Momento di grande ascesa per Caitlyn Jenner, il colosso svedese H&M la proclama testimonial per la linea Sportswear
C’è fermento nel mondo della moda (e non solo) per l’uscita dei nuovi scatti della tanto acclamata Caitlyn Jenner, un tempo Bruce Jenner (ex atleta).
Dopo aver firmato un contratto con Mac in qualità di testimonial per la creazione del suo primo rossetto, FinallyFree, Caitlyn Jenner è stata scelta dal colosso H&M per la linea sportswear.
Un momento d’oro per l’icona trasgender divenuta ormai simbolo di libertà nel mondo.
L’annuncio è stato condiviso su Instagram in uno scatto che ritrae la Jenner avvolta in un paio di leggings, scarpe da ginnastica e felpa, elegantemente seduta con gambe accavallate.
Non è nuova la scelta di modelli e personaggi anti convenzionali per H&M, che, nel corso degli anni ha ben ponderato scelte commerciali riguardo campagne pubblicitarie o passerelle moda seguendo il filone dei trend del momento, per dimostrare che anche l’imperfezione è uno standard raggiungibile e la diversità, una risorsa meravigliosa.
Caitlyn Jenner testimonial per “MAC”
A testimonianza di questi fatti, basta dare uno sguardo all’ultima Paris Fashion Week, che ha visto sfilare in passerella volti emergenti e modelle transgender come Hari Nef, Andreia Pejic o la curvy Ashley Graham, a fianco di modelle del calibro di Amber Valletta o Pat Cleveland.
Si dice soddisfatto il colosso svedese H&M per la scelta fatta, che afferma: «Abbiamo scelto Caitlyn Jenner, una delle atlete più famose e celebrate, come parte della nostra campagna H&M Sports perchè vogliamo dire al mondo che tutto è possibile, nello sport come nella vita».
Non ci resta che attendere con trepidazione i nuovi scatti della campagna moda!
Il viaggio nel Centro America, attraverso il quale ci guida da anni, è di nuovo il fulcro per le novità San Andres Milano
Una comunità di indigene, intente a trasmettere i propri credo attraverso variopinte cromie e trame iconografiche, le Muzahua, è il leitmotiv che aleggia nella collezione Autunno/Inverno diSan Andres Milano.
Intente a danzare al suono della fisarmonica e della chitarra fanno vibrare gli abiti realizzati in cady e georgette e ricamati con cristalli swarovski, gli stessi che ritroviamo nei capispalla dalla duplice anima in lana e mohair. A completare questi ultimi opulenti colli di volpe che svelano sofisticati dettagli, come le calze in pizzo indossate con sensuali Mary Jane.
La “Mujer Muzahua” rivendica, così, anche sulle passerelle milanesi il suo profondo legame con l’estetica.
Due occhi da cerbiatto verde smeraldo, la pelle ambrata, l’ovale perfetto; una bellezza naturale, ritratta acqua e sapone su spiagge assolate o nel sole di location esotiche, capace di trasformarsi un attimo dopo in una diva dall’allure sofisticata, tra abiti haute couture e party esclusivi: Marisa Berenson è stata una delle modelle più pagate al mondo e ha alle spalle una lunga e prolifica carriera cinematografica, in cui spiccano i film di Visconti e Kubrick.
Definita da Yves Saint Laurent “the girl of the Seventies”, Marisa Berenson ha incarnato la quintessenza del glamour a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta. Presenza fissa dell’International Best Dressed List, impossibile dimenticare le foto di Slim Aarons che la immortalano a Capri in turbante anni Venti, bella e carismatica, o con i suoi celebri look boho-chic, ritratta dall’amico di una vita, Andy Warhol. Non solo attrice e modella, ma anche icona di stile e protagonista assoluta del jet set internazionale e delle riviste patinate, testimone di una New York fatta di glamour ed eccessi.
Nata a New York il 15 febbraio 1947, Marisa Berenson discende da una famiglia blasonata: il padre è Robert Lawrence Berenson, diplomatico americano di origini ebraiche e lituane, che si era distinto per aver diretto i cantieri navali di Onassis, e che sotto la presidenza Kennedy divenne ministro per i paesi in via di sviluppo. Berenson era nipote del grande esperto d’arte Bernard Berenson, bisnonno di Marisa. Il cognome originario della famiglia era Valvrojenski. La madre di Marisa è la contessa Maria Luisa Yvonne Radha de Wendt de Kerlor, meglio conosciuta come Gogo Schiaparelli, socialite di origini italiane, svizzere, francesi, polacche ed egiziane, figlia della celebre stilista Elsa Schiaparelli, storica rivale di Chanel.
Marisa Berenson in uno scatto di Irving PennMarisa Berenson in una foto di Irving Penn, Vogue, 1965Marisa Berenson in Mila Schön, foto Henry Clarke, 1968Marisa Berenson con gioielli Bulgari, foto di Gian Paolo Barbieri, 1969Marisa Berenson ritratta da Bert Stern per Vogue, 1966
Marisa Berenson in uno scatto di Irving Penn, Vogue 1970
Se tua nonna si chiamava Elsa Schiaparelli lo stile non può che far parte del tuo DNA. È così che la piccola Marisa finisce sulla cover di Vogue America che è ancora in fasce, mentre ad appena cinque anni viene immortalata sulla cover di Elle, insieme alla sorella Berry. Tanti sono gli aneddoti raccontati dall’icona di stile in cui viene fuori un ritratto di Elsa Schiaparelli, da lei affettuosamente chiamata “nonna Schiap”: dai viaggi insieme a Venezia alle amicizie negli ambienti della Parigi intellettuale, dove la piccola Marisa conobbe Salvador Dalí e Alberto Giacometti.
Ma non finisce qui: il nonno di Marisa è il conte Wilhelm de Wendt de Kerlor, teosofo e medium, mentre il bisnonno era Giovanni Schiaparelli, astronomo scopritore dei canali di Marte. La sorella minore di Marisa, Berinthia Berenson, detta Berry, diventerà anche lei modella, attrice e fotografa, e morirà nei tragici attentati dell’11 settembre 2001 al World Trade Center.
Nonostante le prime cover risalgano alla sua infanzia, la lunga e prolifica carriera di modella di Marisa Berenson inizia ufficialmente nei primi anni Sessanta. È Diana Vreeland, celebre fashion editor di Harper’s Bazaar e direttrice di Vogue America, ad intuire per prima l’impressionante fotogenia di quel volto. Venerata da fotografi e stilisti, Marisa Berenson posa per i più grandi, da Richard Avedon a Patrick Lichfield, da Irving Penn a Bert Stern fino a Robert Mapplethorpe e Henry Clarke, che la immortala in foto dal fascino esotico, esaltandone lo spirito gipsy e il carisma. In pochissimo tempo Marisa Berenson ottiene fama internazionale e diviene la modella più pagata al mondo, come lei stessa dichiara in un’intervista al New York Times. Il suo fisico incarna perfettamente gli anni Sessanta: è un’epoca ricca di ribellione. “Noi modelle ci truccavamo da sole. Giravo con un borsone enorme pieno di toupet e cianfrusaglie”, ricorderà più avanti la modella. La consacrazione avviene nel luglio del 1970, quando ottiene la cover di Vogue, e nel dicembre 1975, quando è sulla copertina del Time.
SFOGLIA LA GALLERY:
Marisa Berenson in un caftano Tina Leser. Foto di Henry Clarke Condé Nast Archive/Corbis, 1967
Marisa Berenson ritratta da Bert Stern, Vogue, marzo 1970
Su Vogue, 15 settembre 1966, foto di Bert Stern
Vogue America, dicembre 1969, foto di Irving Penn
Borse Pucci, Vogue 1965, foto di Bert Stern
Marisa Berenson in uno scatto di Slim Aarons, 1968
Gennaio 1968, foto di Gianni Penati
In Sardegna per Vogue 1967, foto di Henry Clarke
Foto di Bert Stern, 1966
Su Vogue in un caftano laminato Chanel, 1 gennaio 1969, foto di Gianni Penati
Marisa Berenson in André Courrèges, foto di Andre Carrara, 1967
In Bill Blass, gennaio 1966, foto Bert Stern
Foto di Henry Clarke, Condé Nast Archive/Corbis, 1969
Marisa Berenson in Giorgio di Sant’Angelo, Vogue 1967, foto di Bert Stern
Ritratta da Patrick Lichfield, 13 giugno 1964, foto Getty Images
In Emilio Pucci, Sardegna, 1970, foto Nello di Salvo
Foto di Bert Stern
Foto di Arnaud de Rosnay, 1968
In Dior Haute Couture, Vogue UK Archive, foto David Bailey, 1965
Marisa Berenson in giacca Halston e cintura Elsa Peretti, foto di Hiro, Harper’s Bazaar, maggio 1972
Marisa Berenson nel 1972, foto di Jeanloup Sieff
Vogue 1967, foto di Gianni Penati
Marisa Berenson per Vogue America, Settembre 1967, abito Yves Saint Laurent e scarpe Roger Vivier, foto di Irving Penn
Vogue America, 15 settembre 1967, foto di Arnaud de Rosnay
Con Benedetta Barzini nell’appartamento romano di Cy Wombly, abito Valentino, foto di Henry Clarke, Condé Nast Archive/Corbis, 1968
Vogue aprile 1970, foto di Irving Penn
Foto di Richard Avedon, gennaio 1966
Ritratta da Cecil Beaton per Vogue, 1966
Marisa Berenson su W Magazine
Foto di Gian Paolo Barbieri, Vogue 1 aprile 1969
In Sardegna, foto di Henry Clarke, 1967
Ancora in Sardegna, abito Emilio Pucci, foto Henry Clarke
Foto di Henry Clarke
Marisa Berenson in Chanel, foto di Arnaud de Rosnay, 1969
In Valentino, foto di Henry Clarke per Vogue, 1968, Condé Nast Archive
In Jack Sarnoff, foto di Gianni Penati, 1968
Foto di Gianni Penati, 1968
In seguito la modella si avvicina alla recitazione. A lanciarla nel cinema non è uno qualsiasi ma Luchino Visconti, che la vuole nel suo Morte a Venezia, nel 1971, dove Marisa interpreta il ruolo della moglie di Gustav von Aschenbach. L’anno successivo recita in Cabaret, nel ruolo di Natalia Landauer, interpretazione che le vale una nomination ai BAFTA e due nomination ai Golden Globe. Impossibile dimenticare la sua interpretazione di Lady Lyndon nel celebre film Barry Lyndon, del 1975. Tra crinoline settecentesche ed estenuanti ore di trucco, è la consacrazione come attrice. Per incoraggiarla, il regista della pellicola, Stanley Kubrick, le dice: “Nessuno, in tutta la tua vita, ti raffigurerà così bella”.
Negli anni Settanta la Berenson diviene famosa grazie ad un nuovo soprannome: “The Queen of the Scene”. Un po’ come il prezzemolo, la Berenson è ovunque, sempre nel posto giusto e al momento giusto, regina della vita notturna e dei nightclub, onnipresente in ogni occasione mondana, seguita da uno stuolo di corteggiatori. Ma non ci sono solo lustrini e paillettes nella sua vita: dietro agli abiti da sera e alle ciglia finte c’è una profonda introspezione. La meditazione cambia la sua vita, come lei stessa dichiara. Si avvicina alla spiritualità nel 1968, quando i viaggi in India divennero l’ultimo fashion trend per celebrities annoiate: dai Beatles a Mia Farrow fino ai Beach Boys, il viaggio in India era l’ultima moda dei protagonisti del jet set. E Marisa Berenson non poteva certo mancare. Di quel viaggio alle pendici dell’Himalaya la diva ricorderà la sua amicizia con George Harrison e Ringo Starr, con i quali trascorreva le giornate in meditazione e le notti seduti per terra a suonare la chitarra.
La modella indossa collier Bulgari in una foto di Gianni Turillazzi, settembre 1970 –Condé Nast Archive/CorbisMarisa Berenson a Capri, in una celebre foto di Slim Aarons, settembre 1968Marisa Berenson immortalata da Arnaud de Rosnay per Lui Magazine, gennaio 1971Marisa Berenson in una foto di Andy Warhol, anni SettantaMarisa Berenson è una delle più grandi icone di stile viventi (Foto Getty Images)
Marisa Berenson in Ungaro Couture, foto di Jean-Marie Périer, 1995
La vita privata di Marisa Berenson è ricca di liaison e corteggiamenti da film: nei primi anni Settanta fu la compagna del barone David René de Rothschild. Celebre la sua relazione con il collega, il bellissimo ed efebico attore Helmut Berger. Lei ed Helmut sono la coppia ideale: bellissimi e fotogenici. Luchino Visconti li incitava a sposarsi, come lei stessa racconta nell’autobiografia Momenti intimi, pubblicata nel 2010 da Barbès editore.
Il suo primo marito fu James Randall, detto Jim, sposato a Beverly Hills nel 1976, da cui divorziò due anni più tardi. Il matrimonio fu regale, l’abito era firmato Valentino e lo stesso stilista si aggirava per casa per dare gli ultimi colpi di ferro da stiro al vestito mentre l’altro inseparabile amico Andy Warhol era intento a fotografare i preparativi delle nozze. Dal matrimonio nel 1977 nacque una figlia, Starlite Melody Randall. Il secondo matrimonio nasconde retroscena dal sapore cinematografico: se in genere le donne ricevono rose rosse, Marisa Berenson ricevette dall’avvocato Aaron Richard Golub due immensi camion per traslocare da Los Angeles a New York, dove lui abitava. Il matrimonio tra i due venne celebrato nel 1982, mentre nel 1987 i due divorziarono.
Marisa Berenson è nata a New York il 15 febbraio 1947Quando Marisa Berenson era ancora in fasce ottenne la prima cover per Vogue AmericaLa classe di Marisa Berenson (Foto Vogue)
Marisa Berenson nel 1973 (Foto di Tony Kent per Vogue Paris)
A New York Marisa Berenson diviene musa ed intima amica di Andy Warhol e Truman Capote, collega di Liza Minelli, con la quale recita in Cabaret, cognata di Anthony Perkins, che sposa sua sorella Berry. Dopo un breve periodo lontano dai riflettori, riprende a recitare: la ritroviamo nell’indimenticabile spaccato di vita mondana Via Montenapoleone, ma anche in pellicole impegnate, diretta da maestri del calibro di Clint Eastwood. Nel 2001 il debutto a Broadway, mentre tra i suoi ultimi film spicca Io sono l’amore, di Luca Guadagnino, e Matrimoni e altri disastri.
Foto di Patrick LichfieldMarisa Berenson in una foto di Arnaud de Rosnay, anni SessantaMarisa Berenson negli anni Sessanta, foto di Jeanloup SieffSu Vogue Italia 2001, foto di Steven Meisel
Marisa Berenson immortalata da Robert Mapplethorpe, 1983
La sua vita ha visto anche momenti molto difficili, come l’incidente automobilistico avvenuto in Brasile in cui la diva è rimasta coinvolta, che le ha sfregiato la parte sinistra del viso. Ma quello che poteva essere un dramma irreparabile, per Marisa Berenson, ha visto invece un lieto fine: l’ex top model è stata infatti una peziente di Ivo Pitanguy, pioniere della chirurgia estetica, che le ha ridato la bellezza. Un’altra tragedia invece ha scosso la sua vita, stavolta senza il lieto fine: l’amata sorella Berry ha perso la vita l’11 settembre 2001, a bordo dell’aereo che da Boston si è schiantato contro la Torre Nord. Lei stessa invece si trovava in volo da Parigi a New York. Una perdita che l’ha aiutata a riscoprire la fede, come raccontato dalla stessa Berenson nella sua autobiografia. Un anello appartenuto a Berry verrà ritrovato a Ground Zero un anno dopo la tragedia.
(Foto cover Irving Penn per Vogue, settembre 1967)
L’orientalismo e gli anni 20 incontrano l’estro della designer che per la prossima stagione si ispira ad Ertè
Gli anni Venti e Trenta e il trionfo dell’Art Decò contestualizzano la prossima collezione della designer umbra Vivetta, oramai catapultata sulle passerelle milanesi. Uno show, il cui styling è curato dall’editor di fama internazionale Leith Clark, tributo ad Ertè, artista noto per le sue illustrazioni come quelle presenti sulle cover di Harper’s Bazaar.
L’Oriente e il military, ispirazioni e temi cari ad Ertè, si riconoscono nelle lunghe vestaglie stampate e negli alamari presenti sugli abiti, senza disdegnare la fusione con l’arte surrealista di Vivetta.
I colletti e gli abiti bon ton, core business della designer, si arricchiscono di minuscoli bouquet ispirati alle tappezzerie di un tempo.
Con un salto di cinquanta anni si approda agli anni ’70 grazie alle lunghezze mini e midi e alle silhouette smilze.
L’organza, il tulle di seta, il velluto di cotone e il delicato frisottino sono i tessuti scelti per la collezione che vanta cromie messe a contrasto: il cammello, il nero, il celeste “Ertè” e il rosso intenso incontrano i colori pastello, l’oro, il bianco e il verde inglese.
Uscita da ritratti e illustrazioni d’epoca vezzose e opulente la donna Vivetta della prossima stagione è destinata all’eleganza senza tempo.
A accompagnare la sfilata di Stella Jean, nel segno della rappresentazione degli avi, tra ritratti e maschere etniche, un coro gospel soul
La designer di origini creole, che vive e lavora a Roma non delude i suoi affezionati che ritrovano anche nella collezione Autunno Inverno 2016 2017 la fusione tra la cultura del vecchio e la verve del nuovo continente. Il Ritratto e la Maschera e il parallelismo socio-antropologico delle due facce della stessa medaglia, una sorta di Dr Jekyll e Mr Hyde che rivive nell’albero genealogico, è la tematica affrontata in passerella.
I manufatti etnici dell’Africa Subsahariana incontrano il gusto dei grandi artisti come Modigliani, Giacometti, Picasso e Gauguin, affascinati dal primitivismo, dando vita a un viaggio attraverso la galleria degli avi.
A supervisionare il fluire delle ispirazioni la figura del carabiniere in qualità di rimando immediato all’Italia, terra del cuore per Stella Jean.
I volti del passato, quindi, visti come riferimento della propria identità sociale nonché legame con il vissuto e le tradizioni, in modo da preservarne il culto.
Il classico rivive nei cappotti, nelle giacche e nei trench arricchiti di stampe e ricami, le lunghezze scelte per gonne e abiti ladylike sono variegate e i pantaloni con le bande laterali richiamano la divisa dei carabinieri per affermarsi come tuxedo rivisitati.
Per la prima volta, inoltre, la stilista utilizza una sofisticata tecnica di recupero e lavorazione, il Fluffy, tessuto interamente estrapolato dagli scarti industriali del mass market.
Gli accessori hanno le fogge più svariate: dalle clutch in plexiglass con applicazioni di piume colorate alle doctor bag in tessuto e dalle ciabattine piatte ricche di pietre ai sandali in cavallino maculato.
A completare il tutto i gioielli dei designer dell’Elisabetta Cipriani Gallery, con sede a Londra, che esaltano l’eclettismo suggerito anche dalla colonna sonora prescelta per la sfilata: i brani del coro soul gospel Soul Voices.
Una killer queen placcata in oro calca le passerelle di Richmond sulle note della cantante americana, nonchè testimonial d’eccezione, Eve
Opulenza VS evanescenza sono i due mondi che si incontrano e scontrano nella nuova collezione Richmond.
Un viaggio al cardiopalma tra cromie decise, pelli, sete stampante, pellicce, broccati e grafiche raffiguranti gotici corvi.
Mille culture e credo si incontrano nel segno di preziosi e ricercati dettagli accompagnati dai migliori successi di Eve, cantante rap americana, che ha deciso di supportare la collezione con la propria performance.
È il re del cachemire, leader assoluto dell’artigianato italiano amato anche all’estero: ora Brunello Cucinelli si rende protagonista di una lodevole iniziativa. I dipendenti dell’azienda italiana sono infatti i fortunati destinatari di un bonus cultura: da oggi le spese per libri, cinema, teatro e gite al museo verranno infatti interamente rimborsate dall’azienda. Trattasi di un’iniziativa che premia la cultura del Bel Paese ed auspica la riscoperta dell’immenso patrimonio culturale ed artistico italiano.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”: i celebri versi danteschi fanno capolino sul sito web della maison italiana leader del cachemire, summa della filosofia imprenditoriale di Brunello Cucinelli, da sempre in prima linea nel valorizzare la cultura italiana. Non solo un’estetica fondata sulla tradizione classica ma anche un’etica incentrata sul rispetto dei dipendenti: l’imprenditore-filosofo umbro, fautore di una nuova strategia di marketing di tipo “umanistico”, che pone al centro di tutto l’individuo, nel borgo trecentesco di Solomeo ha creato non solo un’azienda ormai quotata in Borsa ed apprezzata a livello internazionale, ma ha anche istituito un teatro, a Solomeo, la cui stagione teatrale viene direttamente finanziata dalla fondazione.
Un’eleganza unica, che unisce la magia dei filati pregiati italiani con un gusto sofisticato ed evergreen, che viene esportato con successo anche all’estero: Brunello Cucinelli punta ancora una volta sulla cultura, con l’istituzione di un fondo interamente pensato per i suoi dipendenti.
Brunello Cucinelli
Il bonus prevede un fondo di 500 euro per i single e 1000 euro per chi ha famiglia. Per usufruirne basterà portare in azienda lo scontrino e tutte le spese inerenti attività culturali verranno interamente rimborsate. Un’idea geniale, che, dopo la quotazione in Borsa del marchio, avvenuta lo scorso dicembre, pone l’accento sull’importanza della cultura. Brunello Cucinelli non è nuovo ad iniziative che coccolano i suoi dipendenti: lo scorso Natale li ha infatti premiati distribuendo 6385 euro a testa.
Uno dei cantautori più famosi della storia cita: “C’è una crepa in ogni cosa. E’ da lì che entra la luce.”
Si tratta di Leonard Cohen, che esalta l’imperfezione come forma di bellezza.
Imperfetta anche la collezione Cividini F/W 2016/17, che calca il concetto con un mood minimale, scarno, ma non privo di dettagli.
In un periodo storico dove il prototipo di bellezza non vuole più modelle magre ma curvy, anche la moda stravolge i suoi canoni: niente più abiti fascianti, no a sexy trasparenze, via libera alla comodità, alla morbidezza, all’antico scopo del vestirsi, che è quello di coprirsi.
Copertura a strati per la collezione Cividini Autunno Inverno 2016/17, sovrapposizioni di capi e tessuti diversi, il maschile si mescola al femminile, gli accessori si riducono ai minimi termini e diventano indispensabili.
Le frivolezze sono bandite, rimane l’essenza!
Guarda qui la collezione Autunno Inverno 16/17 di Cividini:
Le chiamavano supermodelle. Erano gli anni Novanta e i personaggi più amati venivano dalle passerelle. Non più modelle dai volti anonimi, eteree quanto intercambiabili mannequin che si alternavano sui défilé: adesso top model come Claudia Schiffer, Cindy Crawford, Linda Evangelista, Naomi Campbell si imponevano all’attenzione dei media come dei personaggi, ognuna con la propria personalità, ognuna diversa, amatissime e idolatrate. Segni particolari: bellissime.
Se la dicotomia tra modelle e top sembrava essere superata, nel corso degli anni Duemila, oggi il fenomeno sembra essere tornato prepotentemente alla ribalta. Protagoniste indiscusse del fashion biz internazionale oggi sono volti come Gigi Hadid e Kendall Jenner: giovanissime, seguitissime dai paparazzi e bellissime, sono loro le nuove top.
Gigi Hadid, bionda e dal viso perfetto, classe 1995, è nata in California da padre palestinese e madre olandese (è figlia dell’ex modella Yolanda Foster). All’anagrafe Jelena Noura “Gigi” Hadid, la modella ha una sorella, Bella, anche lei modella di successo, e tre fratelli, più svariate sorellastre nate dalle precedenti unioni dei genitori. La sua carriera nella moda è iniziata nel 2011, con un contratto per la IMG Models. Nel 2012 viene scelta come testimonial di Guess, da sempre pigmalione di autentiche bombshell, da Eva Herzigova a Claudia Schiffer. Comparsa su Sports Illustrated e sul Calendario Pirelli 2015 (dove faceva capolino in una tutina in latex in scatti ad alto tasso erotico), la bomba sexy si è fatta strada nelle principali fashion week, da Milano a Parigi a New York, dove ha sfilato per i più grandi, imponendosi in poco tempo come la regina assoluta delle passerelle.
Gigi HadidKendall Jenner
Gigi Hadid e Kendall Jenner nel backstage della sfilata Victoria’s Secret 2015, foto Getty Images
La consacrazione ufficiale avviene con la cover di Vogue e con il contratto come nuovo angelo di Victoria’s Secret. Gigi Hadid oggi è la top model più amata, icona di stilisti del calibro di Olivier Rousteing, Karl Lagerfeld, Giambattista Valli, Donatella Versace e molti altri: non c’è praticamente défilé in cui lei non faccia il suo ingresso trionfale. Dopo alcune polemiche sulla sua fisicità morbida, oggi rara nella moda, grazie a lei sta finalmente tornando alla ribalta un nuovo ma quantomai antico ideale di bellezza femminile, che vede le curve in primo piano.
Viene dal mondo del gossip e dagli eccessi di casa Kardashian l’altra top model di nuova generazione, Kendall Kenner. Occhi da gatta e lunghi capelli bruni, anche lei nata nel 1995, Kendall Jenner è figlia di Caitlyn Jenner e di Kris Jenner e sorellastra dell’ormai celebre Kim Kardashian. Da sempre sotto i riflettori, Kendall inizia la carriera nella moda nel 2014, quando viene scelta da Riccardo Tisci come volto di Givenchy, accanto a Mariacarla Boscono. Nello stesso anno sfila alla settimana della moda di Parigi, Londra e Milano. Impostasi in appena un anno come una delle 50 modelle più richieste al mondo, nel 2015 ottiene la cover di Vogue e sfila per Victoria’s Secret, mentre la rivista Forbes la elegge la sedicesima modella più pagata al mondo.
Gigi Hadid e Kendall Jenner (Foto Getty/Jean Catuffe)Le due top model sono tra loro intime amiche
Gigi Hadid e Kendall Jenner insieme per Vogue
Kendall e Gigi Hadid sono tra loro intime amiche: soprannominate Kengi, quando non sfilano le vediamo ridere e scherzare, come qualsiasi teenager. Protagoniste indiscusse dei rotocalchi rosa e del gossip, con loro si torna ad una svolta: non si parla più di modelle ma si torna ufficialmente nell’era delle top model, non più anonimi manichini ma personaggi amatissimi e ben noti al pubblico.
È l’evento più atteso ed esclusivo del Principato di Monaco: occhi puntati sul Ballo della Rosa, giunto quest’anno alla 62esima edizione. L’evento mondano voluto dalla principessa Grace quest’anno si tinge di atmosfere caraibiche e di colori accesi: il tema scelto è infatti Cuba, con la sua allegria e la sua musica.
I look delle padrone di casa non hanno deluso le aspettative neanche quest’edizione: ingresso trionfale per Beatrice Borromeo, neo sposa di Pierre Casiraghi, che ha monopolizzato l’attenzione grazie ad uno sfarzoso abito firmato Giambattista Valli Haute Couture. Rosso passione e strati di tulle per un abito principesco. Dieci e lode.
Beatrice Borromeo riesce così a rubare la scena all’altra bellissima di Montecarlo, Charlotte Casiraghi, che per quest’anno ha optato per una mise più sobria ma non meno elegante, firmata Chanel Haute Couture. Arrivata al fianco del nuovo fidanzato, il regista italiano Lamberto Sanfelice, la bella Charlotte ha sfoggiato una jumpsuit in satin con mantello di tulle color madreperla. Anche la madre, la sempreverde Carolina, ha optato per un abito in tinta nude firmato Chanel Haute Couture.
Beatrice Borromeo e Pierre Casiraghi (Foto SGP)Alberto e Carolina di Monaco con Karl Lagerlfed (Foto Getty Images)(Foto Getty Images)(Foto Getty Images)
(Foto Getty Images)
Spicca la giovanissima Alexandra di Hannover, la figlia più giovane di Carolina ed Ernst di Hannover, anche lei in Chanel. Belli e fotografatissimi anche Andrea Casiraghi e Tatiana Santo Domingo, in una mise fucsia en pendant con il mood della serata. Ospite d’onore dell’evento Karl Lagerfeld. Grande assente Charlene Wittstock, rimasta a casa a prendersi cura della figlia Gabriella, ammalata.
È la regina indiscussa della moda mondiale, la più famosa in assoluto tra le fashion blogger, l’icona di stile forse più copiata in assoluto nel fashion biz. Chiara Ferragni non ha termini di paragone: un fenomeno di costume vivente, trendsetter nel più autentico significato del termine, è stato il suo blog, The Blonde Salad, ad inaugurare la più sconvolgente rivoluzione che ha investito la moda negli ultimi anni, spodestando i vecchi creativi e conferendo nuova autorità alle fashion blogger.
Ma Chiara Ferragni ha saputo gestire l’incredibile successo che l’ha travolta in maniera eccellente, tanto da imporsi all’attenzione dei media internazionali come un’icona di stile imitatissima. Bionda, bella, famosa, ormai la blogger brilla di luce propria nell’universo del fashion: acclamata come una star nelle fashion week di tutto il mondo, immortalata come una diva nelle cover dei magazine patinati e celebrata come il personaggio più influente del fashion biz.
Dopo aver sbaragliato ancora una volta la concorrenza confermandosi in testa alle classifiche dei blog più famosi ed influenti, solo pochi giorni fa, grazie al suo The Blonde Salad, Chiara è da poco diventata, assieme alla sorella Valentina, ambasciatrice internazionale di Pantene.
Chiara Ferragni immortalata su MarieClaire MéxicoLa regina delle fashion blogger in uno scatto per VogueFoto tratta da The Blonde Salad, abito Valentino
Chiara Ferragni in Blumarine al Festival di Cannes 2015
Nata a Cremona il 7 maggio 1987, la bionda Chiara eredita dalla madre la passione per la moda e la fotografia. Appena adolescente diviene già popolare in rete per i look che condivide. Poco tempo dopo il lancio del suo blog, TheBlondeSalad.com: è il 2009 e fino a quel momento i fashion blog sono una realtà pressoché sconosciuta. Pioniera di quello che si imporrà di lì a breve come uno degli strumenti più rivoluzionari della Rete, in pochi anni Chiara Ferragni diviene famosa a livello internazionale. Una popolarità ottenuta grazie al consenso popolare, grazie ai milioni di followers che quotidianamente attingono dal suo blog consigli di stile e perle di saggezza per amanti della moda.
L’ascesa da quel lontano 2009 è stata inarrestabile: appena l’anno successivo la giovane bocconiana veniva indicata dalla rivista New York come la nuova star dello street style. Nel 2011 era la Bibbia della moda, Vogue, ad incoronarla Blogger del momento, grazie alle esorbitanti cifre di visitatori ottenute quotidianamente dal suo blog. Nel 2013 per The Blonde Salad si attesta la cifra storica di 1,6 milioni di followers solo su Instagram, che oggi è cresciuta in modo esponenziale fino a superare i 3 milioni.
Foto The Blonde SaladChiara Ferragni alla Paris Fashion Week 2016 in Philosophy by Lorenzo Serafini. Foto The Blonde SaladChiara Ferragni è nata a Cremona il 7 maggio 1987Vogue Espana, foto di Coke BartrinaChiara Ferragni alla Paris Fashion Week, marzo 2015 (Foto Getty Images)A Parigi in total look ChanelFoto tratta da Vogue
Come una diva patinata per Vogue México
The Blonde Salad si è imposto sempre più come una vera Bibbia dello stile, inesauribile fonte di ispirazione per milioni di persone in tutto il mondo. Forse il segreto dell’inarrestabile successo di Chiara Ferragni sta tutto qui, nella capacità di farci sognare, nel farci ancora credere che una ragazza comune possa realizzare un grande sogno grazie ad un blog. È grazie a The Blonde Salad che la fashion blogger riesce ad imporsi nel mondo dell’imprenditoria. Una sfida che la giovanissima Chiara ha vinto, annoverando nel suo curriculum collaborazioni con le case di moda più prestigiose al mondo, da Christian Dior a Louis Vuitton, da Max Mara a Chanel e Tommy Hilfiger. Inoltre la Ferragni ha anche firmato una sua linea di scarpe interamente prodotta in Italia, che ha riscosso notevole successo.
It-girl per antonomasia, uno stuolo di followers nei principali social network, Chiara Ferragni a dispetto della giovane età è ormai un’imprenditrice di successo, tanto che nel 2015 è stata annoverata da Forbes nella classifica dei 30 Under 30 più influenti al mondo, dopo aver firmato anche un libro in cui racconta il segreto del suo successo.
Chiara Ferragni in Louis Vuitton, durante la settimana della modaChiara Ferragni alla New York Fashion Week, settembre 2015Chiara Ferragni per Harper’s Bazaar Singapore, giugno 2015Chiara Ferragni per Elle Olanda, novembre 2015Chiara Ferragni ritratta da Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015
Chiara Ferragni in uno scatto di Nico Bustos per Vogue Spagna, aprile 2015
Ma, ancora più eloquenti di ogni altro commento sulla fenomenologia di un successo senza precedenti, sono i look con cui la bella blogger continua ad impressionare ad ogni fashion week. Uno stile versatile e colorato, che fiuta le tendenze del momento e le interpreta secondo i propri canoni. Sofisticata ed eccentrica, ma anche romantica e glamour: i look di Chiara Ferragni mettono d’accordo tutti. Dalle mise più colorate ai lunghi abiti da diva, con cui la vediamo presenziare agli eventi più esclusivi, fino ai dettagli più ricercati, il suo stile le permette di passare con disinvoltura da outfit casual a mise estremamente ricercate. Protagonista indiscussa delle fashion week, l’abbiamo vista qualche settimana fa a Parigi stupire tutti con una pelliccia dalle proporzioni over firmata Philosophy di Lorenzo Serafini. Come una nuvola, come lei stessa ha commentato il suo outfit dalle pagine di The Blonde Salad, la protagonista della settimana della moda parigina è stata ancora una volta lei.
Bellissima e fotogenica, Chiara non ha nulla da invidiare alle modelle professioniste quando la vediamo posare come una diva consumata per i servizi fotografici delle principali riviste di moda. La ritroviamo ora anche in tv nella nuova veste di ambasciatrice internazionale di Pantene. Una carriera in continua ascesa ed un successo tutto da vivere. Astenersi detrattori.