Sta per arrivare anche quest’anno il giorno di San Valentino e, come da tradizione, i regali diventano fondamentali. Non c’è coppia di innamorati che si rispetti che per questa giornata dedicata all’amore non pensi ad un dono speciale da regalare alla propria dolce metà.
Che si tratti di acquisti importanti o di un semplice pensierino, è importante avere una guida per non perdersi nel labirinto delle innumerevoli offerte. E se è vero che il sentimento d’amore può trovare il dono perfetto anche in un fiore, a volte le proposte per il giorno di San Valentino sono così carine e allettanti che viene proprio voglia di andare a fare shopping.
Il regalo per eccellenza per la propria fidanzata in questa ricorrenza è forse un capo di lingerie: il rosso è il colore simbolo dell’amore e tantissimi sono i brand che propongono collezioni dedicate al giorno degli innamorati. E chi meglio di Dita Von Teese poteva creare una linea di lingerie pensata per enfatizzare le curve? Tante sono le proposte della burlesque performer, che ha avuto notevole successo anche nella veste di fashion designer. Come di consueto Yamamay sforna una collezione dedicata al San Valentino: rosso e fucsia le nuance prevalenti, tra négligé di seta e completini ad alto tasso di seduzione.
Dolce & Gabbana dedicano alla ricorrenza di San Valentino una vasta gamma di abiti ed accessori: tra cuoricini e strass ecco una grande scritta che celebra la festa degli innamorati. Dagli abiti alle borse interamente ricoperte di cuori fino alle custodie per iPhone ricoperte di strass: il regalo giusto è a portata di mouse, dal momento che l’intera collezione è disponibile sul sito del duo di stilisti.
Tante sono le idee regalo per lei, dall’intramontabile borsa Chanel, preferibilmente a forma di cuore, come nel modello vintage risalente al 1995, fino al gioiello per eccellenza, un solitario pregno di promesse per un futuro pieno d’amore. Ma non sempre è necessario un grande budget per scegliere il regalo giusto: su ASOS c’è infatti disponibile un’ampia selezione di mini gadget e pensierini pensati appositamente per chi non dispone di budget milionari.
SFOGLIA LA GALLERY:
Borsa Chanel vintage 1995, prezzo su richiesta
Push up Dita Von Teese, 50 €
Pochette in gomma Lulu Guinness, 345,99 €
Rossetto Anna Sui, 32,99 €
Fornasetti, 151,70 €
Tazza smaltata Sass & Belle, 8,49 €
Vestaglia in seta Agent Provocateur, 389,15 €
Reggiseno in pizzo Stella McCartney Lingerie, 138,51 €
Vestito Dolce & Gabbana a tema San Valentino, 2.110,64 €
Scarpa Valentino, 857 €
Libro Sex Tips, 4,99 €
Piastra per capelli ghd Gold V Classic Styler, 181,99 €
Anello Pomellato, 1.939,15 €
Fiaschetta tascabile stile pozione d’amore Skinnydip, 21.99 €
Pochette Dolce & Gabbana, 1.022,34 €
Sottoveste a canotta con reggicalze Ann Summers, 63,99 €
Champagne Armand de Brignac, 626 €
Marilyn Monroe, anni Quaranta
Reggiseno strutturato Yamamay, 35,99 €
Nastro da corpo Bluebella, 22,99 €
Foto di Nicole Nodland
Sottoveste Yamamay, 25,99 €
E se volete brindare al vostro amore, quale modo migliore per farlo delle bollicine di un ottimo champagne? Coniuga il glamour al gusto il classico Armand de Brignac, per autentici gourmet. Per tornare al tema lingerie, bellissime sono le proposte di Agent Provocateur e Stella McCartney Lingerie, mentre un altro regalo che la vostra lei potrebbe apprezzare molto è la mitica pochette a forma di labbra firmata Lulu Guinness. In ogni caso, qualsiasi regalo scegliate, non dimenticate l’ingrediente più importante per vivere al meglio la ricorrenza del 14 febbraio: passione e tanto tanto amore.
Occhi da gatta, labbra carnose, gambe lunghissime e curve da capogiro: Madalina Diana Ghenea, valletta di Sanremo 2016 accanto a Carlo Conti, Virginia Raffaele e Gabriel Garko, è una bellezza rara.
Ma chi è questa valchiria dallo sguardo dolce e dal collo da cigno? Un passato da modella e poi l’esordio al cinema, con Youth di Paolo Sorrentino, che forgia a sua immagine e somiglianza un personaggio poetico: Madalina nasce l’8 agosto 1988 a Slativa, in Romania. La vita in quel contesto economico non è delle più facili: è lei stessa a raccontare sul palco dell’Ariston che quando era bambina a casa sua si seguiva Sanremo tutti ammassati davanti all’unico televisore, per non svegliare il papà che tornava stanco dal lavoro.
La piccola Madalina sogna un futuro come étoile ma la sua altezza svettante non le permette di realizzare il suo sogno. Naturalmente elegante, la figura leggiadra cede il posto a curve mozzafiato e ad un sorriso sensuale: è la moda ad offrire a Madalina una strada. È così che la giovane arriva a Milano appena quindicenne, con una grande valigia piena di sogni e speranze per un futuro migliore. L’avvenenza sarà per lei biglietto di sola andata verso la celebrità. Come modella sfila per Gattinoni e poi ottiene numerosi contratti come testimonial.
Madalina Diana Ghenea è nata a Slatina l’8 agosto 1988Madalina da bambina sognava di diventare un’étoile
La modella romena è alta un metro e ottanta e vanta curve mozzafiato
Nel 2011 partecipa al programma di punta della Rai Ballando con le stelle, dove danza sinuosa incantando il pubblico.
Successivamente avviene l’esordio al cinema: è Paolo Sorrentino a volerla in Youth, un film che vanta un cast internazionale, da Jane Fonda a Michael Caine. Dopo il successo de La Grande Bellezza, il regista romano resta colpito dalla bellezza della giovane e le affida il ruolo di una Miss Universo poetica, quasi struggente, che incarna la giovinezza che dà il titolo al film.
Ma Madalina Ghenea non punta solo sulla bellezza fisica: con una passione per la filosofia e quattro lingue parlate, la ragazza è una cittadina del mondo con un bagaglio culturale che poche sue colleghe possono vantare.
La bella Madalina appena quindicenne si è trasferita a Milano, dove ha iniziato la sua carriera come modellaLa modella ha avuto flirt con Gerard Butler e Michael Fassbender
Madalina Ghenea nel film “Youth” di Paolo Sorrentino
Intanto il gossip la insegue: la bella Madalina colleziona relazioni con attori del calibro di Gerard Butler, con cui fa coppia fissa per un anno, e successivamente con Michael Fassbender.
La ritroviamo ora sul palco dell’Ariston, dove si rivela grande padrona di casa dall’alto del suo metro e ottanta e di un italiano perfetto. Umile nonostante il successo ottenuto, Madalina Diana Ghenea piace anche anche per questo.
Si è aperta ieri sera la sessantaseiesima edizione del Festival di Sanremo. Come sempre occhi puntati sugli outfit che hanno calcato il palco del Teatro Ariston. Promossa a pieni voti la bellissima Madalina Ghenea, che ha scelto per la prima serata del Festival della canzone italiana tre abiti da sera firmati Alberta Ferretti: e se il primo non ha convinto particolarmente, data l’audace stampa zebrata, il secondo e il terzo hanno letteralmente fatto sognare.
Un lungo abito nero a sirena con coda interamente ricoperta di piume: è così che la bella attrice e modella romena si è presentata sul palco a metà serata. Una mise da sogno, che enfatizzava le sue curve. Sfarzo principesco e grande classe, per una ragazza che non punta solo sulla bellezza, ma parla correntemente 5 lingue e ama la filosofia. Il terzo ed ultimo abito indossato dalla Ghenea sembra strizzare l’occhio ai Roarin’ Twenties: tra frange effetto charleston ci immergiamo nelle atmosfere de Il Grande Gatsby, per un’eleganza sontuosa e sofisticata.
Virginia Raffaele, altra valletta scelta da Carlo Conti nella conduzione di quest’edizione del Festival, ha vestito i panni di Sabrina Ferilli: incredibile la sua imitazione della procace attrice romana, di cui ha copiato perfettamente il look. Strizzata inizialmente in un bodycon dress nude con vistose applicazione di paillettes, la comica ha poi sfoggiato un principesco abito nero con ampia scollatura. Il fisico asciutto e la grande simpatia le permettono tutto. Promossa anche lei.
Si è aperto ieri sera Sanremo 2016
SFOGLIA LA GALLERY:
Gonna a sirena e piume nel secondo abito, anche questo Alberta Ferretti
Suggestioni charleston nella terza mise sfoggiata da Madalina Ghenea
Virginia Raffaele imita Sabrina Ferilli indossando un abito Uel Camilo
Noemi brilla in Bianca Gervasio
Bocciata la mise di Arisa, firmata Annapurna
Giovanni Caccamo e Deborah Iurato
Laura Pausini torna a Sanremo sfoggiando un abito di Stefano De Lellis
Total black per Irene Fornaciari
Madalina Ghenea nel primo abito scelto per la serata, un Alberta Ferretti tigrato
Ma passiamo alle cantanti in gara: spicca su tutte Noemi, che ha indossato un abito nero con cintura in vita e ampia scollatura sul seno. Una mise audace e sofisticata, che ha evidenziato la bellezza della cantante romana, grintosa più che mai. Bocciata invece Arisa, che si è presentata sul palco dell’Ariston con un’improbabile mise, più adatta probabilmente ad una serata casalinga: un ampio maglione con sottoveste in vista, decisamente non adatto ad un evento quale è Sanremo.
Rimandata a settembre anche Deborah Iurato: la cantante siciliana, rivelazione di Amici, si è presentata sul palco in un inedito duetto con Giovanni Caccamo, vincitore della sezione Giovani della scorsa edizione di Sanremo. La mise scelta dalla Iurato mortifica il suo fisico: l’ampia gonna a ruota con applicazioni di paillettes sulle spalle, effetto tatoo, non convince.
Ultima cantante in gara ad esibirsi sul palco dell’Ariston è stata Irene Fornaciari: ricordava quasi una vestale, nel suo lungo abito nero con le maniche lunghe, castigato e austero. Tanta classe ma forse un tocco di colore in più o qualche accessorio non avrebbe guastato.
Kasia Smutniak in Prada e Anna Foglietta in Costume National (Foto: Venturelli/Getty Images)
Tra gli ospiti torna a Sanremo Laura Pausini: appeal da diva ed emozioni palpabili per la cantante romagnola che tutto il mondo ci invidia, che ha scelto una mise bicolore con applicazioni di strass in vita. Ironica e versatile, la Pausini è apparsa femminile e raggiante, regalando al pubblico un’esibizione indimenticabile. Tra gli altri ospiti Kasia Smutniak e Anna Foglietta: le due attrici hanno calcato il palco per presentare il loro ultimo film, Perfetti sconosciuti, per la regia di Paolo Genovese. Volto dai lineamenti perfetti e abito da moderna principessa per la Smutniak, che sceglie Prada, mentre Anna Foglietta sfoggia un abito nero firmato Costume National.
Uno sguardo magnetico dal sapore mediorientale spicca su un viso di porcellana, il cui eburneo incarnato viene sottolineato dal rossetto rosso; la figura slanciata ammicca dai cartelloni pubblicitari, ove la giovane donna bruna posa come una diva patinata. Paloma Picasso è forse una delle ultime personalità ad aver segnato il corso della moda in modo tanto potente: designer di fama mondiale, businesswoman e imprenditrice di successo, ma anche socialite, musa di stilisti ed apprezzata icona di stile, la sua carriera e la sua vita sono costellate di avvenimenti e suggestioni.
All’anagrafe Anne Paloma Ruiz-Picasso y Gilot, la futura designer nasce a Vallauris il 19 aprile 1949: origine franco-iberica, Paloma Picasso è figlia d’arte per eccellenza, essendo nata dal genio Pablo Picasso e dall’artista francese Françoise Gilot. Fin dall’infanzia le viene insegnato ad essere indipendente e a sviluppare la propria personalità, unica via per non soccombere dinanzi al peso di una figura paterna così ingombrante.
Immortalata in alcune opere del padre, come “Paloma con un’arancia” e “Paloma in blu”, tante sono le foto che tracciano un ritratto abbastanza nitido della sua infanzia, vissuta in pieno spirito bohémien, circondata da artisti ed intellettuali. La bambina che osserva l’obiettivo con i grandi occhi scuri, fotografata spesso al fianco del padre, lascia ben presto il posto ad una donna sicura di sé, seducente nel suo rossetto rosso lacca e nella sua figura mediterranea. Un raro mix di procace sensualità latina e sofisticata classe contraddistingue la futura designer fin dalla pubertà.
Paloma Picasso è nata a Vallauris il 19 aprile 1949Paloma Picasso ritratta a Parigi da Annie Leibovitz. 1982Paloma Picasso ritratta da Newton, Nizza, 1983Paloma Picasso fotografata da Edward Steichen/Getty ImagesLa designer ritratta da Mario Sorrenti per Vogue Paris, marzo 2009
Paloma Picasso è un’icona di stile, designer di gioielli e musa iconica di stilisti e fotografi
Paloma è curiosa e vivace: dopo la laurea si fa regalare dai genitori una vacanza studio a Venezia, città di cui subisce da sempre il fascino. La giovane alloggia presso la pensione Frollo, alla Giudecca, tra i suoi luoghi preferiti insieme a Dorsoduro, sede della casa di Peggy Guggenheim, amica di famiglia dei Picasso. Paloma è rapita dai colori della laguna, attraversata dal glamour internazionale ma anche dalle suggestioni tragiche e struggenti dell’opera di Thomas Mann. La Serenissima costituirà in futuro principale fonte di ispirazione per i suoi gioielli.
Indipendente e dotata di una personalità forte, la giovane spicca ben presto il volo, proprio come la colomba che le dà il nome, dal simbolo disegnato dal padre in occasione della Conferenza Internazionale sulla Pace che ebbe luogo a Parigi l’anno della nascita di Paloma.
La giovinezza della futura icona è un inno alla vita mondana, tra gli eccessi e la ribellione tipici degli anni Settanta. Sono gli anni della vita notturna e Paloma è presenza fissa allo Studio 54 di New York e al Palace parigino, dove si scatena sulla pista da ballo. Ancora giovanissima, decide di combattere la sua timidezza attraverso il suo stile, che funge quasi da coperta di Linus per lei: in breve diviene una IT girl ante litteram. Protagonista indiscussa della scena culturale e modaiola parigina, i suoi abiti sono copiati e il suo stile è imitatissimo. Tra i suoi più fedeli ammiratori spiccano nomi del calibro di Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, di cui la giovane diviene musa.
Uno scatto realizzato da Pablo PicassoPaloma Picasso presso Tiffany & Co. New York, 1980. Foto di Roxanne LowitPaloma Picasso nella campagna pubblicitaria del profumo che porta il suo nome, 1984Paloma Picasso in una sequenza di scatti realizzati da Antonio LopezPaloma Picasso è la figlia più piccola di Pablo Picasso e di Françoise GilotIl rossetto rosso è la firma della designer, nonché il suo marchio di fabbricaLa carriera di Paloma Picasso iniziò come costume designerPaloma col padre, Pablo PicassoUna giovane Paloma Picasso con i suoi gioielliIl primo a credere in Paloma fu Yves Saint Laurent, che le commissionò la creazione dei gioielli per le sue collezioni
Paloma Picasso e Xavier de Castelle al Le Privilege, foto di Roxanne Lowit, 1983
Inizialmente riluttante ad intraprendere una carriera nel design, la giovane tenta invano di reprimere questa sua propensione naturale, temendo il confronto con l’autorevole figura paterna. Paloma sa che tanti sono gli ostacoli da superare, e che a volte la critica può essere impietosa con i figli d’arte, e lei lo è per antonomasia, essendo la figlia più piccola del maestro Picasso, uno degli artisti più influenti del Ventesimo secolo nonché padre riconosciuto del Cubismo.
La sua carriera inizia a Parigi nel 1968, come costume designer. Ma in breve la giovane sviluppa una grande passione per i gioielli, che inizia a creare assemblando strass e bigiotteria. La critica si accorge immediatamente di lei. Dopo aver frequentato un corso di design del gioiello, arriva il primo lavoro. È monsieur Yves Saint Laurent, suo grande amico, il primo a credere in lei, commissionandole una linea di gioielli da abbinare ad una delle sue collezioni.
Nel 1971 Paloma inizia una collaborazione con la casa di gioielli greca Zolotas. Ma è il 1980 l’anno della svolta, quando John Loring, vice presidente di Tiffany & Co., le chiede di creare i gioielli per il celebre brand americano. È la consacrazione ufficiale per la giovane Picasso, che dimostra un talento naturale nel creare gioielli dal design audace ed accattivante. La colomba di cui porta il nome diverrà ben presto uno tra i topos preferiti per creazioni dalle dimensioni notevoli, al punto da essere spesso conservate nelle collezioni permanenti di alcuni musei, come il Museo di Storia Naturale Smithsonian, che conserva una collana di kunzite da 396 carati, o il Field Museum di Chicago, dove si può ammirare il bracciale di selenite da 408 carati. Le sue creazioni ammaliano e il successo è internazionale: per la prima volta le persone potevano stringere un Picasso tra le mani, anche se non si trattava di un quadro.
Paloma ritratta da Helmut NewtonPaloma Picasso divenne una IT girl ante litteramPaloma in Yves Saint Laurent in uno scatto di Helmut Newton, Venezia, 1990Un altro scatto di Helmut Newton, trench Yves Saint LaurentPaloma Picasso in Yves Saint Laurent, foto di Helmut NewtonPaloma Picasso incarnò per anni una bellezza sensuale ed iconicaPaloma Picasso in un celebre scatto di Helmut Newton, Saint Tropez, 1973Paloma Picasso ritratta da Helmut Newton in un abito di Karl Lagerfeld, Parigi, 1978
Paloma Picasso in una foto di Irving Penn. Vogue, aprile 1984
Alla morte del padre, avvenuta nel 1973, la designer vive un momento di crisi, come lei stessa ha dichiarato in un’intervista al New York Times. La sua sensualità le fa ottenere in questo periodo un ruolo in un film erotico: Paloma diventa così la contessa Erzsébet Báthory, protagonista di Racconti immorali, del registra polacco Walerian Borowczyk, pellicola premiata col Prix de l’Âge d’or nel 1974: il ruolo della contessa ungherese dagli inappagabili desideri sessuali contribuisce alla fama di Paloma Picasso, che viene consacrata a vera e propria musa iconica. Una figura magnifica e un viso bello come i quadri del padre appartenenti al periodo classico sdoganano ufficialmente la nuova dea del jet set internazionale. Bruna, il viso pulito, le sue mise sono sempre impeccabili e le sue uscite ufficiali fanno notizia: Paloma Picasso si afferma in breve come icona di stile europea, comparendo sulle riviste più prestigiose e posando per i più grandi fotografi del mondo, da Irving Penn a Robert Mapplethorpe, da Andy Warhol a Horst P. Horst fino ad Helmut Newton, che forgia tramite il suo obiettivo un autentico sex symbol, immortalandola in scatti ad alto potenziale erotico. Indimenticabile la spallina che scivola giù, lascivamente, su un topless sfacciato: un’immagine forte, da vera valchiria, per altre foto in cui Paloma si erge, femmina e potente, nel buio delle strade parigine.
Nello stesso periodo avviene l’incontro con il drammaturgo argentino Rafael Lopez-Cambil, noto come Rafael Lopez-Sanchez, con cui la designer convola a nozze nel 1978. Il matrimonio è un evento: lei indossa un abito rosso, bianco e nero disegnato da Yves Saint Laurent, mentre per il ricevimento sceglie un capo di Karl Lagerfeld.
Paloma Picasso in Yves Saint Laurent, foto di Cecil Beaton, Elegance, dicembre 1979Paloma Picasso ritratta per Le Jardin des Modes, foto di David Seidner, 1987La designer in una foto del 1990Paloma Picasso in una foto di Robert Mapplethorpe, 1980Paloma Picasso e Carlos MartorellPaloma e Yves Saint Laurent, di cui fu musa
Paloma ritratta da Andy Warhol, 1974
Quel che permette a Paloma Picasso di affrancarsi dalla figura paterna è soprattutto il suo carisma. Il suo talento nel design e la sua indiscutibile bellezza le permettono di brillare nel fashion biz, rendendola una self-made woman, sebbene sia cresciuta in una famiglia tanto importante. Eccola posare come una top model, perfettamente a suo agio davanti all’obiettivo, pur non sfiorando il metro e sessanta, forte di una personalità invincibile. Sul sito di Tiffany & Co. è immortalata in foto dall’allure patinato, in cui indossa un cappello a tesa larga e occhiali da sole da diva, oltre ai suoi gioielli, naturalmente. Le creazioni di Paloma Picasso inaugurano un’estetica nuova per la gioielleria, che trova espressione in forme audaci e design innovativi. I suoi gioielli sono fatti per essere indossati, ribadisce più volte la designer, e spesso rendono omaggio alla Serenissima, di cui è riuscita a rappresentare i riflessi che le lanterne creano sull’acqua, i colori del Canal Grande e le suggestioni orientali di cui la città è pregna. Venezia continua a rappresentare un’insostituibile fonte di ispirazione per la designer, che ha dedicato alla città un’intera collezione, lo scorso 2011.
Dopo il lancio della sua linea di gioielli per Tiffany & Co., l’eclettica Paloma sfornò una linea di profumi, cosmetici, accessori per la casa, capi di pelletteria, occhiali da sole, e disegnò le scenografie per il marito, Rafael Lopez-Cambil. Nel 1984 lancia la fragranza che porta il suo nome. Il suo profumo parla di lei e le somiglia, trattandosi di una fragranza pensata per donne forti, proprio come lei. È Lopez-Cambil ad occuparsi del progetto, mettendo a punto la straordinaria campagna pubblicitaria, che vede la stessa designer nel ruolo di modella di se stessa. Divenuta un vero e proprio marchio di fabbrica, le foto di Richard Avedon consacrano la designer a dea della moda. Il nonno di lei, Emile Gilot, era stato chimico e creatore di profumi. Nel 1987 l’uscita della sua celebre nuance di rossetto, il Mon Rouge di L’Oréal. Nel 1992 il lancio della fragranza maschile Minotaure. Intanto la sua attività va a gonfie vele e tantissime sono le boutique che vendono i suoi prodotti, dal Giappone ad Hong Kong, fino agli Stati Uniti, l’Europa e l’Estremo Oriente.
Paloma in uno scatto di Richard Avedon per la sua linea di gioielli per Tiffany & Co., Vogue America, novembre 1980Paloma per Vogue America, ottobre 1987La designer posa con i suoi gioielliPaloma Picasso dal 1980 disegna gioielli per Tiffany & Co.La designer ha avuto esperienze anche come attricePaloma Picasso ritratta da Toni Thorimbert, 1986Paloma Picasso continua ad essere un’icona di stile
Paloma Picasso in uno schizzo di David Downton,1999
La sua firma è in quel rossetto rosso, dalla nuance unica, divenuto suo marchio di fabbrica. Ha dichiarato di averlo indossato ogni giorno, dai venti ai cinquant’anni. Come il padre aveva attraversato diverse fasi creative, come il periodo blu e il periodo rosa, nel caso di Paloma Picasso vi è un unico colore a rappresentare la sua intera esistenza, il rosso. Si dice che la designer iniziò a giocare col rossetto rosso a soli tre anni. E da allora questo colore sarebbe divenuto il suo segno distintivo: per non essere riconosciuta le bastava non indossarlo.
Nel 1988 Paloma Picasso ricevette un’onorificenza per il suo straordinario impatto sull’industria fashion, e fu premiata per la sua eccellenza nel design. Dal 1983 è presenza fissa dell’International Best Dressed List.
Nel 2010, per celebrare il trentesimo anniversario dall’inizio della sua collaborazione con Tiffany and Co., ha lanciato una collezione dedicata al Marocco. Dopo 21 anni il matrimonio con Lopez-Cambil naufraga: il divorzio milionario occupa le copertine dei principali tabloid. Intanto la designer continua ad ispirare la nuova generazione di designer, da Marc Jacobs a Stuart Vevers a Mark Fast, che ha dichiarato più volte di considerare Paloma Picasso la sua “vera fonte di ispirazione”. Per lei, ritiratasi in Svizzera dopo il suo secondo matrimonio con l’osteopata Éric Thévenet, l’unica icona di stile contemporanea è Michelle Obama. La designer continua a posare per le riviste; lo scorso 2009 è stata immortalata da Mario Sorrenti in un lungo abito giallo. Rosso, nero e oro sono i colori che Paloma Picasso indossa abitualmente. Il suo stile è classico, sofisticato e fortemente europeo, fatto di abiti sontuosi e dettagli importanti. Attualmente la designer vive tra Losanna e Marrakech.
Le voci si rincorrevano ormai da mesi, ma la notizia è ormai ufficiale: Stefano Pilati lascia Ermenegildo Zegna. Al suo posto si attende Alessandro Sartori, appena uscito da Berluti.
Il divorzio tra Pilati e la maison è stato salutato da ambedue le parti con parole di ammirazione e stima reciproca. Gildo Zegna, amministratore delegato del gruppo, ha ringraziato pubblicamente lo stilista per il lavoro svolto: «Volevamo rafforzare la nostra presenza nel mondo del fashion e dello stile e diventare una delle sfilate di riferimento nel calendario della moda milanese. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo più velocemente di quanto prefissatoci e siamo ora pronti ad affrontare nuove sfide. A Stefano auguro importanti successi per i suoi futuri progetti».
Dal canto suo Pilati si è detto orgoglioso di aver lavorato per un’azienda che -parole testuali- «fa della qualità, dell’ artigianalità e dell’eccellenza i pilastri del suo business». La collezione Autunno/Inverno 2016 che ha sfilato a Milano lo scorso 16 gennaio è stata la sua ultima sfilata per il gruppo.
Stefano Pilati è nato a Milano nel 1965
La parentesi di Pilati alla direzione creativa di Zegna era iniziata tre anni fa: lo stilista era stato nominato anche direttore creativo di Agnona, il marchio femminile del gruppo Zegna, incarico che però aveva lasciato a luglio del 2015.
Nato a Milano nel 1965, Stefano Pilati nel corso della sua carriera è stato dal 2004 al 2012 direttore creativo di Yves Saint Laurent. Ora si profila per lui un nuovo incarico in casa Lanvin, dopo l’addio annunciato pochi mesi fa da Alber Elbaz.
Per la prima volta nella storia il Teatro alla Scala si è trasformato nella location di una sfilata di moda: nella giornata di ieri l’alta moda di Dolce & Gabbana ha sfilato nel tempio della lirica.
Sono stati i primi a raccogliere molte sfide, indomiti ribelli, fieramente anticonformisti, spesso anticipatori dei tempi: con un défilé interamente dedicato all’arte del ben canto, Domenico Dolce e Stefano Gabbana hanno portato l’haute couture italiana alla Scala, luogo pregno di storia e tradizioni. Un omaggio al Bel Paese e a Giacomo Puccini, le cui musiche hanno accompagnato le uscite delle modelle. Dalle struggenti atmosfere della Turandot, fino a Madama Butterfly, dalla Bohème alla Tosca: il patrimonio musicale italiano viene omaggiato dai due stilisti, da poco divenuti sostenitori del teatro, che considerano un'”istituzione simbolo della cultura italiana in tutto il mondo”.
Una sfilata evento conclusasi con una standing ovation di cinque minuti e con il duo di stilisti in lacrime, tra gli applausi degli ospiti, affascinati dalla sublime arte che ha calcato l’insolita passerella, in primis Alexander Pereira, sovrintendente alla Scala. Dopo la sfilata ha avuto luogo un’esibizione degli studenti dell’Accademia.
Gli stilisti hanno commentato la sfilata come “la realizzazione di un sogno”. Ottantotto uscite emozionanti, tra le musiche di Puccini. Astenersi detrattori: il tempio della lirica non è stato in alcun modo profanato, ma si è viceversa aperto ad abbracciare una delle arti italiane più importanti a livello mondiale, quale è la moda.
Una donna casta e raffinata ha calcato la passerella: nessuna scollatura, bandite le trasparenze ed ogni tocco eccentrico. Una collezione all’insegna della sobrietà e dello stile più sofisticato. Trionfo barocco nei broccati di seta, tra LBD d’ordinanza e tailleur in tweed e cachemire. Infine, eccola, quasi una visione onirica, la donna di Puccini, che sfila maestosa tra corpetti e abiti ricchi di fascinazioni storiche e regale sontuosità. Come un ballo, tra paillettes, pietre e ricami preziosi, tra le crinoline e i velluti trova nuova vita la sublime incarnazione dell’eroina pucciniana, tragica e appassionata, che sfoggia smoking maschili rubati alla linea uomo. Tripudio di barocca eleganza negli orecchini chandelier e nelle pietre preziose che scintillano addosso alle mannequin. Un omaggio al teatro stesso, ma anche a Milano, con le sue bellezze, dal Castello Sforzesco al Duomo, che vengono rappresentati sui cappelli.
Se l’eleganza avesse un corpo, sarebbe sicuramente il suo: sottile ed eterea, la figura slanciata capace di esaltare qualsiasi mise, i lunghi capelli biondi che incorniciano un volto dai lineamenti squadrati. Emblema dello stile wasp americano, Lauren Santo Domingo è uno dei volti più celebri del fashion biz.
Una carriera sfolgorante ed uno stile imitatissimo l’hanno consacrata influencer e trendsetter, mentre la sua eleganza l’ha portata ad apparire sulla Hall of Fame dell’International Best Dressed List stilata dalla rivista Vanity Fair lo scorso 2015.
Figlia di un imprenditore e filantropo americano, all’anagrafe Lauren Davis, la bionda imprenditrice ha sposato lo scorso 2008 il famoso discografico colombiano Andrés Santo Domingo, divenendo cognata di Tatiana Santo Domingo e Andrea Casiraghi. Il matrimonio, atteso come l’evento più glamour dell’anno, ha tenuto banco per mesi sui tabloid di mezzo mondo. Quarant’anni il prossimo 28 febbraio, cresciuta a Greenwich, in Connecticut, Lauren, algida e bionda, sarebbe piaciuta ad Alfred Hitchcock, con quella sua eleganza un po’ gelida.
Lauren Santo Domingo è nata il 28 febbraio 1976All’anagrafe Lauren Davis, nel 2008 l’imprenditrice ha sposato Andrés Santo DomingoLauren Santo Domingo è contributing editor di Vogue e co-fondatrice del sito Moda Operandi
Cresciuta a Greenwich, in Connecticut, la bionda Lauren ha sempre amato la moda
Una carriera iniziata come modella per Sassy, magazine per teenager molto in voga negli anni Novanta. L’imprenditrice ha ammesso più volte di aver desiderato da sempre di lavorare nel mondo della moda. Dopo gli studi la bionda Lauren ha messo in curriculum anche un’esperienza come PR per Oscar de la Renta, tra i suoi designer preferiti. Poi la fondazione di Moda Operandi, nel 2010, in collaborazione con Aslaug Magnusdottir, e, da lì, la consacrazione a guru della moda.
Moda Operandi si è imposto in breve come uno tra i siti web più amati dai fashion addicted di tutto il mondo: l’idea le venne guardando le sfilate di moda e sognando, da fashionista che si rispetti, di poter indossare al più presto i capi visti sulle passerelle. Il sito si distingue infatti in quanto offre la possibilità di fare acquisti senza dover aspettare i lunghi tempi di consegna normalmente previsti. M’O ha aperto diverse sedi nelle principali capitali europee, a partire da Londra. Il sito offre un’ampia selezione di capi, accessori di lusso, come la celebre Birkin Bag di Hermès, e numerose collezioni di gioielli.
Lauren Santo Domingo è un’imprenditrice, un’influencer ed un’icona di stileL’imprenditrice è stata inserita dal New York Observer tra le 100 newyorkesi più influenti degli ultimi venticinque anniLauren Santo Domingo in pelliccia Marco de VincenzoLauren Santo Domingo indossa un top Johanna OrtizNel 2010 Lauren Santo Domingo ha fondato Moda Operandi insieme ad Aslaug Magnusdottir
Trench, jeans e ballerine: la quintessenza dello stile
Nel 2005 la bionda Lauren torna a far parte della redazione di Vogue, dove aveva iniziato anni prima a lavorare come editor: con la sua rubrica “APT with LSD” entra negli appartamenti delle donne più influenti del fashion biz, affermandosi anche come una delle firme più seguite e apprezzate della celebre testata.
Presenza fissa sulle riviste patinate come anche nei front row delle sfilate e nel parterre degli eventi più glamour ed esclusivi, Lauren Santo Domingo secondo il New York Observer è una delle cento newyorkesi più influenti degli ultimi venticinque anni. La bionda fashion editor e il marito Andrés formano una coppia molto glamour e sono spesso paparazzati negli eventi mondani, come illustri esponenti di quel jet set internazionale che forse oggi apparirebbe annacquato senza icone della portata di Lauren. Il suo nome, divenuto celebre -quasi un logo vivente- viene spesso abbreviato come LSD.
Lauren Santo Domingo è musa di stilisti del calibro di Proenza Schouler, Nina Ricci ed Eddie BorgoLa bionda fashion editor è amante delle pencil skirt e degli abiti sculturaLauren Santo Domingo è considerata l’ultima icona waspGonna Derek Lam e giacca paillettata Salvatore Ferragamo
La carriera di Lauren Santo Domingo è iniziata con uno stage come PR presso Oscar de la Renta
Da anni considerata tra le donne più eleganti del mondo, musa di stilisti del calibro di Proenza Schouler, Nina Ricci e Alexander Wang, Lauren Santo Domingo è una brillante trendsetter, capace di anticipare le tendenze e fiutare i futuri talenti, tra cui Delpozo, di cui ha spesso indossato le creazioni. Fotografata da nomi del calibro di Annie Leibovitz e Mario Testino, non c’è rivista patinata in cui Lauren Santo Domingo non sia apparsa, da Vogue Paris a Vogue Spagna, da Elle a Town & Country, da W a Vanity Fair.
La bionda editor viaggia spesso tra Londra, New York, Cartagena, in Colombia -paese di origine del marito- e Parigi, dove vive nel quartiere Saint Germain, in un lussuoso hôtel particulier. Mamma di due bambini, sublime incarnazione della più autentica lady dell’alta società americana, l’editor è da sempre in prima linea nel valorizzare i nuovi talenti. Tra i suoi designer preferiti spiccano Giambattista Valli, Oscar de la Renta, Charlotte Olympia, Dries Van Noten, Dolce & Gabbana e Josep Font di Delpozo. Il suo stile tradisce la sua vita cosmopolita e la sua indole raffinata e sofisticata. Icona di stile contemporanea dalle mise sempre apprezzate, Lauren Santo Domingo sfoggia uno stile sempre impeccabile, che indossi capi sartoriali o abiti da gran soirée. Una predilezione per le pencil skirt e per gli abiti scultura, dal sapore couture, il suo stile è tutto da imitare.
Uno dei look più iconici dell’imprenditriceLauren Santo Domingo in Oscar de la Renta ai Met Gala 2014Lauren Santo Domingo in John Galliano vintage
Lauren Santo Domingo in Giambattista Valli Couture
Cosa manca ad alcuni “artisti” per essere definiti tali? L’amore. L’amore per quello che fanno, per il proprio mestiere, per il pennello che tinge la tela, per il soggetto che stanno fotografando. L’amore come elemento essenziale, come la mezza tinta che rende un quadro perfetto – questo è quello che non manca a Santillo 1970 – l’amore per la propria terra.
Ed è alla loro terra d’origine, la Calabria, che i fondatori Santillo 1970 dedicano la nuova collezione autunno-inverno 2016/17 e al progetto speciale Radici Project.
Radici Project pone come obiettivo quello di recuperare le antiche lavorazioni artigianali, utilizzando le materie prime del territorio. La ginestra calabrese, un bellissimo fiore dal giallo intenso, viene mescolata al lino e al cotone, rendendola così più morbida. Il risultato è un tessuto di gran qualità, successivamente lavorato attraverso antichi telai di inizio ‘900 restaurati. Prodotti unici, autentici, che hanno una “vita da raccontare” quelli di Santillo 1970 – che racchiude, in questa capsule, le lavorazioni croquette per le cravatte “handmade”.
lo showroom Santillo nel cuore di Milano
Nella collezione autunno-inverno 2016/17 ritroviamo il grande attaccamento di Gennaro e Saverio Santillo per la letteratura e i viaggi, capi dal sapore antico che ci riportano ai romanzi di J. R. R. Tolkien – e allora le sfumature saranno verdi come i boschi incantati, marroni corteccia, rosse come il fuoco e blu intense come i cieli di un paesaggio rurale.
l’uomo Santillo è amante del buon gusto, dei viaggi, della cultura
Tutto è retrò, compreso lo showroom situato nel cuore di Milano, a Porta Venezia, dove tra i manichini risalta la forza del brand per l’attenzione ai dettagli – polsini, asole, colletti e rifiniture – sempre e rigorosamente realizzati a mano.
la tecnica utilizzata per la creazione dei capi, trae ispirazione dalla sartoria napoletana
sapori retrò allo showroom Santillo
Un viaggio dove la classe, l’eleganza e il buon gusto ritornano in auge, radici al passato, verso gli anni ’30 – ’40, anni che, secondo Gennaro Santillo, rappresentano la massima espressione dello stile.
è agli anni ’30 e ’40 che trae ispirazione il guardaroba Santillo
La collezione FW 2016/17 è composta da dieci capi e si distingue per l’utilizzo delle mescole di pregiati filati quali flanella, cachemire, fustagno, cotone nelle due versioni “classic”, gli immancabili monofilo e brillanti come il drill, e “rough”.
New entry per questo nuovo progetto è il capo “daily use” ricercato ma versatile. Una camicia che non è più ancorata alle vecchie rigide regole del dress code. Sempre attuali sono i modelli “cult” dell’azienda calabrese, fra tutti la polo-camicia.
la camicia Santillo
La storia di Santillo 1970 nasce nel secondo dopoguerra nella bella Napoli, e arriva a noi oggi grazie alla loro passione, alle tradizioni, all’ amore per la famiglia e per la propria terra, una storia dove l’etica e le pratiche sartoriali sono il “leitmotiv” del brand.
Santillo 1970 ha ancora molto da raccontare, è il libro che abbiamo appena iniziato a leggere e non vorremmo finisse mai.
Il fumo di una sigaretta offusca l’aria di una gelida notte parigina; due mani si sfiorano, tra risate sommesse e sguardi furtivi, che fanno capolino sotto il make up pesante. Lo smoking lascia intravedere la linea gentile del punto vita, mentre il tacco dodici reclama la sua parte in questo gioco seduttivo; gli occhi di lui sembrano spogliare quei fisici scultorei nascosti sotto veli di chiffon; occhi a mandorla dalle lunghe ciglia sembrano tremare mentre le mani bramano carezze sempre più audaci. La mente vaga senza fermarsi, e l’inaspettato ménage à trois apre la porta a giochi proibiti e segreti inconfessabili. Quella è la notte giusta, la notte in cui osare, in cui la Ville Lumière riserva dolci sorprese e promesse d’amore. Basta un’occhiata complice, e le due donne entrano insieme nel locale dall’aria invecchiata, mentre l’insegna al neon recita un nome indimenticabile.
La collezione haute couture Primavera/Estate 2016 di Jean Paul Gaultier inizia così, con un tributo alla libertà sessuale e allo stile degli indimenticabili anni Settanta, incarnati in Edwige Belmore, regina del punk scomparsa lo scorso anno, protagonista indiscussa della nightlife parigina fino agli anni Ottanta. Le atmosfere audaci rivendicano una voglia di perdizione in chiave patinata, in bilico tra le paillettes e i lustrini di un cabaret e le suggestioni sadomaso di un club privé.
E quale migliore location iconografica se non Le Palace, tempio della musica e della vita notturna parigina, dove, a cavallo tra gli anni Settanta e gli Ottanta, si potevano trovare tutti: da monsieur Yves Saint Laurent, fedelmente accompagnato dalle sue muse Loulou de la Falaise e Betty Catroux, a Paloma Picasso; lì dove Bianca Jagger ballava sui tavoli e Grace Jones improvvisava striptease. Un’intera generazione che non temeva gli eccessi, ricordata come Generation Palace. Jean Paul Gaultier ripropone sulla passerella la stessa atmosfera di promiscuità sessuale, rigorosamente in chiave chic, che si respirava in quella che era la versione francese del celeberrimo Studio 54.
Le mannequin che calcano la passerella aspirano il fumo da sigarette e bocchini anni Trenta, e, tra baci saffici e risate, sorseggiano flûte di champagne. Ambigua e androgina, la donna Jean Paul Gaultier è perfettamente a suo agio nell’atmosfera dei nightclub; un vero animale notturno, ricorda una Katherine Hepburn fasciata in smoking nero impreziosito da fusciacca rigida chiusa da nappine in seta, che diviene quasi una sorta di corsetto ad alto tasso erotico. Misteriosa come le dive dei film anni Quaranta, eccentrica ed iconica, si muove sinuosa tra cristalli e abiti paillettati, che esibisce distrattamente sotto blazer dal taglio sartoriale distrattamente appoggiati sulle spalle. Trionfo di glitter tra jumpsuit e pigiami da sera metallizzati, da indossare sotto trench che ricordano vestaglie. I leggings vengono sdoganati praticamente ad ogni uscita, sia in pelle nera che in fantasie a righe, mentre sono nude le gambe sotto alle piume di marabù bianco; il pinstripe diviene la fantasia prevalente, per capispalla in raso di seta, più simili ad un négligé, mise perfetta per questa diva dell’avanspettacolo in chemisier dorate, strizzata in corsetti e tute in lurex, tra elementi circensi e chinoiserie da bordello cinese.
Polvere di stelle nelle tuniche preziose indossate sotto al biker d’ordinanza dalle suggestioni punk e trompe-l’oeil che fa capolino tra gli omaggi a David Bowie e al glam rock: la donna Jean Paul Gaultier indossa abiti a sirena tempestati di paillettes sotto boleri dai colori fluo e dal piglio ribelle. Nel front row spiccano Fergie, Christian Louboutin, Farida Khelfa e Amanda Lear, che si esibisce alla fine del défilé.
Una immensa distesa di prati verdi su cui si erge solitaria una costruzione astratta in legno scandinavo, che sembra attrarre i raggi di un pallido sole del Nord: si presenta così il Grand Palais di Parigi, per accogliere il défilé Haute Couture di Chanel. Una collezione Primavera/Estate 2016 ricca di suggestioni, in bilico tra opulenza e minimalismo. La luce tenue dei paesaggi nordici si unisce al lusso tipico della maison francese, tra ricami preziosi, gioielli, chiffon e ruches. Ad aprire la sfilata è Mica Arganaraz, la nuova musa di Kaiser Karl, seguita da top model del calibro di Kendall Jenner, Mariacarla Boscono, la burrosa Gigi Hadid con la sorella Bella.
Il tradizionale tailleur in tweed, emblema della maison, si coniuga ad abiti insolitamente minimal, dall’appeal quasi monacale, tra inediti colletti da educanda e maniche balloon: semplicità e pulizia si arricchiscono dell’unico vezzo costituito da un fiocco bon ton. Si continua con bluse e gonne in seta: torna prepotentemente in auge la gonna longuette, con caviglie scoperte, mentre per la sera il mood è sparkling, tra cascate di cristalli, frange, gonne plissettate e oro all over. L’opulenza sembra essere la parola chiave, per un’eleganza che attinge molto dal Sol Levante. Certi capi drappeggiati ricordano i kimono, mentre le linee sembrano ispirarsi ai costumi delle imperatrici orientali. Anche il make up delle mannequin omaggia il Giappone: i capelli vengono raccolti in uno chignon basso con riga centrale, mentre profuma di Oriente il trucco degli occhi, evidenziati da due linee nere parallele.
Neutrale e sobria è la palette cromatica, che predilige avorio, paglia, nude e beige, insieme al bianco, al nero e al blu navy, mentre piccoli guizzi di colore si ottengono con azzurro e rosa shocking che qua e là fanno capolino su tailleur e abiti. Zeppe in sughero sembrano omaggiare la magia dei paesaggi scandinavi, per una moda eco-friendly, che usa materiali quali la rafia.
La donna Chanel è austera come le donne orientali, rispettosa della natura e dei suoi elementi, ma capace di ostentare un lusso quasi barocco, come l’abito da sposa con strascico, che chiude il défilé. Suggestiva e come sempre teatrale la conclusione della sfilata, con le modelle che si raccolgono nella costruzione in legno su due livelli, quasi una casa di bambole dal sapore scandinavo, dove fa capolino anche Karl Lagerfeld.
Ospiti della sfilata Cara Delevingne, una prorompente Monica Bellucci strizzata in inediti leggings, Gwyneth Paltrow, Anna Wintour, l’italianissima Alessandra Mastronardi e la sempreverde Inès de la Fressange, musa storica di Lagerfeld.
Una valchiria in abito da sera è la protagonista della sfilata Atelier Versace, che ha inaugurato l’Haute Couture parigina. Donatella Versace riporta la maison ai vecchi fasti, proponendo una collezione Primavera/Estate 2016 sofisticata e grintosa.
Atletica, sinuosa, sicura di sé, la donna Versace calca la passerella esibendo una self-confidence fuori dal comune: come una dea, tra drappeggi, spacchi vertiginosi e nude look mozzafiato, esibisce fieramente la propria femminilità e le curve. L’intero défilé è un tributo alla bellezza femminile. E tante sono le bellezze che si alternano sulla passerella, da Irina Shayk a Rosie Huntington Whiteley, da Mariacarla Boscono a Gigi Hadid a Joan Smalls. Testimonial della sfilata è Rita Ora, strizzata in un mini abito arancione, che enfatizza il suo fisico scolpito.
Atelier Versace restituisce alla donna il potere derivante dalla seduzione: la femme fatale che sfila in passerella sfoggia colori vitaminici che esaltano le curve vertiginose. La palette cromatica indugia in nuance fluo, dal giallo fluorescente all’arancio al blu cobalto, alternati al bianco e nero optical. Nude look enfatizzano il corpo attraverso sapienti cuciture e intrecci strategici: i virtuosismi non si contano, tra reti traspiranti e lacci bondage, per capi ad alto tasso di seduzione. Come una ragnatela, piccoli spiragli di pelle vengono lasciati sapientemente in vista, mentre lunghi abiti da sera in georgette di seta svolazzante conferiscono alla donna un’allure da diva. Colori accesi anche per i mini dress, mentre i bustier enfatizzano le curve femminili. Una haute couture che si ispira all’atletica e alle uniformi degli sportivi, riuscendo contemporaneamente ad enfatizzare la femminilità. Tra i materiali usati spicca su tutti il silicone, tra micropaillettes e giochi cromatici.
Nel front row della sfilata spiccano illustri colleghi designer, da Alexander Wang ad Anthony Vaccarello, che cura la linea Versus, fino a Riccardo Tisci, che ha recentemente scelto Donatella Versace come testimonial Givenchy.