Ormai è ufficiale: Beyoncé firmerà una linea in esclusiva per Topshop. La catena low cost inglese e la regina della musica hanno confermato l’inedita collaborazione, che si preannuncia un riuscito esperimento stilistico.
La cantante si improvvisa designer di una linea dall’appeal sporty-chic che sarà in vendita da aprile 2016, secondo indiscrezioni. Parkwood Topshop Athletic Ltd., questo il nome della linea sportiva disegnata da Beyoncé, sarà molto più che una collezione stagionale: pare infatti che la linea diventerà fissa nei store della catena inglese.
Curve da capogiro e una grande passione per la moda, la bella Beyoncé ci stupirà con il suo sportswear: declinata in top, leggings, sneakers, i capi saranno adatti per molteplici attività sportive, dalla danza alla corsa.
Disponibile in 25 paesi, Stati Uniti ed Europa inclusi, Topshop non è nuovo a esperimenti di questo tipo: indimenticabile la collezione disegnata da Kate Moss per il brand low cost. Adesso tocca alla ex delle Destiny’s Child conferire un tocco di stile e di femminilità all’abbigliamento sportivo.
Cresce l’attesa per la sfilata della collezione Chanel Métiers d’Art, che sarà presentata domani nella suggestiva location degli studios di Cinecittà, a Roma.
Un omaggio all’Italia, patria del cinema d’autore: la location scelta da monsieur Karl Lagerfeld per presentare la nuova collezione non è casuale. Qui verrà infatti presentato, insieme alla sfilata, anche il nuovo cortometraggio diretto da kaiser Karl, dedicato alla vita di Coco Chanel.
Once and forever vede tra le protagoniste Kristen Stewart e Géraldine Chaplin, che interpretano due attrici chiamate a misurarsi col ruolo dell’indomabile Gabrielle, che cambiò per sempre il corso della moda.
I celebri studios di Cinecittà, che hanno visto nascere capolavori indiscussi del cinema italiano, dal Realismo ai kolossal storici, si aprono per omaggiare il genio creativo di Lagerfeld. Il nuovo corto è stato girato con una tecnica particolare, che vede continui flashback e flashforward. E se già le prime foto del backstage avevano emozionato, il trailer, appena uscito, non è da meno: splendidi i costumi indossati dalle due protagoniste, l’atmosfera Roarin’ Twenties e la grinta sfoderata dalla Stewart. Impressionante la somiglianza di Géraldine Chaplin con la mitica Coco.
L’infallibile estetica del genio di Lagerfeld sforna un altro piccolo capolavoro stilistico. Ora occhi puntati sulla sfilata di domani sera. Roma sarà più che mai caput mundi.
Dimenticatevi modelle dai fisici statuari svestite e in pose ammiccanti, come anche effetti speciali e location esclusive: il Calendario Pirelli 2016 segna una nuova era dell’estetica contemporanea, che punta tutto sul carisma di 13 donne straordinarie.
Atmosfere intimiste negli scatti di Annie Leibovitz, firma della 43°edizione del mitico “The Cal”, presentato oggi a Londra. Non nuova a prestare il suo occhio e il suo obiettivo al calendario patinato per eccellenza, la Leibovitz aveva già firmato l’edizione del 2000: anche in quel caso non aveva deluso le aspettative, presentando un lavoro originale e improntato sull’avanguardia artistica. Protagoniste di quell’edizione furono le danzatrici del corpo di ballo del coreografo Mark Morris. Unica modella d’eccezione era la burrosa Laetitia Casta.
L’edizione 2016 del Pirelli, i cui scatti sono stati realizzati lo scorso luglio a New York, vede protagonista indiscussa la personalità, spesso grande incognita in un mondo improntato all’immagine. Le modelle selezionate per l’occasione non sono più top model patinate ma donne che hanno puntato più sulla propria intelligenza che sul fisico, segnando traguardi d’eccellenza nel mondo del lavoro. Una sfida contro i canoni vigenti propinatici quotidianamente dalla pubblicità e dai media, che lascia auspicare l’avvento di un’epoca in cui la bellezza torni ad essere specchio della personalità individuale. Saturi di una perfezione irraggiungibile e spesso plastificata, i nuovi esteti preferiscono rifugiarsi nei porti più sicuri del carisma: o ce l’hai o non ce l’hai, quel quid che rende unici ed affascinanti travalica i canoni imposti dalla società odierna. Bando a ogni concezione del bello che imponga il raggiungimento di determinati standard, “The Cal” 2016 sdogana la bellezza naturale, senza limiti di taglia o anagrafici.
Patti Smith
Yao Chen
La blogger Tavi Gevinson
L’attrice comica Amy Schumer
Serena Williams
Ava DuVernay
Shirin Neshat
Kathleen Kennedy
Mellody Hobson
Fran Lebowitz
Agnes Gund con la nipote Sadie
Yoko Ono
Serena Williams
Scatto dal backstage
Natalia Vpdianova
Ancora la top model russa
Natalia Vodianova dietro le quinte del calendario
Posano così in un raffinato bianco e nero nomi che non hanno certo bisogno di presentazioni, a partire da Patti Smith, 68 anni, guru della musica New Wave e protagonista indiscussa, sempre fieramente controcorrente, degli anni Settanta; Yoko Ono, oggi 82enne, storica compagna e musa del genio John Lennon; Kathleen Kennedy, 62 anni, produttrice americana nonché socia di Steven Spielberg, Agnes Gund, 77 anni, collezionista d’arte e presidente del MOMA di New York, ritratta insieme alla nipote Sadie in scatti pregni di amore. Posa come una dea Serena Williams: la 33enne regina del tennis viene ritratta come un Atlantide in gonnella, in scatti di rara poesia che esaltano ogni fibra dei muscoli del suo fisico tonico. Posa in déshabillé, indossando solo la consueta ironia e una grande classe, l’attrice comica Amy Schumer: la sua bellezza curvy diviene emblema della nuova bellezza alla base del Pirelli 2016.
Le foto di Annie Leibovitz non smettono di emozionare: la fotografa statunitense riesce a raffigurare l’anima del soggetto che si trova davanti. Il risultato è sorprendente: scatti che trasmettono intatta la forza e il carisma di ognuna delle protagoniste del calendario. Tra queste anche Fran Lebowitz, 64 anni, paladina dei diritti dei fumatori; l’attrice Yao Chen, prima ambasciatrice cinese dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR); la 43enne Ava DuVernay, regista del film candidato agli Oscar del 2015 “Selma-La strada per la libertà”; Mellody Hobson, presidente di Ariel Investments, impegnata in progetti filantropici nella città di Chicago; l’artista iraniana Shirin Neshat e, infine, la diciannovenne Tavi Gevinson, blogger di Style Rookie, secondo Forbes una delle trenta donne under 30 più importanti del mondo dei media.
A rappresentare il mondo della moda la bellissima Natalia Vodianova. Oggi tra le top model più pagate al mondo, la splendida russa, classe 1982, ha un passato da vera Cenerentola del fashion biz: scoperta ancora adolescente mentre vendeva frutta al mercato di Gorkij, grazie alla sua bellezza è riuscita a costruirsi un impero. Rimasta umile e spontanea nonostante il successo che l’ha travolta, la modella è oggi ambasciatrice dell’organizzazione filantropica Naked Heart Russia, da lei fondata.
Inoltre è stato presentato oggi anche il sito web del Calendario Pirelli: www.pirellicalendar.com.
Al suo interno gli appassionati del mitico calendario troveranno chicche in esclusiva, come le foto del backstage dell’ultima edizione, insieme a scatti inediti e materiale d’archivio, per ripercorrere le tappe di quello che, oltre ad un manifesto di pura estetica, è stato anche testimone privilegiato della storia del costume di oltre mezzo secolo, dal 1963 ad oggi.
Niente nudi integrali nel Pirelli 2016: precisa scelta stilistica che rispetta la tradizione già inaugurata dalle edizioni 2002, 2008 e 2013. La donna del 2016 raffigurata dal Calendario più famoso al mondo è una donna vera e genuina, forte della sua unicità sia a livello estetico che a livello professionale: per un neo femminismo.
Il suo nome è in assoluto uno dei più cliccati su Google. Ex enfant prodige Disney, divenuta famosa grazie al ruolo di Hannah Montana, Miley Cyrus appare molto cambiata dai suoi albori. Classe 1992, all’anagrafe Destiny Hope Cyrus, i tempi di Hannah Montana sembrano ormai un lontano ricordo per la bionda attrice e cantante, che interpretava nel telefilm firmato Disney la tipica ragazza della porta accanto. Ennesima incarnazione del sogno americano, la cantante esprimeva un candore e una spontaneità che rappresentavano la sua cifra stilistica. Quasi venerata da milioni di teenager sparsi in ogni parte del globo, come spesso accade la popolarità ha cambiato Miley Cyrus.
L’abbiamo ritrovata, solo qualche anno più tardi, sbocciata nella sua bellezza: denti ricostruiti alla perfezione, linea invidiabile e capelli corti, la vecchia Hannah Montana aveva lasciato il posto ad uno sguardo che esprimeva ora piena consapevolezza e la malizia tipica dell’adolescenza. E con buona pace di chi gridava allo scandalo, immortalare le acerbe rotondità dell’adolescente Miley sembrava in fondo naturale tributo di lolitesca memoria ad una bellezza in fiore. È risaputo quanto un sano spirito di ribellione e il bisogno di trasgredire caratterizzino da sempre gli anni dell’adolescenza. Ma un polverone si stagliò su Terry Richardson, reo di averla fotografata in scatti sexy.
Seguì Wrecking Ball, la hit che dimostrò il talento della giovanissima interprete. Diretta nel videoclip ancora una volta da Richardson, Miley Cyrus appariva nuda e in lacrime, quasi struggente, abbarbicata sopra una gigantesca palla demolitrice. La canzone parlava della forza dirompente e distruttiva dei sentimenti, e la coreografia nel cemento ben si sposava con il mood del testo della canzone. Tutto sembrava perfettamente in regola ma a ben guardare le avvisaglie di quel che sarebbe accaduto dopo vi erano tutte: unghie finte dall’appeal aggressivo e inquadrature che indugiavano sul fondoschiena della cantante, fino a primi piani che immortalavano la baby diva intenta a leccare il manico di un martello.
Miley Cyrus nel video di “Wrecking Ball”
La cantante nei panni di Hannah Montana
Da quel momento trasgredire sembra essere divenuta la parola chiave per la giovane artista, e se a destare scalpore sono i suoi videoclip e i servizi fotografici che la ritraggono nelle principali riviste, i suoi concerti e le sue esibizioni dal vivo mostrano in modo inequivocabile una realtà ancora più inquietante: body sgambati oltre ogni limite, la lingua perennemente in mostra, gambe spalancate a mimare atti copulativi e terga esibite ad ogni costo. Tra pupazzi fallici e twerking, quello che si consuma ad ogni concerto della Cyrus è la quintessenza del cattivo gusto. Manifesto di un’estetica anti femminista, si osserva con dispiacere come il tentativo di affermazione di una giovane artista debba partire ancora una volta dalla mercificazione del corpo femminile.
Uno scatto di Terry Richardson
La trasgressione, inseguita ad ogni costo e con ogni mezzo, sembra esser divenuta condicio sine qua non della carriera di Miley Cyrus. Risultato paradossale eppure inevitabile di tanta ostentata sessualità è la perdita di ogni sensualità: il sex appeal appare svuotato di ogni contenuto. E se anche star del calibro di Madonna hanno costruito una carriera puntando sulla trasgressione, la cifra stilistica appariva ben diversa: una sottile ed intelligente arte della provocazione si univa a suggestioni che attingevano ad una femminilità mediterranea e ad un’estetica forte, in Madonna era il femminismo a trovare una nuova voce e anche la nudità appariva un mezzo per affermare la personalità dell’artista. Forse la parabola di Miley Cyrus appare più simile a quella vissuta da Britney Spears, che dopo i primi successi che la incoronarono regina incontrastata della top chart, naufragò nelle dipendenze fino al gesto più drammatico, di radersi i capelli in pubblico: ma non è un alibi ritenere certi comportamenti, per quanto estremi, fisiologiche reazioni a seguito di un successo destabilizzante.
In Miley Cyrus la trasgressione sembra essere più una strategia di marketing, studiata a tavolino per far dimenticare Hannah Montana. Diceva qualcuno che le brave ragazze vanno in paradiso ma le cattive vanno dappertutto: questo sembra essere il mantra della vita della giovane artista americana. E se fino a due anni fa faceva capolino agli MTV Music Awards strizzata in un Dolce & Gabbana vintage corredato da un sorriso ancora innocente, oggi di quella ragazza è rimasto ben poco. È stato appena pubblicato un nuovo shoot a luci rosse che la ritrae in pose provocanti che poco o nulla lasciano all’immaginazione: ancora una volta fotografo dello scandalo è Terry Richardson, ma qui l’erotismo è la vera incognita. Quasi palpabile è ormai il tentativo di battere tutti i confini dello scandalo: la luce bianca, da sempre firma di Richardson, viene sparata sul volto della giovane, che appare quasi disorientata nel tentativo di apparire sexy ad ogni costo. Tutto ciò mentre rumours annunciano che l’artista sarebbe pronta a nuove esibizioni live rigorosamente in déshabillé.
La trasgressione è divenuta cifra stilistica della cantante
Miley Cyrus durante un suo concerto
In tempi come questi, abbrutiti dalla crisi e dalla minaccia del terrorismo, si avverte sempre più l’esigenza di tornare ad un buon gusto che sembra poco più che un ricordo sfocato. È con crescente nostalgia che si ricordano la leggiadra eleganza degli anni Cinquanta e Sessanta, le crinoline delle gonne, il mistero che celava inconfessabili verità, la sensualità bollente di una scollatura che lasciava immaginare trasgressioni indicibili. Tempi in cui la bellezza era sinonimo di signorilità, in cui la femminilità non era mai urlata ma faceva capolino da piccoli dettagli. L’immortale eleganza di tempi molto diversi da quelli in cui si consuma con nonchalance la parabola discendente di una giovane donna americana.
La magia di un capo irrinunciabile si unisce alla qualità artigianale del made in Italy per creazioni dall’appeal intramontabile: EMMElab propone una linea per veri intenditori, per un Autunno/Inverno 2015/2016 all’insegna dello stile.
Caldi, morbidi e glamour, i turbanti e le fasce per capelli in maglia sono perfetti per affrontare con eleganza il rigore invernale.
Must have del guardaroba femminile, il turbante vanta una lunga tradizione: a partire dagli anni Trenta si è imposto come simbolo di uno stile sofisticato. Sdoganato da icone del calibro di Diana Vreeland e Loulou de la Falaise, il turbante vede oggi una nuova vita, rappresentando un fashion trend più che mai attuale.
Le collezioni EMMElab propongono pezzi per tutti i gusti: tantissime le varianti di colore e i modelli, perfetti per completare qualsiasi look. Il made in Italy di antica tradizione artigianale trionfa nel brand EMMElab: una attenta e rigorosa selezione dei migliori filati sta alla base della produzione. I turbanti e le fasce sono creati utilizzando esclusivamente filati naturali di pregio prodotti in Italia.
L’anima nonché la mente creativa dietro EMMElab è Francesca Montaldi. Classe 1980, la designer, cresciuta a pane ed uncinetto, mostra rara sensibilità artistica nel progettare pezzi unici che impreziosiscono il guardaroba.
Calda lana merinos declinata in capi realizzati a mano con tecniche artigianali: presentate con successo alle fashion week di Parigi e Berlino, le creazioni EMMElab coniugano stile e qualità. Il marchio, che nasce a Roma, si impone come leader nella selezione di filati per la realizzazione di accessori preziosi e sofisticati, per una vera knit couture.
Il suo volto ha incarnato la quintessenza del glamour anni Cinquanta: dotata di una bellezza rara, Fiona Campbell-Walter è stata per oltre tre decenni protagonista delle copertine patinate, del jet set internazionale e delle cronache rosa.
Sensuale come poche, il portamento altero e lo charme sofisticato si uniscono in lei ad una bellezza moderna per i canoni vigenti all’epoca, che la rese musa prediletta di fotografi del calibro di Cecil Beaton.
Fiona Frances Elaine Campbell-Walter, più nota come baronessa Fiona von Thyssen-Bornemisza de Kászon, è nata ad Auckland, in Nuova Zelanda, il 25 giugno 1932.
Un ritratto di Fiona Campbell-Walter realizzato da Milton Greene, Inghilterra, 1953
Fiona Campbell-Walter è nata ad Auckland il 25 giugno 1932
La baronessa Fiona Thyssen-Bornemisza in uno scatto di Henry Clarke, 1962
Suo padre, Keith McNeill Campbell-Walter, è il contrammiraglio della Reale Marina Britannica e la madre è la figlia del baronetto Sir Edward Taswell-Campbell.
Bellissima e altera, la piccola Fiona viene incoraggiata dalla madre a iniziare la carriera di modella. D’altronde, chi meglio di quel volto avrebbe potuto apparire sulla cover di Vogue, chi avrebbe potuto incarnare in modo tanto sublime l’eleganza dei Fifties.
Durante l’adolescenza Fiona incontra a Londra Henry Clarke, che la immortalerà in alcuni dei suoi scatti più belli. Inizia così per la giovane una sfolgorante carriera come modella, che la porterà ad essere definita da Vogue, la Bibbia della moda, “la più bella modella degli anni Cinquanta”. Presto introdotta nell’agenzia ante litteram di Lucie Clayton, fucina di bellezze indimenticabili, insieme a Barbara Goalen e Anne Gunning è stata una delle tre modelle britanniche più famose degli anni Cinquanta.
Fiona Campbell-Walter posa per Cecil Beaton in una stola Calman Links, Vogue, agosto 1954
Fiona Campbell-Walter indossa pantaloni e giacca Jacques Fath e foulard Hermès in una celebre sequenza di scatti realizzata da Georges Dambier, Nouveau Femina, giugno 1954
Fiona Campbell-Walter in Corsica, gonna e blusa Christian Dior, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, giugno 1954
Come una dea greca, nei drappeggi del telo da spiaggia firmato Givenchy, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, Corsica, giugno 1954
Vestita Givenchy, in uno scatto di Georges Dambier per Elle, 9 agosto 1954
Fiona Campbell-Walter in un abito stampato di Jamiqua, foto di Georges Dambier per Nouveau Femina, giugno 1954
Modella prediletta da Cecil Beaton, il ritrattista ufficiale della casa reale britannica, Fiona Campbell-Walter entrò nell’Olimpo della moda, e negli anni Cinquanta poteva contare su numerose apparizioni su Vogue, con un compenso pari a 2.000 sterline l’ora. Ebbe inoltre il raro privilegio di apparire sulla copertina di Life Magazine nel gennaio 1953.
Un fisico longilineo, assai diverso dai canoni del tempo, che prediligevano donne piccole di statura e formose, e un volto raffinato, dalla bellezza struggente. Fiona Campbell-Walter posò per Henry Clarke, John Deakin, Frances McLaughlin-Gill, John French, Norman Parkinson, Milton Greene. La sua espressività e il suo charme conferirono un’allure inimitabile ai capi Valentino, Dior, Schiaparelli, Balenciaga, Madame Grès, Lanvin, Jacques Fath e Nina Ricci.
Bellezza rubata alle tele neoclassiche ma al contempo proiettata verso il futuro, posò come una dea greca vestita solo di un telo da spiaggia in cachemire firmato Givenchy, per scatti modernissimi firmati dal genio di Dambier, nel 1954. Nei favolosi Swinging Sixties è ancora lì, a posare in abitini a trapezio e stampe optical. Gli anni che passano non ne scalfiscono in alcun modo la perfezione del volto, anzi sembrano arricchire il suo sguardo di una nuova consapevolezza. Nel 1966 posa per il numero di febbraio di British Vogue, immortalata da David Bailey.
La baronessa in uno scatto di John French, 1951
Fisico longilineo e volto perfetto, Fiona Campbell-Walter iniziò a posare come modella durante l’adolescenza
A Versailles in un abito in velluto firmato Balenciaga, foto di Frances McLaughlin-Gill per Vogue, novembre 1952
Fiona Campbell-Walter ritratta da Georges Dambier per Elle presso i bouquinistes, Parigi, 1953
Fiona Campbell-Walter è stata una delle modelle più famose degli anni Cinquanta
Fiona Campbell-Walter, Julia Clarke e Hardy Amies, foto di Norman Parkinson, 1953
La vita sentimentale di Fiona Campbell-Walter è stata alquanto movimentata. La splendida mannequin è stata la terza moglie del barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza de Kászon, che sposò nel settembre 1956, con una cerimonia-lampo che ebbe luogo, incredibilmente, appena 12 ore dopo il loro primo incontro, avvenuto sulle nevi di St.Moritz. Dopo le nozze la baronessa Thyssen si ritirò dal lavoro e si trasferì nella nuova residenza, Villa Favorita, sulle sponde del lago di Lugano. Gli ingredienti affinché Fiona Campbell-Walter divenisse in quel periodo protagonista indiscussa del jet-set internazionale c’erano tutti: bellissima, ex modella di fama mondiale, la sua era una vita all’insegna della mondanità e del lusso, tra feste e ricevimenti esclusivi. Dal matrimonio col barone Thyssen nacquero due figli, Francesca Thyssen-Bornemisza, nel 1958, e Lorne, nel 1963. Philippe Halsman la immortala nello stesso anno in scatti che profumano di eternità, nella sublime location di Villa Favorita, immersa nell’arte dei preziosi dipinti collezionati dal marito.
Uno scatto di Henry Clarke, 1951
Uno scatto di John French risalente agli anni Cinquanta
La bellezza sofisticata ed altera di Fiona Campbell-Walter
Nel settembre 1956 Fiona Campbell-Walter sposò il barone Hans Heinrich Thyssen-Bornemisza de Kászon
Dopo le nozze la baronessa Thyssen si ritirò a Villa Favorita
La baronessa in un celebre scatto di Henry Clarke, 1965
Ma poco tempo dopo la nascita del secondo figlio il matrimonio naufragò, nel 1965. Scontando le conseguenze di un divorzio difficile e chiacchierato, Fiona prese con sè i figli e si trasferì a Londra. Ma l’amore torna poco tempo dopo, nella sua vita. È nella primavera del 1969 che la sua nuova liaison irrompe prepotentemente alla ribalta della cronaca rosa. La baronessa si innamora di Alexander Onassis, figlio di Aristotele, di ben 16 anni più giovane di lei. La relazione, duramente osteggiata dal padre di lui, si interruppe in modo drammatico, con la prematura scomparsa del giovane, che perse la vita nel gennaio 1973 in un incidente aereo.
Ancora bellissima, nel 1965 la baronessa divorziò e si trasferì a Londra coi figli Francesca e Lorne
Nella splendida cornice di Villa Favorita, a Lugano, immortalata da Philippe Halsman, 1963
La baronessa von Thyssen-Bornemisza è stata regina del jet set internazionale per oltre tre decenni
Fiona Campbell-Walter in uno scatto di Henry Clarke
Ancora bellissima, oggi la baronessa si dedica ai nipoti e conduce vita ritirata
Da allora Fiona Campbell-Walter si dedica alla protezione degli animali e ai nipoti. Molto rare sono le uscite ufficiali dell’icona di stile, sempre al fianco della figlia Francesca, divenuta arciduchessa d’Austria a seguito del matrimonio con Lorenzo d’Asburgo-Lorena: ancora bellissima, il portamento altero e lo sguardo fiero sono rimasti inalterati. Fiona Campbell-Walter ha sdoganato con nonchalance i capelli bianchi, nuovo trend che conferisce una nuova luminosità al suo volto ancora splendido. Oggi la baronessa conduce una vita riservata, tra Vienna e le isole greche, lontana da quei riflettori che per tanto tempo l’hanno seguita passo passo, in ogni fase della sua vita.
Un velo in pizzo nero nasconde in un alone di mistero la sua figura, maestosa, leggiadra, affascinante: un senso innato per lo stile l’ha resa arbiter elegantiae dall’indiscutibile autorità nel fashion biz, giudice inflessibile nel decretare le sue sentenze sull’estetica contemporanea. Definire Diane Pernet non è impresa semplice: fashion designer, brillante giornalista e critica di moda, icona di stile, talent scout, blogger tra le più seguite al mondo e, ancora, fotografa e cineasta: il nome di Diane Pernet è oggi sinonimo di stile.
Pelle di porcellana, labbra rosso lacca e un volto dalla bellezza austera, che ricorda Anjelica Huston. Comunica quasi una forza ancestrale, la sua figura di nero vestita, presenza fissa nel front-row delle sfilate più interessanti: sacerdotessa della moda, vestale di quel buon gusto che oggi appare quasi un miraggio, il suo senso innato per la bellezza l’ha resa talent scout dal fiuto eccezionale nello scovare e valorizzare designer emergenti. Attenta alle tendenze, trendsetter ella stessa, dopo avere dato prova di eccellere in discipline eterogenee, Diane Pernet ha messo il suo blog, visitato quotidianamente da milioni di utenti, al servizio dei giovani, facendosi pigmalione, talvolta quasi deus ex machina, nella promozione del talento e della tanto cara meritocrazia, oggi in via di estinzione.
Acclamata come una diva della moda, la sua vita privata è avvolta nel mistero: nessuno conosce esattamente la sua età. Nata a Washington sotto il segno della Bilancia, la lunga e sfolgorante carriera di Diane Pernet inizia negli anni Ottanta, a New York: è qui che la futura icona muove i primi passi come stilista e costumista. Cresciuta a Philadelphia, dopo aver studiato Filmmaking presso la Temple University si trasferisce nella Grande Mela, dove lavora inizialmente come fotografa di reportage. Ma la sua strada è un’altra. A un suo boyfriend dell’epoca basta un’occhiata per capire che il design Diane lo ha scritto nel DNA.
Diane Pernet è critica di moda, giornalista, talent scout e blogger tra le più autorevoli al mondo
Il suo stile trae ispirazione da un background prettamente cinematografico: ad influenzarla sono nomi come Anna Magnani, Sophia Loren, Lucia Bosé, e l’atmosfera dei film di Pasolini, Visconti, Fellini, Truffaut, Buñuel, Cassavetes, Michelangelo Antonioni, Joseph Losey.
Dopo essersi iscritta alla Parsons School of Design e al prestigioso Fashion Institute of Technology, abbandona gli studi dopo appena nove mesi per aprire la propria linea di abbigliamento. Per ben 13 anni Diane Pernet lavorerà con successo al marchio che porta il suo nome. Uno stile austero e minimale caratterizza il suo brand, in netto contrasto con le tendenze degli anni Ottanta. Ma la Grande Mela dei primi anni Novanta, tra lo spettro dell’AIDS e la criminalità diffusa, non riesce più a darle gli stimoli estetici che le sono da sempre necessari, come parte integrante della sua stessa essenza: il futuro è a Parigi, la capitale per antonomasia dello stile. Qui Diane Pernet scopre il suo talento anche come giornalista: in breve diviene fashion editor per Joyce Magazine, Elle.com, Vogue.fr, oltre che costume designer per il film di Amos GitaiGolem l’Esprit d’Exile, del 1991. Inoltre approda anche al cinema, apparendo in due capolavori quali Prêt-à-porter di Robert Altman e La nona porta di Roman Polanski.
Uno scatto che immortala la bellezza di Diane Pernet, che ha iniziato la sua carriera a New York come fashion designer
All’età di 28 anni Diane Pernet incontra il suo primo grande amore, Norman, che sposa in una cerimonia in cui indossano entrambi dei jeans. Ma lui perde la vita in un drammatico incidente stradale. Diane ha appena 31 anni ed è già vedova. Da quel momento decide che il nero sarebbe stato suo compagno di vita. La mantilla di tradizione spagnola diventa must have del suo look: dal pizzo allo chiffon, le sue mantille sono disegnate per lei da Filep Motwary. Iconica e unica nel suo stile, a metà tra suggestioni orientali e note del Barocco siciliano, quasi una Madonna, nella sua inconfondibile acconciatura stile Pompadour, il suo velo nero è divenuta la sua firma nonché la sua cifra stilistica.
Nel febbraio 2005 Diane Pernet ha fondato il suo blog “ASVOF”, “A Shaded View On Fashion”
Pioniera di internet, di cui ha saputo intuire fin dal principio l’immenso potenziale comunicativo, nel febbraio del 2005 fonda il suo blog di moda ASVOF (A Shaded View on Fashion), che tratta di stilisti emergenti, ma anche di cinema, design e architettura. Spontanea e quasi naïf nel suo viscerale bisogno di bellezza, alla costante ricerca di nuove forme di espressione, alla base del suo blog vi è un bisogno primordiale: comunicare. ASVOF nasce come un diario personale le cui foto venivano dapprima scattate dalla stessa Pernet con la videocamera del suo telefonino. Divenuto in breve tempo punto di riferimento a livello internazionale per chiunque avesse voglia di dire la sua in fatto di stile, il suo blog si è imposto come mezzo per una moderna rivoluzione culturale, avente come fine ultimo quello di restituire l’arte alle masse.
Diane Pernet è ideatrice anche del festival ASVOFF (A Shaded View on Fashion Film), il primo festival annuale al mondo ad occuparsi di cortometraggi di moda, avente sede presso il Centre d’Art Georges Poumpidou di Parigi. Dopo aver ottenuto un impressionante successo, altre edizioni del festival sono state organizzate a Barcellona, Milano e Tokyo. Curatrice nel 2010 di CineOpera, una rassegna di film del regista Michael Nyman, organizzata presso Corso Como, a Milano, e di una mostra di arte e moda presso il New York Art Fair, Diane Pernet ha collaborato come co-curatrice al festival di Moda e Fotografia di Santiago de Compostela nel 2007. Pluripremiata per l’impegno da lei profuso a favore dello stile, nel 2008 è stata invitata presso il Metropolitan Museum di New York, dove il suo blog è stato riconosciuto come uno dei 3 blog di moda più influenti al mondo. Dal 2007 al 2012 è stata co-direttrice di ZOO Magazine.
Musa iconica, la sua inconfondibile mantella in chiffon nero è divenuta la sua cifra stilistica
Diane Pernet si definisce integra ed idealista: in un mondo in cui apparire sembra essere il mantra universale, lei si dichiara fortemente convinta che il talento e la passione contino ancora nell’industria del fashion; contraria a ogni gerarchia, quasi un’anarchica dello stile, ha più volte dichiarato che le sarebbe piaciuto incontrare Madame Grès, mentre considera Catherine Baba la persona più elegante al mondo. Dopo aver sviluppato quasi un’idiosincrasia per i pantaloni, nel suo guardaroba troviamo solo abiti e maxi gonne, meglio se di Boudicca o Isabel Toledo.
Contraria ad ogni regola in fatto di eleganza, amante delle scarpe, delle borse e dei cappotti, i suoi stilisti preferiti sono Rick Owens, Dries Van Noten, Gareth Pugh e Ann Demeulemeester. Cinefila e cineasta, tra le sue amicizie più intime spicca Rossy de Palma, musa di Pedro Almodovar. “Dress to please yourself” è il suo monito: perché lo stile è qualcosa che alberga nell’animo.
Sfilerà il primo dicembre nella cornice di Cinecittà la collezione Métiers d’Art di Chanel 2015/16 intitolata Paris-Rome. Le due capitali saranno unite dallo charme della storica maison francese: Roma è la location scelta da Karl Lagerfeld per presentare la sfilata, negli storici studios di Cinecittà.
Inoltre, sempre nella medesima sede, sarà presentato l’ultimo cortometraggio girato da Lagerfeld e dedicato alla vita di mademoiselle Coco: protagonista è Kristen Stewart, nei panni di Gabrielle Chanel. Nel corto spicca Géraldine Chaplin: l’attrice, alla sua quarta interpretazione della couturiere che ha rivoluzionato i canoni della moda, sarà con la Stewart protagonista di “Once and forever” -questo il titolo del corto.
Nel cast del film anche Jérémie Elkaïm, François Marthouret, Amanda Harlech, Jamie Bochert, Jake Davies, Baptiste Giabiconi e Laura Brown. Kristen Stewart è un nome molto caro a Lagerfeld, che l’ha scelta come volto della collezione occhiali Primavera/Estate 2015 e ora come testimonial della campagna pubblicitaria Métiers d’Art.
L’attrice statunitense, classe 1990, divenuta celebre per il suo ruolo di Bella nella celebre saga Twilight, si trova molto a suo agio nei panni di Coco Chanel, almeno a giudicare dalle prime foto del backstage, appena diffuse: tatuata quanto basta, in un inedito ma quantomai riuscito mix di elementi contemporanei e tocchi vintage, lo stile ribelle sfoggiato dalla Stewart ben si sposa con la personalità esplosiva di Gabrielle Coco Chanel, la cui vita ricca di ostacoli, disfatte e vittorie, ha incantato generazioni di fashion victims. Il corto prevede scene di backstage che si alternano alla narrazione, in un gioco di epifanie. Imperdibile l’appuntamento del primo dicembre a Roma.
Si dice che nell’inconscio rappresentino un simbolo sessuale; certamente nell’immaginario collettivo sono l’ossessione femminile più diffusa, seconda solo alle scarpe: le borse sono protagoniste assolute delle tendenze per l’autunno/inverno 2015-2016.
Coloratissime, declinate in tutte le forme e tutti i modelli, stravaganti e bizzarre, sobrie e classiche, le proposte viste sulle passerelle di Milano, Londra, Parigi e New York ci mostrano una grande varietà di scelta.
Bauletti da viaggio sfilano da Louis Vuitton, mentre Dolce & Gabbana, accanto al consueto mood a tema religioso, propone inedite borse decorate con disegni che omaggiano il tema della collezione autunno/inverno 2015-2016: la mamma diventa protagonista assoluta, per secchielli e clutch che inneggiano all’amore filiale, tra disegni che ci riportano all’infanzia e fiori stilizzati.
Alberta Ferretti
Just Cavalli
Dolce & Gabbana
Tod’s
Moschino
Laura Biagiotti
Au Jour Le Jour
DSquared2
Andrew GN
Louis Vuitton
Dolce & Gabbana
Moschino
Stella Jean
DSquared2
Fendi
Just Cavalli
Blugirl
Stella Jean
Chanel
Moschino
Dolce & Gabbana
Olympia Le Tan
Lanvin
Dolce & Gabbana
Stampe optical viste da Fendi, Andrew GN e Just Cavalli, che propone anche un mood cartoon. Dolcezza e romanticismo nelle fantasie bucoliche viste da Blugirl, mentre Olympia Le Tan porta in passerella una clutch ispirata al breviario.
Mood folk protagonista delle collezioni Stella Jean e DSquared2: le borse sono a mano, fatte di lana intrecciata e decorata con suggestioni andine da cui fanno capolino piume e dettagli furry. Quasi un omaggio agli indios, la freschezza della lana colorata e decorata con motivi aztechi conferirà al nostro inverno nuove note.
Ma la parola d’ordine per questa stagione è solo una: osare. E le passerelle ci propongono idee assolutamente originali: dall’orsacchiotto abbarbicato sullo zainetto, visto da Moschino, al disco volante di Au Jour Le Jour; dalle suggestioni inquietanti viste da Tod’s al lucchetto gigante, ancora una volta portato in passerella da Jeremy Scott per Moschino, fino al maglione con apposita tasca posteriore di Chanel. Il concetto tradizionale di borsa sembra ormai tramontato: largo a forme nuove e bizzarre, per stravaganze che divengono must have.
Semplicità e pulizia hanno caratterizzato la collezione di Laura Biagiotti, mentre Alberta Ferretti propone suggestioni barocche, con bauletti impreziositi da decorazioni.
Lusso, eccessi, charme: quando si sente il nome di Gloria Vanderbilt queste sono alcune delle immagini che vengono subito alla mente. Ereditiera di un’immensa fortuna, socialite tra le più brillanti del suo tempo, musa, icona di stile, artista e, ancora, modella e designer, Gloria Vanderbilt ha incarnato la quintessenza dello stile e della bellezza, rappresentando per oltre mezzo secolo uno dei volti più conosciuti del jet set internazionale.
Habitué del mitico Studio 54, modella ritratta da fotografi del calibro di Richard Avedon, Gordon Parks, Louise Dahl-Wolfe, Horst P. Horst e Francesco Scavullo, negli anni Settanta, dopo una vita consacrata all’arte e alla bellezza, declinata in ogni sua forma, divenne fashion designer. Il lancio della sua linea vedeva il cigno, simbolo di candore, come logo. Occhiali, profumi e una linea di abbigliamento di cui ancora ricordiamo i celebri jeans: il nome di Gloria Vanderbilt è stato sinonimo di stile per oltre trent’anni.
Gloria Laura Vanderbilt è nata a New York il 20 febbraio 1924 da Reginald Claypoole Vanderbilt e dalla sua seconda moglie Gloria Morgan. Bellissima già da neonata, fu battezzata come cattolica. Alla morte del padre, avvenuta quando la piccola ha appena 18 mesi, Gloria eredita un patrimonio immenso, stimato in circa 5 milioni di dollari.
Gloria Vanderbilt in Bill Blass, foto di Francesco Scavullo per Town & Country, 1969
Gloria Vanderbilt tra i modelli di jeans disegnati da lei. Foto di Evelyn Floret, 1979
Uno scatto del 1958
Gloria Vanderbilt nel suo appartamento a South Penthouse, 10 Gracie Square. Foto di Richard Avedon, New York, 1956
Durante la sua infanzia frequenti sono i viaggi da e per Parigi, con la madre e l’amatissima governante Emma Sullivan Kieslich. Un ruolo importante nell’infanzia della piccola fu rivestito dalla sorella gemella della madre, Thelma, che fu amante del Principe di Galles. La madre di Gloria ha le mani bucate, e ciò rappresenta un pericolo per la gestione dell’immenso patrimonio di cui la piccola Gloria non può beneficiare fino alla maggiore età: è per questo che interviene Gertrude Vanderbilt Whitney, zia di Gloria dal ramo paterno. Appassionata di scultura e filantropa, Whitney chiese la custodia della nipote, scatenando un processo che all’epoca destò notevole scalpore. La giovane Gloria si trovò così, ancora bambina, a dover testimoniare davanti ad una giuria, nella posizione forse più traumatica per una bambina: quella di dover scegliere tra la madre e la zia. Alla fine fu quest’ultima ad avere la meglio: la piccola Gloria crebbe nel lusso della residenza di Gertrude, divisa tra Long Island e New York. La storia del processo divenne anche il tema della miniserie trasmessa nel 1982 dalla BBC“Little Gloria…Happy at Last”, che ottenne ben sei Emmy e un Golden Globe.
Una foto del 1942
Gloria Vanderbilt, New York, Dicembre 1953. Foto di Richard Avedon.
Gloria Vanderbilt con i suoi figli Carter e Anderson Cooper
Wyatt Emory Cooper e Gloria Vanderbilt con i figli Anderson e Carter. Foto di Jack Robinson per Vogue, New York, giugno 1972
Gloria Vanderbilt nel suo studio, foto di Horst P. Horst, 1975
Gloria Vanderbilt ritratta da Horst P. Horst per Vogue, New York, 1975
Gloria Vanderbilt divenne una fanciulla bellissima: occhi a mandorla e labbra carnose su un viso perfetto la resero adatta a posare come modella per numerosi magazine. Apparve su Vogue, Town & Country, Life Magazine e Harper’s Bazaar. Brillante negli studi, frequentò le migliori scuole, fino alla Art Students League di New York, dove sviluppò un notevole talento artistico. Al compimento della maggiore età, quando poté finalmente impadronirsi dell’immenso patrimonio ereditato dal padre, Gloria tagliò completamente fuori la madre, pur non smettendo mai di supportarla economicamente, facendola vivere in una lussuosa residenza a Beverly Hills, dove la donna morì nel 1965.
La bella Gloria studiò recitazione alla Neighborhood Playhouse con Sanford Meisner come maestro. Dotata di un immenso talento artistico, presto si impose come pittrice, dando anche numerose mostre. I suoi dipinti furono acquistati, a partire dal 1968, da Hallmark Cards e da Bloomcraft e Gloria iniziò a dipingere con successo ceramiche e oggetti per la casa. Simbolo del lifestyle e del lusso coniugato allo stile, il suo appartamento di New York è stato a lungo rappresentato dai principali magazine di interior design: piastrelle patchwork e un’eleganza che si traduce in maestosa opulenza, la lussuosa residenza è stata location di alcuni degli scatti più celebri che ritraggono la socialite.
Gloria Vanderbilt Cooper in una foto di Francesco Scavullo, anni Sessanta
Gloria Vanderbilt intenta ad abbronzarsi, Junction City, Kansas, 1941
Gloria Vanderbilt in Fortuny Delphos e gioielli di Rita Delisi. Foto di Richard Avedon per Vogue Italia, 1970
Gloria Vanderbilt posa nel suo abito Fortuny dress con una collana di Rita Delisi. Foto di Richard Avedon. Vogue, 1969
Gloria Vanderbilt in un abito Fortuny Delphos. Foto di Richard Avedon, 1970
La sua carriera nella moda è iniziata negli anni Settanta, dapprima con il marchio Glentex, per cui disegnò una linea di sciarpe. Nel 1976 il designer indiano Mohan Murjani le propose di lanciare una linea di jeans usando il suo nome come logo. Più stretti di quelli che si usavano all’epoca, i jeans firmati Gloria Vanderbilt furono un successo senza precedenti: seguiti da una linea di abbigliamento e profumi, ben presto il logo col nome della socialite divenne sinonimo di lusso e qualità, che oltrepassò i limiti della moda fino a comprendere liquori e accessori di vario tipo. I diritti sui jeans furono poi acquistati nel 2002 dal gruppo Jones Apparel. Dal 1982 al 2002 L’Oréal lanciò otto fragranze col nome di Gloria Vanderbilt. Nel 1978 la Vanderbilt lanciò la propria compagnia, GV Ltd., con sede a New York. Nel corso degli anni Ottanta accusò i suoi partner e il suo avvocato di frode e, dopo un lungo processo, vinse la causa. I suoi jeans attillati rappresentano ancora oggi un autentico must have: tanti sono i siti di moda vintage che propongono modelli ormai rari e preziosi.
L’interno dell’appartamento della Vanderbilt
La camera arredata in stampa patchwork nell’appartamento della socialite
Il ritratto della madre di Gloria Vanderbilt
Le celebri decorazioni nell’appartamento di New York
Gloria Vanderbilt a 17 anni, foto di Horst P. Horst, New York, 1941
Gloria Vanderbilt quindicenne ritratta da Louise Dahl-Wolfe per Harper’s Bazaar
Gloria Vanderbilt ritratta da Francesco Scavullo, 1968
Autrice di quattro memoriali e di tre romanzi, contributor del New York Times, di Vanity Fair ed Elle, nel 2001 la Vanderbilt ha inaugurato la sua mostra d’arte dal titolo “Dream Boxes” presso il Southern Vermont Arts Center di Manchester. Un successo di pubblico e critica, la mostra è stata seguita nel 2007 da un’altra esposizione. Inoltre Gloria Vanderbilt ha fatto molto parlare di sé per il suo ultimo romanzo, dal titolo “Ossessione: un racconto erotico”. Recensito dal New York Times come il “libro più piccante mai scritto da una ottuagenaria”, trattasi di fatto di un libro a luci rosse, i cui protagonisti fanno ampio uso di fruste, corde di seta, insieme ad ortaggi vari, usati in metodi assolutamente non convenzionali.
Gloria Vanderbilt nella cucina del suo appartamento, foto di Horst P. Horst per Vogue, New York, 1975
Gloria Vanderbilt fotografata da Gordon Parks per Life Magazine (1954)
Gloria Vanderbilt. foto di John Rawlings, 1945
Gloria Vanderbilt in un abito Mainbocher, foto di Richard Avedon per Harper’s Bazaar, 1955
Gloria Vanderbilt ritratta da Gordon Parks, 1952
Uno scatto risalente agli anni Quaranta
La bella ereditiera non smette di sorprenderci. D’altronde, come ogni icona che si rispetti, anche la Vanderbilt non si è fatta mancare una vita sentimentale alquanto tumultuosa: appena diciassettenne sbarcò ad Hollywood, dove convolò a nozze con l’agente Pat DiCicco, nel 1941. Ma il matrimonio lampo fu seguito, appena quattro anni dopo, da un divorzio, in cui l’ereditiera dichiarò di essere stata vittima di violenze e abusi da parte del marito. Nel 1945 Gloria sposò il conduttore Leopold Stokowski. Nel 1956 il terzo matrimonio, con il regista Sidney Lumet. Infine, il quarto ed ultimo matrimonio, con l’autore Wyatt Emory Cooper, celebrato nel dicembre 1963. La coppia ebbe due figli, Carter Vanderbilt Cooper, morto suicida nel 1988, dopo essersi lanciato dal quattordicesimo piano dell’appartamento di famiglia, e il giornalista della CNN Anderson Hays Cooper. Wyatt Cooper, forse l’unico amore della sua vita, morì nel 1978.
Gloria Vanderbilt ritratta da Horst P. Horst. ca. 1961
Gloria Vanderbilt ritratta da Francesco Scavullo, anni Cinquanta
Gloria Vanderbilt ritratta da Horst P. Horst, 1970, abito patchwork di Adolfo.
Gloria Vanderbilt, foto di Richard Avedon 1955
Gloria Vanderbilt, foto di Horst P. Horst, 1966
Bellissima ed elegante, Gloria Vanderbilt è un’icona di stile, una designer di successo ed un’artista di fama mondiale
Gloria Vanderbilt in uno scatto risalente agli anni Cinquanta
L’ereditiera è nata a New York il 20 febbraio 1924
Gloria Vanderbilt mantenne sempre una relazione fatta di stima ed affetto reciproco col fotografo Gordon Parks, fino alla morte di quest’ultimo, avvenuta nel 2006. Inoltre ebbe relazioni con Marlon Brando, Frank Sinatra, Howard Hughes. Truman Capote rivelò di essersi ispirato a lei per il celebre personaggio di Holly Golightly, protagonista dell’indimenticabile romanzo Colazione da Tiffany. Grande amica di Diane von Fürstenberg e della commediografa Kathy Griffin, al compimento del suo novantesimo compleanno, il 20 febbraio del 2014, le collezioni dei suoi dipinti sono state esposte nella galleria di 1stdibs presso il New York Design Center. Oggi la celebre icona appare completamente diversa, a causa di una serie di interventi di chirurgia estetica. Il suo nome resta però legato ad un periodo storico forse ineguagliabile, quanto a stile ed eleganza. Per nostalgici doc.
Si dice siano l’ossessione di ogni donna. La stagione autunno/inverno vede protagoniste assolute le scarpe: tantissime sono le tendenze proposte dalle sfilate, per accontentare i gusti di qualsiasi donna.
Le collezioni autunno/inverno 2015-2016 propongono numerose varianti, per sbizzarrire la fantasia e completare al meglio qualsiasi tipo di outfit. Si va dalle décolleté classiche alle platform coloratissime, fino agli stivali, per questa stagione declinati nelle varianti di cuissardes ed ankle boots: dalle stampe optical alla vernice, dalle furry shoes ai sandali glitterati.
Ce n’è veramente per tutti i gusti. Stivali in vernice e colori pastello hanno sfilato da Valentino, ankle boots dello stesso stile da Paul Smith, mentre Jil Sander propone un modello in giallo canarino.
Valentino
Giambattista Valli
Vivienne Westwood
Fausto Puglisi
Moschino
Valentino
Sportmax
Dries Van Noten
Vivetta
Paul Smith
Vivienne Westwood
Just Cavalli
Versace
Jil Sander
Yohji Yamamoto
Moschino
Miu Miu
Rochas
Marni
Philosophy by Lorenzo Serafini
Ermanno Scervino
Emanuel Ungaro
Temperley London
Versace
Saint Laurent
Lanvin
Etro
Kenzo
Louis Vuitton
Max Mara
MSGM
Givenchy
Emilio Pucci
Alexander McQueen
Maison Margiela
Prada
Dior
Miu Miu
Gucci
Fendi
Emporio Armani
Peter Pilotto
Stella McCartney
Decorazioni e fasto quasi balcanico nelle platform viste in passerella da Dries Van Noten, mentre lustrini e paillettes vengono completati da un inedito tacco in pelliccia da Rochas. La tendenza per l’autunno/inverno 2015-2016 è furry: le scarpe divengono accessori a tutti gli effetti e vengono ora ricoperte di una calda pelliccia. Furry shoes viste anche da Maison Margiela e da Fendi, mentre dettagli in pelo fanno capolino dalla più classica delle décolleté in passerella da Emanuel Ungaro.
Un altro trend di stagione è il socks Boot, la scarpa o stivale da cui fanno capolino i calzini. E se la calzatura è extra lusso, come visto nella sfilata di Alexander McQueen, l’effetto è doppiamente riuscito: ecco fare capolino da una décolleté nera un inedito calzino in pizzo. Sandali quasi monacali con calzino incluso protagonisti di Yohji Yamamoto. Decorazioni in primo piano da MSGM, Vivetta, Just Cavalli.
Tornano protagonisti, direttamente dagli anni Sessanta, i cuissardes, che divengono ora tela immacolata per stampe optical che doneranno allegria alla stagione fredda: da Emilio Pucci a Dior fino a Vivienne Westwood, il trend invernale vuole gambe coloratissime. Anfibi dark decorati con croci vittoriane hanno sfilato da Fausto Puglisi, mentre ankle boots in pelle sono stati protagonisti delle sfilate di Etro e Lanvin. Le più classiche slippers hanno fatto capolino, in versione animalier, da Temperley London; infine, da Moschino sfilano converse con tacco a stiletto, che ricordano direttamente dagli anni Ottanta e la moda di Norma Kamali.