ESPN mette a nudo Alexandra Raisman

Alexandra “Aly” Raisman, classe 1994, è una ginnasta statunitense che a soli ventun’anni vanta un palmarés da manuale, con tanto di undici ori raggiunti di cui due durante le Olimpiadi di Londra nel 2012.

 

Alta 157 cm per 54 kg, specializzata nel corpo libero, membro ufficiale delle “Fierce Five” – secondo team statunitense ad aver vinto la medaglia d’oro durante le gare a squadre, Aly Raisman è apparsa sul magazine ESPN – The body issue mettendo a nudo la sua anima da ginnasta.

 

Le foto sono assolutamente reali, fisiche, di grande impatto: mettono in risalto la vera essenza della ginnasta che, senza alcun body e chignon che invece la accompagnano da sempre, si mostra in tutta la sua naturalezza. I muscoli e il fisico praticamente perfetto non sono il punto centrale di una semplice sessione fotografica, ma diventano la chiave di lettura per capire cosa si cela dietro un’infanzia ed adolescenza dedicate ai volteggi, ruote, salti mortali, parallele, che se per molti sembrano solamente dei movimenti accurati, precisi e affascinanti, per Alexandra Raisman rappresentano ore di fatiche e sacrifici a cui, comunque, non rinuncerebbe mai.

 

 

Come la stessa ginnasta ha riportato al giornale, tutto ciò che fa è per la ginnastica, sebbene l’anno prossimo compirà ventidue anni e dunque sarà già vecchia per la sua disciplina, perché il corpo cambia e i tempi di recupero diventano mano a mano più lunghi, ma non per questo smette di allenarsi; certo, trova che dedicare sette ore al giorno alle preparazioni atletiche non sia più così salutare, tanto che non pensa proprio di portare avanti la carriera da ginnasta fino ai trenta o quarant’anni, ma sicuramente si sta impegnando per le Olimpiadi di Rio De Jainero in programma per l’estate prossima.

 

Dietro un body colorato, il capo che indossa la maggior parte delle volte, Alexandra nasconde un mondo che agli occhi degli spettatori è rimasto celato fino ad oggi: l’addome piatto contrasta la muscolatura in evidenza su gambe e braccia che assolutamente non rendono mascolina la figura ma anzi, dimostrano come una donna possa raggiungere obiettivi fisici molto importanti al pari di un uomo allenato. I capelli lunghi poi, rendono giustizia alla sua femminilità talvolta nascosta dietro un’acconciatura molto casta. A furia di doversi presentare così, Alexandra Raisman afferma quanto per lei sia difficile mettersi un tacco dodici e un abito molto elegante, contrariamente alle colleghe che durante alcuni eventi mondani molto importanti quali i Golden Globes, hanno sfoggiato tacchi vertiginosi con grande disinvoltura. Lei invece non potrebbe mai farcela, ma datele una sbarra di 4cm di spessore e saprà incantarvi.

 

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Un’anima pura e semplice, dunque, quella di Alexandra Raisman, che per quanto sia un’atleta fortissima e preparatissima, confida di condurre una vita fatta di cibo sano e riposo giusto ed equilibrato. Lei, che non ha mai avuto problemi alimentari né con il mondo delle droghe dopanti, è un mix di adrenalina da competizione e isolamento dal mondo quando c’è da concentrarsi. E’ costantemente alla ricerca della perfezione e considera ogni traguardo, un semplice step raggiunto da aggiungere agli altri.

 

Ecco perché Alexandra Raisman può essere considerata un chiaro esempio di come l’umiltà spinga costantemente avanti e non ad adagiarsi su ciò che si ha già. Ogni giorno è una conquista e il corpo in tensione immortalato lo dimostra chiaramente.

 

(foto: espn.go.com)

25 anni di Photoshop

Quest’anno Photoshop compie 25 anni, il suo primo quarto di secolo fra critiche ed esaltazioni.

Nato nel 1990 dopo essere stato sviluppato tre anni prima dai fratelli Knoll – figli di un fotografo che ne idearono il software per agevolarne il lavoro, ha sempre fatto il buono e cattivo tempo a seconda del suo utilizzo, soprattutto in campo pubblicitario, della moda e dello spettacolo.

Adobe Photoshop è infatti impiegato spesso e volentieri nel ritoccare le immagini che ritraggono modelle o personaggi dello spettacolo che, dovendo sempre e comunque apparire bellissimi senza sbavature, non possono permettersi di farsi vedere con quella ruga in più, la cellulite sulle cosce, la pancetta che nasconde l’addominale e così via. Insomma, l’uso di Photoshop è impiegato, per la maggior parte delle volte, nel rendere più sottili, snelle e perfette le persone che vengono ritratte, sebbene preveda tanti altri impieghi.

La primissima foto ‘photoshoppata‘ della storia (verbo oramai in uso quotidiano dal 1992 diventato sinonimo di “alterare la realtà delle immagini” in senso quasi prettamente negativo) ritrae la futura moglie di John Knoll in topless ma di spalle, seduta su una bellissima spiaggia paradisiaca, tanto che la foto era stata ribattezzata “Jennifer in paradise” (in copertina): era stato il primo esempio di ritocco servito per constatare la potenza del software, non tanto per rendere più longilinea la donna fotografata. Da lì in poi, invece, una serie infinita di scatti passati fra le mani di Adobe Photoshop è servita per far constatare quanto fosse stato possibile alterare la realtà spacciandola per tale.

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Terry White al proposito, fotografo professionista e uno dei maggiori divulgatori del programma, ha affermato che non bisogna fare un abuso di Photoshop, quanto utilizzarlo per togliere piccolissime imperfezioni come bernoccoli o tagli, ma una cicatrice, per esempio, andrebbe lasciata perché fa parte della persona, è un suo segno distintivo. Terry White dunque si fa portavoce di un utilizzo etico del programma, come dimostra la fotografia da lui stesso ritoccata che apparentemente pare rimanere la stessa, in realtà la foto di destra (ritoccata) presenta una luce maggiore su braccia e viso, meno ombra sul collo e meno capelli fuoriposto.

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Ma l’esempio di Terry White è solo uno. Un altro caso in cui l’uso di Photoshop non è per niente invasivo riguarda il ritocco dell’effetto ‘mosso’ che a volte può risultare in una foto se il soggetto fotografato o chi ha scattato la foto si sono mossi, così come la correzione di prospettiva o per aggiungere uno sfondo particolare.

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Photoshop può essere utilizzato anche per creare paesaggi inesistenti, così come impiegato nella pittura (David Hockney, artista inglese, fu il primo a provarlo ed oggi lo considera ‘noioso’ perché ‘appiattisce la realta’) o nel cinema (come in The Abyss di James Cameron per esempio) o addirittura per accostare persone, cose, animali che in realtà non erano previste nello stesso scatto di partenza.

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Nonostante questi esempi, nell’immaginario comune Photoshop è un programma che sbugiarda la realtà e riesce a superarla e l’idea non è nemmeno così tanto sbagliata considerando i grandi esempi da copertine patinate che potremmo riportarvi. Per una volta, invece, vogliamo mostrarvi l’altro lato di Photoshop per festeggiarne i primi 25 anni.

(foto: corriere.it)

Marc Jacobs e quel nudo da dieci e lode su Instagram

Che Instagram sia un’arma a doppio taglio come tutti i social è un dato di fatto, che talvolta si sia incapaci di usarlo, pure. Anche quando si fa finta di aver sbagliato.

 

Capita a tutti di dare in pasto ai propri followers delle foto che lì per lì lascerebbero esterrefatti, ma quando capita alle star diventa un affare internazionale, qualcosa di assolutamente riprovevole o assolutamente geniale: ecco quindi che il nudo d’autore firmato Marc Jacobs (ci piace pensare che i tag siano stati #nofilter #nophotoshop) ha fatto il giro del mondo in pochissimi secondi, che non sono bastati allo stilista per rimuovere la foto senza che nessuno si fosse accorto di un’intimità vagante nella propria home. Felix Baumgartner, questo sconosciuto.

 

La foto ritraeva lo stilista dentro la sua cabina armadio piena di vestiti e shoppers, completamente nudo e con la parte hot in bella vista, senza nessun tipo di giochi di tessuti e pizzi da passerella a lasciare un velo di mistero: avete letto bene, sia il lato B che il lato P si sono lasciati ammirare accompagnati da un commento piccante “E’ vostro e da provare!“.

 

Si dice che Marc Jacobs avesse voluto in realtà mandarlo via direct, funzione di Instagram che permette agli utenti di inviare una foto solo ad un pubblico selezionato di persone, anche se comunque la scusa non è attendibile considerato il contenuto dello scatto e la personalità estrosa dello stilista che non ha mai negato di divertirsi nel flirtare. Diamoci il beneficio del dubbio.

 

Lo scatto d’autore è stato confermato tale grazie ad alcuni particolari non sfuggiti alle prime persone che hanno fatto in tempo a cliccare “mi piace” e farne addirittura uno screen shot, quali i tatuaggi e un anello.
Tutto questo, ribadiamo, in pochissimi secondi, un tempo ancora infieriore rispetto a primi commenti post – sfilate talvolta acidelli, tanto quanto quei commenti che considerano Marc Jacobs “un anziano che twitta da ubriaco“.

 

 

La triplice anima dell’uomo firmato Costume National

Biker, musicista e un po’ retrò: ecco di quante anime si compone l’uomo odierno secondo Costume National, che alla Milano Moda Uomo ha fatto sfilare la propria collezione primavera / estate 2016.

 

L’uomo moderno è affascinato dalle contaminazioni tecnologiche che si instaurano dentro il mondo dell’alta sartoria, che delinea tagli classici per gli abiti, i pantaloni, camicie e giacche che completano look ton sur ton o total.

 

Se per il sotto non vi è via d’uscita dall’uso di pantaloni slim o a zampa d’elefante, per il sopra la collezione primavera – estate 2016 prevede l’alternarsi di trench sottili, giacche con frange, blazer con tasche termoincollate ricavate con taglio laser.

 

Il tutto viene giocato su contrasti forti di colori come il nero, rosso, bianco e turchese che tingono le camicie in raso, t-shirt in cotone, jeans in denim e altri materiali come la nappa e viscosa.

 

L’uomo del 2016 per Costume National è affascinato anche dal mondo dei nativi Americani e ne fa omaggio portando collane di osso e pelle, ma si lascia anche travolgere dal mondo dei cow boy fra boots e camperos, abbinati a zaini con borchie.

 

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(foto: milanomodauomo.it)

 

 

 

 

Donatella Versace, nuovo volto di Givenchy: le prime foto

Non capita quasi mai che noti designer si prestino ad apparire nelle pubblicità dei colleghi, soprattutto non da parte di volti super noti e dalla carriera invidiabile da manuale.

 

Soprattutto se si tratta di mostri sacri della moda, nomi che hanno e continuano a lasciare i propri segni sulle passerelle come capita sempre a Donatella Versace per esempio, che da fratello Gianni Versace, morto oramai diciotto anni fa, ha ereditato non solo un nome importante ma una creatività pari a poche dalla quale nascono collezioni che continuano a far scuola.

 

Eclettica, forte, energica: tre aggettivi per descrivere una leonessa da passerella, quella Donatella Versace diventata il nuovo volto di Givenchy che vanta un direttore creativo quale Riccardo Tisci, da sempre ammiratore sia del brand Versace e che di Donatella stessa, dalla quale dice di aver imparato molto. Donatella Versace, dal canto suo, ha sempre ricambiato l’ammirazione per il collega, definendolo “una persona meravigliosa, vera, rara da trovare in questo mondo“.

Le reciproche ammirazioni sono servite per passare a fatti concreti e dalla conseguenza strabiliante: una delle grandi novità del mondo della moda 2015 vede infatti Donatella Versace nei panni di testimonial per la casa di moda francese, che ha reso la stylist meno inavvicinabile e più genuina, che va oltre la rivalità da passerella.

 

Per la stagione invernale 2015/2016 la stilista sarà l’assoluta musa ispiratrice di Riccardo Tisci, che qualche mese fa lo ha annunciato proprio sulla sua pagina Instagram con queste parole: “Sono onorato ed orgoglioso di presentarvi la mia nuova icona: Donatella Versace“. A queste parole d’affetto, la casa di moda Versace ha risposto con un semplice ma energico: “Per il mio amico Riccardo. Insieme rompiamo i confini della moda“.

 

Di seguito le prime due immagini della nuova campagna, apparse sulla pagina Instagram Givenchy.

 

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(fonte: givenchyofficial, pagina Instagram)

 

Milano Moda Uomo: la collezione di Calvin Klein

Calvin Klein ha sfilato alla Milano Moda Uomo presentando una collezione primavera – estate 2016 dalle linee e tagli decisi per capi essenziali e capaci di vestire l’uomo anni 2000.

 

Nessuna contaminazione derivante da altre filosofie, ma la volontà di rappresentare una moda che nella semplicità riesce a colpire l’occhio di chi indossa e di chi guarda. Ogni capo è funzionale, comodo e lascia che l’uomo possa sentirsi assolutamente a suo agio anche con un jeans in denim e t-shirt bianca, due capi saldi del marchio Calvin Klein che ricordano i nostalgici anni ’90.

 

Le linee sono slim, la palette di colori gioca su tonalità tenui che lasciano spazio, talvolta, a picchi di colore che vanno a stravolgere il tono su tono e i calzini bicolor; per il sopra, le giacchette in denim si alternano a bomber e giacche dalla vestibilità molto attillata, contrapposti a loro volta ai parka lavorati e lasciati ampi.

 

Il total black non manca così come la possibilità di indossare abiti sul tono del verde militare e beige; sì agli accessori oramai sempre più un must per il mondo maschile, quale gli zainetti in pelle, visiere, sandali con listini.

 

Per la prossima primavera – estate Calvin Klein prevede che l’uomo possa scegliere capi in fresco di lana, tessuto tecnico, jersey di cotone, il già sopracitato denim, che vanno a combinarsi insieme per una collezione pulita, fresca e attualissima.

 

 

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(foto: milanomodauomo.it)

Fendi alla Milano Moda Uomo

Su una passerella luccicante che all’occhio sembrava quasi fatta d’asfalto bagnato e riflesso dalla luce dei riflettori, Fendi ha lasciato sfilare la sua collezione primavera – estate 2016 alla Milano Moda Uomo.

 

D’impatto la collezione si presenta lineare, sofisticata ma in realtà riflette solamente la personalità dell’uomo di oggi che si lascia travolgere da quel pizzico di sperimentazione che stravolge i capi classici del suo guardaroba, la quale senza eccedere fa sì che l’uomo del XXI secolo non sia più legato ad un certo tipo di abbigliamento.

 

I tessuti sono morbidi, tali da lasciare che i volumi aumentino come quelli dei pantaloni, che cadono morbidi in gamba e larghi al polpaccio; al contrario le giacche rimangono ferme, dritte, per dare contrasto all’idea di movimento ma nel contempo si lasciano abbellire da stampe su base nera o grigia.

 

Libera uscita al pitonato trasformato in un gommato degradé che si appropria di giacche, visiere e tracolle delle borse, alle camicie in pelle con effetto quasi seta dai colori blu, mattone, nero, alle scarpe in suede o tela con suole gommate, shopper, zaini e borse intarsiate che arricchiscono l’outfit maschile.

 

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(foto: milanomodauomo.it)

Emporio Armani alla Milano Moda Uomo

Da via Bergognone al civico 59, Armani ha fatto il suo primo ingresso alla Milano Moda Uomo lasciando sfilare la linea Emporio Armani che per la primavera – estate 2016 parla diverse lingue e stili senza esagerazioni né stravaganze.

Le contaminazioni all’interno della sua collezione sono tipicamente urban, metropolitane, ma non si dimenticano del fascino tutto maschile fatto di abiti dal taglio lungo e regolare, tessuto pulito, toni su toni. L’uomo Emporio Armani infatti si lascia trasportare dalla ventata orientale rimanendo saldamente occidentale, ripensa alla moda classica in un’ottica moderna fondendo alcuni stili come il colletto alla coreana con le giacche insellate, indossa soprabiti lunghi alternandoli ai caban dalla vestibilità morbida e combina le t-shirt di seta con pants in nappa.

I tratti distintivi del marchio non sono stati stravolti e per la primavera – estate 2016 l’uomo Emporio Armani vivrà la sua eleganza completandola con maxi zaini in pelle, piccoli baschi abbinati a sunnies, sciarpe colorate e foulard in seta, senza dimenticare un punto saldo quale il denim e le tonalità del grigio, perla, verdone, blu, petrolio, sabbia.

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(foto: milanomodauomo.it)