Cronache Vintage – Oh My Boyish!

CRONACHE VINTAGE – OH MY BOYISH!

Mi hanno invitato a un festa di compleanno. In costume. Dress code in stile anni ’20/’30. Donne ricoperte di lustrini e uomini in coppola. In tutta onestà, non ho alcuna voglia di indossare un abito da flapper girl, di cospargermi di perle e pailettes, né di mettermi in testa piume a corredo di cerchietti ricamati. E vogliamo parlare degli antipatici tacchi a rocchetto o dei collant velati (che al solo sguardo si sfilano e da donna in costume a donna del buon costume è un attimo!)? Dio ce ne scampi! No, no, e ancora no! Ho deciso, m’infilo i pantaloni!

D’altro canto, proprio in quegli anni nostra signora Coco metteva in atto una rivoluzione estetica dalle incredibili risonanze: la donna conquistava gradualmente il diritto di lavorare, di fare sport, di guidare e come avrebbe potuto con abiti che costringevano invece che assecondare i movimenti? Mademoiselle Chanel se ne infischiava delle tradizioni, lei voleva sentirsi LIBERA! E allora via ai pantaloni a vita alta con pinces, maglie basic girocollo, comodi mocassini. Toglieva, semplificava e “trafugava” l’armadio di lui. Ne venne fuori uno stile paradossale, risultato di una combinazione stravagante e avanguardistica di elementi femminili e maschili insieme (guardatela abbracciata a Lifar, abbigliata esattamente come lui, ma non dimentica di essere una donna da perle e turbante). In altre parole, nasceva il look à la garçonne.

 

Chanel and Serge Lifar at the Lido venise - 1937
Chanel and Serge Lifar at the Lido Venice – 1937


 

Quindi farò il mio ingresso alla festa in camicia da uomo in seta, tutta abbottonata, calzoni a vita altissima, stringate e bretelle. Eh sì, perché fino alla fine degli anni ’20 le brache venivano sostenute mica con la cintura. E non indosserò la cravatta, voglio essere una MASCHIA informale!

Ah, beh, poi c’è la storia del capospalla. Naturalmente non mi metterò addosso boa di struzzo e pellicce (eco). Ho già pronto il cappotto-vestaglia ereditato da mia nonna. Con quello sembro un po’ un gangster a dire il vero. Ma la contaminazione di epoche me la consento.

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Marlene


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Marlene


O farò come la Dietrich, mi vestirò da uomo, ma non rinuncerò ai 10 cm di altezza. Marlene fu l’antesignana di quel “lesbo chic style”, pantaloni e rossetto, cilindro e tacchi, cravatta, doppiopetto e smalto. Una ragazzaccia ambigua e altera. La onorerò! E poi non mi dimenticherò della lezione di Monsieur Yves Saint Laurent, che durante l’arco di tutta la sua lucente carriera amò così tanto le donne, la moda e la sperimentazione, da innovarne il guardaroba con pezzi maschili. L’androginia fu un suo pallino, e allora blazer, sahariane, smoking, trench, giubbotti in pelle e tailleur-pantaloni modernizzarono l’aspetto delle signorine del tempo, che si evolse per divenire mascolino ma conturbante. Dunque, sbottonerò la camicia e farò scorgere il body in pizzo, come una SEXY TOMBOY. Yves avrebbe gradito molto. E scommetto che anche i giovanotti invitati alla festa apprezzeranno! Oh my boyish!

Yves Saint Laurent, Vogue France by Helmut Newton, 1975, Paris
Yves Saint Laurent, Vogue France by Helmut Newton, 1975, Paris


 

 

Loulou de la Falaise: essere una musa

Se ne andava quattro anni fa una delle più famose icone di stile del Novecento. Musa storica di Yves Saint Laurent e protagonista indiscussa della moda dagli anni Sessanta in poi, Loulou de la Falaise è stata l’icona fashion più famosa dagli anni Sessanta ai giorni nostri.

Musa per antonomasia della Rive Gauche di monsieur Yves, incarnò la quintessenza dello stile bohémien divenendo a sua volta una brillante designer di gioielli. All’anagrafe Louise Vava Lucia Henriette le Bailly de la Falaise, Loulou nacque in Inghilterra il 4 maggio 1948 dalla modella anglo-irlandese Maxime Birley, amata da Cecil Beaton, e dal marchese Alain de La Falaise, grande intellettuale.

Battezzata con il profumo Shoking di Elsa Schiaparelli anziché con l’acqua benedetta, come lei stessa dichiarò, Loulou ebbe un’infanzia travagliata: le numerose relazioni extraconiugali della madre portarono i genitori al divorzio e quest’ultima perse la custodia dei due figli, Loulou e Alexis, che furono affidati a delle case famiglia.

Loulou de la Falaise è stata musa iconica di Yves Saint Laurent


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Loulou de la Falaise in Yves Saint Laurent


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All’anagrafe Louise Vava Lucia Henriette le Bailly de la Falaise, Loulou nacque in Inghilterra il 4 maggio 1948


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Loulou de la Falaise era figlia della modella Maxime Birley, amata da Cecil Beaton, e dell’intellettuale di sangue blu Alain de la Falaise


Nelle vene di Loulou scorreva sangue inglese, irlandese e francese: ribelle per natura, la piccola venne espulsa da ben tre scuole, in Sussex, a Gstaad e a New York. Ma è nella Grande Mela che inizia per la giovane una carriera che la porterà a divenire una delle maggiori icone di stile mai esistite. Le sue gambe chilometriche e il suo charme androgino incantano la celebre editor Diana Vreeland che la ingaggia come modella facendola ritrarre da nomi del calibro di Richard Avedon e Irving Penn. Tuttavia la personalità scoppiettante della giovane le rende presto odioso il lavoro di modella: Loulou ha troppo da dire per amare quella professione fatta di pura immagine. La giovane vola quindi alla volta di Londra, dove inizia a lavorare per Queen Magazine. Ad appena 18 anni convola a nozze con l’aristocratico irlandese esperto di storia dell’arte Desmond FitzGerald, da cui divorzierà nel 1970.

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Loulou de la Falaise in uno scatto di Guy Marineau


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Loulou de la Falaise nel suo appartamento sulla Rive Gauche, 1982


detail of the bohemian Paris salon of Louise Loulou de La Falaise, fashionjewelry designer and muse to Yves Saint Laurent.
Particolari dell’appartamento dell’icona, arredato in stile boho-chic


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Incarnazione dello stile bohémien, Loulou de la Falaise affiancò per oltre trent’anni Yves Saint Laurent curando gli accessori e i gioielli delle sue collezioni


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Loulou de la Falaise lavorò come modella e fu scoperta da Diana Vreeland


Nella cornice di Carnaby Street nel 1968, anno passato alla storia, sarebbe avvenuto secondo le fonti più attendibili il primo incontro tra Loulou de la Falaise e Yves Saint Laurent. Erano gli anni della Swinging London, e da lì in poi prese il via la più grande rivoluzione culturale del Novecento. “Più eri giovane e più autorità avevi, nella Londra di allora”, affermò più avanti l’icona di stile, ricordando quel periodo della sua vita.

Incoraggiato dal partner storico Pierre Bergé, Saint Laurent aveva iniziato a disegnare collezioni di prêt-à-porter e aveva da poco aperto la sua mitica boutique sulla Rive Gauche, seguita da un’altra boutique, inaugurata a Londra nel 1969. In quest’ultima impresa il couturier era appoggiato da Betty Catroux e da Loulou, entrambe sue modelle e muse. All’epoca Loulou aveva 21 anni e già un divorzio alle spalle.

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Coloratissimi e ricco di dettagli folk, lo stile inimitabile di Loulou de la Falaise


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Dettagli boho-chic nell’appartamento dell’icona di stile


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Stampe patchwork, fiori e vasi di porcellana nell’interior design dell’appartamento sito sulla Rive Gauche


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Loulou de la Falaise nel suo appartamento parigino


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Yves Saint Laurent e Loulou de la Falaise foto di Norman Parkinson, 1974


Il suo stile rappresenta la quintessenza del boho-chic, con una predilezione per accessori vintage e gioielli etnici. Innamoratosi del suo charme, Yves la vuole al suo fianco a Parigi. Il ruolo che Loulou dovrà ricoprire è indefinito: è così che in breve l’icona di stile si ritrova a disegnare gli accessori e gioielli per le collezioni della celebre maison. Il suo look androgino avrebbe ispirato la collezione di Yves Saint Laurent del 1966, con protagonista il celebre smoking. Il genio creativo del couturier carpì a lungo ispirazioni dal guardaroba eclettico ed originale di Loulou. “Una settimana era una novella Desdemona in velluto porpora e corona di fiori e la settimana dopo era una Marlene Dietrich”: con queste parole monsieur Yves descriveva lo stile dell’amica. Un’amicizia che segnò per sempre le loro vite: sarà Yves a disegnare per Loulou l’abito da sposa per il suo secondo matrimonio con Thadée Klossowski de Rola, figlio del celebre pittore Balthus, celebrato nel 1977 con una cerimonia indiana organizzata dallo stesso couturier nella cornice di Chalet des île del bois de Boulogne, poco distante da Parigi. Loulou appariva raggiante in un turbante di piume, lunghe collane folk e pantofoline stile indiano. Dal matrimonio nacque la figlia Anna. Più che una musa, termine che l’icona non perse mai occasione di bistrattare apertamente, Loulou de la Falaise fu per oltre quarant’anni spalla destra e intima amica di Yves Saint Laurent.

Loulou de la Falaise at her apartment. Paris, 1982-1988.
Turbanti e dettagli Seventies per Loulou de la Falaise, in uno scatto risalente agli anni Ottanta


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Il suo stile eclettico influenzò le collezioni di Yves Saint Laurent a partire dal 1966


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Come modella, Loulou de la Falaise ha posato, tra gli altri, per Richard Avedon e Irving Penn


1972 Loulou de la Falaise in YSL outside the original Rive Gauche Boutique on Rue de Tournon, photo by Umberto Guidotti, ELLE
Loulou de la Falaise ritratta fuori dalla celebre boutique Yves Saint Laurent della Rive Gauche, 1972


Loulou de la Falaise the day of her marriage with Thadée Klossowski, 1977
Loulou de la Falaise il giorno del suo matrimonio con Thadée Klossowski, 1977


Loulou de la Falaise, Vogue, 1970. Photographer Richard Avedon
Loulou de la Falaise ritratta da David Bailey per Vogue, 1970


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Loulou de la Falaise in Yves Saint Laurent, Parigi, Giugno 1969, foto di Patrick Lichfield


Al ritiro di Saint Laurent, nel 2002, dopo oltre trent’anni trascorsi a disegnare accessori e gioielli per le sue collezioni, Loulou lanciò la propria linea di abbigliamento, che comprendeva prêt-à-porter, gioielli e accessori. Dettagli di stile per veri intenditori, nelle sue collezioni si trovava il migliore tweed inglese; i pantaloni ricordavano la linea di quelli usati dai marinai francesi, mentre completavano il look sofisticate bluse di seta e cappotti profilati di pelliccia. La sua è una clientela di élite, innamorata in primis del suo stile, che Loulou riesce magistralmente a traferire ai suoi gioielli. Loulou de la Falaise disegnò anche porcellane e vasi per Asiatides e gioielli per la boutique di Yves Saint Laurent ubicata nei Giardini di Majorelle a Marrakech, e aprì due negozi a Parigi, uno dei quali fu progettato dal fratello Alexis. Celebre il suo appartamento parigino e la sua casa in Normandia, arredati con gusto boho-chic. Lo charme parigino dell’icona di stile è stato celebrato nel libro Loulou de la Falaise (Ed. Rizzoli Usa), corredato da oltre 400 fotografie di nomi come Helmut Newton e Richard Avedon, Steven Meisel e Bettina Rheims. La designer si è spenta il 5 novembre 2011, ad appena 63 anni, nell’ospedale di Gisors, in Francia, a causa di un male incurabile. Tenuta segreta fino all’ultimo, la malattia ha posto fine prematuramente alla vita della più famosa icona della moda degli anni Settanta. Uno stile indimenticabile, che ancora oggi rivive nella Rive Gauche.

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Dal ritiro di monsieur Yves, la celebre Loulou divenne designer di gioielli


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Coloratissimi i suoi outfit, sofisticati e bohémien


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Loulou de la Falaise è scomparsa il 5 novembre 2011 dopo una lunga malattia



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Auguri, Catherine Deneuve

Il 22 ottobre l’attrice francese Catherine Deneuve festeggia 72 anni. Diva dallo charme inimitabile, musa storica di Yves Saint Laurent e volto di maison come Chanel, l’attrice è icona di stile ed eleganza e mito vivente.

All’anagrafe Catherine Fabienne Dorléac, la sua è una bellezza algida e allo stesso tempo incredibilmente sexy, celebrata da film come Bella di giorno.

L’inimitabile carré di capelli biondi, la sofisticata eleganza, lo sguardo altero e le forme burrose. Musa di registi del calibro di Roger Vadim e François Truffaut, Catherine Deneuve è considerata tra le migliori attrici francesi; una candidatura all’Oscar come migliore attrice per il film Indocina e innumerevoli premi e riconoscimenti, dalla Coppa Volpi al David di Donatello

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All’anagrafe Catherine Fabienne Dorléac, Catherine Deneuve compie 72 anni il prossimo 22 ottobre
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Catherine Deneuve in uno scatto del 1962
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La Deneuve è musa di registi come François Truffaut e Luis Buñuel

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Musa di Yves Saint Laurent e volto storico di Chanel


Nata a Parigi da Maurice Dorléac e di Renée Deneuve, entrambi doppiatori, il debutto nel cinema avviene durante l’adolescenza. La consacrazione giunge invece nel 1967: è il film scandalo Belle de jour, di Luis Buñuel, a darle la fama mondiale. Icona di stile strizzata nei trench disegnati per lei da monsieur Yves Saint Laurent, indimenticabile il suo ruolo di borghese alla ricerca dello scandalo. In Italia collabora con registi del calibro di Marco Ferreri, Dino Risi e Mauro Bolognini.

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L’attrice nel 1960
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Catherine Deneuve ritratta da David Bailey, 1967
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Musa di Yves Saint Laurent, che la veste in “Bella di giorno”

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Conturbante e scandalosa in “Bella di giorno” di Luis Buñuel, 1967


Ambasciatrice UNESCO, la vita sentimentale della diva è stata al centro del gossip: dalla relazione con il regista Roger Vadim alle burrascose vicende sentimentali che la legano all’attore Marcello Mastroianni, da cui ha la figlia Chiara, fino al matrimonio con il fotografo britannico David Bailey. Volto storico di Chanel n°5 negli anni Settanta, la diva rappresenta ancora oggi la quintessenza dell’eleganza parigina. “Oui, je suis Catherine Deneuve”, recitava qualche anno in un famoso spot. Un nome, un mito.

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Uno scatto celebre di Helmut Newton
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Ancora la Deneuve in posa per Newton

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Uno scatto del 1970

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Catherine Deneuve ritratta da Jeanloup Sieff per Vogue, 1969



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Lo stile di Eleonora Carisi

Saint Laurent P/E 2016: bad to the bone

Sfrontata, eccessiva e ribelle, la donna protagonista della passerella Saint Laurent per la collezione Primavera/Estate 2016 sfida il bon ton e il proverbiale savoir-faire tipicamente francesi: topless irriverenti fanno capolino da abiti sottoveste in tessuto sparkling, trasparenze hot e grande aggressività sono protagoniste assolute della passerella. Il mood è dichiaratamente punk-rock per una bad girl in coroncina.

Hedi Slimane non teme le regole, per una sfilata ad alto tasso di cattiveria. La sua donna è tosta ed indipendente, quasi un nostalgico richiamo ad un Femminismo che sembra scomparso o forse mai esistito.

La lingerie si conferma come il must have della Primavera/Estate 2016, indossata come un nuovo LBD, ma il seno è rigorosamente in vista. Ricami preziosi su abiti dalle trasparenze audaci e l’aria sfatta di chi è reduce da una notte di eccessi, per una sensualità esasperata che non teme le convenzioni borghesi.

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L’unico vezzo è nel diadema, quasi da bambine, che le modelle indossano, nuovo passepartout di questa bulla di quartiere in abiti extra lusso. Gli stivali di gomma stile Festival rivelano stampe e ricami, unica altra traccia di dolcezza in una collezione da “Bad to the bone”. Spacchi vertiginosi su gonne maxi, il chiodo di pelle è d’obbligo, tra cerniere in vista e borchie all over. Provocare sembra essere la parola d’ordine, tra suggestioni Nineties e richiami rock: gli eccessi di cattive ragazze, stile Courtney Love, fanno ora tendenza.

Un tripudio di spalline sottili che profumano di anni Novanta e nude look ad omaggiare la celebre “Collezione scandalo” della maison francese, realizzata nel lontano 1971. Torna ora lo slip dress in chiave 2.0, tra capispalla animalier e slip che si intravedono sotto le gonne. Non mancano le pellicce e il denim, declinato anche in chiave patchwork.

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Nel front-row del défilé spicca Catherine Deneuve, storica musa di monsieur Yves: certo è che l’atmosfera che si respira da Hedi Slimane è molto diversa da allora, ma la disinvoltura con cui la sua donna provoca è segno di un effortlessy chic che non tarderà ad imporsi. Consigliata solo a donne forti.


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Jacqueline de Ribes: l’ultima regina di Parigi

Ci sono donne che nascono con’aura particolare e che per un particolare mix di bellezza, eleganza e circostanze divengono indimenticabili icone. La viscontessa Jacqueline de Ribes ha incarnato per decenni la quintessenza del glamour parigino.

Socialite della Parigi più chic, filantropa, produttrice e designer di successo, è stata musa di stilisti del calibro di Yves Saint Laurent, Valentino e Guy Laroche.

Un fascino esotico, zigomi pronunciati e lunghissimi capelli d’ebano spesso legati in acconciature di stampo etnico, il profilo severo, il taglio orientale degli occhi, sapientemente rimarcato con un filo di eyeliner: Jaqueline de Ribes è un’icona di stile tra le più famose al mondo.

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Jacqueline de Ribes circondata dalle sue creazioni
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La contessa Jacqueline de Ribes è nata a Parigi il 14 luglio 1929
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Jacqueline de Ribes indossa un suo abito da sera in uno scatto del 1986
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La contessa ritratta da David Lees per LIFE Magazine, 1985

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Fotografata da Horst P. Horst, 1953


Aristocratica da generazioni, presenza fissa dell’International Best Dressed List a partire dal 1962, la contessa Jacqueline Bonnin de La Bonninière de Beaumont nasce a Parigi in una data emblematica per la Francia: il 14 luglio del 1929. “Ero già una piccola rivoluzionaria”– ironizzerà lei stessa a questo proposito. Figlia di Jean, conte Bonnin de la Bonninière de Beaumont, esponente di spicco dell’aristocrazia francese, e della contessa Paule de Rivaud de La Raffinière, traduttrice di Ernest Hemingway, Jacqueline cresce nella Francia più ricca e glamour.

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Una giovane Jacqueline, 1959
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La contessa in Yves Saint Laurent in una foto di Mark Shaw, 1959
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Jacqueline de Ribes è un’icona di stile, socialite, fashion designer, businesswoman e produttrice

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La contessa indossa una sua creazione, foto di Victor Skrebneski, 1983


La giovane -lunghe gambe e portamento altero- coltiva il sogno di diventare una ballerina, ma la sua infanzia è caratterizzata da una profonda solitudine: la freddezza che i suoi genitori le dimostrano fa sì che la piccola si affezioni moltissimo al nonno. Amante della bella vita, il nonno non lesina in spese folli e vive tra yacht di lusso, automobili sportive e belle donne. La giovane è già una sognatrice, come dichiarerà lei stessa più avanti. Ma alla morte del nonno, la piccola Jacqueline, che non ha ancora 10 anni, avverte un vuoto affettivo talmente forte che lo scoppio della guerra la lascia quasi indifferente. Durante l’occupazione viene mandata ad Hendaye, sui Pirenei, insieme alla sua nanny scozzese. Poco lontano da qui, quando la ragazza ha da poco compiuto diciotto anni, avviene l’incontro della sua vita: durante un party a Saint-Jean-de-Luz la giovane nota un ragazzo bruno in tenuta da tennis. È il visconte Édouard de Ribes, eroe di guerra appartenente alla Legion d’Onore, all’epoca 24enne. “Vidi questa gazzella e me ne innamorai all’istante”, dirà di lei.

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Jacqueline de Ribes in un abito Dior e copricapo di Raymundo de Larrain per il Bal de Têtes di Alexis de Redé, 1957
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Jacqueline de Ribes al Ballo orientale, 1969
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Ancora modella per se stessa, foto di Victor Skrebneski, 1983
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In un abito da sera delle sue collezioni, foto di Victor Skrebneski, 1983

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In Christian Dior nella sua casa di Parigi, foto di Mark Shaw, 1959


I visconti appartengono all’élite di Parigi: sono i tempi dell’haute couture e dei balli di lusso e la splendida Jacqueline risplende dall’alto del suo stile. Soprannominata “la De Gaulle della moda”, nella Parigi del Folies Bèrgere Jacqueline de Ribes diviene un’icona ammirata e dallo stile imitatissimo. “Elegante fino a farti distrarre”, dirà di lei Oleg Cassini, l’altera eleganza si unisce in lei ad una forte carnalità: il mix ideale in ogni donna, si potrebbe dire. Iniziata alla moda durante un ballo a Venezia, a cui la giovane si presenta con un abito da sera creato da lei, durante un viaggio a New York la sua bellezza esotica conquista la più grande talent scout dell’epoca, Mrs. Diana Vreeland, che la fa immortalare da Richard Avedon.

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Ritratta da Slim Aarons nella sua casa a Ibiza, 1978
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A Cervinia, foto di Victor Skrebneski, anni Cinquanta
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Jacqueline de Ribes col logo della sua collezione

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Ritratta da Martine Franck, 1989


Dal 1956 il suo stile raffinato e barocco entra a far parte dell’International Best Dressed List, ideata nel 1940 da Eleanor Lambert e, a partire dal 1962, Jacqueline divenne presenza fissa nella Hall of Fame. Nel 1983 venne nominata “la donna più elegante del mondo” da Town and Country. Intima amica di Oleg Cassini, era la “giraffina” prediletta da Emilio Pucci, mentre Valentino Garavani la soprannominò “L’ultima regina di Parigi”.

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Tratti orientali e bellezza esotica, Jacqueline de Ribes fu musa di Yves Saint Laurent, Valentino e Guy Laroche
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La viscontessa ritratta con Raymund de Larrain, 1961
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Jacqueline de Ribes e Raymundo de Larrain ritratti da Richard Avedon, 1961
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Jacqueline de Ribes ritratta da Pierluigi Praturlon per Vogue, 1969
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Il fascino esotico di Jacqueline de Ribes immortalato da Richard Avedon, 1955

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Ancora per Richard Avedon, 1955


Al compimento dei 53 anni, nel 1982, la viscontessa organizzò un meeting familiare per annunciare a suo marito e ai loro figli la sua improrogabile decisione di iniziare una carriera come fashion designer. Caparbia e temeraria, Jacqueline dichiarò fermamente che niente e nessuno avrebbe mai potuto farle cambiare idea. Gli stessi Yves Saint Laurent e Pierre Bergé, suoi confidenti, si dichiararono fortemente preoccupati per la sua scelta: erano tanti gli ostacoli che la contessa doveva superare, in primis il suo stesso status sociale, che poteva suscitare facilmente pregiudizi nel pubblico.

La sua prima collezione sfilò nella regale location di casa sua nell’ambito della Fashion week di Parigi del 1983. Una linea sontuosa -pur trattandosi di prêt-à-porter– che si rivelò subito un grande successo: negli Stati Uniti Saks Fifth Avenue le offrì un contratto di tre anni. Nel 1984 la contessa creò anche una linea di gioielli. Jacqueline continuò a disegnare le sue collezioni fino al 1995. Tra le sue clienti più affezionate troviamo Joan Collins, Raquel Welch, Barbara Walters, Cher, Danielle Steel, la baronessa von Thyssen e Olympia de Rothschild.

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La viscontessa de Ribes in uno scatto di Richard Avedon, 1955
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Jacqueline de Ribes ritratta da Pierluigi Praturlon per Vogue, 1969
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Un altro scatto di Pierluigi Praturlon per Vogue, 1969
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Uno scatto del 1966

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Ritratta da Bill King, anni Ottanta


Le sue creazioni ottennero i favori del pubblico e della stampa: l’International Herald Tribune e il Women’s Wear Daily scrissero recensioni entusiastiche sulle sue collezioni. La contessa fu costretta da problemi di salute a chiudere la sua linea di abbigliamento nel 1995. Nel 1999 Jean-Paul Gaultier le dedicò una sua collezione. Insignita nel 2010 del prestigioso titolo di Cavaliere della Legion d’Onore, Jacqueline de Ribes non è stata soltanto un’icona di stile: produttrice teatrale, televisiva e cinematografica, ha finanziato alcune delle attività culturali più importanti del teatro e della televisione francesi, dalla metà degli anni Cinquanta. Inoltre è stata ecologista, filantropa, mercenario per diversi musei ed istituzioni nonché accanita sostenitrice di cause umanitarie. Nel 1980 ha vinto il Women of Achievement Award.

La bellezza e l’intramontabile eleganza di Jacqueline de Ribes saranno celebrate con una mostra organizzata presso il Metropolitan Museum of Art di New York in cui saranno esposti 60 pezzi, tra haute couture e ready-to-wear — da Giorgio Armani a Pierre Balmain, Bill Blass, Marc Bohan per Dior, Roberto Cavalli, John Galliano, Madame Grès, Valentino Garavani e creazioni della linea della viscontessa —dal 1959 fino ai giorni nostri. “Jacqueline de Ribes: The Art of Style” sarà esposta all’Anna Wintour Costume Center del MET dal 19 Novembre 2015 fino al 21 Febbraio 2016. Per veri gourmet dello stile.


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Cara Delevingne: moda, addio

La notizia è di quelle clamorose ed è destinata a suscitare uno stuolo di polemiche. Cara Delevingne, una delle modelle più famose al mondo, ha dichiarato di voler ritirarsi dalle passerelle ad appena 23 anni.

Volto storico di maison come Yves Saint Laurent e Burberry, la top model inglese, classe 1992, si è detta vittima di un forte stress causato dalla vita frenetica a cui sono sottoposte le modelle. La grave forma di stress le avrebbe addirittura causato una forma di psoriasi.

Sguardo felino ed inconfondibile, folte sopracciglia che hanno fatto tendenza, la modella britannica è uno dei volti chiave del fashion biz. Una carriera iniziata nel 2009, a soli 17 anni, la Delevingne ha calcato le passerelle di Chanel, Fendi, Versace, Burberry, Victoria’s Secret ed è da molti ritenuta l’erede legittima di Kate Moss. Apparsa sulle copertine delle riviste più prestigiose, ritratta dai fotografi più famosi al mondo, Cara Delevingne è la modella che guadagna di più in assoluto.

Blasonata quanto basta, discendente dei baroni Faudel-Phillips, la top model non teme di apparire politically uncorrect con le sue dichiarazioni rilasciate in un’intervista al Times, secondo cui le pressioni imposte dal lavoro di modella l’avrebbero portata ad odiare il proprio corpo.

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Cara Delevingne su Vogue, luglio 2015

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Vogue UK, gennaio 2014


Niente peli sulla lingua per Cara, che si è sentita a suo dire a lungo sfruttata: femminista convinta, la top model britannica ha definito disgustoso il modo in cui ragazzine giovanissime siano costrette a posare in modo ammiccante, in un mondo fatto di enormi pressioni, competizione e sacrifici. Una vera e propria stigmatizzazione del fashion biz, mondo che l’avrebbe costretta a crescere troppo in fretta.

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Vogue Australia, ottobre 2013

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Foto di Peter Lindbergh, Vogue, maggio 2013


Espressività unica, bellezza anticonvenzionale ed un carattere ribelle, la Delevingne ha dichiarato la sua intenzione di volersi dedicare unicamente al lavoro di attrice. Già diversi film all’attivo, il suo è sicuramente un volto che buca lo schermo.

Talitha Getty, icona boho-chic

Una donna di rara bellezza, icona hippie chic ed incarnazione dello spirito bohémien degli anni Sessanta. Talitha Getty è stata protagonista di quegli anni. Le foto che la ritraggono insieme al marito Paul, vestiti con caftani damascati sul tetto di un elegante palazzo di Marrakech, sono diventate simbolo di un’epoca. Una rivoluzione all’insegna del mood gipsy.

Il flower power ha trovato una splendida rappresentante in Talitha Dina Pol. Nata nel 1940 a Giava, all’epoca facente parte delle Indie Orientali Olandesi, Talitha trascorre i suoi primi cinque anni di vita in un campo di prigionia giapponese insieme alla madre, per poi trasferirsi con lei a Londra nel 1945.

Talitha Dina Pol nacque a Giava nel 1940
Talitha Dina Pol nacque a Giava nel 1940

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Uno scatto di Elisabetta Catalano


La giovane ha il dono della bellezza e sogna di diventare un’attrice. Per questo si iscrive alla Royal Academy of Dramatical Art. Sangue misto nelle vene, un viso da copertina ed una bellezza selvaggia, Talitha incanta icone del calibro di Diana Vreeland, Rudolf Nureyev e Yves Saint Laurent, che ne fa la sua musa. Nureyev, dichiaratamente omosessuale, prova per lei una fortissima attrazione erotica, al punto che dichiara di aver pensato di sposarla. Il giornalista Jonathan Meades la definisce “la donna più bella che abbia mai visto”.

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La bellezza di Talitha Getty incantò Diana Vreeland , Rudolf Nureyev e Yves Saint Laurent

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Foto di Elisabetta Catalano, 1968


Nel 1965 avviene l’incontro che segna la vita della bellissima Talitha: ad un party organizzato da Claus von Bülow la ragazza conosce John Paul Getty Jr., magnate americano che sposerà l’anno seguente in Campidoglio, a Roma, indossando una minigonna in velluto bianco bordata di visone. La sua carriera di attrice è decollata qualche anno prima, e la giovane prende parte a sette film. Ma è il suo stile unico a destare l’attenzione dei media.

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Talitha visse a Roma dal suo matrimonio fino alla morte, avvenuta nel 1971
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Il caftano è il simbolo del suo look boho-chic
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Suggestioni folk in questo outfit
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Talitha Getty in uno scatto a Marrakech, Vogue gennaio 1970

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Kimono floreale per Talitha e camicia en pendant per il marito Paul Getty


Emblema dello stile wild degli anni Sessanta, Talitha mixa perfettamente il mood boho-chic con le suggestioni della Swinging London. Un look che privilegia caftani coloratissimi e preziosi e fiori tra i capelli e contaminazioni stilistiche. Frequenti sono i viaggi dei coniugi Getty a Marrakech: proprio questa diviene la location per il celebre servizio fotografico realizzato nel 1969 da Patrick Liechfield, che li immortala sul tetto del Pleasure Palace in caftani e gioielli etnici. Una coppia perfettamente assortita anche nel look.

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Sul tetto del Pleasure Palace, 1969
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Talitha e Paul Getty fotografati da Patrick Lichfield per Vogue, 15 gennaio 1970
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Talitha Getty a Roma

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Talitha in posa per Elisabetta Catalano


Nel 1968 Talitha ha una figlia da Getty e poco dopo decide di ritirarsi dal cinema. Una vita fatta di eccessi e finita tragicamente. Nel 1971 Talitha Getty muore nel suo appartamento a piazza d’Aracoeli a Roma, a soli trent’anni, per un’overdose di eroina e barbiturici. Ma il suo charme non smette di affascinare.

Il caftano: must have dell’estate

Suggestioni etniche e charme evergreen contraddistinguono un capo principe del guardaroba estivo (e non solo): il caftano.

Dietro a questa veste c’è una storia antichissima che ha origine nella Mesopotamia intorno al 600 a.C. Da qui il caftano si sarebbe poi diffuso in tutta la Persia.

Ampiamente utilizzato sotto l’Impero ottomano, divenne la veste classica dei sultani.

Presente in diverse culture e tramandato fino ai nostri giorni, il caftano è una lunga tunica, da indossare singolarmente o sopra ad altri capi. Di lunghezza variabile, la versione classica arriva fino ai piedi, ed è caratterizzata da una profonda scollatura e dalle maniche svasate che si aprono a pipistrello.

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Vogue UK, dicembre 1966
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Donna Mitchell in una foto di Helmut Newton
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Il caftano nasce in Persia nel 600 a. C.
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Caftano Valentino, foto di Henry Clark, Sicilia, 1967

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Foto di Henry Clarke, 1966


Per tutto l’Ottocento venne considerato un abito di corte, considerata anche l’opulenza di certi modelli, impreziositi da ricami o gioielli, che lo rendono ancora oggi un capo sfarzoso. I colori predominanti con cui veniva confezionata questa veste così particolare erano il rosso, il bordeaux, l’ocra e il viola, colori caldi e dal gusto mediterraneo. Di superba raffinatezza sono le stampe che vengono solitamente utilizzate nella creazione del capo: si tratta di stampe paisley, chiaro retaggio anni Settanta, o stampe floreali o psichedeliche, omaggio dei Sixties.

Inoltre fin dagli albori grande è la varietà dei tessuti usati. Stoffe finemente lavorate, come tessuti damascati, broccato di seta arricchito di inserti preziosi o ancora chiffon di seta, per un effetto fluido e svolazzante. Ma non solo: non di rado oltre al semplice cotone si adoperano cachemire o lana. Un capo fresco e leggero che dona libertà unendo in modo magistrale comfort e stile.

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Il caftano era usato fin dall’Ottocento
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Marina Schiano in uno scatto di Gian Paolo Barbieri
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Penelope Tree, foto di David Bailey, 1969
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Suggestioni orientali per un capo must have del guardaroba femminile
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Isa Stoppi per Henry Clarke, Vogue UK 1966
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Veruschka in un caftano dalle stampe optical, foto di Henry Clarke
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Caftani Valentino, foto di Barry Lategan, anni Settanta
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Moyra Swan indossa un caftano Thea Porter, Turchia, Vogue UK 1971, foto di Barry Lategan
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Talitha Getty, icona hippie chic, col marito Paul, Marrakech, 1969
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Marisa Berenson fotografata da Henry Clarke, Vogue UK Novembre 1967
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Jerry Hall, foto di Steve Horn, Vogue Patterns Maggio/Giugno 1975
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Capo sdoganato da Diana Vreeland, il caftano dona un’allure particolare. Foto del 1969
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Vogue Italia 1971

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Vogue settembre 1973, foto di Barry Lategan


È solo a partire dagli anni Cinquanta che il caftano ha fatto la sua comparsa sulle riviste di moda e sulle passerelle. E fu ancora una volta Diana Vreeland, incontrastata regina della moda di quegli anni, la prima a intuirne la sofisticata eleganza. Dopo averlo notato durante un viaggio in Marocco, fu lei a sdoganarlo in Europa e in America, attraverso le pagine di Vogue.

Simbolo del mood boho-chic che ha caratterizzato la seconda metà degli anni Sessanta ed emblema del decennio successivo, questa mise, così antica e pregiata, conferisce un appeal particolare ad ogni donna che lo indossi. La cultura hippie ma anche l’intellighenzia dell’epoca, furono caratterizzate da una massiccia riscoperta dell’Oriente, e fu allora che l’uso di lunghe tuniche divenne un must have del guardaroba, maschile e femminile.

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Caftano e turbante dorati, Agosto 1969
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Doris Duke in un caftano damascato
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Total white per un outfit che profuma d’Oriente

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Barry Lategan, Vogue Italia ottobre 1973


Numerosissimi furono i designer che si cimentarono con la creazione di caftani, fin dalla metà degli anni Sessanta. Valentino Garavani fu uno dei primi a confezionare splendidi modelli dalle suggestioni optical, in perfetto stile Swinging Sixties; poi fu la volta di Emilio Pucci, che creò dei piccoli capolavori dalle stampe variopinte; e ancora Missoni, Yves Saint Laurent, Lanvin, Ossie Clark, Zandra Rhodes, Thea Porter, Biba e, nei primi anni Settanta, Halston. Oggi il caftano rappresenta un pezzo irrinunciabile delle collezioni di Roberto Cavalli, Issa London e di tanti altri nomi del panorama della moda internazionale.

Da usare per andare in spiaggia, con sandali rasoterra o allacciati alla schiava, o con tacchi o zeppe svettanti per la sera, vincente è l’uso di gioielli etnici, anche importanti. Fantastica è l’unione con il turbante, altro capo dalle seducenti atmosfere etniche, valida alternativa alle acconciature dal mood arabeggiante, con chignon e trecce.

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Caftano con pantaloni, Biba
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Lee Radziwill nel suo appartamento londinese, in stile ottomano
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Fantasie paisley, floreali o optical per il caftano. Foto di Barry Lategan

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Simone d’Aillencourt posa per Henry Clarke in Emilio Pucci, Udaipur, India, 1967


Tantissime le celebrities che hanno adorato il caftano: da Liz Taylor a Jackie Kennedy, da Joan Baez a Mia Farrow. Talitha Getty, icona hippie chic, ne fece l’emblema del suo stile: celebri sono le sue foto a Marrakech nel 1960, in compagnia del marito Paul, anch’egli in total look boho-chic. Altrettanto suggestive sono le foto che ritraggono la socialite Lee Radziwill nella sua casa londinese arredata in perfetto stile ottomano: nulla è lasciato al caso e il caftano che indossa riprende le suggestive decorazioni delle pareti. Tutto il jet set internazionale di quegli anni si convertì al caftano, dalla designer Diane von Furstenberg all’attrice Jaqueline Bisset, da Marella Agnelli e Donna Allegra Caracciolo di Castagneto: celebri le foto scattate a quest’ultima da Henry Clarke per Vogue del 1965. Bellissimi anche alcuni scatti di Barry Lategan per Valentino.

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Liz Taylor amava indossare caftano coloratissimi. Qui in posa per Henry Clarke, 1967
Caftano da sera con inserti preziosi
Caftano da sera con inserti preziosi
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Caftano Nat Kaplan, Vogue US Febbraio 1976
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Jacqueline Bisset
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Profumo d’Oriente
Donna Allegra Caracciolo di Castagneto fotografata da Henry Clarke per Vogue Novembre 1965
Donna Allegra Caracciolo di Castagneto fotografata da Henry Clarke per Vogue Novembre 1965

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Gioielli etnici a completare il look


Oggi questo capo è tornato prepotentemente alla ribalta, grazie anche ad alcuni festival musicali di ispirazione bohémien, come il celebre Coachella Festival, dove si è riscontrato un boom di caftani e capi in stile etnico.

Inoltre il mercato del vintage regna incontrastato: su siti come Etsy, portale web dedicato alla compravendita di capi vintage autentici, si trovano pezzi di brand come Thea Porter, Ossie Clark, Zandra Rhodes e Biba che possono arrivare a costare fino a 5.000€. Ma in questo caso vengono in aiuto i brand low cost, come H&M, che ha proposto una collezione estiva con caftani variopinti, Topshop o ancora Asos, che propone capi ispirati ai Seventies o capi vintage, nella sezione Marketplace.

Il caftano è un evergreen irrinunciabile, anche in tempo di crisi.

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Caftano corto Asos
Vestito caftano lungo stile anni Settanta, Asos
Vestito caftano lungo stile anni Settanta, Asos
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Fantasia paisley per Asos
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Doutzen Kroes indossa un bellissimo modello da spiaggia H&M
Decorazioni laminate da H&M
Decorazioni laminate da H&M
Suggestioni etno-chic da Topshop
Suggestioni etno-chic da Topshop

BUBBLE MANIA: 10 PRODOTTI PINK PER LA TUA BELLEZZA

La nuova manìa si veste di rosa, delle sfumature pastello che ricordano l’infanzia, bubble-gum, mini-pony, Barbie.

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