Valentino: l’ultimo imperatore della moda

Stampe geometriche e floreali, fiocchi, drappeggi, tripudio di femminilità e sofisticata eleganza e quella sfumatura di rosso che è diventata la sua firma iconica: con una carriera durata più di 40 anni, Valentino Garavani è lo stilista italiano più longevo e più famoso al mondo. Una vita dedicata alla moda, l’arbiter elegantiae italiano è stato l’ultimo imperatore del fashion biz.

All’anagrafe Valentino Clemente Ludovico Garavani, lo stilista è nato a Voghera l’11 maggio 1932. La moda gli scorre nel sangue. Fin da giovanissimo Valentino si sente attratto dalla creatività sartoriale. Dopo aver frequentato una Scuola di figurino a Milano e dopo aver studiato francese alla Berlitz School, si trasferisce a Parigi. Qui studia stilismo alla prestigiosa École de La Chambre Syndicale de la Couture. Negli anni Cinquanta, dopo essersi fatto notare in un importante concorso, indetto dalla Segreteria Internazionale della Lana, viene assunto nella casa di moda di Jean Dessès. Rimasto fortemente colpito dai costumi di scena rosso scarlatto ammirati all’Opera di Barcellona, inizia a concepire nella sua mente il progetto embrionale del rosso valentino, che diverrà la sua firma iconica.

Nel 1955 viene assunto nell’atelier di Guy Laroche, a Parigi. Nel 1957 fonda l’azienda che porta il suo nome insieme ad alcuni soci, tra cui il padre. Tuttavia gli alti costi di gestione portano in breve la casa di moda sull’orlo della bancarotta. Si riuscì a scongiurare il pericolo grazie all’entrata nella società del compagno dello stilista, Giancarlo Giammetti, studente di architettura, con il quale Garavani avvierà una nuova casa di moda, occupandosi esclusivamente dell’aspetto creativo, e lasciando al socio l’aspetto finanziario. I due saranno sentimentalmente legati per oltre dodici anni, vivendo con le rispettive madri.

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Valentino Garavani è nato a Voghera l’11 maggio 1932


Isa Stoppi in Valentino, Roma, 1960
Isa Stoppi in Valentino, Roma, 1960


Audrey Hepburn in Valentino sul set di "Sciarada"
Audrey Hepburn in Valentino sul set di “Sciarada”


Valentino e modelle, Roma, 1967
Valentino e modelle, Roma, 1967


Veruschka in Valentino, foto di Franco Rubartelli,  1969
Veruschka in Valentino, foto di Franco Rubartelli, 1969


Nel 1959 l’apertura dello storico atelier, a Roma, in via Condotti. Nel 1962, dopo il trionfo della sua prima collezione a Pitti Moda di Firenze, Valentino diviene in breve uno dei più apprezzati e dei più popolari couturiers del mondo, grazie anche a Consuelo Crespi, editor di Vogue. Sarà però Jacqueline Kennedy a sdoganare le creazioni di Valentino in tutto il mondo: dopo essere rimasta affascinata da un abito del couturier, decide di incontrarlo. Tra i due nasce un sodalizio: li vediamo insieme a Capri, e lui firma per lei lo storico caftano verde acqua, ma anche l’abito per le nozze con Onassis, celebrate nel 1968. Nello stesso anno firma la famosa “collezione bianca”, sulla quale viene impressa la ‘V’ che lo rende riconoscibile nel mondo.

Intanto indossano capi Valentino icone del jet set internazionale, da Sophia Loren a Liz Taylor fino ad Audrey Hepburn. La consacrazione ufficiale avviene su Vogue Paris, che gli dedica ben due pagine. Segue, nel 1967, il conferimento del Premio Neiman Marcus, l’Oscar per la moda. Nello stesso anno arriva la prima collezione uomo. Dagli anni Settanta in poi Valentino veste le donne più famose del mondo ed apre boutique a New York, Parigi, Ginevra, Losanna, Tokyo. Viene creato anche un profumo che porta il suo nome, che nel 1991 sarà seguito dal profumo “Vendetta”. Nel 1971 è ritratto da Andy Warhol. Nel 1985 riceve dal Presidente della Repubblica la decorazione di Grand’Ufficiale dell’Ordine al Merito, nel 1986 il titolo di Cavaliere di Gran Croce, nel 1996 è nominato Cavaliere del Lavoro; nel luglio 2006 gli viene conferita la Legion d’onore, la più alta onorificenza della Repubblica francese. Il marchio è stato rilevato nel 2002 dal Gruppo Marzotto.


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Nel 2007 arriva la decisione storica di ritirarsi. Dopo 45 anni di attività, il 4 settembre del 2007 il maestro dice addio alla moda, celebrato con tre giorni di festeggiamenti tra Roma e Parigi, tra il 6 e l’8 luglio 2007. A prendere le redini del marchio è Alessandra Facchinetti, ma dopo due sole collezioni la direzione creativa dello storico brand passa a Maria Grazia Chiuri e Pierpaolo Piccioli, già alla guida della linea degli accessori del brand da oltre dieci anni. Segue il film-documentario Valentino: The Last Emperor, diretto dal regista statunitense Matt Tyrnauer, pellicola che segue gli ultimi due anni di attività dello stilista. Il 7 settembre 2011 Valentino è stato onorato presso il Fashion Institute of Technology di New York con il premio Couture Council Award 2011.

Isa Stoppi e Janette Christensen in Valentino Haute Couture, foto di Chris Von Wangenheim, 1971
Isa Stoppi e Janette Christensen in Valentino Haute Couture, foto di Chris von Wangenheim, 1971


Benedetta Barzini e Mirella Petteni in Valentino, foto di Henry Clarke per Vogue, 1968
Benedetta Barzini e Mirella Petteni in Valentino, foto di Henry Clarke per Vogue, 1968


Mirella Petteni in Valentino, P/E 1967, foto di Gian Paolo Barbieri
Mirella Petteni in Valentino, P/E 1967, foto di Gian Paolo Barbieri


Jackie Kennedy in Valentino
Jackie Kennedy in Valentino


Anjelica Huston per Valentino, foto Gian Paolo Barbieri, 1972
Anjelica Huston per Valentino, foto Gian Paolo Barbieri, 1972


Tantissime le collezioni che hanno fatto storia: Valentino è stato protagonista indiscusso della moda italiana ed internazionale dagli anni Cinquanta fino al Duemila. Hanno vestito i suoi capi attrici del calibro di Elizabeth Hurley e Julia Roberts -solo per citarne alcune. La Roberts ha ritirato l’Oscar, nel 2001, in un Valentino vintage. Tra le passioni del couturier l’interior design e il collezionismo d’arte. Lo stilista è stato protagonista del libro “Valentino: At the Emperor’s table”, che raccoglie le foto delle sue sfarzose dimore.

Pat Cleveland in Valentino
Pat Cleveland in Valentino


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Lo stilista si è ritirato nel 2007


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Un abito in rosso Valentino


Deborah Turbeville per Valentino, 1977
Deborah Turbeville per Valentino, 1977


Christy Turlington per Valentino, Vogue Italia, settembre 1995, foto di Herb Ritts
Christy Turlington per Valentino, Vogue Italia, settembre 1995, foto di Herb Ritts


Yasmeen Ghauri per Valentino, 1991
Yasmeen Ghauri per Valentino, 1991


(Foto cover Lorenzo Agius/Contour by Getty Images)


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Lo stile di Gaia Repossi

Lunghi capelli biondi, una bellezza aristocratica e algida, Gaia Repossi è l’ultima fashion icon. La giovane erede dell’impero dei gioielli, nata a Torino nel 1986, si è imposta negli ultimi anni come icona di stile tra le più ammirate al mondo. Regina indiscussa dello street style, immortalata sui magazine patinati più prestigiosi al mondo, la bella Gaia è presenza fissa nel front row delle sfilate. La designer non smette di mietere successi e consensi, anche per i suoi look iconici. Qui un pezzo dedicato ai suoi gioielli.

Il suo è uno stile fresco ma sofisticato, futurista ma intriso di eleganza classica, in cui predominano grinta e personalità: due anni or sono grazie alla sua eleganza effortlessy-chic veniva incoronata dal Financial Times come una delle italiane più eleganti al mondo, ex aequo con la vulcanica fashion editor Giovanna Battaglia. Ma la bionda Gaia da allora ha vissuto una vera e propria escalation nel segno dello stile, che l’ha sdoganata come trendsetter dal gusto impeccabile.

La it girl, figlia del gioielliere Alberto Repossi, è cresciuta tra Montecarlo e Parigi. Dopo una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia ed Antropologia, nel 2007 la giovane Gaia prende le redini del brand di famiglia, che rivoluziona radicalmente: la ragazza ha grinta da vendere, non si è lasciata intimorire dal bagaglio storico della maison, che ha impreziosito con tocchi dal sapore tribal e suggestioni punk.

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Gaia Repossi è nata a Torino nel 1986


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La giovane ha ereditato l’impero dei gioielli dal padre Alberto


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Studi di archeologia alle spalle, ad appena 21 anni Gaia è diventata direttore creativo di Repossi


Alla sfilata Céline
Gaia Repossi alla sfilata Céline


Chanel, 2013
Alla sfilata Chanel nel 2013


In Balenciaga
Gaia Repossi in Balenciaga


Charme innato, la biondissima Gaia appare impeccabile anche con un semplice paio di jeans. Eleganza disinvolta che non lesina in capi vintage, che abbina con straordinario gusto a tocchi di design contemporaneo. Chanel, Céline, Alexander Wang tra i suoi designer prediletti. Pulizia, sobrietà e minimalismo caratterizzano uno stile sobrio e minimal-chic. Pantaloni capo principe del suo guardaroba, ad evidenziarne la silhouette, ma anche capi dalle proporzioni ampie e teatrali. Black and white e contrasti forti predominano la palette cromatica di un guardaroba che predilige pochi pezzi iconici e strutturati.

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La designer alla Paris Fashion Week


Gaia Repossi dopo la sfilata Louis Vuitton (Foto Getty/Petroff-Dufour)
Gaia Repossi dopo la sfilata Louis Vuitton (Foto Getty/Petroff-Dufour)


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Gaia Repossi è un’icona di stile e trendsetter, incoronata dal Financial Times come l’italiana più elegante al mondo


(Vogue)
Uno stile minimal-chic tra camicie strutturate e capi iconici (Foto tratta da Vogue)


Gaia Repossi nel parterre di una sfilata Dior (Foto Elle.fr)
Gaia Repossi nel parterre di una sfilata Dior (Foto Elle.fr)


Gaia Repossi alterna con disinvoltura il blazer dal taglio sartoriale e dalle suggestioni vintage al tocco modernista di capi strutturati. Perfetta in camicia sartoriale, la vediamo spesso indossare capispalla in pelle e trench dall’appeal disinvolto. Lo stesso equilibrio tra passato e presente è evidente nei suoi gioielli. Tra le sue fan spiccano nomi del calibro di Emma Watson e Chloë Sevigny. Gaia vive tra Parigi e New York ed è fidanzata con un l’artista Jeremy Everett.


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Ilariusss. Il lusso di un copricapo ironico e surreale

“Il cappello è come un punto alla fine di una frase “. Non potrebbe utilizzare definizione migliore, Ilaria Soncini, per definire il suo brand.

I suoi cappelli sono vere opere d’arte che toccano l’ingegno teatrale. Cuori, labbra e pon pon: il copricapo Ilariusss non conosce banalità.

100% Made in Italy, le sue creazioni sono confezionate artigianalmente da mani esperte che  esaltano la naturale bellezza dei suoi cappelli.

 

Ilariusss collezione FW 16-17
Ilariusss collezione FW 16-17

 

 

Ilaria, cosa dovremmo sapere di te?

Sono una sognatrice romantica ed una eterna bambina. Amo sorprendermi e sorprendere. Non sopporto la noia e le cose scontate. Mi hanno detto che sono stata un pirata nella scorsa vita, vivendo senza un vero scopo. In questa  vita, sento di dover dedicare tutto il mio tempo alla mia più grande passione che è creare cappelli, per poter lasciare un segno creativo concreto.

 

Ilariusss: come ha inizio la storia del tuo brand?

Ilariusss nasce a Berlino con la mia carissima amica Sofia, tra immaginazioni e travestimenti. Ci divertivamo a creare cappelli che potessero vestire il corpo. Ci ispiravamo al teatro di Victoria Chaplin e al mondo surreale dell’impossibile. Ilariusss è nato sognando un mondo assurdo.

 

Cappelli teatrali per la designer Ilaria Soncino
Cappelli teatrali per la designer Ilaria Soncini

 

 

Tre aggettivi per definirti.

Leale, creativa e appassionata.

 

Tre aggettivi per definire Ilariusss.

Ironico, elegante e surreale.

 

La tua fonte d’ispirazione.

Il teatro, le favole dei bambini e i miei amici.

 

La corrente surrealista ispira le collezioni di Ilaria Soncino
La corrente surrealista ispira le collezioni di Ilaria Soncini

 

 

La tua personale definizione di cappello.

“Il cappello è come un punto alla fine di una frase “.

 

 

Il tuo presente.

So finalmente chi sono e cosa voglio.

 

Ilariusss collezione FW 16-17
Ilariusss collezione FW 16-17

 

 

Il tuo futuro.

So esattamente cosa vorrò, me lo sono prefissata lo scorso anno a Roma grazie ad una persona speciale che mi ha aiutato a capirlo. Voglio un Atelier dove si possano realizzare cappelli per spettacolo, teatro, vetrine, moda e dove lavorino un team di persone appassionate. Sto lavorando per raggiungere questo obiettivo, so che riuscirò in un modo che non mi è ancora stato svelato, ad arrivarci.

 

 

Per maggiori informazioni www.ilariusss.com

 

 

Photo courtesy Ilaria Soncini

 

 

Flaminia Barosini: un brand ispirato dalla natura

Flaminia Barosini nasce a Roma nel 1987. Dopo il diploma in Design del Gioiello allo IED, si trasferisce a Londra per qualche mese dove frequenta  il prestigioso Central Saint Martins College of Arts & Design.

Nello stesso anno lancia sul mercato il suo omonimo brand con la collezione Irregular. Seguiranno, successivamente, Second Skin e Creepers: la collezione 2015 ispirata completamente al mondo della natura e dei rampicanti.

La collezione 2016, Synapses, racconta la maturità stilistica che Flaminia ha acquisito negli anni, con linee pure ed un linguaggio fluido.

In questi giorni, la designer romana sta lanciando la sua quinta collezione Origins.

 

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Flaminia, raccontaci la tua passione per i gioielli.

Ho sempre avuto un debole per gli accessori, fin da piccola.

Quindi qualche anno fa mi sono iscritta all’Istituto Europeo di Design al corso di Design del Gioiello per intraprendere un percorso di studi che ha poi segnato la mia esistenza facendomi avvicinare sempre di più a quello che oggi definirei il mio mondo.

 

Descrivici il tuo estro creativo in tre aggettivi.

Femminile, originale ed elegante.

 

Cerchietto con nastro della linea Origins
Coroncina con nastro della linea Origins

 

 

 

Da cosa trai ispirazione?

La natura mi fornisce costanti spunti per dar vita ad oggetti che non abbiano una forma riconoscibile ma che la assumono una volta indossati.

 

Il tuo mentore.

Trovo moto interessanti le sculture di Arnaldo Pomodoro, ma non ho un vero e proprio mentore.

 

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La tua giornata tipo.

Purtroppo o per fortuna non ho una giornata tipo.

Il mio è un lavoro in costante movimento e credo sia questo il valore aggiunto che condisce con un pizzico di pepe le mie giornate.

Mi occupo di tutto ciò che concerne la parte creativa del mio brand.

In ordine sparso mi occupo della prototipia, fase creativa durante la quale do vita alla collezione sotto forma di sculture in cera.

E ancora: produzione e fase di riproduzione seriale dei pezzi in metallo in seguito alla fusione a cera persa. Lavoro i gioielli a mano uno per uno.

Seguo il sito e le foto, con un team di grafici  e fotografi che mi affiancano.

Il tutto alternato da fiere ed eventi che ci vedono protagonisti.

 

Orecchini della linea Origins by Flaminia Barosini
Orecchini della linea Origins by Flaminia Barosini

 

 

Il tuo gioiello cult.

Lo chevalier, l’anello da mignolo per eccellenza.

 

L’accessorio che non indosseresti  mai.

Il mio detto preferito è mai dire mai. Molto spesso, con il tempo, mi sono dovuta ricredere sui miei gusti.

 

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La tua sfida.

Il mio lavoro è una continua sfida, quando si parla di creatività non si sa mai che riscontro potrà avere una collezione sul pubblico.

Quindi ci sono sempre stimoli nuovi che mi aiutano a sfidare i miei limiti.

 

Il tuo presente.

Oggi siamo in fase di lancio della mia quinta collezione “Origins” quindi incrociamo le dita.

 

Il tuo futuro.

Speriamo di  riuscire ad ampliare il nostro mercato. Passo dopo passo, stiamo facendo tutto ciò che crediamo sia necessario per raggiungere il nostro obbiettivo.

 

 

Per maggiori informazioni www.flaminiabarosini.com

 

 

 

Photo courtesy Ufficio Stampa

 

 

 

 

Nina Yashar, il fascino del design

Il nome di Nina Yashar è molto noto nel panorama del design milanese. Fascino esotico e stile eclettico, la vita della dealer profuma di atmosfere bohémien e pregne di fascino. Il mercante, figura antica e quasi scomparsa oggi, rivive con Nina Yashar in chiave contemporanea.

Lei, definita la sacerdotessa del design, vanta una carriera dal respiro internazionale. Proverbiale il suo senso innato per lo stile, come anche la capacità di fiutare il bello in tutte le sue forme, aiutando anche nuovi talenti ad affermarsi nel panorama dell’arte contemporanea.

In bilico tra arte e design, ma anche tra diverse culture che si intersecano per dar vita ad un nuovo concetto di stile, Nina Yashar, considerata la Miuccia Prada del design, ha reso celebri le vetrine della galleria Nilufar, in via della Spiga. Nata a Teheran negli anni Cinquanta, nel 1963 Nina si trasferisce a Milano con la sua famiglia. Studia Storia dell’Arte all’Università Ca’ Foscari di Venezia e collabora fin da giovanissima col padre, grossista di tappeti antichi e moderni. Nina vanta numerose collaborazioni con designer e artisti, ma anche amicizie illustri, del calibro di Donna Karan, Stefano Gabbana e Domenico Dolce, Miuccia Prada e Marc Jacobs, tutti collezionisti delle opere da lei esposte.

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Nina Yashar, definita la Miuccia Prada del design, è nata a Teheran


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Nilufar è la galleria creata da Nina Yashar, situata in via della Spiga a Milano


(Foto The New York Times)
(Foto The New York Times)


Nilufar è la sua creatura: nata nel 1979, la galleria si distingue inizialmente per la ricerca di antichi e preziosi tappeti di area Persiana, Cinese, Indiana e Tibetana. Crogiolo di idee e vetrina per un nuovo concetto di lusso, caratterizzato da un occhio di riguardo per il multiculturalismo, Nilufar dagli anni Novanta si impone come un insostituibile punto di riferimento per chi ama il design: un ponte tra antico e moderno e una full immersion nell’arte contemporanea, per una visione innovativa e multiculturale del design, scevra da ogni etichetta e ricca di contrasti culturali, temporali e geografici.

Nilufar, Milano (Foto di Ruy Teixtera)
Nilufar, Milano (Foto di Ruy Teixtera)


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Uno spazio in cui arte, design e multiculturalismo si fondono


Nilufar (Foto di Ruy Teixtera)
Nilufar (Foto di Ruy Teixtera)


Notevole il fermento culturale attorno alla galleria, che organizza periodicamente mostre, pubblicazioni, progetti, offrendo anche uno spazio ai nuovi talenti. La gallerista è stata un’innovatrice: nel lontano 1980 Nilufar espose per la prima volta in Italia, nello spazio di via Bigli, i tappeti Kilim. Cinque anni più tardi fu la volta dei Gabbeh, i tappeti tessuti dalle tribù nomadi della Persia Meridionale. Nel 1989 la galleria si trasferì nella sede attuale di via della Spiga. Una tappa imperdibile per amanti del design e dello stile in genere.

(Foto cover Klat Magazine)


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Ambra Medda: il volto più bello del design

Nel mondo del design il suo è uno dei nomi più famosi. Nonostante la giovane età Ambra Medda vanta già una carriera di tutto rispetto. Professionista affermata nel design, curatrice, esperta di stile, icona, la giovane ha respirato arte e design fin da piccolissima. La sua è una vita vissuta all’insegna del cosmopolitismo, perennemente in bilico tra culture diverse.

Nata a Rodi da madre italiana e padre austriaco, cresciuta tra Londra e Milano, Ambra impara il mestiere da sua madre, Giuliana Medda, gallerista che esponeva opere realizzate col prestigioso vetro di Murano e creazioni di architetti italiani degli anni Quaranta e Cinquanta e che contribuì al successo internazionale di Pietro Fornasetti. Non è esagerato dire che il design sia componente fondamentale del DNA di Ambra Medda. Laureata in lingue orientali e specializzata in archeologia cinese ed estetica giapponese medioevale, per lei arte e design sono due facce della stessa medaglia.

La giovane, dopo essersi trasferita a New York per lavoro, ottiene la fama mondiale nel 2004, quando, a soli 23 anni, fonda insieme a Craig Robins la Design Miami, con sedi a Miami e Basilea, cui seguì, nel 2005, l’istituzione del premio Design Miami/Designer of the year. La Design Miami si impose in breve come punto di riferimento a livello mondiale per il design. Dopo aver diretto la fiera per sei anni, la designer torna nella Grande Mela, dove apre il suo studio, AMO-Ambra Medda Design.

(Foto tratta da Cultured Magazine)
Ambra Medda è nata a Rodi da padre austriaco e madre italiana (Foto tratta da Cultured Magazine)


(Foto tratta da Dwell.com)
Ambra Medda è laureata in lingue orientali e specializzata in archeologia cinese (Foto tratta da Dwell.com)


L'OFFICIEL
Nel 2004, a soli 23 anni, Ambra Medda fonda la Design Miami (Foto tratta da L’Officiel)


Foto Living Corriere.it
Dopo aver diretto per sei anni la Design Miami, fonda L’Arcobaleno (Foto tratta da Living Corriere.it)


Dopo tre anni fonda il sito L’Arcobaleno (www.larcobaleno.com), una community sul design, punto di riferimento per professionisti e appassionati del settore, per un nuovo collezionismo. Il sito è concepito come un magazine online, vetrina per talenti emergenti provenienti da ogni parte del mondo; inoltre sono presenti interviste a nomi affermati del design. Ma la vera novità è la sezione di shop online in cui è possibile acquistare opere d’arte e oggetti di design per collezionisti.

Un amore per le ceste, i cappelli e le sedie, Ambra Medda è grande amante del vintage e cittadina del mondo nel senso più autentico del termine. Attualmente residente a New York, la giovane ha collaborato anche con nomi eccellenti della moda, come Roger Vivier, che la scelse nel 2014 come testimonial per l’iconica bag Miss Viv’. Inoltre l’anno precedente Ambra Medda aveva anche firmato una capsule collection per Sportmax.

Ambra Medda per Sportmax
Ambra Medda per Sportmax


Ambra Medda per Roger Vivier
Ambra Medda per Roger Vivier


W Magazine
La designer in uno scatto per W Magazine


Bella, fotogenica e di un’eleganza innata, la giovane designer è stata immortalata sui magazine patinati più famosi, da Vogue a L’Officiel a W Magazine. Seguitissima sui social network, il suo nome brilla nell’Olimpo del design.

(Foto cover Living Corriere.it)


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Gaetano Pollice: l’eleganza di un marchio 100% Made in Molise

Di Gaetano Pollice si avverte l’entusiasmo che aleggia in lui e che trasfigura nelle sue creazioni.

Legato alle tradizioni e alla sua famiglia, tanto che il successo del suo omonimo brand parla della sua terra (il Molise) e profuma di casa.

L’eleganza delle linee, l’essenzialità delle forme. Il romanticismo e il sogno che esplodono nelle sue creazioni 100% Made in Italy.

Firma peculiare del marchio è il Tombolo: tecnica prediletta dai suoi avi.

 

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Gaetano Pollice FW 16-17

 

 

Gaetano, descriviti in tre aggettivi.

Nostalgico, introspettivo, allegro.

 

Descrivi il tuo marchio.

Il mio brand è un mix di tradizione, quella appunto dell’antico ricamo a Tombolo, e modernità sui volumi, i colori, i materiali. Io considero le mie borsa come accessori preziosi. Non semplici oggetti. Potrei metterle al pari di un gioiello. E le donne alle quali mi ispiro sono come le mie borse: delle donne vissute in epoche lontane, che conservano tutto il mistero di una tradizione “fatta a mano” e non si imbarazzano nel camminare tra le strade di un presente che è già futuro. Donne appassionate e gioiose.

 

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Il giorno in cui hai deciso di fondare il tuo omonimo brand eri…

Ero in Molise, mia terra di nascita, nella  casa dove vive la mia famiglia e feci un sogno molto particolare, mai fatto prima. Un sogno molto reale. Sognai mio nonno, un uomo molto intuitivo e che mi ha trasmesso tante cose tra cui una fervente immaginazione. Mi spronava nel cominciare a creare qualcosa di mio, qualcosa che avesse il mio, ed anche il suo nome. E mentre mi parlava creava con le sue mani una borsa.

 

Quale genio del passato incarneresti volentieri?

Senza ombra di dubbio Walt Disney, il genio dell’animazione. Desideravo essere lui da bambino. Un mio mito dal quale prendo ispirazione  costantemente.

 

La tua playlist.

Love Will Tear Us Apart dei Joy Division, Africa dei Toto, Heroes di David Bowie, Greatest love of all di Whitney Houston e  Ain’t no way di Aretha Franklin.

Le mie preferite.

 

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Il romanticismo di Gaetano Pollice tra cuori e stelle. Collezione AI 16-17

 

 

Il tombolo disegna magnifichi segni grafici sulle creazioni di Gaetano Pollice
Il tombolo disegna magnifici segni grafici sulle creazioni di Gaetano Pollice

 

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Le tue giornate tipo.

Mi sveglio molto presto, spesso per approfittarne e andare a fare jogging. Ma subito dopo inizio a lavorare (curo come consulente designer alcune linee di pelletteria di aziende), o a preparare lezioni per le scuole di moda nelle quali lavoro come docente. E ovviamente seguo la mia linea, creando un filo diretto con il laboratorio di pellettieri che sono in Molise e producono tutti i miei modelli di borse. Senza di loro non riuscirei a fare nulla!

 

 

Quello che ami del tuo mestiere.

Sono molto curioso, dunque tutto ciò che riguarda la ricerca, la creazione, il pensare ad atmosfere nuove da far rivivere nelle nuove collezioni mi entusiasma sempre moltissimo.

 

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Quello che odi della moda.

Non sopporto soprattutto i meccanismi legati alla logistica e alle tempistiche del sistema moda,  ma la passione è talmente tanta che questi aspetti diventano invisibili.

 

A chi ti senti di dire grazie?

Non smetterò mai e poi mai di ringraziare la mia splendida famiglia, i miei primi e grandi sostenitori.

A loro devo tutto.

Sono dei fari sempre accesi nella notte.

 

 

 

Per maggiori informazioni www.gaetanopollice.it

 

 

 

Photo courtesy Press office

 

 

 

 

 

 

 

Gaia Repossi: l’ultima erede dell’impero dei gioielli

È colei che ha rivoluzionato il brand di famiglia, rivelando un talento raro nel design di gioielli. Bionda, bella ed elegante come poche, Gaia Repossi è l’ultima erede dell’impero Repossi, celebre maison fondata dal suo bisnonno nel lontano 1920. È il 2007 quando la giovanissima Gaia prende le redini del marchio, divenendo direttore artistico.

Figlia di Alberto Repossi, classe 1986, una laurea in Belle Arti e due master in Archeologia e Antropologia, la giovane non aveva inizialmente alcuna intenzione di diventare una designer di gioielli. La sua è una visione creativa fortemente influenzata dall’arte, dalla pittura, dalla scultura, dall’artigianato e soprattutto dalle influenze provenienti da altre culture. Artigianalità e citazioni antiche si sposano alla giovane sensibilità di Gaia Repossi, che ha rinnegato il design convenzionale ma non l’amore per l’artigianato. Silhouettes etniche e suggestioni tribali caratterizzano gioielli dal design unico, creazioni preziose e sofisticate ma anche ieratiche come monili e amuleti.

Un’identità forte e un apporto fresco e giovane hanno contribuito al nuovo successo di Repossi, che sta vivendo una nuova felice stagione, collezionando collaborazioni illustri, da Alexander Wang a Joseph Altuzarra, da Zadig et Voltaire a Colette Paris.

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(Foto tratta da Vogue)
Gaia Repossi fotografata da Matthew Brookes per Vogue
Gaia Repossi fotografata da Matthew Brookes per Vogue

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Gioielli che ricordano nelle tecniche e nella lavorazione gli ornamenti tribali di certi cerimoniali; tra l’oro, l’argento, il bronzo fanno capolino pattern e forme che ricordano i monili delle popolazioni africane. Lo stile di Gaia è a tratti ripetitivo, nella scelta (sempre vincente) di riproporre le medesime forme e i medesimi volumi, scanditi dal diamante. Un minimalismo che si incontra con l’audacia di ispirazioni originali e con un design sofisticato: oro e forme androgine si sposano con tecniche di scultura ed intaglio che ripropongono antiche lavorazioni artigianali oggi rare nella gioielleria; infine l’ispirazione Art Noveau, che si appropria di pizzo e pattern quasi dipinti sulla pelle, realizzati con raffinate tecniche artigianali. Questo lo stile firmato Gaia Repossi, che si riflette in un’estetica complessa, che trae numerosi spunti dall’immenso patrimonio culturale della giovane designer: Baselitz, Twombly, Kiefer, Serra, Franz West sono alcuni dei nomi che più ispirano la giovanissime designer. Il suo stile è minimale e chic, molto francese. E la designer vive infatti tra Parigi, Montecarlo e New York. Architetto del gioiello, Gaia Repossi ha dichiarato più volte il suo amore anche per la pelle nuda.

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Divenuta una delle icone di stile contemporanee più apprezzate, il Financial Times l’ha inclusa nella classifica delle donne più eleganti al mondo. Perfezionista, anticonformista e ribelle, il carattere non le manca: alla base della sua formazione vi sono studio e rigore. Collaborazioni eccellenti nel suo curriculum: nel 2007 con Eugenie Niarchos, nel 2010 con Alexander Wang, nel 2012 con Colette Paris. Nel 2013 vince il premio istituito da Elle UK come miglior designer di gioielli dell’anno. Nel 2015 il brand Repossi è stato acquistato da LVMH.

(Foto cover Ezra Petronio per Self Service Magazine)


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Amanda Nisbet: il guru dell’interior design

Quando si parla di interior design, il suo nome è sinonimo di stile. Regina indiscussa di New York, Amanda Nisbet ha costruito un impero nel segno dello stile e di un’eleganza ricercata e mai scontata. Dai suoi esordi nel mondo del design, nel 1998, Amanda Nisbet si è imposta come una delle personalità di spicco, amatissima da celebrities e cultori dello stile.

La sua firma sono i colori, pattern dal forte impatto visivo, texture ricche di giochi cromatici, stampe caleidoscopiche: tutto è in mirabile equilibrio, a partire dalla ricercatezza e dalla cura per il minimo dettaglio, per ambienti sofisticati e unici. Gli spazi curati dalla designer si riconoscono facilmente per quell’impronta femminile e per la saturazione del colore, vibrante, vivo, ricco di sfumature. La palette cromatica non teme colori audaci e vitaminici: dal giallo al violetto al fucsia, fino all’amato rosa: l’uso del colore diviene prerogativa per la creazione di spazi ricchi di eleganza e comfort.

Nata a Montreal e cresciuta negli Stati Uniti, Amanda Nisbet ora vive a New York. Da ragazza voleva diventare attrice: dopo aver ottenuto piccoli ruoli in alcuni spot pubblicitari, la giovane ha cambiato settore. Da sempre amante dello stile, il suo appartamento era ammirato da tutti i suoi conoscenti e spesso le veniva chiesto un aiuto nel decorare gli interni di abitazioni di amici. Un talento innato, per la designer, fieramente autodidatta.

Amore per il bello declinato in ogni sua forma, ricercata eleganza e raffinatezza ma anche comfort e vivibilità, per ambienti prestigiosi e pregni di cultura e storia. Una passione per la storia dell’arte, coltivata durante gli anni della sua formazione presso la celebre casa d’aste Christie’s, ma anche durante gli anni degli studi, in Italia. E quale migliore location poteva scegliere la designer numero uno d’America, per coltivare quel gusto che ha poi reso i suoi lavori così unici, permettendole di firmare l’interior design delle più esclusive residenze tra Europa e Nord America. Il suo sito, amandanisbetdesign.com,seguitissimo, è una fucina di idee e charme.

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Dal suo studio di New York, sito su Madison Avenue, la designer cura svariati progetti, riuscendo ad offrire servizi anche attraverso gli uffici di Harbinger (Los Angeles), Travis (Atlanta) e Tigger Hall (Australia). Amanda Nisbet ha firmato diverse collezioni, da quella realizzata con The Urban Electric Company a quella con Studio Four e Kyle Bunting. Nel 2014, il lancio della sua prima linea di arredamento, in collaborazione con Niermann Weeks. Pezzi unici, ricchi di colore e appeal, per un talento che non smette di sorprendere, anche in veste di creatrice.

I progetti firmati Amanda Nisbet sono apparsi su numerose pubblicazioni all’interno delle principali riviste di settore, tra cui Elle Decor, House Beautiful, Coastal Living, The New York Times, Town & Country, The Washington Post, fino alla Bibbia del design, Architectural Digest.

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Amanda Nisbet

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Nel settembre 2012 la designer ha pubblicato il suo primo libro, Dazzling Design, edito da Stewart Tabori & Chang: qui Amanda presenta una selezione dei lavori da lei curati negli ultimi quindici anni di attività, prendendo per mano il lettore per un viaggio attraverso i colori e i pattern tipici del suo stile, unico ed altamente riconoscibile. Personalità, genio e cura per il dettaglio hanno reso i suoi lavori esempi di stile.

Amanda Nisbet predilige un approccio energetico e fresco, versatile, che coniuga mirabilmente la tradizione al design più moderno. Un mix di stili variegati, motivi classici si sposano a simboli della contemporaneità, in un continuo gioco di rimandi. Convinta che una casa sia fatta soprattutto per essere abitata, e che il lavoro primario di un designer sia quello di rispondere ai bisogni del cliente, ma anche ai suoi desideri, e, perché no, trasformare i suoi sogni in realtà: e le case con interior design curato da lei sono ambienti ricchi di charme e stile.

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Ambienti chic e ricchi di stile, che coniugano suggestioni vintage al design contemporaneo. Il tradizionale concetto di lusso viene ora rivisitato in chiave contemporanea, per uno stile funzionale che non lesina in colori e tocchi di geniale femminilità. Ormai famosa in tutto il mondo per i suoi spazi, caratterizzati da colori vitaminici e da una ricerca estetica incessante, volta alla conquista del bello, la designer americana è ormai un’autorità in fatto di stile, apprezzata a livello internazionale.


(Tutte le foto sono tratte da amandanisbetdesign.com)

Le creazioni surrealiste di Delfina Delettrez

Suggestioni surrealiste, visioni oniriche che ricordano l’arte dei più grandi, da Picasso a Salvador Dalí, si uniscono a dettagli pop art, per creazioni moderne, futuriste e sofisticate: Delfina Delettrez non ha certo bisogno di presentazioni. Artista apprezzata a livello internazionale, la giovane rampolla di casa Fendi ha già alle spalle tanti successi.

Personalità esplosiva e rara sensibilità artistica, Delfina è l’ultima erede della dinastia Fendi, di cui rappresenta la quarta generazione. La ragazza ha carattere da vendere, e rifiutare un posto nell’azienda di famiglia per inseguire la propria strada è solo fisiologico sbocco di un’esigenza naturale che si impone attraverso la spontanea e dirompente creatività dell’artista. È il 2007 quando Delfina esordisce come designer, presentando la sua prima collezione da Colette, a Parigi, tempio dello stile. Le sue creazioni catturano immediatamente l’attenzione, grazie ad un’estetica nuova, caratterizzata fin dagli esordi da un vasto uso di iconografie surrealiste e naturaliste: mani, occhi, bocche fanno capolino da collane e monili pregiati, insieme ad api ed elementi naturali.

Gioielli dal fascino ieratico, quasi degli amuleti declinati in chiave rock, talismani dal sapore vittoriano e dal design futurista; scenografici e al tempo stesso intimisti, a volte ermetici, più spesso ironici, i gioielli firmati Delfina Delettrez si caratterizzano per un appeal originale e per il forte impatto visivo, in un continuo gioco di rimandi e citazioni. Grandi occhi scuri dall’espressività struggente, Delfina ci porta nel suo immaginario, tra teschi e mani scheletriche, che sembrano indagare l’Unheimlich, il perturbante, il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.

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Delfina Delettrez è l’ultima erede della dinastia Fendi
Photo by Danko Steiner
Delfina Delettrez in uno scatto di Danko Steiner

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Suggestioni surrealiste ed oniriche caratterizzano le creazioni di Delfina Delettrez


Alla base della ricerca stilistica della giovane designer vi è un sapiente connubio di antiche tecniche orafe ed una costante ricerca attraverso l’uso di materiali innovativi. Sperimentazione sembra essere la parola chiave delle ultime collezioni, che vedono la pietra preziosa tornare alla ribalta, protagonista assoluta di collezioni che ancora una volta si ispirano ad un surrealismo indagato in chiave cyber, attraverso un audace gioco di illusioni ottiche, per gioielli che sembrano sospesi sul corpo, grazie ad appositi cantoni fantasma. L’antica tradizione artigianale italiana si sposa ad una visione post atomica, senza rinunciare alla cura per il dettaglio realizzato a mano. Creazioni cinetiche dal fascino atemporale e dalle suggestioni post-apocalittiche, come i bracciali e gli anelli “Tourbillon”, costituiti da centri concentrici in metallo prezioso che roteano in maniera autonoma l’uno dall’altro, ma anche bracciali e collane estendibili, che inaugurano una nuova visione del gioiello, che ora è possibile manipolare e trasformare a seconda dell’occasione. Via del Governo Vecchio, a Roma, è la sede dell’atelier di Delfina, una fucina di idee e progetti sempre nuovi, per una carriera in continua ascesa.

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Foto Vogue.it
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Occhi, mani e bocche fanno capolino da gioielli che uniscono l’antica tradizione orafa ad un’audace sperimentazione

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Visioni post atomiche si impongono tra tocchi futuristi e citazioni vintage


Tanti sono i riconoscimenti che la giovane è riuscita ad ottenere, affermandosi come una dei più promettenti designer della nuova generazione. Sicura di sé, forte di una personalità dirompente, nel 2010 le creazioni di Delfina Delettrez sono entrate a far parte della collezione permanente del Museo delle Arti decorative del Louvre di Parigi. Innumerevoli le personali dedicate alla sua opera, tra installazioni futuriste e tocchi vintage, nel segno dell’antica tradizione orafa italiana. I suoi gioielli sono tra i più amati dalle celebrities, a partire da Madonna, Anna Dello Russo e molte altre. Elegante ed impeccabile, Delfina non sbaglia un colpo e con i suoi look si è imposta anche come icona di stile, mentre una sua boutique è stata inaugurata a Mayfair, Londra. Le sue creazioni sono online sul sito www.delfinadelettrez.com.

Paloma Picasso: vita di un’icona

Uno sguardo magnetico dal sapore mediorientale spicca su un viso di porcellana, il cui eburneo incarnato viene sottolineato dal rossetto rosso; la figura slanciata ammicca dai cartelloni pubblicitari, ove la giovane donna bruna posa come una diva patinata. Paloma Picasso è forse una delle ultime personalità ad aver segnato il corso della moda in modo tanto potente: designer di fama mondiale, businesswoman e imprenditrice di successo, ma anche socialite, musa di stilisti ed apprezzata icona di stile, la sua carriera e la sua vita sono costellate di avvenimenti e suggestioni.

All’anagrafe Anne Paloma Ruiz-Picasso y Gilot, la futura designer nasce a Vallauris il 19 aprile 1949: origine franco-iberica, Paloma Picasso è figlia d’arte per eccellenza, essendo nata dal genio Pablo Picasso e dall’artista francese Françoise Gilot. Fin dall’infanzia le viene insegnato ad essere indipendente e a sviluppare la propria personalità, unica via per non soccombere dinanzi al peso di una figura paterna così ingombrante.

Immortalata in alcune opere del padre, come “Paloma con un’arancia” e “Paloma in blu”, tante sono le foto che tracciano un ritratto abbastanza nitido della sua infanzia, vissuta in pieno spirito bohémien, circondata da artisti ed intellettuali. La bambina che osserva l’obiettivo con i grandi occhi scuri, fotografata spesso al fianco del padre, lascia ben presto il posto ad una donna sicura di sé, seducente nel suo rossetto rosso lacca e nella sua figura mediterranea. Un raro mix di procace sensualità latina e sofisticata classe contraddistingue la futura designer fin dalla pubertà.

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Paloma Picasso è nata a Vallauris il 19 aprile 1949
Paloma Picasso ritratta a Parigi da Annie Leibovitz. 1982
Paloma Picasso ritratta a Parigi da Annie Leibovitz. 1982
Paloma Picasso ritratta da Newton, Nizza, 1983
Paloma Picasso ritratta da Newton, Nizza, 1983
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Paloma Picasso fotografata da Edward Steichen/Getty Images
Paloma Picasso ritratta da Mario Sorrenti per Vogue Paris, marzo 2009
La designer ritratta da Mario Sorrenti per Vogue Paris, marzo 2009

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Paloma Picasso è un’icona di stile, designer di gioielli e musa iconica di stilisti e fotografi


Paloma è curiosa e vivace: dopo la laurea si fa regalare dai genitori una vacanza studio a Venezia, città di cui subisce da sempre il fascino. La giovane alloggia presso la pensione Frollo, alla Giudecca, tra i suoi luoghi preferiti insieme a Dorsoduro, sede della casa di Peggy Guggenheim, amica di famiglia dei Picasso. Paloma è rapita dai colori della laguna, attraversata dal glamour internazionale ma anche dalle suggestioni tragiche e struggenti dell’opera di Thomas Mann. La Serenissima costituirà in futuro principale fonte di ispirazione per i suoi gioielli.

Indipendente e dotata di una personalità forte, la giovane spicca ben presto il volo, proprio come la colomba che le dà il nome, dal simbolo disegnato dal padre in occasione della Conferenza Internazionale sulla Pace che ebbe luogo a Parigi l’anno della nascita di Paloma.

La giovinezza della futura icona è un inno alla vita mondana, tra gli eccessi e la ribellione tipici degli anni Settanta. Sono gli anni della vita notturna e Paloma è presenza fissa allo Studio 54 di New York e al Palace parigino, dove si scatena sulla pista da ballo. Ancora giovanissima, decide di combattere la sua timidezza attraverso il suo stile, che funge quasi da coperta di Linus per lei: in breve diviene una IT girl ante litteram. Protagonista indiscussa della scena culturale e modaiola parigina, i suoi abiti sono copiati e il suo stile è imitatissimo. Tra i suoi più fedeli ammiratori spiccano nomi del calibro di Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, di cui la giovane diviene musa.

Uno scatto realizzato da Pablo Picasso
Uno scatto realizzato da Pablo Picasso
Paloma Picasso presso Tiffany & Co. New York, 1980. Foto di Roxanne Lowit
Paloma Picasso presso Tiffany & Co. New York, 1980. Foto di Roxanne Lowit
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Paloma Picasso nella campagna pubblicitaria del profumo che porta il suo nome, 1984
Paloma Picasso in una sequenza di scatti realizzati da Antonio Lopez
Paloma Picasso in una sequenza di scatti realizzati da Antonio Lopez
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Paloma Picasso è la figlia più piccola di Pablo Picasso e di Françoise Gilot
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Il rossetto rosso è la firma della designer, nonché il suo marchio di fabbrica
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La carriera di Paloma Picasso iniziò come costume designer
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Una giovane Paloma Picasso con i suoi gioielli
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Il primo a credere in Paloma fu Yves Saint Laurent, che le commissionò la creazione dei gioielli per le sue collezioni

Paloma Picasso era un'habitué delle notti al Palace durante gli anni Settanta
Paloma Picasso e Xavier de Castelle al Le Privilege, foto di Roxanne Lowit, 1983


Inizialmente riluttante ad intraprendere una carriera nel design, la giovane tenta invano di reprimere questa sua propensione naturale, temendo il confronto con l’autorevole figura paterna. Paloma sa che tanti sono gli ostacoli da superare, e che a volte la critica può essere impietosa con i figli d’arte, e lei lo è per antonomasia, essendo la figlia più piccola del maestro Picasso, uno degli artisti più influenti del Ventesimo secolo nonché padre riconosciuto del Cubismo.

La sua carriera inizia a Parigi nel 1968, come costume designer. Ma in breve la giovane sviluppa una grande passione per i gioielli, che inizia a creare assemblando strass e bigiotteria. La critica si accorge immediatamente di lei. Dopo aver frequentato un corso di design del gioiello, arriva il primo lavoro. È monsieur Yves Saint Laurent, suo grande amico, il primo a credere in lei, commissionandole una linea di gioielli da abbinare ad una delle sue collezioni.

Nel 1971 Paloma inizia una collaborazione con la casa di gioielli greca Zolotas. Ma è il 1980 l’anno della svolta, quando John Loring, vice presidente di Tiffany & Co., le chiede di creare i gioielli per il celebre brand americano. È la consacrazione ufficiale per la giovane Picasso, che dimostra un talento naturale nel creare gioielli dal design audace ed accattivante. La colomba di cui porta il nome diverrà ben presto uno tra i topos preferiti per creazioni dalle dimensioni notevoli, al punto da essere spesso conservate nelle collezioni permanenti di alcuni musei, come il Museo di Storia Naturale Smithsonian, che conserva una collana di kunzite da 396 carati, o il Field Museum di Chicago, dove si può ammirare il bracciale di selenite da 408 carati. Le sue creazioni ammaliano e il successo è internazionale: per la prima volta le persone potevano stringere un Picasso tra le mani, anche se non si trattava di un quadro.

Paloma ritratta da Helmut Newton
Paloma ritratta da Helmut Newton
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Paloma Picasso divenne una IT girl ante litteram
Paloma in Yves Saint Laurent in uno scatto di Helmut Newton, 1990
Paloma in Yves Saint Laurent in uno scatto di Helmut Newton, Venezia, 1990
Un altro scatto di Helmut Newton, trench Yves Saint Laurent
Un altro scatto di Helmut Newton, trench Yves Saint Laurent
Paloma Picasso in Yves Saint Laurent
Paloma Picasso in Yves Saint Laurent, foto di Helmut Newton
Paloma Picasso incarnò per anni una bellezza sensuale ed iconica
Paloma Picasso incarnò per anni una bellezza sensuale ed iconica
Paloma Picasso in un celebre scatto di Helmut Newton, Saint Tropez, 1973
Paloma Picasso ritratta da Helmut Newton in un abito di Karl Lagerfeld, Parigi, 1978
Paloma Picasso ritratta da Helmut Newton in un abito di Karl Lagerfeld, Parigi, 1978

Paloma Picasso in una foto di Irving Penn. Vogue, aprile 1984
Paloma Picasso in una foto di Irving Penn. Vogue, aprile 1984


Alla morte del padre, avvenuta nel 1973, la designer vive un momento di crisi, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al New York Times. La sua sensualità le fa ottenere in questo periodo un ruolo in un film erotico: Paloma diventa così la contessa Erzsébet Báthory, protagonista di Racconti immorali, del registra polacco Walerian Borowczyk, pellicola premiata col Prix de l’Âge d’or nel 1974: il ruolo della contessa ungherese dagli inappagabili desideri sessuali contribuisce alla fama di Paloma Picasso, che viene consacrata a vera e propria musa iconica. Una figura magnifica e un viso bello come i quadri del padre appartenenti al periodo classico sdoganano ufficialmente la nuova dea del jet set internazionale. Bruna, il viso pulito, le sue mise sono sempre impeccabili e le sue uscite ufficiali fanno notizia: Paloma Picasso si afferma in breve come icona di stile europea, comparendo sulle riviste più prestigiose e posando per i più grandi fotografi del mondo, da Irving Penn a Robert Mapplethorpe, da Andy Warhol a Horst P. Horst fino ad Helmut Newton, che forgia tramite il suo obiettivo un autentico sex symbol, immortalandola in scatti ad alto potenziale erotico. Indimenticabile la spallina che scivola giù, lascivamente, su un topless sfacciato: un’immagine forte, da vera valchiria, per altre foto in cui Paloma si erge, femmina e potente, nel buio delle strade parigine.

Nello stesso periodo avviene l’incontro con il drammaturgo argentino Rafael Lopez-Cambil, noto come Rafael Lopez-Sanchez, con cui la designer convola a nozze nel 1978. Il matrimonio è un evento: lei indossa un abito rosso, bianco e nero disegnato da Yves Saint Laurent, mentre per il ricevimento sceglie un capo di Karl Lagerfeld.

Paloma Picasso in Yves Saint Laurent, foto di Cecil Beaton, Elegance, dicembre 1979
Paloma Picasso in Yves Saint Laurent, foto di Cecil Beaton, Elegance, dicembre 1979
Paloma Picasso ritratta per Le Jardin des Modes, foto di David Seidner, 1987
Paloma Picasso ritratta per Le Jardin des Modes, foto di David Seidner, 1987
La designer in una foto del 1990
La designer in una foto del 1990
Paloma Picasso in una foto di Robert Mapplethorpe, 1980
Paloma Picasso e Carlos Martorell
Paloma Picasso e Carlos Martorell
Paloma e Yves Saint Laurent, di cui fu musa
Paloma e Yves Saint Laurent, di cui fu musa

Paloma ritratta da Andy Warhol
Paloma ritratta da Andy Warhol, 1974


Quel che permette a Paloma Picasso di affrancarsi dalla figura paterna è soprattutto il suo carisma. Il suo talento nel design e la sua indiscutibile bellezza le permettono di brillare nel fashion biz, rendendola una self-made woman, sebbene sia cresciuta in una famiglia tanto importante. Eccola posare come una top model, perfettamente a suo agio davanti all’obiettivo, pur non sfiorando il metro e sessanta, forte di una personalità invincibile. Sul sito di Tiffany & Co. è immortalata in foto dall’allure patinato, in cui indossa un cappello a tesa larga e occhiali da sole da diva, oltre ai suoi gioielli, naturalmente. Le creazioni di Paloma Picasso inaugurano un’estetica nuova per la gioielleria, che trova espressione in forme audaci e design innovativi. I suoi gioielli sono fatti per essere indossati, ribadisce più volte la designer, e spesso rendono omaggio alla Serenissima, di cui è riuscita a rappresentare i riflessi che le lanterne creano sull’acqua, i colori del Canal Grande e le suggestioni orientali di cui la città è pregna. Venezia continua a rappresentare un’insostituibile fonte di ispirazione per la designer, che ha dedicato alla città un’intera collezione, lo scorso 2011.

Dopo il lancio della sua linea di gioielli per Tiffany & Co., l’eclettica Paloma sfornò una linea di profumi, cosmetici, accessori per la casa, capi di pelletteria, occhiali da sole, e disegnò le scenografie per il marito, Rafael Lopez-Cambil. Nel 1984 lancia la fragranza che porta il suo nome. Il suo profumo parla di lei e le somiglia, trattandosi di una fragranza pensata per donne forti, proprio come lei. È Lopez-Cambil ad occuparsi del progetto, mettendo a punto la straordinaria campagna pubblicitaria, che vede la stessa designer nel ruolo di modella di se stessa. Divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica, le foto di Richard Avedon consacrano la designer a dea della moda. Il nonno di lei, Emile Gilot, era stato chimico e creatore di profumi. Nel 1987 l’uscita della sua celebre nuance di rossetto, il Mon Rouge di L’Oréal. Nel 1992 il lancio della fragranza maschile Minotaure. Intanto la sua attività va a gonfie vele e tantissime sono le boutique che vendono i suoi prodotti, dal Giappone ad Hong Kong, fino agli Stati Uniti, l’Europa e l’Estremo Oriente.

Paloma in uno scatto di Richard Avedon per la sua linea di gioielli per Tiffany & Co., Vogue America,  novembre 1980
Paloma in uno scatto di Richard Avedon per la sua linea di gioielli per Tiffany & Co., Vogue America, novembre 1980
Paloma per Vogue America, ottobre 1987
Paloma per Vogue America, ottobre 1987
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La designer posa con i suoi gioielli
Paloma Picasso
Paloma Picasso dal 1980 disegna gioielli per Tiffany & Co.
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La designer ha avuto esperienze anche come attrice
Paloma Picasso, 1986. Foto di Toni Thorimbert
Paloma Picasso ritratta da Toni Thorimbert, 1986
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Paloma Picasso continua ad essere un’icona di stile

Paloma Picasso in uno schizzo di David Downton,1999


La sua firma è in quel rossetto rosso, dalla nuance unica, divenuto suo marchio di fabbrica. Ha dichiarato di averlo indossato ogni giorno, dai venti ai cinquant’anni. Come il padre aveva attraversato diverse fasi creative, come il periodo blu e il periodo rosa, nel caso di Paloma Picasso vi è un unico colore a rappresentare la sua intera esistenza, il rosso. Si dice che la designer iniziò a giocare col rossetto rosso a soli tre anni. E da allora questo colore sarebbe divenuto il suo segno distintivo: per non essere riconosciuta le bastava non indossarlo.

Nel 1988 Paloma Picasso ricevette un’onorificenza per il suo straordinario impatto sull’industria fashion, e fu premiata per la sua eccellenza nel design. Dal 1983 è presenza fissa dell’International Best Dressed List.
Nel 2010, per celebrare il trentesimo anniversario dall’inizio della sua collaborazione con Tiffany and Co., ha lanciato una collezione dedicata al Marocco. Dopo 21 anni il matrimonio con Lopez-Cambil naufraga: il divorzio milionario occupa le copertine dei principali tabloid. Intanto la designer continua ad ispirare la nuova generazione di designer, da Marc Jacobs a Stuart Vevers a Mark Fast, che ha dichiarato più volte di considerare Paloma Picasso la sua “vera fonte di ispirazione”. Per lei, ritiratasi in Svizzera dopo il suo secondo matrimonio con l’osteopata Éric Thévenet, l’unica icona di stile contemporanea è Michelle Obama. La designer continua a posare per le riviste; lo scorso 2009 è stata immortalata da Mario Sorrenti in un lungo abito giallo. Rosso, nero e oro sono i colori che Paloma Picasso indossa abitualmente. Il suo stile è classico, sofisticato e fortemente europeo, fatto di abiti sontuosi e dettagli importanti. Attualmente la designer vive tra Losanna e Marrakech.


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