History or myth has it that in 1947 American physicist Edwin Land on vacation with his three year old daughter invented the polaroid camera to fulfill the child’s request: to immediately see the photos just taken by her father. With the lightness of a summer whim and the depth of a silted-up blue, Peppe Tortora’s polaroids are true visual therefore emotional impressions. When they move the waters of the sea, the cat’s tail or crooked slopes, they actually uncover landscapes. like instantaneous excavations, an archaeology of the gesture that forgets itself and takes the viewer to the origins of the subject. The important thing they seem to tell us – is to enter the instant, to tear it apart, to flash, to polarize the self, to became light. He keeps on looking.
Prosegue fino al 10 settembre 2023 la sesta edizione di SMACH: il percorso tra arte e natura della Biennale di Arte Pubblica delle Dolomiti che festeggia il suo primo decennale. Un percorso a tappe – dislocato tra 10 siti paesaggistici delle Dolomiti Patrimonio UNESCO – porta alla scoperta delle dieci opere di arte contemporanea vincitrici della Biennale SMACH 2023.
LIIDRIS, Anelli di crescita, 2023, installazione ambientale, ph. Gustav Willeit
È partita l’8 luglio la VI edizione di SMACH, la Biennale di Arte Pubblica delle Dolomiti, che festeggia il primo decennale della manifestazione avviata nel 2013. Le dieci opere d’arte, in dialogo con altrettanti siti paesaggistici saranno visitabili con accesso gratuito fino al 10 settembre 2023, anche con la possibilità di usufruire del tour di trekking della durata di 4 giorni organizzato da Holimites. Tutto l’anno è poi sempre aperto il parco SMACH Val dl’Ert a San Martino in Badia, anch’esso con ingresso gratuito.
Egeon, Explosion, 2023, installazione ambientale, ph. Gustav Willeit
I 10 progetti vincitori di SMACH 2023
Tra i Parchi Nazionali Puez-Odle e Fanes-Senes-Braies e in vari siti di Natura 2000, sono dislocate le opere dei 10 progetti vincitori di SMACH 2023: Stefano Caimi (Italia),Fairy Ring, località Armentara; Egeon (Italia), Explosion, località Pederü; Delilah Friedman (Germania), Nexus, località Pra de Pütia; Kg Augenstern (Germania) – composto da: Christiane Prehn e Wolfgang Meyer – The Flying Herd, località Ju de Sant’Antone; Anthony Ko (Hong Kong), Disintegration, località La Crusc; Collettivo LIDRIIS (Italia) – formato da: Luigina Gressani, Giuseppe Iob, Paolo Muzzi e Carlo Vidoni – Anelli di crescita, località Forcela de Furcia; LOCI (Svizzera) – di: Wolfgang Gruber, Herwig Pichler, Allegra Stucki, Jaco Trebo – Head in the clouds, località Fanes; megx (Italia) – alias Margherita Burcini – Il popolo della corteccia, località Chi Jus; Michela Longone (Italia), I think, Val Valacia; Anuar Portugal (Messico), An Ark, Lago di Rina.
Il visitatore può scegliere autonomamente le opere da visitare o affidarsi al programma suggerito dal trekking organizzato da Holimites e suddiviso in 4 giorni.
Michela Longone, I think, 2023, installazione ambientale, ph. Gustav Willeit
Un percorso tra arte e natura, immerso negli scenari meravigliosi delle Dolomiti La scoperta di SMACH può iniziare accedendo al percorso ad anello da uno qualunque dei siti che lo compongono, la piantina è scaricabile qui: https://www.smach.it/trekking Iniziando la visita dal paesino di Rina, la prima opera in cui ci si imbatte è I Think di Michela Longone. L’opera è collocata nella località Runch – Val Valacia e ha tutta l’apparenza di un prato fiorito, in realtà si tratta di un’installazione realizzata con resina naturale. La frase I think è annotata nel diario in cui Darwin disegnò l’albero della vita: tale consapevolezza tolse l’umanità dal centro della natura. Nel corso dei secoli, l’uomo si è però riappropriato di questo primato: costruendo, sfruttando, inquinando. L’opera denuncia il fatto che l’uomo è l’unico animale che inquina e distrugge il proprio habitat. Procedendo verso il Monte Muro si incontra Il popolo della corteccia di megx. Fino agli anni ’70 del Novecento, i prati di Chi Jus hanno fornito, grazie all’agricoltura e all’allevamento, le principali fonti di sostentamento della popolazione ladina. Le figure antropomorfe del “popolo della corteccia” emergono dagli alberi come altorilievi: ispirandosi alle leggende locali, l’opera immagina un’umanità in simbiosi con la natura. Raggiungendo i prati di Putia ci si imbatte in Nexus di Delilah Friedman: una ragnatela di fili intrecciati ad uncinetto, pratica tipica della tradizione badiota, che riporta all’ecosistema di piante, funghi, batteri, insetti e animali, intrecciati tra loro in rapporto di co-dipendenza. L’opera allude anche alle sinapsi neuronali e alla “rete” del world wide web, che ormai connette globalmente gli uomini e le società della terra. Sotto il Monte Putia è installata Anelli di crescita del collettivo LIDRISS, di cui è membro Giuseppe, paraplegico dal 2019 a causa di un incidente in montagna. La serie di anelli che nell’opera si susseguono in ordine crescente rimanda sia agli anelli della colonna vertebrale di Giuseppe – che conserva traccia del trauma subito – sia agli anelli di crescita degli alberi: entrambi esempio di resilienza e rinascita. Nelle zone quasi lunari dell’altopiano della Gardenaccia, si scorge sul Lago di Rina An Ark di Anuar Portugal. La barca richiama l’Arca di Noè e contiene le piante della vegetazione circostante: un piccolo habitat, in viaggio verso il futuro, posizionato nel luogo di incontro tra la Valle Isarco, la Val Pusteria e la Val Badia, metaforico confine geografico tra ladino e tedesco, ma anche punto di incontro tra le diversità da cui può germinare positivamente il nuovo ed il futuro.
Anuar Portugal, An Ark, 2023, installazione ambientale, ph. Gustav Willeit
Proseguendo fino ai piedi del Sas dla Crusc, si trova l’opera di Anthony Ko. Per Disintegration l’artista trae ispirazione dai tablà, i capanni dove venivano conservati fieno e attrezzi. Oggi inutilizzati, l’artista restituisce valore a queste strutture della tradizione, che sono state fondamentali per la vita e la sussistenza montana. Il percorso porta poi ai prati dell’Armentara, dove troviamo un cerchio composto da sfere riflettenti: è Fairy ring di Stefano Caimi. Questa zona è ricca di anemoni alpine chiamate in ladino stria, che vuol dire “strega”. L’opera prende spunto dal fenomeno naturale di fruttificazione di alcuni funghi il cui apparato sotterraneo, progredendo circolarmente, veniva confuso con l’andamento delle danze rituali delle streghe. Il territorio viene raccontato sia attraverso i suoi elementi naturali che tramite le credenze secolari e le leggende in esso diffuse. Da qui si arriva al Passo di Sant’Antonio, zona in cui si trova The Flying Herd del collettivo KG Augestern: il suono delle campanelle dell’opera si confonde con quello in lontananza delle mucche al pascolo. Il Passo è il punto di passaggio della transumanza, tradizione inclusa nella lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità. Le ultime due opere si trovano all’interno del Parco Naturale Fanes-Sennes-Braies. Nell’incantevole località Fanes, si viene attirati da lontano dalla formazione di una nuvola, troppo bassa e piccola per essere “vera”: si tratta infatti di Head in the Clouds, del collettivo LOCI. L’opera nebulizza l’acqua della centrale idroelettrica del Rifugio Lavarella e gioca con il doppio senso di “avere la testa fra le nuvole” sia nel suo significato positivo, di avere la capacità di sognare ad occhi aperti, che in quello negativo riferito alla sbadataggine e all’incapacità di porre la giusta attenzione alla crisi climatica e al corretto utilizzo delle risorse, in questo caso all’uso dell’acqua. Scendendo a valle, infine, l’opera Explosion di Egeon dialoga con la località Pederu facendo riferimento al suo passato bellico: era qui presente, difatti, un villaggio militare. Il cerchio di pietre è ora uno scoppio pacifico che allude anche all’impronta delle spore dell’amanita muscaria.
SMACH. San Martin, art, culture & history in the Dolomites è la Biennale internazionale di arte pubblica ideata nel 2012 da Michael Moling, coadiuvato da Gustav Willeit e, dal 2022, da Stefano Riba. Per ogni edizione vengono selezionate, da una giuria di professionisti di settore, 10 opere tramite un concorso internazionale. La mostra open air di arte contemporanea si svolge in Val Badia, nel contesto paesaggistico e culturale delle Dolomiti, patrimonio Unesco dal 2009. L’edizione 2021 ha registrato un passaggio stimato, durante il periodo di apertura, di 2000 visite in media al giorno. Dal 2018 SMACH è anche un’omonima associazione culturale che, in sinergia con attori locali ed istituzionali, lavora per la promozione dell’arte, del territorio e della cultura, in chiave di turismo culturale, ed attiva un canale di incontro tra amanti dell’arte, appassionati di natura, turisti e professionisti di settore. Lo scorso 14 marzo 2023 il progetto SMACH è stato insignito con una delle 10 menzioni d’onore del Premio Nazionale del Paesaggio 2022-2023 organizzato dal Ministero della Cultura. SMACH. Val dl’Ert (www.smach.it/art-park) è la collezione permanente della Biennale SMACH, composta attualmente da 23 opere acquisite dalle passate edizioni che si arricchisce per ogni edizione della biennale di nuove opere provenienti dai progetti vincitori. Il parco, di 25 ettari, è situato in una valle incontaminata nella località di San Martino in Badia, in provincia di Bolzano. Il suo accesso è a 150 m dal Museum Ladin e crea con esso un interessante polo di attrazione turistico-culturale per tutta la Val Badia.
Tutti i dettagli della manifestazione, delle opere e dei siti, del tour, del programma dell’inaugurazione e delle passate edizioni sono sul sito SMACH
È l’accessorio indispensabile per affrontare il solleone di agosto senza rinunciare allo stile e conservare quell’attitude boho chic che fa subito estate. È il cappello in cotone lavorato all’uncinetto firmato Surkana, raffinato e gioioso, perfetto per completare i look estivi, sia al mare che in città. Indispensabile per proteggersi dal sole e ideale per rendere più originali gli outfit tendenza, il crochet hat del brand ha un’estetica ultra chic e un coté raffinato amplificato dai ricami floreali che lo caratterizzano. Realizzato in beige e bianco, parla di un irresistibile desiderio di leggerezza e di libertà assolutamente estivo. Disponibile online e nei punti vendita Surkana in Italia e in Europa.
Surkana nasce nel 2002 e il viaggio e le esperienze che da esso ne derivano sono da sempre le fonti d’ispirazione delle sue collezioni. Ciò che conta non è la destinazione, quanto l’esperienza che si vive durante il viaggio perché Surkana è un marchio di moda che non si esaurisce con la moda stessa: l’identità del brand è infatti rappresentata dalle persone che vivono, sperimentano e osservano il mondo reale che le circondano.
FUN Beach, la capsule beachwear del brand, si arricchisce di accessori per un’estate coloratissima.
I summer essential per un’estate ricca di colore e di energia sono firmati Surkana che li ha racchiusi nella sua divertentissima beach capsule, Fun Beach. Una collezione al sapore di salsedine che arricchisce la proposta di bikini e interi del brand con un corollario di accessori coordinati che utilizzano le medesime sfumature frizzanti e ricche di vibrazioni. Il risultato è una proposta pensata per regalare un twist gioioso a giornate assolate in riva al mare: ci sono capienti bag e pochette di diverse misure; pratici teli da mare ripiegabili; leggeri caftani e parei arricchiti di nappe; cappelli e fasce per capelli. Una celebrazione del mood vacanziero pensata per completare il look che fa sue tinte forti e grafiche colorate, stampe coordinate ai pattern del beachwear e una palette intensa di tonalità vitaminiche tra aranci e fucsia, lime e blu, celesti e pesca.
Una collezione di beachwear che è un’esplosione di colore e di stampe pop pensata per completare la proposta di ready to wear e arricchirla di sfumature sfacciatamente estive e decisamente divertenti…o meglio, FUN!
È Fun Playa, la beachcapsule firmata da Surkana che riflette il suo dna frizzante e ricco di vibrazioni.
E allora via libera a bikini e interi i cui pattern indugiano sulle fantasie tipiche della main collection del brand: tinte forti, grafiche vibranti, stampe in mix and match in una palette intensa di tonalità vitaminiche tra aranci e fucsia, lime e blu e celesti e pesca.
Le forme e i dettagli, poi, sono un tributo alle forme femminili con classici triangoli accompagnati da culotte a vita alta, oppure due pezzi con reggiseno a fascia o con coppe sagomate passando per i costumi interi con dettagli che sottolineano il decolleté.
Il beachstyle di Surkana è accompagnato da fuoriacqua tra caftani e parei, teli da spiaggia e cappelli insieme alla nuovissima proposta di sunglasses in plastica riciclata, tutti declinati secondo i pattern della collezione.
SNOB e Bentley Milano hanno ufficializzato una partnership che dura dalla prima uscita del nuovo magazine lifestyle, che ha appena annunciato la distribuzione internazionale (Europa, Italia, Usa, Asia, Giappone).
Un progetto nato sulle basi di un comune denominatore, la cultura come crescita sociale. SNOB, che si pone come obiettivo primario l’approfondimento culturale, media partner di Bentley Milano, sposa perfettamente le tematiche di cui il grande brand britannico si fa portavoce, eleganza, stile, classe, originalità, e non ultimo eco-sostenibilità, inserendo nel gruppo la nuova rivoluzione elettrica per un futuro di lusso a basso impatto ambientale.
Con una bellissima Bentayga EWB, Bentley Milano, partner ufficiale di SNOB durante l’Exclusive Party 2023, ha accompagnato i vip all’evento. Bentley Bentayga EWB è il lussuoso e potente SUV del marchio d’auto diventato esclusivo simbolo di trasporto della casa reale inglese e brandizzato SNOB per l’occasione speciale. Durante la Milan Fashion Week, ha scelto come volto rappresentativo il Direttore Responsabile di SNOB, Miriam De Nicolò, che ha raccontato la settimana più attesa dell’anno su di una Unifying Spur, l’opera d’arte a quattro ruote frutto del Bentley Design Team, che veste i nove colori della bandiera Progress con le parole “Love is Love”. Anche qui si intrecciano moda, arte, automotive e parola, all’insegna di uno storytelling che SNOB e Bentley Milano porteranno avanti con una forte visione comune.
“Siamo felici sia nata una così importante collaborazione con Bentley Milano perchè crediamo nell’unione delle forze e delle grandi idee e Bentley Milano è da sempre sinonimo di credibilità, autenticità e integrità. Insieme a Valeria Tommaso, Marketing Manager di Bentley Milano stiamo programmando degli eventi futuri che metteranno in risalto quelle che sono le forze dei due brand. Ci auguriamo che forti princìpi e grande impegno comune, possano raccontare quello che non è solo un’auto e non è solo un progetto editoriale, ma visioni imprenditoriali che mirano a portare per il mondo la profondità della bellezza.” – Miriam De Nicolo’
UNIQLO lancia la collezione “Chainsaw Man x Kosuke Kawamura UT”
Design originali esclusivamente per UT che fondono il mondo di Chainsaw Mancon il talento creativo di Kosuke Kawamura
Il retailer globale di abbigliamento UNIQLO annuncia oggi il lancio venerdì 25 agosto della collezione “Chainsaw Man x Kosuke Kawamura” dal suo brand di t-shirt grafiche UT (T-shirt UNIQLO).
Chainsaw Man è un anime TV prodotto da MAPPA, basato sulla serie manga di Tatsuki Fujimoto. La storia descrive le battaglie di Denji, un ragazzo Devil Hunter, che mentre sta morendo fa un patto con il “Chainsaw Devil” e viene resuscitato come Chainsaw Man. L’anime ha riscosso subito un immediato successo dopo la messa in onda. Questa collezione speciale, in collaborazione con l’artista di collage Kosuke Kawamura, ricostruisce in modo dinamico ed elaborato il mondo dell’anime. Una limited edition con una nuova interpretazione del mondo di Chainsaw Man.
Questa collezione UT di design originali unisce Chainsaw Man, un potente eroe che brandisce una motosega mentre affronta i nemici, con lo stile inconfondibile di Kawamura.
La linea di T-shirt è composta da nove modelli. Per i progetti grafici, Kawamura prende i disegni e le scene dell’anime originale dando loro una nuova espressione usando la sua arte distintiva attraverso lo stile collage. Inoltre, sia la maglietta a maniche corte che quella a maniche lunghe hanno una silhouette oversize in stile street fashion sviluppata congiuntamente da Kawamura e UNIQLO.
Kosuke Kawamura ha dichiarato: “Ho utilizzato molte delle illustrazioni e delle scene dell’anime originale per questa collezione. Grazie ai disegni molto dettagliati, è stato facile ampliare il materiale di progettazione, provando anche vari stili e metodi di collage. Il mio obiettivo era quello di creare modelli che i fan di lunga data di Chainsaw Man potessero apprezzare come qualcosa di leggermente diverso e che anche le persone che non hanno familiarità con l’anime avrebbero voluto indossare”.
Con l’estate e il suo tripudio di luce e colori, U.S. Polo Assn., il marchio del doppio cavallo, è pronto a tuffarsi in un mare frizzante e vitaminico con una collezione di borse glamour dalle palette vivaci e vibranti. Celebre per la sua ispirazione ai valori e alla classe del polo, oltre che per l’attenta ricerca dei materiali e scrupolosa cura dei dettagli, il brand ha fatto del vincente connubio tra sport ed eleganza il proprio tratto distintivo. Tale filosofia prende così forma in modelli di borse e accessori dallo stile casual chic, sempre riconoscibili dall’inconfondibile American Style del marchio.
Bella Vista Polo Club | Santa Barbara, California | November 2022 | Laydown photography of product on location. Featuring handbags. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, IN PERPETUITY)
Bella Vista Polo Club | Santa Barbara, California | November 2022 | Laydown photography of product on location. Featuring handbags. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, IN PERPETUITY)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Carpenteria Beach | Santa Barbara, California | November 2022 | Lifestyle photography of female model(s) on the beach. Featuring handbag. (USAGE: FULL GLOBAL RIGHTS ACROSS ALL PLATFORMS, EXPIRES 02/15/2025)
Colore e tendenza si riflettono nella lineaSpringfieldche, con le sue borse pratiche, versatili e leggere, sarà la protagonista indiscussa di questa stagione. Modelli in nylon con l’iconico logo ricamato spaziano da shopper e tracolle per la vita in città a trendy marsupi per le passeggiate fino a zainetti e borsoni per le uscite fuori porta dalla spiaggia alla montagna.
Grazie alle palette irresistibili del turchese e del fucsia, oltre alle note istituzionali del nero, beige e blu, fino alla brillantezza del verde, la linea Springfield è una tavolozza di colori variopinta che renderà l’estate un trionfo di briosa energia.
Nel celebrare la Giornata Mondiale del Mediterraneo, il progetto di Gin Mare dedicato alla sostenibilitàcontinua il suo viaggio nelle destinazioni tra le più iconiche del nostro mare
1° giugno – 30 settembre 2023
Mentre si celebra la giornata internazionale del “Mare Nostrum”, istituita per accrescere la consapevolezza sullo stato di salute del Mare Mediterraneo e ricordarci quanto sia fondamentale proteggerlo e salvaguardarlo, Gin Mare, il primo gin che ha racchiuso il sapore della mediterraneità nella sua bottiglia, prosegue il viaggiosulla rotta della sostenibilità.
Partita a inizio giugno e in calendario fino alla fine di settembre, la nuova edizione diMare Mio by Gin Mare, il progetto di pulizia delle acque del mare che il brand dedica alla salvaguardia del mediterraneo.
Avviato nel 2021 a Capri, il progetto – giunto alla sua terza edizione -si rinnovaampliandosie approdando in nuove località iconiche della Mediterraneità. Un’azione concretain cui i marinai del team di Gin Mare setacceranno le acque per recuperare plastiche e scarti galleggianti che infestano le acque dei nostri mari.
Gin Mare porta su nuovi lidi i valori dell’ospitalità, della condivisione e della sostenibilità e sceglie di impegnarsi in maniera concreta e trasparente nella salvaguardia del Mediterraneo, a cui deve la sua essenza.
Mare Mio by Gin Mare: le rotte partono dalla baia di Camogli e Portofino nel Golfo del Tigullio, passando per Porto Ercole all’Argentario per poi dirigersi a sud nell’Isola di Capri e infine approdare a Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo. Luoghi che rappresentano al meglio la Med Attitude: il DNA del brand che fa della Mediterraneità non un semplice luogo ma un vero e proprio stile di vita,
Il progetto si avvale della collaborazione con MareVivo – l’associazione nazionale riconosciuta dal Ministero dell’Ambiente, con più di 30 anni di esperienza nella tutela dei mari e delle sue risorse – che analizza e cataloga i rifiuti raccolti attraverso la sua rete di volontari. Un sodalizio importante che, solo nell’estate 2022 a Capri, ha permesso di certificare il recupero dalle acque di oltre 600kg di micro rifiuti galleggianti in plastica come tappi e cannucce che infestano grotte e scogliere.
Quest’anno l’attività si è ancora più strutturata prevedendo oltre 140 uscite in mare su imbarcazioni tipiche delle località coinvolte, personalizzate Gin Mare. Un progetto che ha anche l’obiettivo di sensibilizzaree educare sia gli abitanti del luogo che i turisti sull’importanza della salvaguardia e valorizzazione delle coste del Bel Paese, perché è dai piccoli passi che si attuano grandi cambiamenti.
La rotta di Mare Mio by Gin Mare verrà supportata da una intensa attività di comunicazione: una Call to Action animerà i canali social e la community digitale di Gin Mare, per coinvolgere il pubblico ad unirsi al progetto.
Un invito a disconnettersi dalla vita frenetica e riconnettersi con la natura, godendo del paesaggio che ci circonda abbracciando i principi della Mediterraneità.
Segui il viaggio di Gin Mare sulla rotta della sostenibilità: sostieni il progetto e promuovilo insieme a noi #MareMiobyGinMare
Il progetto “Dal piatto al bicchiere” di tre cugini aretini trasforma i piatti tipici regionali in forma liquida. Lancio il 14 luglio all’Helvetia & Bristol di Firenze.
Trasformare i piatti tipici della tradizione toscana in forma liquida, dalla ribollita alla panzanella, creando dei gin dal sapore unico. E’ il progetto “Dal Piatto al Bicchiere” ideato da tre giovani cugini aretini – Stefano Del Pianta, Leonardo Del Mecio e Tommaso Picchioni – con la passione per il mondo della distillazione. E così, nella regione in cui si raccoglie il ginepro di alta qualità alla base di almeno la metà del gin premium mondiali, debutta una collezione di bottiglie che omaggia le tipicità gastronomiche made in Tuscany, con l’obiettivo di far assaporare profumi e sapori che raccontano la Toscana in un modo decisamente fuori dagli schemi, partendo proprio dagli ingredienti del territorio. “Dal Piatto al Bicchiere” diventa così un invito a scoprire una nuova modalità di concepire gli spirits, dove tradizione, contemporaneità e sostenibilità si fondono per creare quattro declinazioni di gin. Insieme a botaniche come ginepro, coriandolo e angelica, di volta in volta trovano spazio gli ingredienti solitamente utilizzati in cucina, come le verdure rigorosamente fresche.
C’è il “Panmòllo 1912”, un cold compound ispirato alla pappa al pomodoro e realizzato a partire da una singola macerazione a freddo di tutti gli ingredienti (inclusi pane artigianale toscano gluten-free, pomodoro, carote, sedano, aglio, basilico, foglie d’ulivo e pepe nero) ad eccezione dell’acqua di mare che dona la giusta sapidità presente nella ricetta originale del piatto. Oppure il “Ribolgin” che richiama la ribollita, la tradizionale zuppa invernale a base di bietole, sedano, fagioli cannellini, foglie d’ulivo, cipolla, aglio, salvia, rosmarino, pepe nero e timo. Anche qui, la sapidità è data da una parte di acqua marina. Discorso simile per il “Panzagin” ispirato a un piatto fresco e vegetariano come la panzanella, in cui sono presenti gli ingredienti caratteristici, dal pane al pomodoro, dal basilico al cetriolo fino alla cipolla. Sul fronte del fine pasto, invece, ecco il “Ginsanto e cantucci”, un Old Tom che rimanda al dolce tipico di cantucci e vinsanto: qui le note dolci del miele artigianale contrastano con la sapidità dell’acqua di mare, mentre il bouquet è formato da cantucci artigianali gluten free, mandorle, vaniglia, uva sultanina, scorza d’arancia, albicocca secca, fiori di zagara e vinsanto
E non è tutto: la toscanità alla base del progetto “Dal piatto al bicchiere” si ritrova anche nei due premiscelati di vermouth e bitter, utili sia da assaggiare in purezza che per provare un Negroni tutto toscano, e realizzati con una cura particolare al packaging e alla sostenibilità. Si tratta del liquore “Due terzi rosso”, una combinazione di vermouth emiliano affinato in legno e bitter rosso dove note erbacee e amaricanti si fondono per regalare al palato un sapore intenso, e del “Due terzi bianco” (vermouth e bitter bianco) in cui invece prevalgono note fruttate ed erbacee.
“Abbiamo scelto di creare questa linea perché siamo da sempre appassionati di spirits – spiegano i tre – e veniamo da famiglie in cui la cucina e la cura della terra hanno sempre avuto un ruolo importante. Abbiamo immaginato come i piatti della tradizione toscana, protagonisti di tanti pranzi domenicali in famiglia potessero trasformarsi in forma liquida, raccontando i ricordi di nonno Nelusco, che ha fatto del miele e dell’olio Evo una passione, di nonna Alfa e Lisa che ci hanno insegnato che la cucina è prima di tutto un atto di amore”.
Il lancio ufficiale dei gin che compongono “Dal piatto al bicchiere” si terrà venerdì 14 luglio al Winter garden dell’hotel Helvetia & Bristol a Firenze (via dei Pescioni, 2) dove dalle 18 alle 20.30 sarà possibile assaggiare in anteprima le quattro novità, nel corso di un esclusivo aperitivo con drink list.
PHOTOGRAPHY OLIVIERO TOSCANI Text Federico Vacalebre Fashion Editor Tommaso Basilio
A metà anni Novanta cercavo di definire in qualche modo la nuova canzone popolare che impazzava a Napoli, tra radio e tv di quartiere. Su un saggio di Peppe Aiello trovai la parola «neomelodico», me ne appropriai, la iniziai ad usare per raccontare del mucchio selvaggio che impazzava in quel momento: Gigi D’Alessio, Franco Ricciardi, Tommy Riccio, Maria Nazionale, Ciro Ricci, Ida Rendano, Stefania Lay, Luciano Caldore, Lello D’Onofrio… Ogni giorno usciva una nuova star del “basso” accanto, si moltiplicavano i sottogeneri, le sottodefinizioni.
Nel 1999, per iniziare il primo libro mai scritto sul fenomeno, usavo queste parole: «Neomelodico. Do you know what I mean? Sai che voglio dicere? Neomelodico spiega poco, comporta il concetto di uno stile veteromelodico da distinguere da quello neomelodico, è una definizione come le altre… assunta per descrivere un complesso e stratificato fenomeno subculturale napoletano, arrivato negli ultimi anni anche sotto il cono di luce dei mass media nazionali, alla ricerca di una propaggine verace delle tendenze neoromantiche di stampo internazionale. Comunque ricordiamolo: parlare di musica è come ballare l’architettura».
Il discorso regge ancora: vent’anni, e passa, dopo, Gigi D’Alessio è una star nazionale, Franco Ricciardi fa sold out allo stadio Diego Armando Maradona mentre nuove stelline e divette impazzano sui social, insieme attratti e respinti dal movimento. Per qualcuno, anche per mezza Napoli, sono volgari, brutti, sporchi e cattivi, quando non collusi con la camorra. Per qualcun altro, mezza Napoli compresa, sono la colonna sonora preferita della giornata, un fenomeno antico e moderno, frutto di una globalizzazione che ha travolto la melodia classica partenopea come il raï ha fatto con quella maghrebina.
Musica etnica, dunque? Anche. Musica urban, come suggeriscono le sempre più spinte contaminazioni con i suoni rap, reggaeton, elettronici? Certo. Glocal pop? Ma anche sintomo di un cambiamento profondo di normalizzazione (sotto)culturale. In una famosa intervista ad Antonio Ghirelli Pasolini vaticinava di una Napoli destinata ad estinguersi, come certe tribù Tuareg, per la sua volontà ostinata e contraria, anti-storica, resistente, cazzimmosa. Le feste di nozze, ma non solo, che un programma come «Il castello delle cerimonie» porta in tutto il mondo mostrano da un lato quella resilienza, dall’altro l’adeguamento agli stilemi più kitsch del mainstream internazionale, la superfetazione del trash, dell’estetica dell’inorganico.
Gli eredi di Nino D’Angelo, di Gigi Finizio, di Patrizio (ex bambino prodigio morto di overdose di eroina) cantavano una Napoli che era difficile farsi piacere, che viveva sul crinale del malaffare. Ogni canzonetta, anche quella sulla più innocua storia d’amore, lasciava tracce di un disagio profondo, feroce. Mamme di quindici anni, maschi-padroni, vite di strada, corna, sesso veloce e senza precauzioni, tradimenti, auguri per una «presta libertà» appartengono alle cronache di ordinaria marginalità di una città passata dal rinascimento bassoliniano al rimorimento successivo, come nella condanna vichiana dei corsi e ricorsi storici. Il successo di D’Alessio ha spinto i suoi emuli a cantare in italiano, ad annacquare melodie e testi, a confondersi con l’«intronata routine del cantar leggero» (copyright Pasquale Panella per Lucio Battisti). Ma non tutti sono D’Alessio, anzi, lo sdoganamento nazionale non è arrivato, il mercato, che si era fatto fiorente ha vissuto con l’arrivo del nuovo millennio una crisi di identità: il sogno era Sanremo, non più la Piedigrotta.
Dopo Gianni Fiorellino sono arrivati Rosario Miraggio, Gianluca Capozzi, e poi ancora Alessio, Tony Colombo, Marco Calone ed altri si sono fatti largo, tra canzoni e storie kitsch da raccontare in tv. Hanno conquistato la periferia romana, sfondato in Puglia, in Sicilia, a Modena, a Milano… Mentre a Napoli l’emergente generazione postmelò trovava nel web il sostituto di radio e tv locali, ormai in debito di ossigeno, e nelle sonorità emergenti della trap e del reggaeton pane per i propri denti. Un’alleanza post femminista metteva insieme una protagonista della prima ora come Stefania Lay con le nuove star Giusy Attanasio e Nancy Coppola, mentre dietro le regine storiche Maria Nazionale e Ida Rendano spuntava il sex appeal di Marika Cecere. Mentre Francesco Merola manteneva in vita la tradizione melodica di papà Mario Ivan Granatino e i Desideri cercavano di uscire dal ghetto neomelodico, di parlare ad un pubblico più ampio, senza rinnegare, per quanto possibile, le proprie origini.
Tra radici e ali, identità e omologazione, il discorso è aperto e la domanda resta la stessa dell’inizio. Postmelodico. Do you know what I mean? Lo sai che voglio dicere?
La canzone neomelodica, neoromantica, postmelodica, postromantica, urbaneomelò o chiamatela come volete, è canzone verace d’amore per antonomasia. Ma che cosa è l’amore, e che cos’è l’odio? E chi amare e chi odiare nella Napoli in pieno hype del momento? Lo abbiamo chiesto ai magnifici otto ritratti da Oliviero Toscano in una Napoli mai stata di moda come adesso.
IDA RENDANO
Dress Lea Damiano Hair Lorena Sazio Make up Raffaella Pezzella
Ida Rendano è, con Maria Nazionale, la reginetta della canzone neomelodica sin dal primo momento, dagli anni Novanta. Ha cinquant’anni, ma non li dimostra, anzi. È napoletana del quartiere di San Giovanni a Carbonara, è cresciuta nel rione Miracoli ed oggi vive a piazza Cavour. Ha iniziato ragazzina, incidendo il primo disco a 7 anni. Le hanno dato una mano i duetti con Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio, ma anche i testi di Salvatore Palomba e Peppe Lanzetta. Ha cantato con i 24 Grana, recitato Viviani in teatro, scritto un’autobiografia…
Cos’è per te l’amore? E chi/cosa ami di più?
«Sono fatta d’amore, che è sicurezza, fiducia e stabilità per l’anima, tutte cose che cerco sempre di dare a mia figlia, a mia madre ed a mio padre: mia figlia perché è stato il dono più bello che abbia mai avuto, mamma perché mi ha fatto nascere, papà perché mi ha trasmesso l’ amore per la musica. E poi amo gli abiti glamour, il trucco, le scarpe esagerate, mi piace sentirmi femmina».
E cos’è per te l’odio? E chi/cosa odi di più?
«L’odio è la mia risposta al male che ricevo, alla falsità, all’invidia, al perseverare nell’errore. Errare è umano, continuare in quella direzione diabolico».
FRANCESCO MEROLA
52 anni, napoletano, residente a Calvizzano. «L’unico Merolone in una selva di merolini», diceva di lui papà Mario, pensando ai possibili eredi canori. Francesco ha la sua voce scura e verace, il suo portamento ed è stato svezzato con le canzoni di Bovio e quelle di giacca. Ha duettato con il padre, con Gigi D’Alessio, con Valentina Stella. Ha riportato a teatro la sceneggiata ed ha organizzato una crociera nel nome di Mario Merola: a bordo, tutto, dal menù alle canzoni, dai talk show alla passione per il gioco d’azzardo, riporta al culto verace del genitore.
Che cos’è l’amore per te? E chi/cosa ami di più?
«L’amore è mia mamma che mi riporta sempre nella casa di Portici. E lì l’amore è naturalmente papà: tutto intorno mi parla di lui, mi ricorda lui, ammesso e non concesso che me ne dimentichi per un attimo. Amo la mia famiglia, mia moglie Marianna, la musica, la canzone napoletana, quella classica ma anche quella moderna, a cui cerco di contribuire quando trovo un pezzo adatto: faccio un mestiere che mi piace, sono un privilegiato».
E che cos’è l’odio per te? E chi/cosa odi di più?
«Non odio nessuno, o quantomeno mi sforzo di non odiare nessuno, di non trasformare la rabbia per chi ci vuole o ci fa male, per chi non ci considera come meritiamo, in qualcosa di più profondo, pericoloso, violento. Nella sceneggiata sono abituato a mettere in scena l’odio, ma l’ho cancellato dalla mia vita».
GIANNI FIORELLINO
Quarant’anni, di Mugnano, ha vissuto a Giugliano ed ora abita a Portici. Sta girando un docufilm sulla sua vita e carriera, con particolare attenzione alla periferia/provincia napoletana in cui è cresciuto, fiero che vi siano nati anche talenti come Giambattista Basile e Sergio Bruni. Ha iniziato a cantare a 9 anni, è stato Masaniello in un musical e due volte a Sanremo cantando in italiano e collezionando tra le Nuove Proposte un quarto ed un quinto posto, poi ha deciso di tornare al napoletano.
Che cos’è per te l’amore? E chi/cosa ami di più?
«L’amore è l’orologio buono del mondo, senza mi sentirei mancare ogni protezione, vivrei senza un rifugio. Amo mia moglie, i miei figli, naturalmente: solo loro la mia protezione ed il mio rifugio. Poi il mio cane: non mi ha mai tradito, anche se non vive più con me. E il mio pianoforte: mi ha indicato la strada, mi salva quando mi perdo, mi esalta quando mi ritrovo».
E cos’è per te l’odio? E chi/che cosa odi di più?
«L’odio è la peggiore attività dell’uomo. Genera violenza, frustrazioni, cattiverie, malvagità, vendetta, violenza, guerra addirittura. Io detesto tanti, ma non li odio, pur non sapendo porgere l’altra guancia. Odierei me stesso se provassi odio per qualcuno, anche se può sembrare un controsenso».
MARCO CALONE
28 anni, è nato a Pozzuoli e vive a Caserta. Tra i giovani che contano della nidiata postmelodica, ha duettato con Guè in «Tu si’ particolare» ed un suo pezzo del 2020, «T’aggio purtato ‘na rosa», è entrato nel circuito indie grazie alla cover incisa, durante la clausura da pandemia, da Roberto Colella, leader della band La Maschera, che l’ha sdoganato presso un nuovo pubblico.
Che cos’è per te l’amore? Chi/cosa ami di più?
«L’amore per me è vedere la serenità negli occhi di mia madre. Mi stanno a cuore gli amici, Carlos, ovvero il mio figlio peloso a quattro zampe, e la musica: senza di lei non potrei vivere».
E cos’è l’odio per te? E chi/che cosa odi?
«Odio la falsità, che ho compreso strada facendo. La popolarità che ho conquistato non ha cambiato me, ma chi mi stava intorno, per fortuna non ha intaccato le mie amicizie storiche. Odio l’ipocrisia, l’invidia, l’opportunismo. E alcune persone che incarnano questi difetti alla perfezione».
MARIKA CECERE
Ventisei anni, napoletana della Sanità, sex symbol postmelò, appartiene a quella nuova generazione esplosa in rete, attentissima alla comunicazione sociale, quasi una local influnecer.
Che cos’è per te l’amore? Chi/cosa ami di più
«L’amore è bene puro, è il trasporto per la famiglia, è il desiderio del partner, è l’affetto per gli amici. È rispetto, soprattutto. Mia madre, mio padre e mia sorella sono le persone fondamentali nella mia vita, nella mia personale classifica subito dopo metterei la musica, il palco ed il pubblico».
E cos’è l’odio per te? E chi/cosa odi di più?
«La miglior risposta ad un brutto comportamento sarebbe un sorriso. Da buona napoletana questa sono io. Buona, educata, ma non mi faccio passare la mosca sotto il naso e se devo reagire, alla fine reagisco. E inizio a odiare le persone cattive, non solo con me, non sopporto le ingiustizie».
I DESIDERI
Salvatore e Giuliano Desideri hanno rispettivamente 26 anni e 25 anni e sono nati a Marcianise, in provincia di Caserta, dove vivono. Figli d’arte, il papà è Nico, cantante veteromelodico, sono stati lanciati da una collaborazione con Clementino, hanno provato la strada di Sanremo Giovani e visto crescere le loro visualizzazioni sulla strada di un pop sempre più urban. Il prossimo album sarà quello con cui proveranno a conquistare il mercato nazionale.
Che cos’è per voi l’amore? E chi/cosa amate di più?
«È il motore della vita, ciò che ci spinge ad affrontare tutto. Non importa se sia amore per un uomo o una donna, per la famiglia, per le amicizie, per gli animali. Non esiste vita senza amore. Siamo fratelli e compagni di lavoro, l’amore ci cementa e anche per questo le nostre canzoni hanno un sapore speciale. Amiamo nostra sorella, mamma, papà: la famiglia è il luogo dove cerchi conforto quando le cose non vanno bene».
E cos’è l’odio per voi? E chi/cosa odiate?
«Sincerità, umiltà e generosità sono i tre valori nei quali ci rispecchiamo. Non riusciamo a proviamo odio anche se sappiamo che esiste, lo sentiamo anche attorno a noi. Se proprio dobbiamo chiudere i ponti con qualcuno usiamo l’arma dell’indifferenza».
IVAN GRANATINO
IVAN GRANATINO
Ivan Granatino ha 38 anni, è nato a Caserta e vissuto in provincia, tra Aversa e Trentola Ducenta, dove ora vive con la moglie ed i suoi due bambini. Nella sua produzione tiene insieme la temperie postmelo con rap, urban, pop, reggaeton. Visto a «The voice of Italy» ha collaborato con Clementino, Club Dogo, Luchè, Enzo Dong, Franco Ricciardi e Tullio de Piscopo, il suo ultimo singolo è un duetto con Pietra Montecorvino. Attore al cinema per i Manetti bros, presente nella colonna sonora di «Gomorra – La serie, ha milioni di visualizzazioni online. Tra i suoi pezzi anche una versione in napoletano di «Obsesion», hit latino degli Aventura.
Che cos’è per te l’amore? E chi/cosa ami di più?
«L’amore è il motore dell’esistenza. Nessuno può vivere senza amare o essere amato. E’ quel sentimento che fa passare ogni difficoltà e che aluta a fare ogni cosa con leggerezza. E. poi, l’amore è fondamentale nell’arte e nella musica per comporre. Il mio va innanzitutto alla mia famiglia, che mi regala radici e un porto sicuro».
« E cos’è per te l’odio? E chi/che cosa odi di più?
«Diciamo che è un sentimento troppo forte, che non conosco e non mi appartiene. Più che altro non sopporto i cliché, il pregiudizio e gli stereotipi, ma nulla di questo può spingermi ad odiare».
MASATOSHI UEDA, PROPRIETARIO DI SECONDA GENERAZIONE DEL RYOKAN ASEBINO NELLA PENISOLA DI IZU, RACCONTA LA NASCITA DELL’ALBERGO E LA SCELTA DI USARE I MOBILI RITZWELL PER RENDERE ANCORA PIÙ ELEGANTE E ACCOGLIENTE LO SPAZIO.
“Non c’è niente che apprezzi di più della natura rigogliosa di questo luogo. Anche i giorni di pioggia qui sono meravigliosi.”
Asebinoè un ryokan pensato per coppie che prende il nome dall’andromeda giapponese (Asebi in giapponese), una sempreverde originaria dell’Asia che cresce in questa zona fin dai tempi antichi e ha bellissimi fiori simili a quelli del mughetto, velenosi ma dai significati simbolici romantici. Ne crescono molte intorno alla struttura ma svetta tra tutte la pianta di fronte all’ingresso alta più di 5 metri. Il ryokan si trova all’incrocio di due torrenti sui monti Amagi nella penisola di Izu, famosa per le sue sorgenti termali, le splendide coste, l’entroterra montuoso e il clima mite, situata a circa 100 chilometri a sud-ovest di Tokyo.
“I miei genitori hanno fondato Sagasawakan”, racconta Masatoshi Ueda. “Un onsen (centro termale giapponese) a poca distanza da qui nel 1928 che fu purtroppo distrutto da un tifone trent’anni dopo. Mia madre scelse di ricostruirlo e per fortuna la sorgente termale continuò a scorrere quindi gli ospiti tornarono a sostenerci. Asebino aprì nel 2002 dove prima c’era un centro ricreativo aziendale che rilevammo per poter dare un’ospitalità diversa dai grandi gruppi accolti Sagasawakan e riservare un ambiente più intimo a chi viaggia in coppia.”
Un luogo magico dotato di acqua termale calda dove ascoltare il mormorio delle montagne, respirare il profumo dei fiori e godere dei colori della natura che mutano con l’alternarsi delle stagioni, per rivitalizzare corpo e mente. “Il nostro ryokan dispone di 18 camere, tutte dotate di vasca all’aperto affacciata sulla foresta. Per il progetto di Asebino ci siamo affidati a Mr. Suzuki di Ishii Architect & Associates, un designer specializzato in ryokan che conosco dai tempi di Sagasawakan. Sebbene questa locanda abbia la facciata di una tipica antica casa privata (Kominca in giapponese) volevamo creare un’atmosfera il più possibile moderna all’interno, utilizzando pareti di terra e legno di cedro di provenienza locale. Credo che il progetto sia venuto ancora meglio di quanto avessimo immaginato. Nonostante siano passati più di 20 anni dalla costruzione risulta ancora molto attuale.” Costruito su tre livelli sul pendio di una valle che circonda un ruscello di montagna è una struttura in perfetta armonia con la natura rigogliosa che la circonda in cui anche all’interno il protagonista assoluto è il paesaggio naturale che si scorge attraverso le grandi vetrate dell’ingresso.
“Quest’area, la hall, è il luogo in cui avviene il primo incontro tra noi e i nostri visitatori e tra loro e la struttura. L’ospite entra, si siede su una sedia e guarda il paesaggio. Se in quel momento riesce a percepire un relax assoluto si sentirà soddisfatto e completamente diverso.” Con questa sensazione in mente Mr. Suzuki ha proposto a Ueda i mobili Ritzwell.
“Tutto è molto coerente. Il tessuto del divano (LEEWISE EXCLUSIVE SOFA) è stato scelto dall’architetto per adattarsi allo spazio della lobby mentre la struttura ha un design in stile giapponese quindi si è integrato facilmente. I divani e le poltrone (RIVAGE EASY CHAIR) Ritzwell sono davvero molto comodi e credo che la loro introduzione abbia amplificato l’eleganza dell’intero spazio. È importante che i mobili evochino un’atmosfera rilassata. Le poltrone che avevamo in precedenza non trasmettevano le stesse vibrazioni e la loro sostituzione ha fatto una grande differenza. Dato che i nostri ospiti ci visitano con l’intenzione di trascorrere un periodo di relax, si potrebbe addirittura dire che i mobili Ritzwell svolgano il ruolo di un importante membro dello staff di Asebino. I mobili sembrano sorridere l’uno con l’altro, assaporando la brezza della valle mentre l’estate si avvicina”.