITO URNABO/LANDSCAPES METROPOLITANI in mostra a Venezia

 

 

Milano e Venezia e ancora Parigi. L’asfalto e la laguna. Il romanticismo. Tre città a confronto, raccontate nella eclettica visione del pittore catanese.

Riccardo Paternò Castello, formatosi presso le Accademie di Belle Arti di Roma, Firenze e Brera, in queste opere elabora tutto il suo sapere. La fotografia incontra la carta, così come la pittura, il disegno ed ancora la tela, i gessetti, le matite e gli oli. Contaminazione di un’arte pura, manipolata da conversazioni private nei meandri di città vissute.

 

Milano. Tecnica matita su carta
Milano. Tecnica matita su carta

 

 

La città si smaterializza e si carica di messaggi evocativi di cui ognuno di noi, da la sua personale interpretazione.

Poliedrico come il suo percorso artistico, Riccardo Paternò Castello, con l’esposizione in atto a Venezia, dimostra la sua vena artistica ricca di percorsi intuitivi e di contaminazioni stilistiche.

La mostra è curata da Luisa Turchi e Myriam Zerbi.

 

Photo courtesy Press Office

 

Louis Vuitton. Atelier d’Asnières riapre le sue porte

L’anima di maison Louis Vuitton, aprirà le sue porte al pubblico con l’intento di far ammirare agli estimatori del marchio, tutto il savoir-faire che la casa di lusso parigina ha impiegato nel corso della sua storia.

Dal 1859 l’atelier d’Asnières, situato a qualche chilometro a nord-est di Parigi, rappresenta una leggenda per Louis Vuitton. Un luogo dove la creatività ha preso forma in magnificenze che oggi vengono apprezzate in tutto il mondo a distanza di anni dalla loro creazioni.

 

Gli interni della mostra curata da Judith Clark (fonte lvmh.fr)
Gli interni della mostra curata da Judith Clark (fonte lvmh.fr)

 

 

Le icone della casa, come il bauletto Speedy o i bauli da viaggio monogrammati, hanno transitato nei meandri di questo grande atelier, prima di avventurarsi in nuove storie.

La mostra, curata da Judith Clark, è suddivisa in gruppi tematici: relazione con i clienti, il Monogram, globalizzazione, natura, l’avanguardia etc…

 

L'atelier d’Asnières riapre le sue porte con una mostra che omaggia il savoir-faire della maison (fonte myluxury.it)
L’atelier d’Asnières riapre le sue porte con una mostra che omaggia il savoir-faire della maison (fonte myluxury.it)

 

 

L’esposizione, aprirà i battenti dal 23 aprile al 15 maggio 2016 per poi riaprire in un secondo momento dal 28 al 29 maggio 2016.

Per prenotare la visita clicca qui

 

 

Fonte cover louisvuitton.it

Karl Lagerfeld in mostra a Pitti Uomo 90

Un’imperdibile mostra vi attende durante la prossima edizione di Pitti Uomo 90. La kermesse, ospiterà una personale davvero importante che vedrà protagonista Karl Lagerfeld.

Curata da Eric Pfrunder e Gerhard Steidl, “Karl Lagerfeld – Visions of Fashion” vedrà la sua apertura il 14 giugno prossimo e raccoglierà il percorso artistico in ambito fotografico del kaiser della moda con una carrellata di scatti celebri, affiancati da immagini fotografiche del tutto inedite.

 

Heidi Mount, Vermont, 2009 Stampa a getto d'inchiostro nero e bianco su carta Arches © 2015 Karl Lagerfeld
Heidi Mount, Vermont, 2009 Stampa a getto d’inchiostro nero e bianco su carta Arches © 2015 Karl Lagerfeld

 

Jessica Stam, Harper's Bazaar, Stati Uniti, 2007 Stampa acrilica su alluminio © 2015 Karl Lagerfeld
Jessica Stam, Harper’s Bazaar, Stati Uniti, 2007 Stampa acrilica su alluminio © 2015 Karl Lagerfeld

 

 

L’evento vede la sigla di Fondazione Pitti Immagine Discovery e le Gallerie degli Uffizi con il sostegno del Centro di Firenze per la Moda Italiana e Pitti Immagine.

Karl Lagerfeld potrebbe essere definito il pioniere della fotografia odierna e i suoi scatti lo confermano. L’esposizione a lui dedicata sarà allestita per raccontare la florida carriera di Lagerfeld con una serie di scatti ispirati, ad esempio, dalla mitologia classica ma fortemente contemporanei, realizzati con  tecniche svariate  e pubblicati su riviste internazionali.

 

Moderne Mythologie, 2013 - Credits © 2013 Karl Lagerfeld
Moderne Mythologie, 2013 – Credits © 2013 Karl Lagerfeld

 

Ritratto di Dorian Gray, 2005 Stampa acrilica su tela © 2015 Karl Lagerfeld
Ritratto di Dorian Gray, 2005 Stampa acrilica su tela © 2015 Karl Lagerfeld

 

 

“Karl Lagerfeld – Visions of Fashion”, sarà un’esperienza sensoriale davvero unica. Il percorso della mostra si articola nella Galleria Palatina fino alla Sala Bianca e alle due sale degli Appartamenti degli Arazzi con lo scopo  di far dialogare le differenti opere con le diverse caratteristiche degli spazi espositivi.

 

 

 

Fonte cover © Karl Lagerfeld

Jean Paul Goude in mostra al PAC di Milano

Visionario, raffinato e brillante.  La sua arte è meravigliosamente straordinaria e la sua fotografia potrebbe essere intesa come il nuovo manifesto della rivoluzione estetica in ambito fotografico  di metà anni sessanta.

 

Grace Jones fotografata da Jean Paul Goude
Grace Jones fotografata da Jean Paul Goude

 

Goude prediliggeva le donne esotiche (vmagazine.com)
Grace Jones. Goude ama immortalare le donne esotiche (vmagazine.com)

 

 

Jean Paul Goude è sicuramente un virtuoso, capace di adeguarsi ai modelli estetici dettati dalla moda e dalla pubblicità, creando sempre un prodotto finale eccelso.

Ed è proprio a lui, che viene dedicata una mostra promossa dal Comune di Milano-Cultura in collaborazione con il marchio TOD’S, dal nome  “So Far So Goude. Jean Paul Goude ”.

 

Kim Kardashian fotografata da Jean Paul Goude per la rivista Paper (fonte enginehd.net)
Kim Kardashian fotografata da Jean Paul Goude per la rivista Paper (fonte enginehd.net)

 

Farida Khelfa immortalata dal fotografo Goude (fonte blacknyx.tumblr.com)
Farida Khelfa immortalata dal fotografo Goude (fonte blacknyx.tumblr.com)

 

 

Dal 16 Aprile al 19 Giugno 2016 presso il PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea di Milano n.d.r.) il pubblico potrà immergersi nel mondo onirico dell’artista, visionando ben 230 scatti che rappresentano il lungo cammino lavorativo di Goude, “percorso” raffigurando per lo più donne esotiche e superbe come la cantante e modella giamaicana Grace Jones  e l’attrice nonché ex top model  Farida Khelfa.

DakotJohnson Harper' sBazaar settembre 2015. By Jean Paul Goude (fonte gotceleb.com)
DakotJohnson su Harper’ sBazaar settembre 2015. By Jean Paul Goude (fonte gotceleb.com)

 

Mariah Carey by Jean Paul Goude for Harper's Bazaar settembre 2015 (fonte gotceleb.com)
Mariah Carey by Jean Paul Goude for Harper’s Bazaar settembre 2015 (fonte gotceleb.com)

 

 

Il suo è un linguaggio potente, manovrato attraverso tecniche sviluppate dopo anni di esperienza maturate in ambito artistico. Il suo ruolo di fotografo, regista, designer e disegnatore, gli ha permesso di restare sempre sulla cresta dell’onda permettendogli di siglare le copertine di alcune riviste prestigiose come  Esquire fino a giungere alla direzione artistica dell’eclatante sfilata sugli Champs Élysées per il Bicentenario della Rivoluzione Francese a Parigi nel 1989.

 

 

 

Fonte cover vmagazine.com

“Forte Fragile”: Hermès omaggia i felini e Robert Dallet alla GAM di Milano

Eleganza e gran carattere. Bellezza e forza. Il felino, fin dalla notte dei tempi, affascina e seduce chiunque. Questa sua innata raffinatezza è stato motivo di omaggio da parte della maison Hermès che da sempre ha raffigurato l’animale nei suoi carrés potenziando il lusso che il marchio da sempre esporta in tutto il mondo.

 

Hermès omaggia i felini al GAM di Milano (fonte style.corriere.it)
Hermès omaggia i felini al GAM di Milano (fonte style.corriere.it)

 

I felini hanno sempre attratto il pittore e naturalista Robert Dallet (fonte style.corriere.it)
I felini hanno sempre attratto il pittore e naturalista Robert Dallet (fonte style.corriere.it)

 

 

Ed è proprio al felino ed al pittore Robert Dallet che la casa di moda parigina presenta la mostra “Forte Fragile” presso la Galleria d’Arte Moderna di Milano dal 23 all’8 maggio 2016.

Robert Dallet, dagli inizi degli anni sessanta fino allo scadere degli anni novanta, dimostrò un forte interesse per i felini tanto da spingerlo, quasi ossessionato, a studiarne minuziosamente l’anatomia e disegnarli su ogni dove.

 

Con "Forte Fragile", Hermès omaggia Robert Dallet ed i felini
Con “Forte Fragile”, Hermès omaggia Robert Dallet ed i felini

 

La mostra aprirà i battenti il 23 aprile e terminerà l'8 maggio 2016
La mostra aprirà i battenti il 23 aprile e terminerà l’8 maggio 2016

 

 

Nel 1984, quando il pittore e naturalista francese  incontra l’Ad di Hermès  Jean-Louis Dumas, nascono i primi due foulards stampati: Équateur e Kenya che consolideranno un importante sodalizio che durò fino alla morte dell’artista avvenuta dieci anni fa.

La mostra, inaugurata a gennaio 2016 al Bruce Museum di Greenwich (Usa), dopo Milano sarà presentata a  Monaco di Baviera, Hong Kong, Taiwan e Bombay.

 

 

In mostra a Parigi Fashion Forward: uno sguardo su tre secoli di moda

Apre oggi a Parigi al Musée des Arts Décoratifs la mostra Fashion Forward, 3 siècles de mode (1715-2016): in occasione del trentesimo anniversario dall’apertura del Musée des Arts de la Mode, fondato nel 1986 su iniziativa di Pierre Bergé e dell’industria tessile francese, col supporto di Jack Lang, allora Ministro della cultura, viene lanciata una straordinaria esposizione di capi storici che hanno lasciato un’impronta forte sulla storia del costume degli ultimi tre secoli.

Un’opportunità unica per fashion victim di tutto il mondo e studiosi della moda: saranno infatti esposti 300 pezzi di moda maschile e femminile, dal Diciassettesimo secolo fino ai nostri giorni. Abiti e accesssori haute couture dal valore inestimabile, in una mostra che si preannuncia come uno degli eventi fashion più importanti dell’anno: dal 7 aprile fino al 14 agosto 2016 è possibile visitare l’imperdibile esposizione presso il Musée des Arts Décoratifs di Rue de Rivoli.

La collezione del museo ora comprende più di 150.000 opere, da capi haute couture a ready-to-wear, inclusi accessori, ma anche bozzetti, fotografie e pezzi di archivio di maison storiche, del calibro di Elsa Schiaparelli, Madeleine Vionnet e Cristóbal Balenciaga, solo per citarne alcuni.

André Courrèges, Haute Couture Primavera/Estate 1965 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
André Courrèges, Haute Couture Primavera/Estate 1965 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Karl Lagerfeld per Chanel Haute Couture, abito da sera in tulle ed organza, collezione Primavera/Estate 1996 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Karl Lagerfeld per Chanel Haute Couture, abito da sera in tulle ed organza, collezione Primavera/Estate 1996 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito di corte, circa 1778 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito di corte, circa 1778 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance

Azzedine Alaïa, Autunno/Inverno 1986 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Azzedine Alaïa, Autunno/Inverno 1986 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance


La collezione è la più ricca di tutta la Francia, risultato dell’unione di due collezioni, quella del Musée des Arts Décoratifs, a partire dalla sua creazione, avvenuta nel 1864, e quella dell’Union Française des Arts du Costume (UFAC). I tre secoli di moda esposti sono il risultato di un’attenta selezione dell’immensa collezione del museo, arricchita da donazioni e acquisizioni. In mostra creazioni di nomi come Charles-Frederick Worth, Jacques Doucet, Paul Poiret, Jeanne Lanvin, Madeleine Vionnet, Gabrielle Chanel, Christian Dior e Yves Saint Laurent, per un viaggio attraverso la storia del costume, dal 17esimo secolo ad oggi.

Ma l’esposizione non offre solo un’ampia prospettiva sull’evoluzione della moda e del costume nel corso dei secoli; particolare attenzione viene infatti riservata al contesto umano, artistico e sociale, nel tentativo di celebrare le affinità elettive che da sempre la moda ha con le arti decorative.

Jeanne Lanvin, Haute Couture, Estate 1923 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Jeanne Lanvin, Haute Couture, Estate 1923 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito da sera Madeleine Vionnet, Haute Couture, Inverno 1935 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito da sera Madeleine Vionnet, Haute Couture, Inverno 1935 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito Cristóbal Balenciaga, Haute Couture, Autunno/Inverno 1961 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
Abito Cristóbal Balenciaga, Haute Couture, Autunno/Inverno 1961 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance

John Galliano per Maison Margiela, Haute Couture, Primavera/Estate 2015 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance
John Galliano per Maison Margiela, Haute Couture, Primavera/Estate 2015 © Les Arts Décoratifs, Paris/photo: Jean Tholance


La direzione artistica della mostra è curata dal ballerino e coreografo inglese Christopher Wheeldon, star del New York City Ballet e vincitore di un Tony Award per il suo adattamento per il palcoscenico di “Un americano a Parigi”, basato sul film di Vincente Minelli. In collaborazione con lo scenografo Jérôme Kaplan, assistito da Isabelle Vartan, Wheeldon ha saputo conferire all’esposizione una dimensione sensuale e un’aura poetica. Completa il quadro il corpo di ballo dell’Opéra di Parigi, con una coreografia che pone in evidenza la grazia della silhouette, gettando un occhio anche all’evoluzione artistica e stilistica del corpo e dei modelli di bellezza che si sono avvicendati nel corso dei secoli.

Helmut Newton in mostra a Venezia

Helmut Newton approda a Venezia con una serie di scatti che ci illumineranno sul  percorso artistico del fotografo tedesco.

Dal 7 aprile al 7 agosto 2016, sarà possibile esplorare i cunicoli mai pretenziosi delle fantasie erotiche (ma non solo) dell’artista, nella sede espositiva Tre Oci.

La mostra “Helmut Newton. Fotografie” è stata organizzata ponendo l’attenzione sul focus dell’interesse artistico di Newton, la donna, e si suddivide in tre macro sezioni: White Women, Sleepless Nights e Big Nudes, entrambe nate dopo la supervisione dei volumi pubblicati alla fine degli anni settanta, inizi anni ottanta.

Il volume White Women, composto da 42 immagini a colori e 39 in bianco e  nero, è definito da tutti la prima rappresentazione di nudo artistico legata alla moda. Corpi sinuosi e nudi, fotografati con maestria senza avvolgere la donna di un benché minimo alone di volgarità.

 

Scatto della serie White Women (fonte tpi.it)
Scatto della serie White Women (fonte tpi.it)

 

 

In Sleepless Nights ( volume pubblicato nel 1978) una serie di contaminazioni stilistiche ergono la vena artistica del fotografo a livelli di eccezionale visione estetica. Ritratti superbi, che catalizzano l’attenzione non solo sulle modelle ma anche sugli abiti, tanto che, l’editoria di moda si contende i suoi scatti.

 

Sleepless Nights. Helmut Newton (fonte sciameinquieto)
Sleepless Nights. Helmut Newton (fonte sciameinquieto)

 

 

Con Sleepless Nights, Helmut Newton si aggiudica un’onorificenza del tutto meritata divenendo il primo fashion photography  che la storia della moda abbia mai elargito ed onorato.

Infine, con Big Nudes (volume pubblicato nel 1981) l’acclamato e osannato fotografo, “sbarca” nei musei e nelle gallerie più importanti del mondo con gigantografie di nudo integrale, ispirati dai manifesti diffusi dalla Polizia tedesca per rintracciare alcuni esponenti di un gruppo terroristico del RAF.

 

Scatto serie Big Nudes, ispirato dai manifesti della Polizia tedesca alla ricerca di terroristi del RAF
Scatto serie Big Nudes, ispirato dai manifesti della Polizia tedesca alla ricerca di terroristi del RAF

 

 

 

Per tutte le informazioni inerenti alla mostra, visitate il sito  www.treoci.org

 

 

 

 

Per la cover fonte 10thstreetrevival

 

 

René Groebli in mostra a Zurigo

Sarà inaugurata il 17 marzo alla Bildhalle di Zurigo la personale di René Groebli intitolata “René Groebli- Early Work“. L’interessante vernissage che si terrà presso la Galleria Bildhalle della città svizzera verrà dedicato alla prima fase creativa dell’artista, che comprende i lavori datati dal 1945 al 1955.

Il piglio è vintage e non privo di suggestioni nostalgiche, tanto nelle serie dai titoli altamente evocativi “Auge der Liebe” (“Gli occhi dell’amore”) e “Magie der Schiene” (“La magia dei binari”) che nelle immagini che rappresentano Zurigo, Londra e Parigi a cavallo tra gli anni Quaranta e Cinquanta. Il fotografo svizzero, classe 1927, si rivela maestro nell’immortalare la donna, con la tua toeletta e il suo riposo, prima di incontrare l’amato. Dolce e morbida la curva della schiena, sensuale e perfetta la linea del collo, mentre, ad occhi chiusi, la sognante creatura immagina il momento in cui finalmente si ritroverà tra le braccia del suo uomo. Inoltre nella mostra, che resterà aperta fino al 28 maggio, saranno esposte opere inedite dell’artista.

Visionario, romantico, l’opera di Groebli spicca nella storia fotografica della Svizzera della seconda metà del Ventesimo secolo, costituendo un unicum in cui suggestioni romantiche e poetiche si sposano mirabilmente all’ottica visionaria, che gli fa adottare tecniche fotografiche innovative che strizzano l’occhio al futuro. Interverrà alla mostra il giornalista Daniele Muscionico, che avrà il compito di esporre vita e opere dell’artista.

Nato a Zurigo il 9 ottobre 1927, René Groebli fu introdotto alla fotografia da Hans Finsler. Una carriera iniziata come fotografo di reportage per la rivista svizzera “Die Woche”, poi un nuovo incarico per l’agenzia londinese Black Star, che lo portò fino in Africa. Tra i suoi primi libri fotografici Magie der Schiene del 1949, un saggio poetico e la serie fotografica Das Auge der Liebe, che fu pubblicata per la prima volta nel 1954 e che ha visto una nuova edizione nel 2014.

Le opere di Groebli sono state inoltre al centro della mostra The Family Of Man di Edward Steichen organizzata dal Museum of Modern Art di New York: qui sono state esposte anche opere dei fotografi svizzeri Werner Bischof, Robert Frank e Gotthard Schuh. Sperimentatore ed innovatore nell’arte fotografica, Groebli nel 1957 è stato nominato maestro del colore dalla rivista americana Color Annual. Nonostante l’aura vintage che caratterizza molti dei suoi scatti, il maestro si è aperto anche al digitale negli ultimi anni, intuendone le immense potenzialità.

René Groebli | Auge der Liebe, Liegender Akt (Nr. 532), 1952 | Baryt-Abzug | 50 x 60 cm | Edition 2 von 7 & 2AP
René Groebli | Auge der Liebe, Liegender Akt (Nr. 532), 1952 | Baryt-Abzug | 50 x 60 cm | Edition 2 von 7 & 2AP
Immagine a sinistra:  René Groebli | London (Nr. 1208), 1949 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 7 von 7 & 2AP Immagine a destra:  René Groebli | Beryl Chen, London, 1953 (Nr. 1286) | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 2 von 7 & 2AP
Immagine a sinistra:
René Groebli | London (Nr. 1208), 1949 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 7 von 7 & 2AP
Immagine a destra:
René Groebli | Beryl Chen, London, 1953 (Nr. 1286) | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 2 von 7 & 2AP
René Groebli | Kinder (Nr. 1226), London, 1949 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 7 & 2AP
René Groebli | Kinder (Nr. 1226), London, 1949 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 7 & 2AP
Immagine a sinistra:  René Groebli | Landdienst, Bub auf Pferdewagen, Kempthal, 1946 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP Immagine a destra:  René Groebli | Landdienst, Scheune, Kempthal, 1946 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP
Immagine a sinistra:
René Groebli | Landdienst, Bub auf Pferdewagen, Kempthal, 1946 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP
Immagine a destra:
René Groebli | Landdienst, Scheune, Kempthal, 1946 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP

Immagine a sinistra:  René Groebli | Corso, Zürich, 1948 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP Immagine a destra:  René Groebli | Zirkus Knie, Zürich, 1948 (Nr. 1286) | Baryt-Abzug | 50 x 60 cm | Edition 1 von 7 & 2AP
Immagine a sinistra:
René Groebli | Corso, Zürich, 1948 | Baryt-Abzug | 40 x 50 cm | Edition 1 von 7 & 2AP
Immagine a destra:
René Groebli | Zirkus Knie, Zürich, 1948 (Nr. 1286) | Baryt-Abzug | 50 x 60 cm | Edition 1 von 7 & 2AP


Verrà invece inaugurata il prossimo 2 giugno e sarà esposta fino al 16 luglio la mostra Hans Peter Riegel -Night Pieces si inaugura 2 giugno fino al 16 luglio. Un ritorno alla Bidhalle dopo il successo del 2014 con la personale “Some Pieces”. I soggetti rappresentati in Night Pieces sono perlopiù piante. Immortalate nel loro sbocciare e rifiorire, sintesi delle metamorfosi clorofilliane e suggestiva full immersion nel gioco di colori plastici e psichedelici. Altro soggetto prediletto dall’artista è la città, che viene immortalata all’alba, al risveglio, rappresentando lo scenario tipico di una passeggiata mattutina. Tra arditi giochi di contrasti e colori, si abbraccia il digitale, nella creazione di una nuova estetica visiva.

Hans Peter Riegel | Night Pieces, Nr. 471 & 472.1, 2015 | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm | Edition 5 & 1AP
Hans Peter Riegel | Night Pieces, Nr. 471 & 472.1, 2015 | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm | Edition 5 & 1AP
Hans Peter Riegel | Night Pieces, Nr. 480.1 & 441, 2015 | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm | Edition 5 & 1AP
Hans Peter Riegel | Night Pieces, Nr. 480.1 & 441, 2015 | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm | Edition 5 & 1AP

Hans Peter Riegel | Night Pieces, 2014 | Links: Nr.413, Edition 3 von 7 & 1 AP | Rechts: Nr. 848.1, Edition 3 von 5 & 1 AP | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm
Hans Peter Riegel | Night Pieces, 2014 | Links: Nr.413, Edition 3 von 7 & 1 AP | Rechts: Nr. 848.1, Edition 3 von 5 & 1 AP | Archival Pigment Print auf Hahnemühle Photo Rag | 60 x 80 cm


Hans Peter Riegel ist nicht allein Fotograf sondern auch Konzept- und Medien-Künstler. Einer breiteren Öffentlichkeit ist er zudem als Autor bekannt. Seine 2013 erschienene Biografie des Künstlers Joseph Beuys erlangte grosse Aufmerksamkeit und ist mittlerweile eines der am häufigsten besprochenen Bücher seiner Art in der jüngeren, deutschsprachigen Literaturgeschichte. Riegel schreibt regelmässig für führende Tages- und Sonntagszeitungen. Er lebt und arbeitet in Zürich.

“Ennesima”, una mostra di sette mostre sull’arte contemporanea italiana

Da oggi novembre 2015 al 6 marzo 2016 la Triennale di Milano presenta Ennesima,una mostra di sette mostre sull’arte italiana, a cura di Vincenzo de Bellis. Un viaggio espositivo organizzato in sette percorsi che esplorano gli ultimi cinquant’anni di arte contemporanea in Italia raccogliendo oltre centoventi opere di più di settanta artisti dall’inizio degli anni Sessanta ai giorni nostri. L’allestimento si estenderà sull’intero primo piano della Triennale di Milano.

Giulio Paolini  “Intervallo”, 1985-1986 Calchi in gesso, basi bianche opache / Plaster casts, matte white bases due calchi / two casts: 63 x 60 x 18 cm, 58 x 64 x 20 cm; due basi / two bases: 160 x 50 x 20 cm ciascuno / each Courtesy Galleria Christian Stein, Milano e / and Archivio Giulio Paolini, Torino © Giulio Paolini Photo: Robert Keziere
Giulio Paolini
“Intervallo”, 1985-1986
Calchi in gesso, basi bianche opache / Plaster casts, matte white bases
due calchi / two casts: 63 x 60 x 18 cm, 58 x 64 x 20 cm; due basi / two bases: 160 x 50 x 20 cm ciascuno / each
Courtesy Galleria Christian Stein, Milano e / and Archivio Giulio Paolini, Torino
© Giulio Paolini
Photo: Robert Keziere

 

Il titolo prende ispirazione da un’opera di Giulio Paolini, Ennesima (appunti per la descrizione di sette tele datate 1973), la cui prima versione è suddivisa in sette tele. Da qui il numero di progetti espositivi che compongono la mostra: sette mostre autonome, intese come appunti o suggerimenti, che esplorano differenti aspetti, collegamenti, coincidenze e discrepanze, nonché la grammatica espositiva della recente vicenda storico-artistica italiana.

 

Liliana Moro "Aristocratica", 1994 Still da video Courtesy Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO)
Liliana Moro
“Aristocratica”, 1994
Still da video
Courtesy Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli (TO)

 

Sette diverse ipotesi di lavoro con cui poter interpretare e rileggere la nostra arte anche attraverso l’analisi di alcuni dei formati espositivi possibili: si passa infatti dalla mostra personale all’installazione site-specific, dalla collettiva tematica alla collettiva cronologica, dalla collettiva su uno specifico movimento alla collettiva su un medium fino ad arrivare alla mostra di documentazione. Come una piattaforma che permette la compresenza di diversi formati, senza creare forzatamente connessioni tematiche e stilistiche, cronologiche o generazionali.

 

Carol Rama “Trittico. Idilli”, 1993 Tecnica mista su tela da capote, tre elementi / Mixed media on automotive canvas, three parts 130 x 70 cm ciascuno / each Courtesy Collezione privata / Private collection, Köln
Carol Rama
“Trittico. Idilli”, 1993
Tecnica mista su tela da capote, tre elementi / Mixed media on automotive canvas, three parts
130 x 70 cm ciascuno / each
Courtesy Collezione privata / Private collection, Köln

 

 

Il percorso inizia così con la collettiva tematica dal titolo Per la scrittura di un’immagine – incentrata sull’analisi della centralità dell’iconografia nella produzione artistica italiana dagli anni Sessanta a oggi – per proseguire con la mostra collettiva su un movimento artistico intitolata L’immagine della scrittura: Gruppo 70, poesia visuale e ricerche verbo-visive e dedicata alla Poesia Visiva, e ancora con Alessandro Pessoli: Sandrinus, il tutto prima delle parti, che rappresenta la prima mostra personale dell’artista in un’istituzione pubblica italiana.

 

Alessandro Pessoli  "Figure che aspettano", 2014 Panca in acciaio, ceramiche smaltate / Bench in steel, glazed ceramics 118 x 189 x 74 cm Courtesy Xavier Hufkens Gallery, Brussels
Alessandro Pessoli
“Figure che aspettano”, 2014
Panca in acciaio, ceramiche smaltate / Bench in steel, glazed ceramics
118 x 189 x 74 cm
Courtesy Xavier Hufkens Gallery, Brussels

 

Spartiacque del percorso è la mostra collettiva su un medium: La performance dal tempo sospeso: il tableau vivant tra realtà e rappresentazione, che si concentra sulla performance con un focus sul sottogenere del tableau vivant, a cui segue L’archivio corale: lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, l’esperienza dell’autogestione e AVANBLOB, mostra di documentazione che propone un primo tentativo di storicizzazione, poiché rende omaggio al 25° anniversario delle attività del gruppo di artisti attivi a Milano.

 

Francesco Vezzoli "Embroidery of a Book: Young at Any Age", 2000 33 stampe laser su tela in bianco e nero con ricami in filo metallico Collezione Gemma De Angelis Testa, Milano

Francesco Vezzoli
“Embroidery of a Book: Young at Any Age”, 2000
33 stampe laser su tela in bianco e nero con ricami in filo metallico
Collezione Gemma De Angelis Testa, Milano

 

A concludere il percorso è la mostra collettiva generazionale 2015: tempo presente, modo indefinito, una sezione che presenta le opere di una selezione di artisti nati tra la metà degli Anni Settanta e Ottanta. L’intero allestimento è infine costellato di interventi site-specific in punti cruciali del percorso espositivo, raccolti sotto il titolo di Qui, ora e altrove: Site-Specific e dintorni, che si inseriscono trasversalmente rispetto alle altre sei mostre.

 

Marisa Merz Senza titolo, 1986 Grafite su carta Courtesy dell’artista Fondazione Merz, Torino
Marisa Merz
Senza titolo, 1986
Grafite su carta Courtesy dell’artista Fondazione Merz, Torino

 

Ennesima privilegia, rispetto a una visione univoca, delle prospettive multiple: sette tentativi, sette suggerimenti, sette possibili analisi e interpretazioni dell’arte italiana contemporanea. Diversi approcci ben distinti e separati che, nella loro parzialità, anche lo spettatore percepirà sia come autonomi e autosufficienti ma anche come parte di una visione ampia che li comprende tutti.

 

Luca Vitone "Crêuza", 2000 Legno, mattoni, pietre Courtesy Galleria Pinksummer, Genova Photo: Giulio Buono
Luca Vitone
“Crêuza”, 2000
Legno, mattoni, pietre Courtesy
Galleria Pinksummer, Genova
Photo: Giulio Buono

 

Lo studio, l’analisi e l’omaggio a grandi rassegne di un passato più o meno recente rende così “plurale” la natura di Ennesima, una vera e propria meta-mostra, ovvero una mostra che riflette su se stessa, sulla pratica espositiva, sui meccanismi che la regolano. Una mostra che svela tutti gli ingredienti – diversi ma uniti – che compongono un affresco composito dell’arte contemporanea italiana in tutte le sue diverse specificità e sfumature.

I selvaggi paradisi franco tahitiani di Gauguin: la mostra più attesa dopo la fine dell’Expo

Fino al 21 febbraio è possibile ammirare presso il nuovo Museo delle Culture una delle collezioni più complete al mondo dedicate a Paul Gauguin


Autoportrait au Christ jaune Paul Gauguin (1848-1903)
Autoportrait au Christ jaune Paul Gauguin (1848-1903)



La Ny Carlsberg Glyptotek di Copenhagen ospita la più grande raccolta dei lavori di Paul Gauguin e, per la prima volta, un’ampia sezione viene esposta al di fuori di essa scegliendo come prestigiosa location espositiva il nuovo Mudec di Milano.
35 i lavori dell’artista, provenienti da 12 musei e altrettante collezioni private, accompagnati da quelli di Cézanne, Pissarro e Van Gogh, atti a illustrare le influenze e le sinergie di cui l’artista si circondava. Tra le perle esposte anche “Vahine no te tiare” (Donna col fiore), una delle prime testimonianze del suo filone polinesiano. L’approccio peculiare e originale al primitivismo e al selvaggio, costante fondamentale della produzione artistica di Gauguin, introduce il visitatore nel percorso, che si snoda in cinque sezioni e la cui ultima tappa l’arte della Polinesia, passando da quella popolare della Bretagna francese, a quella dell’antico Egitto, da quella peruviana delle culture Inca a quella cambogiana e javanese.


Gauguin Paesaggio Francese
Gauguin Paesaggio Francese



Un moderno globe trotter che, attraverso i suoi viaggi, onirici e reali, aprì gli occhi del mondo sugli universi paralleli, lontani nello spazio e nel tempo, fondendoli alla sua variegata produzione di matrice impressionistica francese.
Nella prima sezione espositiva viene presentato l’artista attraverso il suo autoritratto, introducendo il contesto storico e culturale francese del tempo, nella seconda, “Le visioni di Gauguin e il concetto di primitivo”, si ripercorre il suo lavoro dal 1876 al 1892, quando viene colto dal fascino della cultura incontaminata, fil rouge della sua produzione fino alla morte. La terza sezione, invece, “I viaggi di Gauguin, reali e immaginari”, racconta le sue esplorazioni fino al 1889 attraverso l’esposizione di alcuni lavori chiave e un video del poliedrico artista contemporaneo Filippo Timi. Nella quarta sezione, infine, “I dipinti di Gauguin: tecnica e visione”, si esplorano gli anni della maturità artistica fino a chiudere il racconto con la concretizzazione del suo credo. Mito, fantasia, sogno e realtà le chiavi di lettura dell’identità gaugainiana il cui omaggio alla figura della vahine polinesiana è il chiaro riconoscimento da parte della collettività.


Gauguin Donne Sdraiate
Gauguin Donne Sdraiate



Lo stesso incubatore espositivo riapproderà alla base la prossima Primavera, quando, un’ampliamento dell’esposizione sancirà il connubio tra il patrimonio artistico danese e l’ospitalità sopraggiunta dallo spazio italiano.

Mostra “Dissoluzione Duomo”, il simbolo di Milano che scompare

Desideravo fermare tutte le cose belle che mi si presentavano davanti, e finalmente questo desiderio è stato soddisfatto” – citava Julia Margaret Cameron, nota fotografa inglese esponente del pittorialismo.

Pare che Giuseppe Di Piazza abbia la stessa attitudine al bello, con la sola differenza che anziché “fermare” le cose, le faccia “sparire”!

Nella sua personale fotografica “Dissoluzione Duomo“, esposta alla galleria Still (via Balilla, 36 Milano) conclusasi il 12 novembre, Di Piazza, come un moderno Houdini, fa letteralmente scomparire il simbolo di Milano: il Duomo.

Cosa ci sia dietro questo gesto, sta a chi l’arte la riceve scoprirlo, non è certo compito dell’autore, che invece lascia molte domande. Lo spettatore quindi, il lettore di queste immagini vede, attraverso una serie di scatti e di aperture progressive a mano libera, un’ondata di luce, un’apparizione che genera una sparizione. La storia di Milano che si sgretola per mano della natura, per opera della luce stessa.
Quanto in queste fotografie c’è di vero, quanto di morale e provocatorio?

Giuseppe Di Piazza racconta di aver avuto l’idea durante una soleggiata giornata meneghina, mentre era in motorino, un pomeriggio di primavera: “Straordinaria l’intensità e il colore di quella luce, voltandomi verso il Duomo, lo vidi inondato da un chiarore così bianco da farlo svanire“.

A. Dissoluzione-Duomo-totale
Dissoluzione Duomo – totale sequenza di scatti


Il Duomo, simbolo per eccellenza di Milano, è la prima cosa che cerchi quando ti alzi al mattino e l’ultima su cui lo sguardo si posa la sera. Si dice che il Duomo di Milano venga solo dopo San Pietro in Vaticano. Non riesco a capire come possa essere secondo a qualsiasi altra opera eseguita dalla mano dell’uomo”  – Mark Twain



Cos’è “Dissoluzione Duomo“? Il seme, il frutto, il fiore che rappresenta l’immensa storia del colosso milanese? Una Chiesa seconda solo a San Pietro in Vaticano, misteriosa quanto ambigua, di una magnificenza e bellezza che tutto il mondo invidia. O è forse l’amore che un siciliano trapiantato a Milano dimostra per la sua nuova casa? L’amore fotografico che imbandisce tutte le arti e porta a consacrare e sconsacrare, saccheggiare e donare, denunciare e conservare tutto quello che il nostro occhio vede?

Giuseppe Di Piazza, noto giornalista, scrittore e fotografo italiano, ci prende per il naso con questo giochetto irrisolto, forse una provocazione voluta – la dissoluzione del Duomo – blasfemia o premonizione?

A voi la risposta.

Oltre all’opera “Dissoluzione Duomo”, Giuseppe Di Piazza ha esposto 100 pezzi unici 20×30, istantanee ritoccate con pastelli ad olio, delle vedute meneghine da lui rivisitate.