Bionda, giovanissima e già sulla cresta dell’onda: Valentina Ferragni, sorella minore della più famosa Chiara, è la it girl del momento. Un cognome importante ed un’eredità difficile da raccogliere, per la piccola di casa Ferragni: ma la sua bellezza acqua e sapone ed un fisico atletico l’hanno resa la nuova icona di stile copiatissima dalle teenager.
Con in tasca un contratto come testimonial di Pantene, insieme alla sorella Chiara, ed un milione di follower su Instagram, per la bella Valentina si sono aperte le porte del fashion biz. La giovane è già apparsa sui magazine più prestigiosi del mondo e si è imposta come presenza fissa nei front row delle sfilate.
Da New York a Londra, da Milano a Parigi, Valentina Ferragni monopolizza l’attenzione dello street style con i suoi outfit. Il suo stile alterna con grande nonchalance look casual a capi luxury.
Valentina Ferragni è la sorella minore della famosissima Chiara
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Fisico atletico per Valentina Ferragni
Un outfit della bionda Valentina
Foto: Melty.it
Valentina Ferragni è diventata una it girl amatissima
Foto: Gioia
Foto: Gioia
Foto: Harper’s Bazaar
Foto Backstagetales.it
Valentina Ferragni
Chiara e Valentina Ferragni in uno scatto di Nima Benati per The Blonde Salad
Un outfit sfoggiato dalla bella Valentina
Lunghi capelli biondi e sorriso perfetto, Valentina Ferragni posa spesso accanto alla sorella Chiara sfoggiando grande disinvoltura. Nelle sue foto la ritroviamo tra bikini mozzafiato e capi dalle suggestioni haute couture. Se è vero che il suo cognome è ormai garanzia di successo, di certo la piccola di casa Ferragni non perderà tempo nell’affermarsi come trendsetter, al pari della sorella, fondatrice del celebre blog The Blonde Salad.
Un fidanzato blogger, Luca Vezil, e una laurea in Linguaggi dei Media, per Valentina Ferragni: neanche a farlo apposta, la giovane it girl ha discusso una tesi sull’influenza esercitata dai blogger nella società di oggi. Sul suo profilo Instagram (@valentinaferragni) la vediamo postare scorci di vita di una ragazza normale, se non fosse per il numero impressionante di follower e gli outfit sfoggiati. I brand più famosi se la contendono, mentre lei, sulle orme della sorella, si appresta a diventare un’icona di stile apprezzata a livello internazionale.
È morta all’alba di stamane, all’età di 86 anni, Sonia Rykiel, celebre stilista francese fondatrice dell’omonima maison. Con lei se ne va un tassello fondamentale della storia del costume. Soprannominata “la regina del tricot”, fashion trend che consacrò nelle sue collezioni, a lei si deve anche la coniazione del termine “démodé”: correva l’anno 1976 e lei incarnava fedelmente il più autentico stile francese. A dare la notizia della dipartita della designer la primogenita Nathalie: Sonia Rykiel è morta stamattina alle 5 nella sua abitazione di Parigi, a causa delle conseguenze del morbo di Parkinson, da cui era affetta da tanti anni.
Sonia Rykiel (all’anagrafe Sonia Flis), era nata a Parigi il 25 maggio 1930 da padre francese e madre romena. La sua carriera nella moda inizia all’età di 17 anni, come vetrinista in un laboratorio tessile parigino. Ma il suo cuore batte per il design: è il 1962 quando comincia a disegnare i suoi celebri bozzetti. La stilista, all’epoca in dolce attesa, non riusciva a trovare abiti comodi e decise pertanto di disegnarseli da sola.
Il marchio che porta il suo nome fu fondato nel maggio 1968, grazie al sostegno economico del marito Sam Rykiel, sposato nel 1953. I coniugi Rykiel, proprietari di una boutique sita nel quattordicesimo arrondissement, intuirono fin da subito l’immenso potenziale della lana, materiale fino ad allora sottovalutato dalla moda. La prima boutique di Sonia Rykiel venne inaugurata a Rue de Grenelle, nelle Galéries Lafayette. In breve la stilista divenne protagonista indiscussa della Rive Gauche.
Sonia Rykiel era nata a Parigi il 25 maggio 1930
Sonia Rykiel all’inaugurazione della prima boutique, al numero 6 di Rue de Grenelle, 1968
Sonia Rykiel ritratta da Dominique Issermann, 1980
Indimenticabile il suo stile, intriso di suggestioni marinière e righe: proprio queste ultime divennero la sua cifra stilistica. Largo anche a volumi oversize e maglie morbide, capaci di esaltare le linee e la femminilità di ogni donna, insieme a pantaloni dal taglio maschile e capi fluidi. L’immancabile basco alla marsigliese, i capelli ricci: androgina e misteriosa, la donna Sonia Rykiel reca in sé l’identità e il carisma della designer.
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Sonia Rykiel ritratta da Brigitte Lacombe per Town & Country, 1994
Uno scatto della campagna pubblicitaria del 2015
Due modelli del 1972
L’inconfondibile stile Sonia Rykiel in uno scatto del 1973
La stilista in una polaroid di Andy Warhol
Christy Turlington in passerella per Sonia Rykiel, 1994
Un modello Sonia Rykiel, foto di Arthur Elgort, Vogue, 1984
Françoise Hardy in Sonia Rykiel, Elle, 1963
Helena Christensen in passerella per Sonia Rykiel, Autunno/Inverno 1994
Sonia Rykiel in uno scatto di Jean-Marie Pèrier, 1998
Karen Alexander in Sonia Rykiel, foto di Oliviero Toscani, Elle, 1987
Helena Christensen per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, Primavera/Estate 1992
Rosemary McGrotha in Sonia Rykiel, foto di Eric Boman per Marie Claire, 1982
Un bozzetto firmato Sonia Rykiel, 2006
Abbey Lee Kershaw in passerella per Sonia Rykiel, 2010
Il celebre basco alla marsigliese, tipico dello stile Sonia Rykiel
Yasmeen Ghauri per Sonia Rykiel, foto di Peter Lindbergh, 1991
Folta chioma rosso fuoco e grinta da vendere, in breve Sonia Rykiel conquista la fama mondiale, dopo che la rivista Elle le dedica la prima di una serie infinita di copertine: posa per Andy Warhol, produce linee per uomo e bambino, accessori, profumi e cosmetici, mentre sfilano e posano per lei le top model più famose. La donna che calca la sua passerella non è la fredda mannequin impassibile a cui la moda ci aveva abituati, ma una donna viva, che sorride, partecipa e vive il défilé. “È la donna che anima l’abito. Non può essere il contrario. La provocazione è la donna, mai quello che indossa”, questa la filosofia della stilista. I suoi capi hanno incantato per decenni. Irriverente, carismatica, la ritroviamo nei primi anni Novanta nel celebre film di Robert Altman “Prêt-à-Porter”, dove la stilista interpreta se stessa.
Nel 2001 la direzione creativa del brand passa alla figlia Nathalie, che ha alle spalle un passato da mannequin. Viene inoltre inaugurata una linea di gioielli e nel 2003 è la volta dei sex toys, venduti da Woman, a Parigi: è così che il brand infrange anche l’ultimo dei tabù. Sempre negli anni Duemila arriva la conquista del mercato americano.
Un modello firmato Sonia Rykiel, 1973. La stilista sdoganò la lana tricot
Sfilata Sonia Rykiel Primavera/Estate 1982
Modello Sonia Rykiel, foto di Francoise Huguier per Domino Magazine, 1987
Dopo aver scritto due libri sul mondo della moda (“Et je la voudrais nue…” e “Paris Sur le pas de Sonia Rykiel”) ed una raccolta di favole per bambini (“Tatiana Acacia”, dedicata alla nipote Tatiana), nel 2012 la stilista dichiarò ai media di essere affetta dal morbo di Parkinson da oltre 15 anni. Arrivò quindi un libro autobiografico dal titolo “N’oubliez pas que je joue” (Non dimenticate che è un gioco), in cui la designer trattava a cuore aperto la tematica della sua malattia, non tralasciando anche i particolari più intimi sulla sua sofferenza. Una donna forte e moderna, Sonia Rykiel, perfetta incarnazione della Parigi bohémienne: poliedrica anche nella sua carriera, che l’ha portata ad abbracciare numerose cause, come la collaborazione al piano di restauro dell’Hotel Crillon e anche un’inedita incursione nel mondo della musica, insieme al cantante Malcolm McLaren. Nel 1985 le viene conferita la Legione d’onore. Lei, che considerava la moda alla stregua di un’amante, è stata ricordata oggi dal Presidente francese François Hollande come «una donna libera, una pioniera che ha saputo tracciare il suo percorso».
Kim Williams in Sonia Rykiel, foto di Arthur Elgort per Vogue, 1984
Anne Rohart per Sonia Rykiel, foto di Dominique Issermann, Autunno/Inverno 1983
Secondo le prime indiscrezioni sarà Antonio Banderas a vestire i panni di Gianni Versace nella pellicola in prossima uscita diretta dal regista danese Bille August. L’attore spagnolo interpreterà lo stilista scomparso nel 1997 in un film che sarà girato tra Milano, Reggio Emilia e Miami. Le riprese dovrebbero iniziare a dicembre.
Banderas, che proprio oggi spegne 56 candeline, è già stato diretto da Bille August nel film La casa degli spiriti ed ha recentemente creato una sua collezione di menswear in collaborazione con il brand scandinavo Selected Homme, dopo aver studiato moda alla prestigiosa Central Saint Martins di Londra.
Poco o nulla si sa della trama del film: Gianni Versace, ucciso il 15 luglio 1997 a Miami, rivivrà in una pellicola che tuttavia non ha ad oggi avuto alcuna autorizzazione da parte della maison Versace. Come rilasciato in un’intervista al magazine WWD, la casa di moda ribadisce di non aver avuto alcun coinvolgimento nella realizzazione del film, che dovrà quindi essere considerato solo alla stregua di un’opera di finzione. Stessa sorte ebbe The House of Versace, discusso TV movie realizzato nel 2013, che raffigurava la vita di Donatella Versace.
Antonio Banderas vestirà i panni di Gianni Versace nel prossimo film di Bille August
Se qualche chilo di troppo rappresenta per voi fonte di imbarazzo, preparate a ricredervi. Le curve non sono mai state tanto di moda: anche il colosso svedese dell’abbigliamento low cost H&M ha scelto una bellezza curvy come nuova testimonial. Dopo Caitlyn Jenner come nuovo volto della campagna sport 2016, H&M si affida alla bellezza curvy di Ashley Graham per la linea H&M Studio per l’Inverno 2016, che sarà disponibile nei negozi dal prossimo 8 settembre.
Volto perfetto e fisico burroso, la bella Ashley è già apparsa sulla copertina di Sports Illustrated Swim e ha anche lanciato una sua linea di lingerie. Nata in Nebraska nel 1987, la sua carriera come modella è iniziata 16 anni fa, quando essere curvy non era ancora così richiesto. «Non esiste una definizione standard di bellezza né la taglia perfetta»: queste le parole rilasciate dalla modella in una recente intervista.
Un segnale forte, in tempi in cui essere formose è ancora vissuto come un’onta sociale. Ma la bella Ashley rivendica il diritto ad una bellezza autentica, che vada al di là della taglia, e mostra con orgoglio il suo fisico prorompente, che l’ha resa un’icona di bellezza.
La top model curvy Ashley Graham è il nuovo volto di H&M
Ha aperto le Olimpiadi di Rio 2016, sfilando con la consueta inconfondibile falcata: è ancora lei, Gisele Bundchen, la regina di Rio. La supermodella brasiliana ha monopolizzato l’attenzione alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Rio 2016. Fasciata in un abito scintillante, la top model ha incantato tutti sfilando sulle note di “Garota di Ipanema”. Come una vera diva, lei è stata la protagonista indiscussa della cerimonia d’inaugurazione al Maracanã.
Social network impazziti dinanzi a cotanta bellezza. Occhi puntati anche sull’abito indossato dalla top model, disegnato dallo stilista brasiliano Alexandre Herchcovitch. Un modello interamente ricoperto da una pioggia di paillettes dorate: spacco generoso e scollatura hot ad esaltare il fisico statuario della modella più famosa e più pagata del mondo.
Pare che il sontuoso abito sia stato ispirato dalle opere dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer. Sembra inoltre che a coordinare i lavori sia stata la stessa Gisele, ben consapevole dei suoi punti di forza: la supermodella avrebbe infatti assistito durante il processo creativo che ha poi dato il vita al vestito: secondo fonti attendibili sarebbero stati necessari quattro mesi di lavoro per completare lo sfavillante abito.
Gisele Bundchen durante la cerimonia di inaugurazione dei giochi olimpici di Rio 2016 (Photo by Ezra Shaw/Getty Images)
Sovrana storica ed incontrastata icona di stile, Elisabetta II ha da poco spento 90 candeline (qui un pezzo sull’importante compleanno festeggiato lo scorso aprile). Ora ad essere celebrato è anche il suo stile, con tre grandi esposizioni del suo guardaroba reale. I mitici cappellini, i cappotti bon ton ma anche gli abiti indossati nelle occasioni ufficiali e nelle serate mondane: “Fashioning a Reign: 90 Years of Style from The Queen’s Wardrobe” è un evento a dir poco esclusivo. La più grande mostra mai realizzata sul guardaroba di Sua Maestà è stata inaugurata ad Edimburgo lo scorso 21 aprile (compleanno della sovrana), per poi far tappa a Londra e concludersi a Windsor.
La moda secondo Her Majesty: in mostra ben 150 vestiti indossati dalla regina nel corso del suo lungo regno, dal sontuoso abito indossato nel giorno dell’incoronazione ed immortalato da Cecil Beaton in foto storiche fino al celebre vestito da sposa. Un’occasione unica in cui appassionati di storia del costume e amanti della moda possono avvicinarsi allo stile di Elisabetta II attraverso tre mostre esclusive. La curatrice della Royal Collection, Caroline de Guitaut, commenta così l’evento: «In tutto 150 abiti, la più vasta esposizione del guardaroba della sovrana mai allestita». Uno stile evergreen, quello di Elisabetta II: «La regina trascende la moda: fa sì che i suoi abiti riflettano la moda, senza seguirla».
Una full immersion nello stile personalissimo della sovrana più longeva del Regno Unito, in un excursus degno di nota: ognuna delle tappe, che non a caso vengono esposte nelle tre residenze ufficiali della monarca inglese, è dedicata a tre aspetti diversi dello stile della Regina. Ad Holyrood Palace sono stati infatti esposti gli abiti dell’infanzia e della gioventù fino all’incoronazione; a Buckingham Palace si potranno ammirare i preziosi outfit indossati dalla Regina durante gli eventi ufficiali e infine nel castello di Windsor saranno esposte le mise informali sfoggiate da Elisabetta. Molti dei vestiti in esposizione sono stati realizzati da couturier come Norman Hartnell, Hardy Amies e Ian Thomas, fino ad Angela Kelly.
Elisabetta II nel giorno dell’incoronazione, foto di Cecil Beaton, 1953
La regina in uno scatto risalente al 1968 realizzato da Cecil Beaton
La Regina in una foto di Cecil Beaton
Uno stile personalissimo e spesso assai lontano dai fashion trends, quello di Elisabetta II. La regina, pur non seguendo la moda, è riuscita a fare lei stessa moda, dettando spesso tendenza, a partire dagli ormai celebri cappellini, cifra stilistica del suo guardaroba. Nelle tre mostre che ne celebrano lo stile non mancano i capi più iconici, dal vestitino in pizzo indossato dalla piccola Elisabetta nel giorno del battesimo, nel 1926, fino al sontuoso abito indossato nel giorno dell’ascesa al trono, nel giugno 1953: per l’occasione fu Norman Hartnell, suo stilista prediletto, a disegnare per lei un abito in duchesse di seta color avorio, impreziosito da decorazioni di fili d’oro e d’argento raffiguranti i simboli dell’Impero britannico e della Corona. Nascosto tra le sete della gonna un piccolo quadrifoglio portafortuna. Hartnell aveva già disegnato l’abito da sposa di Elisabetta II nel lontano 1947.
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Summer opening dresses
C’è l’intera storia del Regno di Elisabetta, iniziato alla morte del padre, Giorgio VI, nel 1952, ma anche la storia del costume, con i suoi cambiamenti, dalle proporzioni Fifties alle stampe anni Settanta fino alle spalline tipiche degli anni Ottanta. Una sezione della mostra è dedicata gli immancabili cappellini, declinati in ogni colore e forma. Un’altra sezione riguarda invece le 267 visite ufficiali all’estero: Elisabetta II ha visitato ben 116 Paesi diversi, cercando di scegliere il capo giusto nel rispetto delle tradizioni locali. Ogni abito della mostra è accompagnato da una gigantografia della Regina, immortalata mentre indossa quello stesso outfit.
Lo stile di Elisabetta II viene celebrato in tre mostre esclusive (Foto Scotsmagazine)
“Fashioning a Reign: 90 years of style from the Queen’s wardrobe” ha aperto i battenti lo scorso 23 luglio e sarà aperta fino al 2 ottobre 2016 a Buckingham Palace, Londra (questo il sito ufficiale della mostra: www.royalcollection.org.uk).
Bionda, bellissima ed elegante come poche: Blake Lively non è solo uno dei volti più famosi del cinema. Negli ultimi anni la protagonista di Gossip Girl è riuscita ad imporsi anche come icona di stile. Divenuta famosa grazie al ruolo di Serena van der Woodsen nella serie cult Gossip Girl, l’attrice ha in seguito collaborato con registi quali Ben Affleck ed Oliver Stone fino a Woody Allen.
Altezza svettante su un fisico da modella, Blake Lively incarna la tipica bellezza americana. Nata a Los Angeles, in California, proviene da una famiglia di attori. Ex cheerleader, il debutto nel cinema ad appena undici anni, in un film diretto dal padre Ernie. Nel 2007 arriva il successo mondiale con Gossip Girl. Nel 2010 l’incontro col collega Ryan Reynolds sul set di Lanterna Verde. Tra i due nasce una relazione che culmina in un matrimonio celebratosi nel 2012. L’attrice ha avuto dall’attore due figli.
Blake Lively ha alle spalle numerose collaborazioni con il mondo della moda. Nel 2011 Christian Louboutin le dedica un paio di scarpe; nel marzo dello stesso anno viene nominata ambasciatrice di Chanel. Nel 2012 viene scelta da Gucci come testimonial della fragranza Gucci Première e nell’ottobre dell’anno successivo diviene nuovo volto L’Orèal Paris.
Blake Lively ha ottenuto la fama mondiale grazie alla serie cult Gossip Girl
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L’attrice si è imposta negli anni anche come un’icona di stile tra le più apprezzate
Il suo è uno stile ricercato e fresco: largo ai colori, che la giovane attrice e modella sfoggia in ogni occasione. Una palette cromatica vitaminica per outfit sempre accattivanti e copiatissimi dalle tantissime fan sparse per il mondo. Vera fashion icon, Blake Lively incarna al meglio l’American style, complice anche l’aria acqua e sapone. Largo a capispalla importanti ma anche abiti da gran soirée che l’attrice indossa nelle occasioni ufficiali e sul red carpet. Proprio come Serena van der Woodsen, il personaggio a cui deve la sua popolarità, la bionda attrice ama vestirsi in modo chic e sofisticato. Tanta femminilità e attenzione certosina per i dettagli, l’attrice è sempre impeccabile, anche quando ha sfoggiato il pancione.
Avrebbe compiuto oggi 80 anni Yves Saint Laurent, indimenticabile genio della moda. Innumerevoli le sue rivoluzioni, dal nude look al tuxedo per le donne fino dalla sahariana. Avanti anni luce rispetto alla moda dei suoi tempi, la sua carriera iniziò da Christian Dior. Enfant prodige della moda internazionale dalla sensibilità rara e delicata e dall’aspetto etereo, quasi da elfo, con gli occhiali un po’ nerd, l’indole trasgressiva e nevrotica lo contraddistinse: in perenne bilico tra provocazione e genialità, Yves Saint Laurent ha regnato per quasi mezzo secolo, lasciando impresso un segno indelebile nella storia del costume e non trovando ancora oggi erede valido.
Yves Henri Donat Matthieu-Saint-Laurent nacque ad Orano, nell’Algeria francese, il primo agosto 1936 da Charles e Lucienne Andrée Mathieu-Saint-Laurent. Cresciuto insieme alle sorelle Michelle e Brigitte in una villa che si affacciava sul Mediterraneo, fin da piccolo Yves mostra un talento naturale per la moda: crea bambole di carta e disegna vestiti per la madre e le sorelle. Appena diciottenne si trasferisce a Parigi e viene ammesso alla Chambre Syndicale de la Haute Couture (Camera Sindacale dell’Alta Moda), dove i suoi disegni attirano l’attenzione dei docenti. Michel De Brunhoff, editor di Vogue Paris, sarà deus ex machina dell’incontro che segnerà il debutto di Saint Laurent nella moda: egli infatti lo presenta al celebre couturier Christian Dior. Dior sarà suo mentore e inciderà profondamente nel suo stile.
Yves sotto la sua guida maturò notevolmente e alla morte dello stilista, nel 1957, sarà lui a prendere le redini della maison, sebbene a causa di un esaurimento nervoso sarà sostituito qualche anno dopo da Marc Bohan. Sotto di lui la storica casa di moda vive uno dei periodi più fulgidi della sua storia: indimenticabile l’abito indossato da Dovima nella foto che la ritrae accanto agli elefanti. Nel 1958 la prima collezione, denominata “Trapezio” e presentata nei sontuosi saloni di Avenue Montaigne, è accolta con incredibile entusiasmo: una rottura netta col passato per lo stilista, che fin da subito appare eclettico, rivoluzionario ed irriverente. Le linee sono moderne e il piglio è apertamente politically incorrect. Si intravede già la portata rivoluzionaria del suo stile, che come pochi ha trasformato e modernizzato la moda femminile.
Yves Saint Laurent da Dior, 1958 (AP Photo)
Yves Saint Laurent nacque il primo agosto 1936 ad Orano, Algeria francese
Marina Schiano in Yves Saint Laurent, 1971
Nel 1960, nel pieno del suo successo, Yves Saint Laurent è costretto ad arruolarsi nell’esercito francese a causa della guerra d’indipendenza in Algeria. Ma dopo appena 20 giorni viene ricoverato nell’ospedale militare, dove riceve la notizia del suo licenziamento da casa Dior. La notizia gli causa un fortissimo shock e viene ricoverato pertanto nell’ospedale militare di Val-de-Grâce, dove viene sottoposto a cure psichiatriche e persino all’elettroshock. Tale dolorosa esperienza verrà sempre ricordata dallo stilista come l’origine dei suoi problemi nervosi e della sua dipendenza da sostanze stupefacenti. Dimesso dall’ospedale nel novembre 1960 cita in giudizio Dior per non aver rispettato i termini contrattuali. Saint Laurent vince la causa e dopo un periodo di convalescenza apre la casa di moda che porta il suo nome, insieme al compagno e socio Pierre Bergé.
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Yves Saint Laurent P/E 1962, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nel 1977
Yves Saint Laurent, Vogue, febbraio 1975, foto di Deborah Turbeville
Yves Saint Laurent nel 1961, foto di Pierre Boulat
Yves Saint Laurent nella sartoria di Christian Dior
Lo stilista a New York, 1983, foto di Roxanne Lowit
Lo stilista durante un fitting
Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971
Shalom Harlow in Yves Saint Laurent Haute couture, P/E 1993, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1982
Yves Saint Laurent P/E 1081, foto di Roxanne Lowit
Yves Saint Laurent, P/E 1988, foto di Gian Paolo Barbieri
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent da Dior,Parigi, 1958. Foto Horst P. Horst
Abito Yves Saint Laurent, foto di Bert Stern, 1969
Lo stilista a Marrakech, Vogue, agosto 1980, foto di Horst P. Horst
Yves Saint Laurent, collezione A/I 1984, foto di Roxanne Lowit
Linda Evangelista in Yves Saint Laurent, foto di Irving Penn, Vogue 1990
Yves Saint Laurent e Carla Bruni, 1998
Yves Saint Laurent, sfilata Autunno/Inverno 1984, foto di Roxanne Lowit
Gli anni Sessanta e Settanta sono quelli della fama mondiale: innumerevoli i successi, dalla sahariana, sdoganata da Veruschka in foto storiche firmate Franco Rubartelli, allo smoking, dal trench al tailleur pantalone, fino agli omaggi all’arte e alla pittura del Novevento, dall’abito Mondrian alle stampe che ricordano la Pop Art di Andy Warhol, fino ai quadri di Matisse, Braque e molti altri, inaugurando il filone moda-arte. Venerato come il nuovo genio della moda, nessuno come lui è riuscito ad imprimere un segno così forte nella moda del Novecento: i suoi tailleur vengono giudicati i migliori dai tempi di Chanel, mentre anche le sue fragranze ottengono successo, come il celebre Opium.
Dopo aver inaugurato la sua boutique sulla Rive Gauche e aver ottenuto tutti i riconoscimenti possibili, nel 1966 firma i costumi del celebre film “Bella di giorno”, dove veste colei che sarà sua musa storica, Catherine Deneuve. Intanto nel 1971 posa nudo per Jeanloup Sieff per il lancio della sua fragranza maschile e si innamora perdutamente di Marrakech, dove trascorrerà numerosi anni nel suo buen retiro tra i giardini di Majorelle.
Yves Saint Laurent davanti alla sua boutique sulla Rive Gauche, settembre 1966 (Foto KEYSTONE/GRAZIA NERI)
Yves Saint Laurent, Elle France, settembre 1971, foto di Hans Feurer
Yves Saint Laurent con le modelle della collezione Primavera 1958, da lui disegnata per Dior
Nel 1980 Yves Saint Laurent sarà il primo creatore di moda vivente a godere di una grande retrospettiva del suo lavoro al Metropolitan Museum di New York. Tante le collezioni ispirate dai suoi viaggi, in un tripudio di suggestioni etniche e omaggi al folclore di terre e popoli lontani: ad ispirarlo l’Africa, la Spagna, l’India, il Marocco e la Russia. Tante le sue muse, da Betty Catroux a Loulou de la Falaise fino a Laetitia Casta.
Nel 2002 il ritiro dalle scene: “Mi dico che ho creato il guardaroba della donna contemporanea, che ho partecipato alla trasformazione della mia epoca. Mi si perdonerà di farmene un vanto, perché ho creduto da sempre che la moda non servisse solo a rendere più belle le donne, ma anche a rassicurarle, a dar loro fiducia, a permettere loro di essere consapevoli”, queste le parole che accompagnano il suo commiato.
La celebre collezione Ballet Russes, 1976
Yves Saint Laurent Rive Gauche, Vogue America, settembre 1987, foto Gian Paolo Barbieri
Yves Saint Laurent Rive Gauche, foto di Guy Bourdin per Vogue America, giugno 1987
Il 1º giugno 2008 lo stilista muore nella sua casa parigina, all’età di 72 anni, a causa di un tumore al cervello. Il suo corpo è stato cremato e le sue ceneri sono conservate nei giardini Majorelle di Marrakech, in Marocco, nella villa appartenuta al celebre artista francese Jacques Majorelle e in seguito acquistata e ristrutturata da Saint Laurent e Bergé. Tanti i riconoscimenti al re di Parigi, che ci ha lasciato innumerevoli lezioni di stile. “Non dobbiamo mai confondere l’eleganza con l’essere snob”, diceva monsieur Yves, genio ancora oggi insuperato.
(Foto cover: Yves Saint Laurent in uno scatto di Jeanloup Sieff, 1971)
Si è spenta oggi, all’età di 85 anni, Marta Marzotto. Regina incontrastata della mondanità, ex modella, stilista ed indimenticabile icona di stile, la contessa Marta Marzotto ha vissuto una vita romanzesca, ricca di eccessi, amori tormentati e talvolta scandalosi, come la relazione con il pittore Renato Guttuso, di cui fu musa. La sua è la parabola di una giovane cenerentola che dalle risaie diviene regina del jet set internazionale. Una leggenda, un’istituzione: con lei se ne va un pezzo di storia.
L’annuncio della sua scomparsa è stato dato su Twitter dalla nipote Beatrice Borromeo. «Ciao nonita mia», queste le parole della nipote, che accompagnavano la foto di una giovane e sorridente Marta Marzotto. I figli e i nipoti la ricordano come una donna allegra e generosa fino alla fine.
All’anagrafe Marta Vacondio, era nata a Reggio Emilia il 24 febbraio 1931 in una famiglia umile: il padre è un casellante delle ferrovie, la madre una mondina. I primi anni della sua vita la bella Marta li trascorre in Lomellina: è qui che, ancora giovanissima, inizia a lavorare anche lei come mondina, proprio come Silvana Mangano in “Riso amaro”. Una giovinezza difficile, che Marta Marzotto non ha mai dimenticato, restando sempre umile malgrado il successo e andando sempre fiera delle proprie origini. «Mi fasciavo le gambe con le pezze per proteggermi dalle foglie taglienti del riso e dalle punture di zanzare. Le bisce d’acqua e i topi mi sgusciavano tra i piedi nudi affondati nella melma, ero terrorizzata», così ricorderà più avanti quel periodo della sua vita.
Si è spenta oggi ad 85 anni Marta Marzotto
La foto con cui la nipote Beatrice Borromeo ha detto addio su Twitter all’amatissima nonna
Marta Marzotto immortalata a Roma da Helmut Newton, 1986
Marta Marzotto era nata a Reggio Emilia il 24 febbraio 1931
Successivamente lavora come apprendista sarta e all’inizio degli anni Cinquanta debutta come mannequin, dapprima presso la sartoria delle sorelle Aguzzi, a Milano, prima di creare una propria griffe grazie ad un senso senso innato per lo stile. E sarà proprio grazie alla moda che la bella Marta nei primi anni Cinquanta conoscerà il conte Umberto Marzotto, vicentino di Valdagno, industriale laniero e tessile. Dopo due anni di fidanzamento i due convolano a nozze il 18 dicembre 1954. Dalla loro unione, durata 15 anni, nasceranno cinque figli: Paola (nata nel 1955, madre di Beatrice e Carlo Borromeo), Annalisa (nata nel 1957 e morta nel 1989 a causa della fibrosi cistica), Vittorio Emanuele (nato nel 1960), Maria Diamante (nata nel 1963) e Matteo (nato nel 1966).
Ma Marta è uno spirito libero; ribelle per natura, ripudia le convenzioni e non riesce a restare fedele al marito. L’incontro con Renato Guttuso sarà la miccia che farà esplodere il suo matrimonio. I due si incontrano nel salotto dei Marchi, a Milano. Tra lei e il pittore nasce una passione fortissima; Marta ne diviene la musa prediletta e viene ritratta in molte delle sue opere, come nella celebre serie delle Cartoline, 37 disegni che immortalano una donna seducente. L’amore tra i due durerà 20 anni. Poi arriverà Lucio Magri, all’epoca segretario del Partito di unità proletaria per il comunismo: la relazione tra i due durò 10 anni e lei lo definì «un rivoluzionario da salotto».
Marta Marzotto con Renato Guttuso
Marta e Umberto Marzotto
Marta Marzotto è stata modella e stilista
Nata Marta Vacondio, nel 1954 ha sposato il conto Umberto Marzotto
Anche dopo aver divorziato dal conte Umberto Marzotto, Marta continua ad usare il cognome dell’ex marito. Intanto è divenuta una vera leggenda. Incarnazione emblematica dello stile gypset, animatrice di salotti, donna di mondo ed imprenditrice, e ancora stilista e disegnatrice di gioielli, Marta Marzotto è stata una delle più copiate icone di stile. Irriverente come nessuna, amante della vita, il suo stile prediligeva i caftani, capo simbolo del suo guardaroba: dall’animalier alle stampe floreali, la sua eleganza rispecchiava la sua vita e la sua passione per i viaggi, come il suo gusto per l’avventura.
Dopo aver lavorato a lungo come mannequin Marta Marzotto creò diverse linee di abbigliamento ed accessori che portavano il suo nome. Abiti e accessori unici, per un’eleganza sontuosa e un po’ zingara, caratterizzata da un riuscito mix di elementi chic e popolari. E così era anche il suo stile, ricco di contraddizioni, caleidoscopici caftani tribali che lei mixava magistralmente a zibellini e gioielli importanti: croci, cammei e bracciali dal sapore etnico impreziosivano il caftano, passepartout declinato in chiave extra lusso ma anche casual, il suo capo preferito in assoluto, che le valse l’appellativo di “regina dei caftani”. Gioielli come monili preziosi per uno stile gipsy che, grazie a Marta Marzotto, si è imposto nel mondo.
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Marta con Matteo Marzotto – Vogue Italia, dicembre 1970. Foto di Elisabetta Catalano
Marta Marzotto su Vogue Italia, 1967, foto di Elisabetta Catalano
Marta Marzotto in una foto del 1969
Modella, stilista e protagonista del jet-set internazionale
Una vita piena di passione, quella di Marta Marzotto
Marta Marzotto negli anni Settanta
Un altro caftano indossato da Marta Marzotto
La contessa era conosciuta come “la regina dei caftani”
Uno scatto di Marta Marzotto
Marta Marzotto con colbacco e gioielli etnici
Lo stile etnico prediletto da Marta Marzotto
La contessa Marta Marzotto
Marta Marzotto (Foto: Getty Images)
La contessa in uno dei suoi amati caftani
Marta Marzotto da giovane
Marta Marzotto ritratta da Helmut Newton nel suo giardino accanto al ritratto realizzato da Renato Guttuso, Roma, 1986
Marta Marzotto in uno scatto di Marco Glaviano
Marta Marzotto (Foto: Marieclaire)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto su Vogue Italia, marzo 1973
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto (Foto: Vogue.it)
Marta Marzotto al matrimonio della nipote Beatrice Borromeo
Marta Marzotto
La contessa con uno dei suoi amati caftani
Un ritratto di Marta Marzotto
Marta Marzotto, Giorgio Pavone e Gioconda Crivelli, Vogue Italia, settembre 1967, foto di Giacomo Alexis
Donna bellissima e dalla personalità scoppiettante, conquistò centinaia di copertine e fu immortalata anche da Helmut Newton. Dal suo salotto romano con vista su Piazza di Spagna passarono intellettuali e politici, tra cui Moravia, Dario Bellezza, Sandro Penna, Alberto Arbasino. E la Città Eterna la salvò dalla depressione, dopo la morte della figlia Annalisa, scomparsa prematuramente a cause della fibrosi cistica.
Nella vita patinata di Marta Marzotto c’è stata anche una diatriba giudiziaria: la contessa venne infatti condannata in primo grado dal Tribunale di Varese a otto anni di carcere con il beneficio della condizionale per aver riprodotto alcuni quadri che la ritraevano e alcune serigrafie di Renato Guttuso, senza averne titolo. Tuttavia nel 2011 venne assolta con formula piena dalla Corte d’Appello di Milano.
La contessa è stata una delle più amate icone di stile
Figlia di un casellante delle ferrovie e di una mondina, Marta Marzotto iniziò a lavorare come mondina prima di fare la modella
Marta Marzotto in uno scatto del 1969
Contraria alla chirurgia plastica, Marta Marzotto andava fiera delle proprie rughe e definiva orgogliosamente il proprio viso “una faccia da squaw”. Indimenticabili i suoi party esclusivi tra Roma, Cortina e Milano. Eccentrica eppure democratica, sorridente e genuina, indimenticabile fu la festa a cui invitò nel suo yacht in Costa Smeralda i vu’ cumprà della costa, che si presentarono dopo aver ricevuto regolare invito indossando i loro costumi tradizionali. Di Marta Marzotto ricorderemo la simpatia e l’umiltà di chi, al di là del lifestyle e della vita lussuosa, è sempre rimasta una donna semplice e genuina.
Marta Marzotto prediligeva lo stile etnico
Caftani e gioielli importanti nello stile di Marta Marzotto
Cresce l’attesa per la capsule collection firmata da Jean Paul Gaultier in esclusiva per OVS. La collaborazione tra lo stilista francese e OVS prevede una collezione di abbigliamento ed accessori per lui e per lei.
“Jean Paul Gaultier per OVS” sarà il nome con cui verrà firmata la collezione, il cui lancio è atteso per l’autunno 2016. Si tratterà di circa 60 pezzi disegnati in esclusiva per OVS e disponibili da metà novembre in alcuni store e online sul sito ovs.it.
Tante sono le collaborazioni esclusive lanciate negli ultimi anni da OVS: da Elio Fiorucci a Costume National fino a Kristina Ti, solo per citarne alcuni. Ora tocca a Jean Paul Gaultier: lo stilista francese, che dalla sfilata Primavera/Estate 2015 ha preso congedo dal prêt-à-porter per dedicarsi all’haute couture e ai suoi storici profumi, è da sempre amatissimo per il suo stile inimitabile. L’ex enfant terrible della moda francese si prepara a stupirci ancora.
È Cindy Crawford il volto scelto da Acqua San Benedetto per festeggiare i sessant’anni del brand. La splendida top model simbolo degli anni Novanta è la protagonista del nuovo spot girato a Roma da Gabrielle Muccino. La bellezza imperitura della Capitale si unisce allo charme della modella, ancora in forma smagliante a 50 anni (qui un pezzo su di lei). “San Benedetto, I Love You” è lo slogan scelto per la nuova campagna pubblicitaria: la tradizione italiana si fonde all’immagine di benessere e purezza che da sempre contraddistinguono l’azienda.
“La scelta di una testimonial d’eccezione come Cindy Crawford è strategica perché incarna perfettamente la filosofia di un’azienda sempre più leader nel panorama italiano, in grado di differenziarsi dai propri competitor e proporre nuovi prodotti unici e vincenti”: : queste le parole di Vincenzo Tundo, Direttore Marketing del Gruppo Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. Uno spot suggestivo, che riporta un auge l’immagine della Dolce Vita grazie al fascino della Città Eterna e al volto della super modella americana, che incarna la filosofia di Acqua Minerale San Benedetto e il gusto unico ed equilibrato del Thè San Benedetto.
Acqua San Benedetto ha spento 60 candeline lo scorso 10 aprile; un traguardo importante per uno dei marchi storici della tradizione italiana. «Il 2016 è molto importante per noi», ha dichiarato Vincenzo Tundo, «e con la nuova campagna diamo un segnale di vitalità importante per un’azienda che vuole consolidare la sua immagine di leader di mercato. È stato un onore e una grande soddisfazione poter lavorare con tre mostri sacri del mondo della moda, del cinema e della fotografia internazionale» .
Cindy Crawford è il nuovo volto di Acqua San Benedetto
La top model nel nuovo spot girato da Gabriele Muccino
Dalla fine di maggio la nuova pubblicità imperversa sulle tv nazionali, mentre la campagna stampa vede gli scatti di una eccellenza della fotografia, quale Marco Glaviano.