Uno dei cantautori più famosi della storia cita: “C’è una crepa in ogni cosa. E’ da lì che entra la luce.”
Si tratta di Leonard Cohen, che esalta l’imperfezione come forma di bellezza.
Imperfetta anche la collezione Cividini F/W 2016/17, che calca il concetto con un mood minimale, scarno, ma non privo di dettagli.
In un periodo storico dove il prototipo di bellezza non vuole più modelle magre ma curvy, anche la moda stravolge i suoi canoni: niente più abiti fascianti, no a sexy trasparenze, via libera alla comodità, alla morbidezza, all’antico scopo del vestirsi, che è quello di coprirsi.
Copertura a strati per la collezione Cividini Autunno Inverno 2016/17, sovrapposizioni di capi e tessuti diversi, il maschile si mescola al femminile, gli accessori si riducono ai minimi termini e diventano indispensabili.
Le frivolezze sono bandite, rimane l’essenza!
Guarda qui la collezione Autunno Inverno 16/17 di Cividini:
“Un vestito non ha senso a meno che ispiri gli uomini a volertelo togliere di dosso” citava la scrittrice francese Françoise Sagan.
E sono ridotti ai minimi termini, i vestiti, gli accessori, in questo servizio di Adolfo Valente – fotografo italiano – che coglie grazia e sensualità.
In un loft nel centro di Milano, poche luci, una modella e tutta la forza degli scatti riconoscibili di Valente, che obbligano lo spettatore ad osservare, in religioso silenzio.
Federica Tosi nasce a Roma nel 1978. Precedentemente al suo lavoro nell’ambito della moda, studia Lingue e accumula esperienze in ambito commerciale.
Nel 2013 lancia il suo omonimo brand, l’evoluzione del marchio Luxury Fashion fondato nel 2007.
Federica Tosi è un brand dalla visione innovativa e contemporanea. Minimalismo e carattere sono gli elementi base della collezione, arricchita da elementi Swarovski per effetti sparkling sorprendenti.
Federica Tosi FW 16/17 lookbook
Un viaggio negli States si rivela un’importante svolta nella tua vita: raccontaci di questa straordinaria esperienza che ti ha cambiato la vita.
Era il 2006 e camminando per le vie di Miami ho notato una certa calca attorno alla bancarella di una ragazza che customizzava cellulari con pietre e piccoli dipinti. Osservandola, ho pensato che il segreto di tanto successo derivasse dalla scelta di un oggetto di uso comune e quotidiano. Così, una volta tornata in Italia, ho provato a replicare il fenomeno, utilizzando però pietre più preziose come gli Swarovski. In seguito al passaparola, le mie creazioni sono state notate da Eleonora Sermoneta, titolare di una celebre boutique romana. E’ stata lei la prima persona a vedere del potenziale in me: mi ha spinta a trasformare quello che era un hobby in un lavoro. Ho così iniziato a personalizzare moltissimi oggetti secondo il gusto e le richieste delle clienti, inclusi alcuni bijoux. Di lì a poco ho fondato una vera e propria società con un’amica, che in breve tempo ha catturato l’attenzione degli addetti del settore e non.
Federica Tosi FW 16/17 lookbook
Federica Tosi FW 16/17 lookbook
Il tuo omonimo brand è in realtà l’evoluzione di Luxury Fashion, progetto sartoriale nato nel 2007. Cosa ti ha spinta in questo cambio di rotta?
Il cambio di rotta è avvenuto nel 2013 in seguito alla proposta da parte di una nota azienda di produzione di realizzare una capsule di abbigliamento in licenza. E’ scaturita, da qui, l’idea di affiancare alla bigiotteria anche alcune proposte ready to wear. Nel 2015 ho deciso poi di intraprendere più concretamente questa strada che mi appassiona, abbandonando l’identità societaria in favore di un progetto più personale.
Da cosa trai ispirazione?
Traggo ispirazione da tutto ciò che mi circonda: dalla mia città (Roma) e dai tutti i luoghi che ho la fortuna di visitare grazie al mio lavoro, ma anche e soprattutto dalle donne: amiche, clienti o sconosciute incrociate per strada. Penso che lo stile sia oltre la passerella e che gli spunti più stimolanti arrivino dal vivere quotidiano.
Il brand prevede anche una selezione di gioielli creati da te: parlaci di questo progetto.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, i gioielli costituiscono il vero fulcro di ogni collezione. Ogni pezzo è caratterizzato da un design minimale ed è realizzato con l’ausilio di materiali preziosi – quali oro e argento – e cristalli Swarovski. Questa scelta stilistica è dettata proprio dalla volontà di “fondere” il gioiello con ciascun capo di abbigliamento in un unicum sofisticato e non convenzionale.
Qual è il momento della tua giornata in cui ti senti più creativa?
Sicuramente la sera, dopo cena. E’ il momento della giornata in cui posso rilassarmi e dar sfogo a tutta la mia creatività.
Se tu non fossi diventata una fashion designer, cosa saresti oggi?
Se non avessi intrapreso questa strada, mi sarei sicuramente accostata all’ambito commerciale. Ho sempre avuto un certo spirito imprenditoriale. In realtà faccio già un altro lavoro al quale dedico tutte le mie energie: sono madre di tre figli.
Orecchini snake oro rosa e cristalli Swarovski
Chi è la donna che indossa le tue creazioni?
E’ una donna alla ricerca del nuovo, degli ultimi trend. Una donna che può avere trenta, ma anche cinquant’anni, e che ama vestire con stile.
Guardiamo al futuro: come ti vedi da qui a cinque anni?
Mi vedo super impegnata con il mio brand. Spero davvero che diventi una realtà di riferimento nel fashion system!
Mode, tendenze e stranezze catturate tra le vie della capitale italiana della moda. Una settimana di show a cielo aperto, per non dimenticare che la moda è prima di tutto passione.
Cala il sipario sulla Milano fashion week 2016. Cinema finito ora tutti a casa. Eppure vi è quel qualche cosa che resta per le vie della città più fashion d’Italia, un qualche cosa che non puoi spiegare ma che se ami la moda, puoi capire. E sarà forse la nostalgia di quelle corse tra una sfilata e l’altra, di quel clima di fibrillazione all’arrivo di un’auto con i vetri scuri che non sai chi scaricherà o la miriade di fotografi per le vie del centro alla ricerca della blogger di turno. O più semplicemente sarà la mancanza di quelle stranezze che, diciamocela tutta, sono capaci di colorire anche una città spenta e piovosa del nord. Perché così ci ha accolto in questi giorni questa Milano della moda, un palcoscenico a cielo aperto che seppur un po’ cupa per il meteo, che non ci ha risparmiato, ha sfoderato comunque tutta la sua adrenalina ed il suo colore. Il colore degli outfit sfoggiati da loro ovviamente, blogger, giornalisti, buyer e star che per sei giorni hanno recitato al meglio il loro ruolo di protagonisti (alcuni), comparse, (altri). Ogni sfilata uno show, non solo quello vero, della passerella, delle collezioni che generano business da miliardi, ma anche fuori per strada. Bello, bellissimo… e chi ama la moda, questo lo sa. E così non puoi non carpire il dettaglio di una fascetta anni 70 tra i capelli, fatta di perle o fiori, abbinata a pelliccette eco colorate, cappotti oversize indossati con disinvoltura e abbinati a cappelli ampi di ogni colore, forma e dimensione. Non da meno le pellicce vestaglia o le cappe in cinigliato, come hanno sfoggiato al loro ingresso da Blumarine Anna Dello Russo e Candela Novembre. Più minimale Kylie Minogue in all black, ma bella come non mai, con i capelli raccolti in una coda e l’occhiale nero da vera star (nonostante la pioggia battente). E poi anticipazioni di primavera per le più temerarie che non hanno temuto freddo ed umidità, come si è visto nel pre-show di Ermanno Scervino e Cividini. Via libera così a cappottini fiorati, pantaloni ambi abbinati a bomber college style, qualcosa di militare che non guasta mai e poi capelli colorati a tutto andare. Sì, avete capito bene: rosa, grigio/azzurro, azzurro, le teste di molti fashion addict si sono tinte di gradazioni di colori così vivaci da contrastare solo loro il grigiore della pioggia. Ma alla fine si sa, la moda è un gioco e forse, in alcuni casi serve proprio per farci divertire e sorridere. Fino alla prossima fashion week, alla prossima passerella, al prossimo show.
La sensibilità di Alberto Zambelli si scrive sugli abiti della collezione Autunno Inverno 2016/17.
Sfiorando diverse epoche, tra la Vienna dei ’40 in “The woman in gold” e la Copenaghen dei ’20 in “The Danish girl“, Alberto Zambelli ci fa rivivere personalità dal sapore romantico in una visione contemporanea e moderna.
I tessuti gold ricordano le tele klimtiane, mixate con preziosi jacquard art nouveau stampati – i colori sono vitaminici e i dettagli ricordano la vita elegante di un estroso pittore.
ispirazioni klimtiane
Nella libertà e liberazione del corpo di Einar Wegener (Lili Elbe) – primo transessuale della storia – la collezione si sprigiona e si ispira in un nude look dai colori cipria, bianco, moutarde, clinique con sete e veli decorati da preziose micropaillettes.
ispirazioni The Danish Girl”
sx “The danish girl” – dx Alberto Zambelli FW 16/17
Il maschile e il femminile vengono mescolati in una moda che non è solo rappresentazione di sesso, razza, religione, cultura, ma che diviene parte di un unico io, sublimato all’essenza, all’Es.
sx “The Danish girl” – dx Alberto Zambelli collection
Guarda qui l’intera collezione Alberto Zambelli F/W 2016/17:
Sorprendente il ritorno di Alexander McQueen a Londra dopo quattordici anni di trionfi a Parigi.
La collezione autunno/inverno 2016-17 è un tripudio di emozioni: cura certosina nei particolari, sovrabbondanza di capi couture, romanticismo inaspettato ma di grande veemenza. Dettagli luxury e scintillii fuorvianti sugli abiti che nascondono appena, la pelle nuda delle modelle.
Abbondanza di fantastici pattern “surrealisti” che si stagliano prepotentemente dal fondo nero dei capi: leggiadre farfalle, sinuose corolle, eleganti orologi da tasca, sexy labbra carnose e ancora unicorni, gufi e cigni.
Il lato dark della donna pensata dalla stilista Sarah Burton, direttore creativo della maison dopo la dipartita di Alexander McQueen, esplode nel chiodo: capo simbolo della maison che in questa occasione si accorcia in vita e si arricchisce di amuleti.
Glorioso romanticismo anche se appena accennato negli abiti plissettati con dettagli 3D e pizzo che lascia intravedere la lingerie.
Lunghi abiti scivolati dalla lunghezza totale, meravigliosamente luccicanti con cristalli superbi e profilati da piccoli merletti: sensuali, audaci poco inclini a lasciar spazio all’immaginazione.
Mistero ed esoterismo per una collezione che punta la sua immagine sul nero, alleggerito dall’avario, dall’oro e dall’argento e dal romantico rosa cipria.
La moda si rimodella spesso e si reinventa. E’ il caso di Antony Morato che si ispira al passato per creare nuove tendenze, la Maison italiana si trova in più di 3.000 punti vendita in tutto il Mondo in più di 65 Paesi.
Antony Morato ha il 60% del suo fatturato al di fuori dell’Italia, e nel 2014 è cresciuto del 70% nelle sue esportazioni, si tratta di una Maison recente, creata nel 2007 da Lello Caldarelli e in meno di un decennio con il suo stile e qualità ha sollevato seguaci in tutto il mondo.
Nel 2016 la Maison Antony Morato presenta la sua nuova campagna “I am who I am” (Io sono colui che sono), in linea con le nuove tendenze nel mondo della moda, Morato porta la comprensione del sé, il bisogno di sentirsi bene, di interpretare la sua essenza e attraverso la sua modalità di vestire e presentarsi, in un equilibrio sottile e rivelatore senza paura o eccessi.
Questa proposta di Antony Morato, così come il nome della campagna, mi ha ricordato la diva degli anni ’80, Gloria Gaynor e la sua hit che ha fatto ballare il mondo nel 1984, “I am who I am”, rivedendo il testo di questa canzone mi sono imbattuto nell’essenza diAntony Morato:
“Life’s not worth a damn
Till I can say
I am what I am”
“And so what if I love each sparkle and each bangle
Why not try to see things from a different angle
Your life is a shame
Till you can shout out
I am what I am”
“It’s one life and there’s no return and no deposit
One life so it’s time to open up your closet
Life’s not worth a dam till you can shout out
I am what I am”
Antony Morato ha deciso nel 2016 di puntare su questo incredibile viaggio di sentirsi bene senza scordarsi di essere elegante. Le fotografie di Sofia Malamute, un’argentina che a soli 22 anni, residente negli Stati Uniti ha già lavori pubblicati nella rivista Vogue e altri esponenti dell’arte della fotografia di moda, considerato un esperta nel modo di gestire il gioco tra il nero e bianco, avremo una collezione di alta qualità per la prossima stagione.
Antony Morato si reinventa, portando anche nuove idee per il suo logo, cosa che ha fatto con grande maestria senza perdere l’aspetto storico del brand, ma stampando nel logo la crescita che Antony Morato ha avuto nei quasi 10 anni di esistenza.
Tagli dritti e la miscela di texture e geometria dei capi donano a Antony Morato un tocco vintage, e così siamo tornati alle proposte di moda in questo periodo, osare alleandosi alta moda e tecnologia.
Per saperne di più su Antony Morato qui il link: www.morato.it
Fashion remodels itself, reinvents itself, recreates itself, the great fashion is inspired, brings new contexts and transform the old one in a new one, in That way goes Antony Morato, the Italian Maison which can be found in more than 3,000 stores around the world and in over 65 countries.
Antony Morato has 60% of its earnings outside of Italy, and in 2014 showed a growth of 70% in exports, is a new Maison, created in 2007 by Lello Caldarelli in less than a decade with its style and quality has raised followers throughout the world.
In 2016 the Maison Morato presents a new campaign “I am who I am”, in line with new trends in the fashion world Antony Morato brings the understanding of the self, the need to feel good, to interpret its essence and through its way to dress and present, in a subtle and revealing balance without fear or excesses.
The Morato’s propose, as well the name of their campaign, reminded me the disco diva from 80s, Gloria Gaynor and her hit that made the world dance in 1984, “I am what I am”, reviewing the text of this song I came across the essence of Morato:
“Life’s not worth a damn
Till I can say
I am what I am “
“And so what if I love each sparkle and each bangle
Why not try to see things from a different angle
Your life is a shame
Till you can shout out
I am what I am “
“It’s one life and there’s no return and no deposit
One life so it’s time to open up your closet
Life’s not worth a dam till you can shout out
I am what I am “
Antony Morato decided in 2016 to bet on this incredible journey of feel good while being stylish. The works shown in the photographs of Sofia Malamute, makes see that we can expected for a collection of high quality for the next season. Malamute is a 22 years old Argentina girl, and resident in the United States that already have works presented in Vogue and other exponents of the art of fashion photography, considered an expert in the way to handle the game between black and white.
Antony Morato reinvents itself, including bringing new concepts for your logo, something that made it masterfully to not take the historical aspect of the Maison, but printing the growth that Antony Morato had in these almost 10 years of existence.
Straight cuts, the mixture of textures and geometry of the parts gives to Morato’s collection a Vintage touch, and so we went back to the proposal in fashion for this period, daring allying high fashion and technology.
Ancora folklore sardo nella collezione autunno/inverno 2016-17 proposta dal marchio Quattromani e presentata nell’ambito dell’evento “New designer at CoinExcelsior” il 28 gennaio scorso.
Ecco che rituale dell’Argia, definito dall’antropologo Ernesto de Martino il “Tarantismo di Sardegna”, riprende vita attraverso i print disegnati da Massimo Noli e Nicola Frau per omaggiare tale tradizione. Il ragno, un insetto simile ad una grande formica scivola con le sue lunghe zampe su gonne a ruota, blousons, trousers e parka.
La collezione punta sul sapore neo-artigianale e su forme neo-seventies. Ciò trova conferma nella scelta dei tessuti, come la maglia a tubolari, la garza stampata e l’eco pelliccia.
Pencil skirts, pantaloni in panno, lunghi dress fluttuanti e impreziositi da un maxi fiocco sul collo, gonne-pantaloni in gabardine full print, bastano per incorniciare il défilé in una silhouette fasciante.
L’argia domina anche la scelta della palette di colori che non dissimula il vello del ragno: in una variegata scelta di tonalità come cammello, il blu, il rosa caramella, il bianco e l’azzurro, vincono il mostarda, il rosso e il nero per definire l’accordo cromatico della collezione.
La moda è anche un gioco, così presenta la collezione autunno/inverno 2016/17 il brand SUNNEI, con il gioco delle sedie musicali.
In una lussuosa sala anni ’30 del centro di Milano, i modelli ballano attorno alle sedie sfidandosi in un gioco infantile, senza prendersi troppo sul serio.
Un uomo contemporaneo che ama divertirsi e giocare con la moda, i tessuti sono ricercati ma confortevoli, le t-shirt diventano dei fogli bianchi sui quali disegnare.
Colori caldi per la stagione fredda, come il beige cammello accostato alla ciniglia delle tute e alla lana del cappotto/accappatoio.
Blu, bordeaux e una punta di verde smeraldo colorano la collezione SUNNEI che si alterna a righe e quadri, un decumano artistico in collaborazione con Michele Papetti.
Tutto è Made in Italy, dalla maglieria in lana alle felpe, per un autunno/inverno caldo e morbido, indossando capi basici, semplici, ma originali.
Non solo abbigliamento, SUNNEI si avvicina al mondo delle calzature introducendo la linea di scarpe con la suola running VIBRAM; un brand a 360 gradi che vuole semplificare e ridurre ai minimi termini una moda artefatta di un’epoca complessa.
Gioia e Gioco tra le parole di Loris Messina e Simone Rizzo, il duo SUNNEI che, ballando insieme ai modelli, hanno divertito gli spettatori con una leggerezza che andiamo perdendo, ma che speriamo di riportare in auge.
Eleventy presenta alla Milano Moda Uomo la collezione autunno/inverno 16/17
Una presentazione che non passa certo inosservata quella di Eleventy alla Milano Moda Uomo 2016.
Non manca nulla:
– una collezione maschile curata e studiata nel dettaglio, un inno agli opposti che si attraggono – abbinamenti inaspettati di tessuti e colori; il classico che si fonde con lo sportivo, una filosofia riconducibile alla cultura giapponese wabi sabi
– nuovi concept: la camicia trattata con il collo coreano in flanella; il pantalone da jogging al posto del classico; lo stretch per le giacche in camoscio da indossare su jeans cimosati; il trattamento rain system che rende impermeabili tessuti lanieri come fossero capi in nylon
– un lunch con chef d’eccezione Andrea Berton, che ha allietato buyers e giornalisti (nuovi runner delle settimane della moda milanesi) con deliziosi manicaretti.
La capsule collection PLATINUM, rigorosamente di sartoria napoletana – da sempre la migliore – propone una moda mixed, dai colori del beige, grigi, moro, blu notte, con punte di ruggine e verde delavèe.
Marco Baldassari, designer e perfetto rappresentante dell’uomo Eleventy, dichiara:
“Vogliamo proporre un’eleganza che non sia ostentata, ma trasmetta un concetto di bellezza imperfetta dato da qualità, cura nei dettagli e abbinamenti insoliti di colori e tessuti“.
Hanno centrato!
dettaglio Eleventycollezione FW 2016-17collezione FW 2016-17presentazione Eleventy alla Milano Moda UomoEleventypantaloni da jogging per la capsule Eleventylo Chef Andrea Berton per il lunch Eleventy, Marco Baldassari
Ho detto a mia nonna che io non mi sposo con l’abito bianco:
– “E come ti sposi allora?”.
– “Non mi sposo “.
– “Ma che schifo di mondo è mai questooo? E dove andremo a finireee? E il corredo che cosa l’ho comprato a fareee?”.
Ebbene, questa è stata la conversazione avuta con “grandmother” qualche tempo fa. Effettivamente, io non penso al matrimonio nella maniera tradizionalmente concepita, non aspiro a percorrere la navata abbigliata da meringa, non riesco neppure ad immaginare il giorno in cui qualcuno mi chiederà, inginocchiandosi con BRILLANTE alla mano, di sposarlo, per trascorrere insieme il resto dei nostri giorni. Insomma, non so nemmeno se riuscirò a portare avanti fino alla settimana prossima la dieta appena cominciata! Sono sicura che fuggirei come Maggie aka Julia Roberts in RUNAWAYBRIDE, per lasciare il malcapitato all’altare. Dai, non è bello.
Ad ogni modo, nonna era seriamente turbata, la sua drammaticità mi ha fatto buttare giù il telefono che avevo ormai le palpitazioni. E allora ho respirato a pieni polmoni, mi sono tuffata sul letto fissando il soffitto e ho cominciato a fantasticare: “Chiara, sforzati di pensarti IN BIANCO!”.
Lady Diana buonanima indossò un abito in taffettà di seta color avorio e pizzi antichi, con uno strascico di 7,62 metri (dettaglio da non ignorare), valutato all’epoca per circa 9 mila euro. Presentava decorazioni con ricami fatti a mano, paillettes e nientepopodimeno che diecimila perle. Semplice, insomma. E siccome la coppia regale si presentò dinanzi al prete nel 1981, i designer, David ed Elizabeth Emanuel non poterono esimersi dall’aggiungere maniche a sbuffo e gonna balloon. L’abito passò alla storia, Diana era bellissima, ma quello scemo di Carlo si era già infiammato per Camilla e tutti quei metri non trattennero la principessa triste a corte…Il resto lo conosciamo e l’abito lo scartiamo.
Quindi mi è venuto in mente un altro sposalizio celebre, quello di Jacqueline Lee Bouvier con il futuro Presidente degli Stati Uniti John Fitzgerald Kennedy. Correva l’anno ’53, i due erano giovani, belli e aristocratici, tutti ne parlavano, tutti ne avrebbero straparlato! Jacqueline doveva essere stratosferica, confermando la sua eleganza:Ann Lowe, stilista afro-americana, già in voga ai tempi nell’aristocrazia di New York, realizzò per lei un vestito in taffetà di seta color avorio, con un’ampia gonna e il corpetto drappeggiato con scollo a cuore. Particolarità della gonna furono le applicazioni di stoffa a formare ampi fiori concentrici e piccoli petali in cera nella parte inferiore. A completare il vestito, il velo in tulle fissato ai capelli con boccioli d’arancio. Sublime. Poi Marilyn Monroe si mise a cantare Happy Birthday Mr. President e le fuitine non si contarono più su una mano sola. E Jacqueline comprese che la classe nontrattiene un fedifrago!
Non mi rimane che ispirarmi a quella donna anticonformista che fu Wallis Simpson. Nel 1934 era l’amante di Edoardo di Windsor, principe di Galles ed erede al trono britannico. Aveva un divorzio alle spalle e uno in corso. E non le scorreva sangue blu. Edoardo divenne re e poi abdicò per sposarla. Che moderno! Il giorno delle loro nozze Wallis si mise sù un abito pensato per lei da Mainbocher, in un color carta da zucchero inventato appositamente dallo stilista come omaggio ai suoi occhi (e infatti fu rinominato Wallis Blue). Le arrivava fino ai piedi, con maniche lunghe, un drappeggio davanti e una fila di bottoni sul il busto. Contemporaneo, raffinato, perfetto. Duca e Duchessa, so glamourous, condussero una vita mondana, furono immortalati sui giornali, non badarono a spese per godersela molto.
Voglio quel vestito e quel marito. E corro a dirlo a mia nonna!