SNOB e McLaren in un tour indimenticabile.  Testimonial Miriam De Nicolò alla guida della McLaren GT

SNOB e McLaren in un tour indimenticabile. 
Testimonial Miriam De Nicolò alla guida della McLaren GT in viaggio da Milano al cinque stelle lusso Grand Hotel Victoria di Menaggio

SNOB magazine, progetto di lifestyle e cultura dell’editoria indipendente, è lieto di annunciare un progetto senza precedenti con il prestigioso brand di automobili McLaren. Unione di due icone d’eleganzainnovazione e prestigio, che ha dato vita ad un’esperienza straordinaria sigillando mondo dell’automotive sportiva e del lifestyle

A bordo di una McLaren GTMiriam De NicolòDirettore Responsabile di SNOB e volto selezionato da McLaren, scardina totalmente il preconcetto che vede un’auto dalle altissime prestazioni sportive, pilotata solo da uomini ed addetti al settore. 
La McLaren GT è il nuovo carattere della Grand Tourer, superleggera, una bellezza da togliere il fiato ma soprattutto facile da guidare. In questo tour che tocca le città di Milano e Menaggio, con meta il cinque stelle lusso Grand Hotel Victoria, Miriam De Nicolò è riuscita a fondere eleganza e potenza, grazia e prestazione, sfidando le convenzioni. 

Appassionata di velocità e stile, Miriam De Nicolò è il volto di questa esperienza unica che racconta la giornata di una giovane imprenditrice donna. Attraverso il video diretto dal regista Giovanni Piscaglia (autore del capolavoro “Van Gogh tra il grano e il cielo” distribuito in 50 paesi del mondo), diventa d’ispirazione per le donne che desiderano unire la potenza delle auto sportive all’eleganza senza tempo.
L’accoglienza del Grand Hotel Victoria di Menaggio, il 5 stelle sito sul Lago di Como, è simbolo della ricercatezza e del dettaglio, del lusso dotato di ogni tipo di comfort. 

Ludovica Rocchi, Brand Director del Gruppo R Collection Hotels di cui fa parte il Grand Hotel Victoria afferma “È stato un immenso piacere per il Grand Hotel Victoria Menaggio partecipare a questo prestigioso progetto, nel quale condividiamo la costante ricerca dell’eccellenza italiana, la passione per l’innovazione e la cura dei dettagli in una visione di rendere l’esperienza dell’ospite unica e sorprendentemente piacevole“.

McLaren GT, dal design audace ed elegante, ha qualcosa in più rispetto alle auto della sua categoria, ha linee leggere, aerodinamiche, fluide e corpo scolpito, ma soprattutto è significativamente più leggera delle competitors.
Le porte diedrali offrono non solo una spettacolare firma visiva quando sono aperte, ma sono state ottimizzate per essere utilizzate in aree di parcheggio ristrette. Il tetto panoramico aumenta la luminosità all’interno del veicolo e regala un tocco di personalità in più, come l’elegante nappa interna beige, che la fa somigliare ad un elegante salotto. 

Dalla caotica Milano con una guida comfort, perfetta per la città, Miriam De Nicolò ha assecondato la potenza del motore V8 biturbo da 4,0 litri che produce 620 CV, accelerando in modalità sportiva; spinta dal “launch-control” la McLaren GT passa dai 0-100km/h (0-62mph) in 3.2 secondi (0-60mph in 3.1 secondi) e 0-200km/h (0-124mph) in 9.0 secondi, con una velocità massima di 326km/h (203mph).

Una guida piacevole e coinvolgente, prestazioni esaltanti ed eccellenza dinamica che contraddistinguono la supercar McLaren GT, unita al caratteristico disegno moderno e raffinato, ma soprattutto alla capacità di bagagli che la rende unica nel suo genere e che permette anche di sceglierla per lunghi viaggi, come per questo tour. 

Volto protagonista del tour Snob – McLaren, Miriam De Nicolò, si è fatta così portavoce di contenuti esclusivi che promettono d’essere un impegno condiviso per comunicare eccellenza, innovazione, e prestigio di una supercar scelta del mondo femminile, consapevole ed esigente. 

Questo progetto ha offerto ai lettori di SNOB e ai grandi appassionati McLaren, un accesso privilegiato al mondo èlitario delle supercar, e un dietro le quinte di una esperienza unica, che continueremo a svelare nei prossimi capitoli su tutti i canali ufficiali di SNOB. 

(foto di Marco Onofri)



Video ufficiale:

Volto: Miriam De Nicolò
Regia: Giovanni Piscaglia
DOP: Giuseppe Campo
Thanks to: Grand Hotel Victoria Menaggio




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“Attendi a dirci da soli che siamo onesti. Non basta dircelo da soli. Devono dirlo gli altri che siamo onesti. Altrimenti sembra che a furia di dirlo abbiamo qualcosa da nascondere.”
Beppe Grillo. E come dargli torto?


Roma, 05 ago 2016 – “Ricordo con grande nostalgia, e anche un po’ di tenerezza, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Paola Taverna e Roberta Lombardi, in aula Giulio Cesare, a leggere a gran voce stralci delle intercettazioni dell’inchiesta di Mafia Capitale. Oggi i parlamentari del Movimento 5 Stelle torneranno in Campidoglio a leggere le intercettazioni tra Buzzi e l’Assessora Muraro come fecero nel dicembre 2014? E chiederanno anche le dimissioni dell’Assessora con la stessa veemenza con cui sono soliti scagliarsi contro il Partito Democratico? Attendiamo, fiduciosi, di sapere cosa intende fare la Sindaca Raggi, se preferisce mettere la testa sottoterra o se avrà il coraggio di ritirare le deleghe alla sua assessora che per discontinuità col passato, a quanto pare, non brilla affatto”.
Questa la nota di Giulia Tempesta, consigliere comunale PD di Roma.
E verrebbe da chiedersi, semplicemente e banalmente, come darle torto?


Il titolo è di oggi, 5 settembre, del Corriere della Sera:
L’accusa dei pm: all’Ama era garante del patto segreto con il ras dei rifiuti
La Procura di Roma sospetta di un accordo illecito tra il proprietario di alcuni impianti cittadini, Manlio Cerroni, e l’assessora all’Ambiente, all’epoca dei fatti consulente della municipalizzata del Campidoglio, per spartirsi lo smaltimento della spazzatura.
Continua il Corriere: “Esisteva un accordo illecito tra l’ex dirigenza di Ama e il ras dei rifiuti Manlio Cerroni per spartirsi lo smaltimento della spazzatura. Un patto segreto concluso grazie alla mediazione di Paola Muraro, che negli ultimi dodici anni è stata consulente dell’azienda municipalizzata ed era delegata proprio al controllo di quegli impianti. È questo il sospetto che nei mesi scorsi ha convinto il pubblico ministero Alberto Galanti a iscriverla nel registro degli indagati per abuso d’ufficio e violazioni delle norme ambientali.”


Ecco i fatti, più o meno, per quanto sinora è dato sapere.
Come ricostruito da Repubblica “una telefonata tra le carte di Mafia capitale rivela un inedito rapporto diretto tra l’assessora all’Ambiente di Roma, allora solo consulente della azienda rifiuti, Paola Muraro, e il ras delle cooperative rosse Salvatore Buzzi, in carcere dal dicembre di due anni fa per associazione a delinquere di stampo mafioso.”


Il 20 settembre del 2013 alle 17.08 “Salvatore Buzzi chiamava Paola Muraro di Ama spa”, scrivono i magistrati nell’ordinanza di 88mila pagine sugli intrecci del “Mondo di mezzo”, la ragnatela di rapporti instaurati da Buzzi e dal boss della Magliana, Massimo Carminati. Una telefonata per chiedere lumi sullo stato di una pratica per poter partecipare a un appalto milionario per la raccolta dei rifiuti. La Muraro “gli riferiva che la richiesta di chiarimenti era stata inviata dal Cns di Bologna, ed entro il giorno dopo sarebbero dovuti arrivare i chiarimenti, dal momento che la busta “B” sarebbe stata aperta alle ore 13. Buzzi confermava dicendo che avrebbe avvisato subito”.
Così sempre in quel 20 settembre del 2013, mentre si intrecciavano interessi che hanno portato alla sbarra Panzironi e l’ex dg Ama Fiscon insieme a Buzzi, secondo l’accusa per averlo favorito, dopo le informazioni ricevute dalla Muraro, parte la seconda telefonata. Alle successive 17 e 11, ovvero 3 minuti dopo le informazioni ricevute dall’attuale assessora all’Ambiente, Buzzi invia un sms al suo collaboratore Lucci: “Avvisa Bologna richiesta partita ora” e subito dopo un altro messaggio a uno dei big di Legacoop Lazio, Salvatore Forlenza: “Richiesta partita ora da Ama”.
Il riferimento è a una gara da 21,5 milioni, suddivisa in 4 lotti, per la raccolta dei rifiuti, indetta da Ama e alla quale partecipò il consorzio bolognese Cns di cui Buzzi era consigliere di vigilanza. Ma Buzzi aveva anche un interesse diretto: una volta aggiudicato l’appalto, la gestione dei servizi sarebbe andata alle sigle del suo circuito. Per conoscere i dettagli dell’aggiudicazione e informarsi sullo stato della pratica, ma soprattutto per ribattere in tempo ai chiarimenti chiesti da Ama alla Cns, Buzzi chiama direttamente proprio Paola Muraro, passata da consulente Ama ad assessora della giunta grillina di Virginia Raggi, che non si sottrae.
L’intercettazione evidenzierebbe come la Muraro era molto più che una consulente in Ama. Ed è a lei che Buzzi si rapporta, così come faceva con i vertici delle aziende e addirittura col sindaco di Roma Gianni Alemanno per le questioni più delicate.
Questa telefonata mostrerebbe come la Muraro era un suo contatto in Ama, e che – altro che consulente – era in grado di sapere cose che riguardavano appalti. Non una consulente esterna che nulla sapeva, e che non si è accorta di alcuna anomalia in nessuno dei quattro impianti su cui doveva vigilare e su cui ora c’è un’inchiesta della procura di Roma per truffa e frode.
Bastava Buzzi, su cui per mesi come fosse il diavolo in persona il M5S si è scagliato? 
No. Nel mirino della magistratura romana finisce anche un altro rapporto della Muraro, quello con Manlio Cerroni. I dubbi del pm Alberto Galanti è che ci siano stati tra loro contatti da cui l’imprenditore potrebbe essersi avvantaggiato.
Scrive Repubblica “Non è un caso, hanno sottolineato gli investigatori, che indagano sospettando un’associazione per delinquere tanto sull’affare Tmb quanto sul tritovagliatore di Rocca Cencia di proprietà di Cerroni, che proprio due settimane fa, in diretta streaming, contestando l’operato del dg di Ama, Daniele Fortini, la Muraro abbia proposto di rimettere in funzione proprio quel tritovagliatore, dato in affitto a un’altra azienda collegata a Cerroni.”


A porsi la domanda centrale è invece il sito di informazione Linkiesta


“Cos’ha a che fare Manlio Cerroni, «il re dei monnezzari», e il suo business sui rifiuti, con il mondo del Movimento cinque stelle, le sue idee e poi le sue pratiche?” 
Questa la ricostruzione.


La domanda che qualunque militante sincero dei cinque stelle si sta ponendo in queste ore per ricostruire il faticoso puzzle che è la verità a Roma, può trovare qualche traccia interessante in una storia illuminante di questi anni, che siamo in grado di svelare. Negli anni a cavallo tra il 2012 e 2013 Gianroberto Casaleggio, in parallelo con la costruzione del Movimento cinque stelle – le avvisaglie del «boom», che in tanti non avevano sentito, c’erano già state nelle amministrative del 2012, e ovviamente in tutto l’autunno e inverno dello Tsunami Tour – fondò assieme ad alcuni suoi amici un network parallelo al Movimento, chiamato Think Tank Group.
C’erano fin dalla fondazione alcuni imprenditori, professionisti, e in seguito anche parlamentari del M5S di strettissima fiducia della Casaleggio (David Borrelli, che oggi è europarlamentare e è forse l’uomo più fidato di Davide Casaleggio, e Vito Crimi) e della Lega.
Ma soprattutto, assieme a Casaleggio e a Grillo – i cui nomi in un secondo momento furono tolti dalla schermata del Think Tank Group – fondatore del gruppo fu Antonio Bertolotto, presidente della Marcopolo engineering.
Marcopolo è l’azienda leader italiana di rigassificatori, anche se ha chiesto da poco il concordato preventivo. Si occupa da trent’anni della «messa in sicurezza della discarica attraverso la captazione, la depurazione e distruzione del biogas che viene valorizzato come combustibile per produrre energia verde». Possiede più di quaranta impianti, e alcuni anche nell’area di Roma. In particolare ad Albano. In pratica Bertolotto ha lanciato il business (pionieristico, trent’anni fa) degli impianti che trasformano in biogas i gas delle discariche e del processo di compostaggio dei rifiuti.
Un’azienda green, cos’ha a che fare con Manlio Cerroni?
Ad Albano la Marcopolo ha, in modo del tutto legittimo, operato in stretta partnership con la Pontina Ambiente, assieme alla Colari una delle società di compostaggio di Cerroni. Cerroni smaltisce i rifiuti, e Bertolotto ci estrae biogas.


Il legame era talmente stretto e strutturale che Marcopolo, che ha sede legale in provincia di Cuneo, a Roma risponde al medesimo indirizzo e numero civico (sulla via Ardeatina) e allo stesso numero di telefono dell’azienda di Cerroni.
Altro particolare interessante, nell’elenco dei fondatori di Think Tank Group Bertolotto compare come presidente di una onlus, la Sosesi. Come se il rapporto tra quel network – così vicino ideologicamente e materialmente al neonato Movimento – e il business dei rifiuti non fosse proprio coincidente con la propaganda cinque stelle sui rifiuti zero e la raccolta differenziata al 90%.
Non c’è nulla di male naturalmente a lavorare con Cerroni (che è indagato per l’impianto di trattamento meccanico di Rocca Cencia, quello che la neo assessora Paola Muraro chiese a Daniele Fortini di utilizzare, ottenendone un sacrosanto, legalitario rifiuto). Ma il cortocircuito è incredibile: il M5S, che ha fatto tutta la propaganda pubblica e l’ascesa politica con le campagna sul blog (della Casaleggio) sui rifiuti zero e la differenziata, ha nel suo network (tra i fondatori) l’imprenditore big dei rigassificatori, amico storico di Gianroberto Casaleggio, con cui cofondò il Group.


Ma il legame Casaleggio-M5S e rifiuti risale a molto prima. Già nel 2004 – ovvero dalla sua nascita – l’uomo marketing nonché socio (non lo è più dal 2013) è Enrico Sassoon, giornalista, dal 1977 al 2003 nel gruppo Il Sole-24 Ore, già direttore responsabile di L’Impresa-Rivista Italiana di Management, della rivista Impresa Ambiente e del settimanale Mondo Economico. Da suo curriculum pubblico apprendiamo anche che «è stato direttore scientifico del gruppo Il Sole-24 Ore».
Nel 1998 Sassoon è stato amministratore delegato dell’American Chamber of Commerce in Italy, di fatto una lobby indirizzata a favorire i rapporti commerciali delle corporation americane in Italia.
Enrico Sassoon, con la moglie, Cristina Rapisarda, ha costituito la “Global Trends”.
La signora Rapisarda è stata coordinatrice di Agenda 21 a fianco dell’ex Assessore all’Ambiente della Regione Campania Walter Ganapini il quale ha stipulato protocolli di intesa di vantaggio con la Italcementi (cliente di Global Trends) per gli inceneritori, e in particolare i cementifici a cui si fa riferimento sono l’Italcementi di Pontecagnano, la Cementir di Maddaloni e Moccia di Caserta, (qui la Italcementi è indagata per favoreggiamento mafioso).
Contemporaneamente Sassoon era anche Direttore Responsabile della rivista Affari Internazionali nonché anche “amministratore delegato” di una casa editrice – la “Strategiqs Edizioni Srl” (che non ha nemmeno un indirizzo mail, né un sito internet – ma che pubblica l’edizione italiana della Harvard Business Review in Italia!).
Di questa società è presidente un brillante napoletano, Alessandro Di Fiore, che oltre a presiedere la casa editrice presiede anche l’European Centre for Strategic Innovation.
Nato come product manager della Colgate-Palmolive fonda la Venture Consulting che confluisce gruppo Tefen, oltre a diventare prestissimo Vice Presidente di “The MAC Group” (Gemini Consulting) – gruppo presieduto da Cesare Romiti, anch’egli membro nell’American Chamber of Commerce in Italy e dell’Aspen Institute.
Manco a dirlo, nel comitato di redazione della rivista figura anche “Roberto” Casaleggio.


Nessuno vuole per forza pensar male, ma ricordiamo che il Movimento Cinque Stelle è sempre stato quello “contro le lobby” a prescindere, contro i presunti gruppi di interesse che “governano l’Italia dietro le quinte”.
Eppure è anche l’unico partito politico che non presenta bilanci, che non adempie ad obblighi di trasparenza contabile sui finanziamenti, che di fatto è un’associazione costituita da tre persone a casa di Beppe Grillo, che ne detiene logo e marchio.
Non ha assemblee, organi elettivi, e che è stato recentemente condannato da un tribunale che ha sancito che “essendo di fatto un partito politico come gli altri ha l’obbligo di prevedere forme di gestione interna del dissenso” non potendo semplicemente prevedere un’espulsione per decisione monocratica del proprietario.
Va anche ricordato – a onor di cronaca – che spesso Grillo ha tuonato contro le “cattive municipalizzate” e che le massime tensioni con i suoi amministratori eletti (primo tra tutti Pizzarotti) si sono avute proprio per divergenze sulla gestione di rifiuti e inceneritori.


Oggi tutti questi rapporti – quantomeno strani – rischiano di gettare quantomeno un’ombra di sospetto (onestamente legittimo) tra quali e quanti interessi differenti e specifici i vertici del Movimento (da Grillo a Casaleggio) abbiano invece tutelato e rappresentato in questi anni.
Nulla di male, per carità.
Basta dirlo. Almeno per quella tanto sbandierata trasparenza, onestà, di cui il Movimento si fanno vanto come ne fosse l’unico detentore.
Ora, liberi di chiamarla fumosamente “macchina del fango”, ma tutte queste vicende hanno un concreto odore di spazzatura vera.